Alice Del Giudice: fumetti e storie a misura di bambino

Alice Del Giudice: fumetti e storie a misura di bambino

Un’intervista con Alice Del Giudice, giovane illustratrice torinese d'adozione che ha di recente inaugurato la collana Panini Comics destinata alla prima infanzia con “Lilli la bimba unicorno”.

Nel corso della recente Cerea! 2019, terza edizione della manifestazione torinese organizzata da Camillo Bosco e dedicata ai linguaggi editoriali dell’immagine, ho avuto modo di intervistare Alice Del Giudice, illustratrice che proprio in quei giorni inaugurava la collana di Panini Comics destinata alla prima infanzia, con Lilli la bimba unicorno, e ho colto l’occasione per intervistarla. Alice (classe 1988) è un’illustratrice, grafica pubblicitaria e disegnatrice di cartoni animati di origini piemontesi; cresciuta in Liguria, si diploma in Grafica pubblicitaria e fotografia, si trasferisce a Torino a 19 anni dove completa i suoi studi alla Scuola Internazionale di Comics.

Come nasce il tuo avvicinamento al mondo del fumetto e dell’illustrazione?
Mi sono diplomata in Grafica pubblicitaria e Fotografia ad Imperia, poi ho frequentato la Scuola Internazionale di Comics a Torino. Ho illustrato la guida My Secret Turin, lavoro come colorista per la collana Il battello a vapore e ho illustrato diverse cover della Freccia Junior, il mensile di Trenitalia dedicato ai più piccoli, inoltre ho lavorato su alcuni volumi di scolastica della Pearson e de Il Capitello Editore. Per tre anni ho fatto parte del team creativo di alcune serie animate trasmesse da Rai Gulp, come Gino Il Pollo, I Grandi classici, Mini Ninja prima serie e altre ancora.

Come nasce l’idea di questo libro?
Si tratta di un progetto a cui lavoravo da diverso tempo e che ho proposto ad alcuni editori e dopo qualche mese ho trovato un interessamento in Panini Comics, che ha aperto con questo volume una sorta di collana sul fronte Panini Kids che si rivolge all’infanzia, e che spero con tutto il cuore che possa avere un seguito! Per me è un grande onore inaugurarla! Lo spunto è venuto anche grazie al mio lavoro come insegnante di fumetto e discipline artistiche nelle scuole, lavorando con ragazzi di età compresa fra elementari e medie. Avendo a che fare con loro quotidianamente, ho trovato il modo di unire il “lato fantasioso” del mio lavoro con i problemi tipici di quella fascia d’età, per ora soprattutto quella dei bambini.

In che modo si coniuga, quindi, la parte di fantasia con la parte reale?
In Lilli la Bimba Unicorno ho voluto affrontare il tema della separazione dei genitori. La protagonista si chiama Lilli, è una bambina generosa e altruista, ed è stanca di vedere la sua migliore amica rattristata dalla separazione dei suoi, perciò decide di darle una mano. Di notte, infatti, si trasforma in un magico unicorno che aiuta gli altri a risolvere i loro problemi. Come dicevo poco fa, tramite la mia esperienza nelle scuole mi sono resa conto di come siano numerosi i casi in cui i genitori, per svariati motivi, non vivono più insieme: e nella maggior parte dei casi questo suscita un malessere emotivo e quotidiano nella vita di un bambino. Questo libro può essere un punto di partenza per parlarne con loro in modo delicato, in un approccio adatto alla prima infanzia, in modo che possano capire che tanti altri bambini vivono la loro stessa esperienza. In questo primo libro e nelle storie a cui ho già iniziato a lavorare ci tengo a trattare argomenti importanti con un approccio velato e magico. Ritengo che sia importante “parlare” ai bambini di determinate tematiche, ma credo sia giusto farlo con un “linguaggio” che sia vicino al loro mondo.

Come vivi il tuo lavoro di insegnante di disegno e fumetto per elementari e medie?
Lo vivo con molta passione e grande dedizione. Far coincidere gli impegni da artista con quelli da insegnante a volte non è semplice. Però allo stesso tempo mi è davvero utile per capire il mondo dei più piccoli, ovvero il tipo di “pubblico” a cui mi rivolgo con i miei disegni. Per quanto riguarda il mio ruolo da insegnate, per me è fondamentale che i bambini imparino ad esprimersi, avendo la consapevolezza che con il mio aiuto impareranno a dare forma alle loro idee e che con il tempo diventeranno sempre più bravi. Un’altra cosa a cui tengo particolarmente è quella di avere un buon dialogo con l’allievo, in modo da potersi confrontare su interessi e passioni legate a questo mondo e magari consigliarli io stessa. Quando ero bambina mi avrebbe fatto piacere ricevere questo tipo di approccio, quindi cerco di comportarmi di conseguenza.

Qual è la percezione del fumetto nelle varie età, come vivono “le storie” i tuoi allievi?
La percezione è molto diversa da come poteva essere fino a 8/10 anni fa. Si interessano sempre di più a fumetti che una volta venivano letti in età adolescenziale. Per quanto riguarda i miei allievi ho potuto notare che i manga e Topolino sono i fumetti che vanno per la maggiore insieme al mondo Marvel/Dc Comics. Quelli più piccoli sono legati all’universo Disney in generale e ai supereroi e poi verso gli 8/9 anni iniziano a sviluppare uno spiccato interesse per i manga. Molto spesso elaborano storie ispirandosi allo stile dei fumetti che amano leggere, penso che tutti noi abbiamo iniziato in questo modo. Alcuni hanno più difficoltà a inventare qualcosa che sia frutto della loro immaginazione, altri invece sono “dei fiumi in piena” e hanno la capacità di riempire i fogli in pochissimo tempo. Molti bambini mi hanno stupita perché nonostante la giovane età hanno dimostrato una cultura del fumetto che è davvero sbalorditiva. Spesso accade quando in famiglia hanno qualcuno che gli ha trasmesso questa passione ed è una cosa davvero bellissima.

Come si fa a capire quanto un fumetto possa essere a misura di bambino o meno?
Penso che questo possa essere molto soggettivo e non possiamo dare per scontato di essere tutti dello stesso avviso. Per quanto mi riguarda, sicuramente ha una grande importanza il tipo di trama e i contenuti trattati, oltre al tipo di disegno e alla caratterizzazione dei personaggi. In ogni caso sono sempre dell’idea che non sia mai giusto mettere i bambini sotto una campana di vetro, ma detto questo non bisogna comunque esporli a contenuti che possano turbarli. Noi adulti leggiamo fumetti senza rimanere troppo legati ai comportamenti dei personaggi, un bambino molto spesso tende a imitare, specialmente se il personaggio suscita in loro ammirazione. Secondo me potrebbe essere utile che il bambino venga accompagnato nella lettura e che sappia di aver vicino una persona adulta o una figura più grande che “lo guidi” e che tramite un dialogo costruttivo durante gli anni di crescita lo faccia diventare un “lettore consapevole”.

Spesso il fumetto per l’infanzia è stato oggetto di campagne censorie, tra l’altro legate alle tematiche di genere. Qual è la tua opinione in proposito?
Sicuramente in passato la cultura diversa, più all’antica, i motivi religiosi, politici o altro ancora, hanno fatto sì che molte cose rimanessero tabù fino ad un tempo non troppo lontano. Ricordo che quando ero bambina venivano trasmessi nelle reti nazionali degli anime (tratti da manga che in seguito ho letto) in cui la trama veniva completamente stravolta tramite tagli o doppiaggio volutamente cambiato. Questo molto spesso accadeva per evitare di parlare di sessualità o argomenti affini. In un secondo tempo, quando l’ho scoperto, non mi ha fatto per nulla piacere apprendere questa notizia. Io stessa ho imparato molte cose dai fumetti e non cambierei questo aspetto per nulla al mondo. Quindi direi che come per tutte le cose occorre trovare un giusto equilibrio ma se vecchi tabù o argomenti che una volta erano ritenuti motivo di imbarazzo fossero affrontati con più serenità, secondo me sarebbe la cosa migliore per tutti, specialmente per le nuove generazioni. Come ho spiegato nella domanda precedente, basta dedicare più tempo ai bambini e tanti problemi si eviterebbero. Parlare con loro, spiegare determinati argomenti con la giusta delicatezza li farà diventare persone migliori e lettori sereni oltre che consapevoli.

Come lettrice, quali sono i tuoi interessi nell’ambito del fumetto? Qual è il tuo genere, quali sono i tuoi autori e le tue opere preferite?
Devo dire che fin dall’età di sei anni mi sono appassionata al mondo dei fumetti. Ho iniziato leggendo Topolino e tutte le riviste legate al mondo Disney e poi in età adolescenziale sono stata attirata dai fumetti manga, specialmente da quelli di genere shojo, ne ho un armadio pieno. In seguito, mentre frequentavo il Corso di Fumetto, ho allargato i miei orizzonti e ho iniziato ad interessarmi alle graphic novel di stampo nostrano ed europeo. Amo collezionare fumetti che sanno catturarmi a livello emotivo e che hanno un buon impatto visivo. Mi appassionano ancor di più se hanno uno stile di disegno particolare e una bella colorazione. Ripercorrendo il mio percorso da lettrice di fumetti, sul fronte Topolino ho adorato Moby dick disegnato dal bravissimo Paolo Mottura e reso speciale dai colori di Mirka Andolfo. Riguardo al mondo dei manga rimarranno per sempre nel mio cuore: La leggenda di Hikary, Rensie la Strega – Batticuore notturno, Hana yori dango e Il giocattolo dei bambini. Il primo fumetto che ha dato una svolta alla mia libreria facendole cambiare completamente genere è stato Sky Doll di Alessandro Barbucci e Barbara Canepa: sono stata travolta dalla bellezza dei disegni e dei colori, e negli anni di studio sono stati una grande fonte d’ispirazione per me. Per quanto riguarda artisti internazionali, inizio nominando Tomm Moore con il suo Brendan e il segreto di Keus. Dopo aver visto al cinema Song of the Sea non ho potuto fare a meno di recuperare le sue precedenti opere, ha uno stile inconfondibile. Ho trovato davvero adorabile I diari di Cerise di Joris Chamblain e Aurélie Neyret e per finire ammiro moltissimo l’autrice/illustratrice Lorena Alvarez con il suo Nightlights che è una vera gioia per gli occhi. Per quanto riguarda il fumetto nostrano, sono rimasta davvero colpita dal bellissimo lavoro di Flavia Biondi ne La Giusta Mezura, che ha saputo emozionarmi davvero nel profondo.

Cosa consiglieresti a un giovane autore che volesse avvicinarsi al mondo del fumetto o dell’illustrazione?
Mi rendo conto che dirò qualcosa che molti altri hanno già esplicitato più e più volte, ma il mio consiglio è quello di allenarsi molto, di essere curiosi e sperimentare tanto, anche per puro piacere personale, specialmente al di fuori di quello che si può imparare nelle scuole e nelle accademie di indirizzo artistico. Sono sicuramente utili sotto molti aspetti, ma la cosa che fa davvero la differenza è il lavoro individuale e l’impegno costante. Leggete molto e, non appena avete modo, partecipate alle fiere di settore. Stare in ambienti dove puoi interfacciarti con altri artisti e con grandi maestri del fumetto e dell’editoria è sempre stimolante e allo stesso tempo altamente istruttivo. Osservare di persona come funziona realmente il mondo in cui ci si vuole introdurre è sempre d’aiuto per comprenderne le dinamiche, l’andamento del mercato e per confrontarsi con i propri limiti, così da potersi migliorare e crescere professionalmente. Occorre armarsi di coraggio, mettendo da parte la timidezza così da trovare le giuste occasioni per far visionare il proprio portfolio ad altri artisti o editori. Questo tipo di confronto dà modo di capire quali sono i punti di forza nel proprio lavoro e quelli che invece sono da migliorare. Avendo provato io stessa tutto questo direi che mi è stato molto utile e spero che queste mie parole potranno essere d’aiuto a chi vuole intraprendere questo tipo di carriera.

Ringraziamo molto Alice Del Giudice per la disponibilità dimostrata.

Intervista raccolta a voce e via mail nel maggio 2019.

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