E dico che la contagione dell’amore agevolmente viene è sopra tutte le pestilentie gravissima
E’ con questa citazione da “El Libro dell’Amore” del filosofo Marsilio Ficino che viene introdotta La Peste a Venezia, graphic novel pubblicata da 001 Edizioni.
Si tratta dell’ultimo lavoro di Marco Tagliapietra, di cui la casa editrice torinese aveva già dato alle stampe Elizabeth, storia della vita di Elizabeth Siddal, la giovane che fece da modella per alcuni tra i più noti pittori preraffaelliti. Se lì ambientazione era la Londra del XIX secolo, ne La Peste a Venezia ci spostiamo indietro ai primi anni del ‘500, in pieno Rinascimento.
In entrambe le opere troviamo elementi comuni che potremmo definire caratterizzanti l’autore.
Innanzitutto un chiaro interesse per l’arte, la poesia e la letteratura, la capacità di saperne trarre ispirazione, coglierne elementi e farne citazioni senza appesantire il proprio racconto ma al contrario arricchendolo di dettagli, significati nascosti e, non ultimo, di interessanti nozioni. Del resto c’è un’accurata documentazione alla base di quella che comunque non vuole essere una semplice ricostruzione storiografica.
Tagliapietra non fa solo uso di personaggi realmente esistiti ma ne crea a sua volta, aggiunge elementi fantasiosi non preponderanti e sequenze oniriche che aumentano la valenza poetica di quelle che, in certo senso, sono favole romantiche e tragiche.
Del resto il tema che maggiormente traspare è la dicotomia tra amore e morte. Amore che Ficino sosteneva appunto essere paragonabile ad una malattia e che però è anche una forza (“amor vincit omnia”) che può condannare o salvare.
Un po’ quello che accade al protagonista Giorgione da Castelfranco, pittore forse meno noto di Tiziano, di cui era amico, ma che sicuramente ha influenzato dal punto di vista della “maniera artistica”.
Senza spiegare qui dove ci si attenga ai fatti storici e dove siano state prese licenze da essi, diciamo che viene narrato il periodo trascorso a Venezia da Giorgione e in particolar modo i giorni della peste di cui è restato vittima nel 1510.
Quale “malattia” però l’ha ucciso davvero? La peste, rappresentata idealmente come un’orribile vecchia che colpisce come se avesse volontà propria, oppure l’amore per la donna di cui il nostro si infatua? E ancora: qual è il significato della copertina che mostra il pittore come un novello San Sebastiano?
Le risposte a queste e ad altre domande si trovano in un insieme di metafore che vengono abilmente sovrapposte e collegate e alla cui comprensione contribuisce l’ampia e meritevole analisi fatta dall’autore stesso a fine volume.
Le tavole sono in bianco e nero e traggono in parte origine da affreschi, quadri, stampe e xilografie, utilizzate sia per rappresentare in maniera verosimile la Venezia del ‘500 sia per rendere suggestive le parti oniriche. Anche in questo caso le fonti di ispirazione e il modo in cui sono state utilizzate vengono descritte e spiegate da Tagliapietra, che ha impiegato tre anni per la realizzazione dell’opera.
La peste a Venezia ha il pregio di offrire spunti di riflessione su vari temi e la capacità di spingere ad approfondire gli argomenti trattati.
Abbiamo parlato di:
La peste a Venezia
Marco Tagliapietra
001 Edizioni, 2011
184 pagine, brossurato, bianco e nero – 18,00€
ISBN: 9788896573563