
Nel nuovo numero della rivista Amianto il collettivo toscano si concentra principalmente sui capitoli delle tre saghe, piatto principale di questo formato che condivide il menù con le storie brevi autoconclusive, che si riducono ad una sola per questo volume.
Interessante la volontà di ricreare l'atmosfera di riviste storiche come L'Eternauta o Comic Art, tramite due articoli di approfondimento a cura di Federico Galeotti e Elio Marracci: il primo incentrato sul Malleus Maleficarum, manuale per riconoscere le streghe utilizzato dall'inquisizione cristiana e il secondo su vita, morte e miracoli della rivista francese Metal Hurlant, di cui Amianto Comics si propone come umile discepola.
L'albo si presenta molto bene fin dalla copertina: un'illustrazione di impatto realizzata da Luciano Ceglia con mano sicura e capace di donare un aspetto professionale alla rivista. L'interno non delude le aspettative, con la doppia illustrazione di Sarah D'Imporzano e una rinnovata veste grafica, funzionale e in linea con l'estetica del collettivo.
Le saghe principali sono presentate nello stesso ordine del numero d'esordio: incontriamo fin da subito il secondo capitolo di Mia e Le Mura di Hover, avventura post-apocalittica di Matteo Polloni (sceneggiatura) e Sara Sax Guidi (disegni).

La risoluzione del cliffhanger con cui si chiudeva il capitolo d'esordio lascia un po' d'amaro in bocca per la scelta di mostrare lo scontro tra Mia e la lucertola del ferro evitando la spettacolarità in favore dell'eleganza. Conosciamo inoltre meglio il Primo Consigliere Edwin e la sua disponibilità a sacrificare le proprie finanze per il bene di Hover, decisione in contrasto con la Rappresentante Sunset, nobildonna che rappresenta una minaccia politica per Edwin. La vera natura delle blatte ci viene rivelata da Polloni con la giusta freddezza, riuscendo abilmente a giocare con le aspettative createsi nel lettore a causa dell'immaginario legato al nominativo.
Nel finale torna prepotentemente il tema della famiglia, che avevamo individuato nel capitolo d'esordio e che nel prossimo capitolo sarà molto probabilmente al centro del dilemma morale di Mia.
Se lo stile della Guidi – un mix di volti manga e ambientazioni e anatomie realistiche – non dimostra una grossa crescita non è per demeriti, ma anzi per il suo essere già a un buon livello, dimostrando in questo capitolo di aver raggiunto una solida maturità con dei picchi notevoli nella recitazione dei personaggi e nell'uso dei grigi. Il lavoro non è perfetto: sono presenti piccole insicurezze su alcune anatomie e prospettive, ma il giudizio è largamente positivo.

La seconda saga è Dering Wood: horror contemporaneo di Federico Galeotti (sceneggiatura) e Daniele Ariuolo (disegni).
In questo capitolo scopriamo che Jake, il ragazzo di Anika, è scomparso, e i tre superstiti decidono di cercarlo nonostante gli strani eventi che avvengono nel bosco.
Nel finale, Il Male – finora elemento esterno ai personaggi – rivela la sua presenza all'interno di Anika tramutandola in uno dei misteri legati al malefico bosco, che dovranno essere spiegati nei prossimi capitoli. Dering Wood probabilmente soffre un po' l'accostamento alle altre due saghe che, avendo un impianto fantastico, presentano un world-building decisamente più elaborato, ma Galeotti riesce a mantenere un buon ritmo nella sceneggiatura senza perdere l'attenzione del lettore nonostante l'assenza di una trama d'ampio respiro.
Dal punto di vista visivo, le tavole di Ariuolo sono realizzate interamente in digitale, con uno stile pittorico estremamente sfumato, che funziona bene nella resa delle luci e dimostra una maggiore definizione nei volti rispetto al primo capitolo, anche se in generale il tratto è ancora troppo acerbo per mantenere una qualità costante e una narrazione sempre chiara, con alcune figure troppo statiche ed anatomie incerte.

L'ultima delle saghe principali è Dark Hope, western fantasy di Alessandro Benassi (sceneggiatura) e Massimiliano Bruno (disegni).
Se nel primo capitolo la storia sembrava una narrazione corale, qui Benassi punta invece il riflettore (maggiormente) su Kafee, la ragazzina indiana adottata dal patriarca Isaiah che in questo capitolo decide di nascondere al padre ciò che è successo durante la tempesta di sabbia, gettando le basi per una rottura che probabilmente esploderà nei futuri capitoli. Il rapporto distorto tra adulti e bambini sembra essere al centro delle dinamiche sociali di questa carovana, con quelle che sembrano pratiche incestuose all'apparenza consigliate dalla legge religiosa.
Nel finale di capitolo si scopre inoltre a cosa si riferisce il titolo della saga: elemento che, come ci si poteva aspettare, non migliorerà il viaggio dei pellegrini e la sorte di Kafee.
Massimiliano Bruno decide, come nella storia precedente, di usare quasi solo la matita per realizzare le tavole, limitando il più possibile l'uso dell'inchiostrazione. L'utilizzo dei neri è leggermente migliorato rispetto all'esordio, ma non abbastanza da giustificare la scelta stilistica, controproducente nella resa dei volumi: le tavole risultano estremamente piatte e le vignette poco incisive.
A contrario del numero d'esordio in Amianto 2 è presente solo una storia breve autoconclusiva e si tratta di Viaggio, realizzata da Matteo Polloni (sceneggiatura) e Gianluca Nori Mattioli (disegni).
Il racconto è strutturato a matrioska, e porta il protagonista a raccontare un'ulteriore storia ispirata al racconto breve Lost Face di Jack London.
Il soggetto di Viaggio è in realtà abbastanza esile, ma Polloni dimostra buone abilità di sceneggiatore portando il lettore ad un twist finale ben congegnato che giustifica l'escamotage della scatola cinese. La parte del leone è però di Mattioli, che dopo la buona prova nel numero d'esordio si ripropone con una qualità media altissima, differenziando sapientemente i due livelli narrativi. In quella che definiremo cornice usa ampiamente i neri per rendere l'atmosfera eterea e un tratto alla Mignola per i mostri che sono a difesa del cancello, mentre per la vicenda ispirata al racconto di Jack London può esprimersi al meglio usando il suo stile naturale, con un'attenzione al dettaglio ottimale per rendere al meglio i boschi dell'Alaska, scenario della storia.
In conclusione possiamo affermare che dopo il buon esordio la rivista presenta dei contenuti in leggera crescita qualitativa ma con ancora un largo margine di miglioramento. La maggiore cura della veste editoriale avvicina ulteriormente il prodotto alla vera e propria rivista di fumetto, e l'ampliamento dei capitoli delle saghe principali permette al lettore di addentrarsi nelle vicende quanto basta per acquistare il numero successivo.
Tutti i prodotti pubblicati dalla Amianto Comics sono scaricabili gratuitamente dal loro sito.
Abbiamo parlato di:
Amianto #2
AA.VV.
Amianto Comics, marzo 2017
80 pagine, spillato, b/n – 3,50 €