Alla scoperta del Mickey Mouse a strisce: 1930-1936

Alla scoperta del Mickey Mouse a strisce: 1930-1936

Com’era il Topolino che agiva sui quotidiani USA degli anni Trenta? Prima parte di un approfondimento sul Mickey Mouse di Floyd Gottfredson.

Gottfredson_1_fotoLa figura di Topolino, come quella di altri personaggi con una carriera quasi centenaria alle spalle, nel corso del tempo si è evoluta ed è cambiata molto rispetto a quella degli esordi.

Oggi non è strano sentire pareri di chi considera Topolino “antipatico” o “perfettino”, effetto di una marcata caratterizzazione, sviluppata attorno agli anni Settanta in una serie di storie – soprattutto italiane – e che ancora oggi il personaggio fatica a scrollarsi di dosso, nonostante l’impegno negli ultimi vent’anni di alcuni validi sceneggiatori.

L’approccio alla base di queste rielaborazioni è quello di guardare alle origini del personaggio, bypassando un’interpretazione erroneamente ingessata e borghese, che ha finito per essere sinonimo di conformismo, e andando dritti alla sua anima più genuina, che si ritrova primariamente nelle avventure vissute da Topolino a cavallo tra gli anni Trenta e Cinquanta del secolo scorso, pubblicate a strisce di quattro vignette al giorno sui quotidiani americani, e caratterizzate dai soggetti e dai disegni di Floyd Gottfredson, principale responsabile di questa epopea a fumetti.

È un po’ anche l’obiettivo di questo approfondimento in tre parti: andare a (ri)scoprire quel Topolino, sottolineando le caratteristiche salienti del personaggio e delle storie.

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Un Topolino sbarazzino

La prima cosa da tenere a mente, nella fase primigenia del Mickey Mouse a fumetti, è la stretta connessione con i coevi disegni animati che Walt Disney, il suo stretto collaboratore Ub Iwerks e un altro manipolo di animatori – che di fatto formano il prototipo dei futuri Studios di animazione disneyani – stavano realizzando.

Il personaggio aveva esordito al cinema nel 1928, e i primi cortometraggi erano un tripudio di balletti, gag e tanta allegria, che usavano l’esile trama come pretesto per visualizzare scenette divertenti, dotate di grande acume, inventiva e sense of humor, nelle quali l’animazione rendeva i personaggi dinamici, plastici e a volte addirittura scomponibili.

Nel passaggio alle vignette a fumetti, si optò quasi da subito per trame più solide dal punto di vista narrativo, anche se la primissima Topolino nell’isola misteriosa del 1931 (realizzata dagli stessi Disney e Iwerks, prima di passare il testimone a Gottfredson) risente molto della struttura a scenette.

Gottfredson_1_GMa quello che rimane intatto per tutto il decennio è il carattere sbarazzino di Topolino: questo Mickey è figlio tanto dell’atmosfera spensierata dei cortometraggi cinematografici quanto del periodo che l’America sta vivendo.

La crisi economica del 1929 è infatti ancora fresca sulla pelle degli statunitensi, e questo si riflette sia sugli scenari nei quali il protagonista agisce, sia sul suo approccio alla vita. È un Topolino che si industria, quello che vediamo, che sa che deve darsi da fare pur nel suo piccolo per poter tirare avanti e per vivere una vita dignitosa, per se stesso e per i propri amici.
In quest’ottica non fu difficile per i lettori americani identificarsi nel piccolo topo, tenendolo al contempo come esempio positivo su come reagire ai problemi quotidiani. È una sorta di “eroe rooseveltiano” quello di questi anni, perfettamente in linea con lo spirito del New Deal ideato dal 32° Presidente degli Stati Uniti.

A questo proposito, è interessante guardare a Topolino e i due ladri, dove Topolino e amici mettono in piedi uno spettacolo teatrale per racimolare soldi in modo da aiutare l’orfanotrofio locale: si tratta di un perfetto esempio dell’altruismo e della forza di volontà del protagonista, con l’impegno per dare una mano a chi è in difficoltà, secondo le proprie possibilità.

Se questo lato volitivo e sempre ottimista si vede soprattutto nella continuity quotidiana, è sulle tavole domenicali che emerge maggiormente l’attitudine leggera del personaggio: Topolino è sempre pronto a fare scherzi a Orazio, Pippo, Clarabella e Paperino, viene spesso preso in giro dai nipotini Tip e Tap, non lesina gesti amorosi – più o meno maliziosi – verso la sua Minni, e in generale il ritratto che ne emerge è quello di un uomo comune, a cui capitano anche imprevisti e che ama divertirsi.
Una dimensione urbana e quotidiana davvero piacevole, che pur priva dell’anima avventurosa e di largo respiro per cui è famoso il Mickey di quegli anni, ci restituisce la caratterizzazione originaria del personaggio.

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Una realtà bucolica

Anche il contesto in cui agisce Topolino negli anni Trenta è interessante. Siamo ben lontani dalla Topolinia alla quale siamo abituati da decenni, della cittadina topolinese (così come della Paperopoli barksiana) non esiste neppure il concetto: a quell’epoca i personaggi vivevano tutti in un’unica zona, non meglio identificata, anche se in alcuni casi viene ipotizzata essere Hollywood.

La realtà in cui agisce Topolino nelle prime avventure a strisce è, di fatto, prettamente rurale: lo si può notare particolarmente bene in Topolino e il bel gagà, dove vediamo i genitori di Minni come contadini gravati da debiti e ipoteche e dove Mickey inaugura un minigolf per gli animali del cortile in cui staziona.
Anche Topolino e il Gatto Nip mostra chiaramente uno scenario bucolico, immerso nel verde, come se i confini delle prime storie fossero quelli di un’ipotetica fattoria.

Con la seconda metà del decennio lo scenario comincerà gradualmente a diventare più compattamente “urbano”, con sfondi che mostrano strade e case di stampo meno campagnolo e più cittadino, anche se sempre di piccole dimensioni.

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Un eroe per caso

Non occorre aspettare molto per vedere in azione il Topolino avventuroso, quello scavezzacollo diventato quasi leggendario nel corso degli anni, e che ha reso questo ventennio a fumetti un punto di riferimento per il personaggio.
Già nella seconda continuity narrativa Topolino nella Valle Infernale, infatti, pur in modo acerbo sono presenti diversi temi che ricorreranno in seguito in maniera maggiormente codificata: l’ambientazione western, la coppia Pietro Gambadilegno-Silvestro Lupo come avversari, la componente misteriosa e vagamente inquietante, la ricerca di un tesoro (o comunque di un obiettivo, nella quale Topolino si impegna per salvaguardare gli interessi della collettività o dei suoi cari).

Gottfredson_1_BAnche Topolino e i due ladri e Topolino e Orazio nel castello incantato sono ottimi esempi delle atmosfere che queste strisce assumeranno sempre più marcatamente, e che si possono riassumere con due parole: grande avventura.
Accompagnato dall’amico Orazio Cavezza e solo più in là da Pippo, alcune volte anche da una volitiva e piccata Minni, Topolino non si fa scrupoli a gettarsi a testa bassa nelle situazioni più complesse, quando gli si presentano.

Un elemento interessante del primo Mickey Mouse risiede proprio nel fatto che il personaggio non va a cercarsi guai appositamente, ma semplicemente decide di fare la propria parte in vicende che gli capitano sul cammino: che sia un vecchio lupo di mare che ha bisogno del suo aiuto, un biglietto misterioso che stuzzica la sua curiosità, la voglia di trovarsi un’occupazione stabile ma entusiasmante o l’invito al ranch dello zio di Minni, Topolino rappresenta anche in queste occasioni l’uomo comune che si trova in situazioni più grandi di lui e che decide di mettersi in gioco cercando di dare il meglio di sé e dimostrando buone doti di avventuriero, aiutato dal proprio ottimismo, dalla propria giovinezza e dalle sue abilità.

E così il Topo dalle grandi orecchie finisce spesso a scontrarsi con malviventi, truffatori, ladri e gaglioffi della più varia risma: il più frequente è certo Pietro Gambadilegno, che in compagnia o da solo incrocia spesso la sua strada fin dalle primissime storie, ma non mancano ladri che si fingono fantasmi, il già citato avvocato disonesto Silvestro Lupo, un bieco traffichino che vorrebbe sfruttare un povero elefante come manodopera per lavori pesanti (Eli Squick) e ladri di bestiame nel selvaggio west.

Delle tante imprese di questi anni val la pena citare Topolino e il misterioso S, dove esordisce il Pirata Orango, raffinato villain intenzionato a dominare il mondo grazie alla propria avveniristica arma, e Topolino giornalista, nella quale Mickey e i propri amici stampano un quotidiano che denuncia le attività dei gangster e la loro connivenza con il potere politico.

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Segnali di stile

Tra il 1931 e il 1936 risulta notevole l’evoluzione grafica delle strisce di Mickey Mouse: si passa dal tratto ruvido ma dinamico di Ub Iwerks – che proviene direttamente dall’esperienza dell’animazione – evidente nella prima avventura a fumetti del personaggio, a quello di Floyd Gottfredson, che pure inizialmente riprende molto dello stile del predecessore.

Se il protagonista, per quanto acerbo, rimane riconoscibile e anche piacevole nell’aspetto, sono i personaggi di contorno ad essere meno aggraziati di quanto poi non diventeranno anche solo pochi anni più tardi. Specialmente Minni inizialmente è raffigurata secondo un modello grafico ancora grezzo, che solo successivamente si ingentilirà, e anche Gambadilegno appare in una versione piuttosto arcaica, con un muso decisamente diverso da quello che conosciamo oggi.

Interessante notare l’evoluzione degli abiti: a parte Topolino – che mantiene sempre e ancora per una decina d’anni la sua mise classica composta da calzoncini corti e scarpe grandi – e Minni, con il passare del tempo alcuni comprimari come Orazio, Pippo e Gambadilegno conoscono un abbigliamento più completo, che va a coprire il torace inizialmente scoperto o vestito di un semplice gilè aperto.
Contestualmente a questa evoluzione, anche il tratto diventa più curato: Topolino perde la linea aggiuntiva tra occhi e testa, che simulava una specie di sopracciglia, e vede abbellirsi anche il naso. I comprimari e i personaggi di sfondo godono di soluzioni anatomiche più dettagliate, specialmente nei volti, e anche le ambientazioni diventano più complesse e accurate.

Quest’ultimo aspetto si nota soprattutto negli scenari esotici, sempre più spesso sfondo delle epiche avventure del Topo, che permettono a Gottfredson di calare il lettore in quegli ambienti così lontani con perizia.

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Eredità e omaggi

Questi primi, frenetici anni di attività di Topolino vengono più volte ricordati dagli autori Disney degli anni successivi, che a volte decidono di omaggiare esplicitamente il periodo attraverso storie che citano più o meno esplicitamente determinate avventure.

Per quanto riguarda questa prima parte dell’approfondimento, sono da ricordare almeno quattro storie di un certo rilievo.
Topolino in: l’ultimo caso è una storia celebrativa del 2008, scritta da Tito Faraci e disegnata da Giorgio Cavazzano. In occasione dell’ottantesimo compleanno dalla creazione del personaggio, Faraci decide di puntare i riflettori su quella che viene considerata la prima indagine della carriera di Topolino come detective dilettante: Topolino poliziotto e Pippo suo aiutante. Lo sceneggiatore riprende gli eventi visti in quella storica avventura e li mette sotto una luce diversa, immaginando alcune evoluzioni e approfittandone per descrivere molto bene l’amicizia tra Topolino e Pippo.
Sempre in riferimento a questa storia, è bene ricordare che nel 1960 ne è uscito una sorta di “remake” con i Paperi protagonisti: si tratta di Paperino e le teste “a zero”, di Osvaldo Pavese e Giovan Battista Carpi.
Paperino e l’insolito remake è invece un racconto scritto e disegnato da Cavazzano, datato 1987, dove un regista chiama a raccolta i personaggi visti in azione in Topolino giornalista per realizzare un film tratto da quella vicenda. È l’occasione per il disegnatore veneto di ritrarre la banda Disney con lo stile degli anni Trenta, con un risultato grafico di tutto rispetto e con un’idea alla base molto divertente: la rivalsa di Paperino, che nella storia originale godeva di poco spazio rispetto agli altri compagni.

Gottfredson_1_LSempre a proposito dei personaggi ritratti sullo “stile anni Trenta” da Giorgio Cavazzano è giusto ricordare anche la parodia del film di Federico Fellini La strada, sceneggiata da Massimo Marconi nel 1991. Nel far interpretare i protagonisti della pellicola a Topolino, Minni, Gambadilegno ecc. si è scelto di utilizzarli nella loro versioni primigenia, particolarmente adatta al contesto e alla trama di riferimento.

Va infine citata Tutto questo accadrà ieri, recente avventura di Casty e Massimo Bonfatti, che grazie alla macchina del tempo nascosta nel museo di Topolinia mandano Mickey proprio in quei roboanti anni Trenta, faccia a faccia con il se stesso di quel periodo. L’inedito duo vive così un’avventura perfettamente bilanciata sullo stile di quelle realizzate da Gottfredson in quegli anni, con un Gambadilegno di nuovo cattivissimo e pronto a conquistare il mondo e con un giovane Topolino scavezzacollo e pronto a lanciarsi in azione, proprio come lo si vedeva in quella prima metà degli anni Trenta.

Bibliografia essenziale

Gli anni d’oro di Topolino #31-37 – Disney/RCS: Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport
Topolino di Floyd Gottfredson vol. 1: Topolino nella Valle Infernale – Rizzoli Lizard
Topolino di Floyd Gottfredson vol. 2: Topolino e i pirati – Rizzoli Lizard
Tesori International #3 – Panini Comics (in uscita a fine agosto 2016)
I Maestri Disney #5, #12, #28
Floyd e Mickey, di Alberto Becattini – Comic Art

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