“L’allegra fattoria” è una raccolta di sette storie aventi per protagonisti degli animali: una blatta che viene fatta santa, un maiale enorme che invade le strade di Roma, una mosca che protesta contro tutto e tutti, un topo di fogna che sposa un palazzinaro. Favole moderne che affrontano, in chiave satirica, i vizi e le debolezze di una società, la nostra, che sta sempre più diventando parodia di se stessa. Ne parliamo con gli autori.
Per presentarvi ai nostri lettori raccontateci brevemente il vostro percorso professionale e come è nata la vostra collaborazione.
Riccardo ha studiato lettere e graphic design e oggi si occupa di grafica per l’editoria. Marta ha studiato filosofia, ha scritto per il teatro e recitato. Ci siamo conosciuti alle fine del liceo in un corso di recitazione, poi otto anni fa ci è venuta l’idea di provare a fare un libro insieme: come si dice in questi casi ‘un po’ per gioco’ ma anche seriamente ed è nata Cardiaferrania. All’inizio noi lo chiamavamo “romanzo visivo”, ma poi la gente, gli editori, i librai capivano meglio se uno diceva “graphic novel” e ci siamo adeguati. Ma le definizioni lasciano sempre il tempo che trovano.
È da poco uscito il vostro libro edito da minimum fax: vi siete già fatti un’idea di come è stato accolto dal pubblico?
Un’accoglienza direi molto positiva anche con punte di grande entusiasmo. Abbiamo messo d’accordo i lettori dei nostri libri precendenti: infatti spesso chi amava Cardiaferrania detestava Grafogrifo e viceversa. È un fatto che i racconti sono molto più immediati del romanzo. In più qui l’attualità è presa di petto in maniera diretta.
Quest’ultimo volume come si collega alle altre graphic novels che avete scritto? Si può parlare di un’evoluzione?
Senz’altro è una variazione, un’altra occasione, un altro tema e un altro formato per riflettere sul genere del romanzo a fumetti. Ne L’allegra fattoria, da un punto di vista strettamente artistico, il vero tema è l’invenzione di nuove iconografie, mentre in Cardiaferrania e in Grafogrifo l’obiettivo era più giocare a rielaborare un’immaginario visivo acquisito. Ma come si vede sono due facce della stessa medaglia.
A differenza dei vostri precedenti lavori avete optato per una raccolta di racconti brevi: da cosa nasce questa esigenza?
Il racconto si presta molto meglio se vuoi lavorare con tipi ben definiti, con personaggi da descrivere con pochi tratti per metterne a nudo l’essenziale. Con Cardia e soprattutto in Grafogrifo volevamo ragionare sull’affresco storico e di genere: questa volta cercavamo il piccolo ritratto grottesco e caricaturale e il racconto ci è sembrato la misura perfetta per renderne conto.
Avete affermato che questo libro vuole essere “una parodia delle iconografie della nostra società”: potreste sviluppare questo concetto?
Più che altro si è trattato di trasformare in iconografie, di dare insomma una forma efficace a una serie di comportamenti, situazioni e personaggi che sono sotto i nostri occhi: la “parodia” in realtà scaturisce dal semplice atto di metterli in mostra senza bisogno di aggiungere alcun giudizio.
Le sette storie che raccontate, aventi per protagonisti degli animali, si inseriscono in un lunga tradizione favolistica da Esopo a La Fontaine, ma sembrano essere volutamente prive di una morale: perché questa decisione?
Trovare una morale significa trovare un senso, il che, a guardare la nostra società, è un’impresa a dir poco titanica. Ma questo non significa arrendersi e smettere di riflettere sulle cose, significa semmai rifletterci di più, continuare a cercare soluzioni e magari, mentre il giudizio se ne sta sospeso, riuscire a non perdere di vista il lato divertente delle cose.
Lo stile grafico de L’allegra fattoria sembra un ibrido, come se diverse tecniche si fossero incontrate: Riccardo puoi spiegarci il perché di questa scelta?
“Ibrido” è l’aggettivo giusto, specie se confrontato con i linguaggi tradizionali del fumetto. Si tratta di un collage: disegni e foto uniti insieme e alla fine ‘lucidatì per apparire tutto di una stessa materia. Diciamo che ogni linguaggio cerca una sua storia da raccontare e ogni storia cerca un suo stile, questi racconti hanno un forte tono civile e, se vogliamo, politico. Lo stile voleva ricordare i forti contrasti della grafica anni ’60 e ’70, il tono della fotocopia e del ciclostilato, la ‘separazione dei tonì di gusto pop e psichedelico, naturalmente tutto riletto in chiave contemporanea.
Cos’é “graphic novel” per voi e perché l’avete scelto come linguaggio preferenziale per narrare le vostre storie?
Di questi tempi si fa un gran parlare di graphic novel, sembra un termine molto alla moda con cui si cerca di sdoganare il fumetto dalle accuse di subcultura.Per noi è una narrazione verbo-visiva, sfogliabile e con la forma di libro dove testo e immagini sono fittamente legati tra loro. Quindi non è un libro illustrato dove i due elementi sono giustapposti e non è strettamente un fumetto perché non ci sono necessariamente vignette e baloon e non si tratta di personaggi seriali. Alla fine possiamo dire che ci interessa un linguaggio trasversale che mischia la letteratura con la cultura visuale e che ci permette di lavorare insieme unendo interessi comuni. Riccardo è ‘graphic’ e Marta è ‘novel’.
Il vostro sito www.falcinellipoggi.com [attualmente non raggiungibile – ndr] si distingue per originalità e inventiva: da quando è attivo e quanto tempo gli dedicate?
Il sito è stato lanciato a metà aprile con l’uscita del nuovo libro. Vorrebbe diventare una specie di laboratorio dove oltre a presentare il lavoro fatto, mettiamo anche bozzetti e testi dei lavori in cantiere. Una specie di taccuino di appunti.
Su cosa state lavorando adesso? Pensate di collaborare ancora in futuro?
Il nuovo libro a cui stiamo lavorando è completamente diverso da tutti quelli fatti fino a adesso: abbiamo le vignette, abbiamo i ballon, abbiamo i dialoghi. Insomma quasi un fumetto classico, ma per noi questa è una rivoluzione. Lavorare insieme è un grande divertimento ma anche un esperienza conoscitiva: confrontarsi regolarmente su i nostri gusti, interessi, passioni usare tutto questo per costruire un linguaggio personale serve anche a capire se stessi. Quindi continuiamo.
C’é qualcosa che non vi abbiamo chiesto che vorreste dire?
Non ci avete chiesto quali sono i nostri fumetti preferiti!
Per Riccardo: Chris Ware, Guido Crepax, Windsor McCay e il primo Dylan Dog.
Per Marta: un po’ di Marvel e un debole per la DCcomics
Per entrambi: tutto Carl Barks e i disney italiani Carpi, Martina e Scarpa.
Abbiamo parlato di:
L’allegra fattoria – Sette racconti per adulti cattivi
Riccardo Falcinelli, Marta Poggi
Minimum Fax, 2007
221 pagine, brossurato, bianco e nero – 14,00€