“… Ciò che importa è che ora la lama è di nuovo un innocuo pezzo di metallo. E che nessun folle come Hitler… od Orloff… potrà impadronirsene mai più.”
(Martin Jaques Mystère)
Alfredo Castelli non è un semplice fumettaro. È qualcosa di più: è un autore che ha attraversato e vissuto in prima persona le fasi più salienti del fumetto italiano; è uno sceneggiatore che ha dato vita a personaggi memorabili come Zio Boris (con Carlo Peroni) e Gli Aristocratici (con Ferdinando Tacconi); è un autore completo grazie al geniale personaggio de L’omino Buffo (in cui si cimenta anche come disegnatore); è anche uno storico del fumetto, con il volume Eccoci ancora qui, dedicato alle origine del comics americano. Ma Alfredo Castelli è anche un innovatore e un precursore del fumetto Italiano e della cultura mediatica in genere.
Dopo tanto western e avventura, il più importante editore del fumetto Italiano, Sergio Bonelli, puntò su un personaggio di Alfredo Castelli per inaugurare un nuovo ciclo di personaggi che di lì a qualche anno avrebbe cambiato il fumetto italiano. Pensateci un momento: senza Martin Mystère non avremmo avuto l’horror di Dylan Dog, il poliziesco di Nick Raider e la fantascienza di Nathan Never. E la cosa incredibile è che le storie di Martin Mystère già possedevano tutti quei generi presenti negli illustri successori: mistero, giallo, fantascienza, fantasy, horror sono solo una parte dei ricchi ingredienti con cui lo “Chef” Alfredo Castelli condisce il suo fumetto più bello.
Martin Mystère è uno dei fumetti più belli e importanti degli anni ’80; ricco di ritmo, azione, introspezione e ricerca meticolosa, in esso il mitico detective dell’impossibile è protagonista di una serie di splendide avventure indimenticabili: come dimenticare, infatti, l’avventura pilota Gli uomini in nero, ma anche La casa ai confini del mondo, Il segreto del Lusitania, Un vampiro a New York, La città dalle ombre diafane, La torre di Babele? Le prime avventure di Martin Mystère sono davvero come i primi amori: non si dimenticano mai. La Spada di Re Artù è una delle prime avventure di Martin; Castelli non poteva non toccare una delle storie che da sempre hanno affascinato l’essere umano. Re Artù, i Cavalieri della Tavola Rotonda, Excalibur sono quanto di meglio si possa desiderare per una storia. Se poi al timone c’è uno studioso come Alfredo Castelli allora sì che nasce quel piccolo gioiello che col passare del tempo non perde un grammo della sua bellezza.
Attraverso un viaggio che porta il detective dell’impossibile dagli Usa all’Austria, dalla Svizzera all’Italia fino all’Inghilterra, Castelli costruisce un plot perfetto, pieno di enigmi, misteri, storie e leggende sul cavaliere più famoso di tutti i tempi. L’autore milanese sembra un regista, quasi si diverte a spiazzare il lettore con i suoi colpi di scena, con i suoi personaggi ambigui (come lo scrittore Von Eriksen), gli acerrimi nemici (lo scienziato pazzo Sergej Orloff), gli studiosi patiti per le leggende (Heinz Schmesser) e le bellissime donne che seducono Martin (la bellissima Hilda Schmesser); tutto in questa storia è ben congegnato, persino il fantascientifico e incredibile finale che non svela del tutto il mistero di Re Artù, lasciando nel lettore quel ragionevole dubbio che, in egual misura, ne amplifica sia la storia che la leggenda.
Bella anche la prova di Giancarlo Alessandrini: stile veloce e dinamico che perfettamente si sposa con le avventure del biondo detective newyorkese; siamo ancora lontani da quello stile depurato dalle grezze pennellate iniziali e che confermerà l’artista marchigiano come uno dei disegnatori di punta non solo di Martin Mystère ma anche del nuovo fumetto popolare italiano; ma come dicevo all’inizio, la magia degli esordi non si scorda mai.
Ma Martin Mystère è soprattutto la palese testimonianza del genio di Alfredo Castelli; un uomo capace di anticipare il futuro, di vedere oltre, (basterebbe ricordare che la serie televisiva X-Files è di dieci anni successiva a Martin Mystère) e soprattutto di scrivere storie memorabili, storie che a rileggerle fanno rimpiangere quel meraviglioso periodo in cui il fumetto era pieno di vita, pieno di idee, pieno di innovazioni, zeppo di splendidi personaggi e autori meravigliosi. Come Alfredo Castelli.
Lui è come il suo personaggio, un uomo che riesce nell’impossibile: scrivere e meravigliarci ancora oggi come trent’anni fa.
Curiosità
La spada di Re Artù fu pubblicata in due albi distinti: il primo, omonimo, e il secondo dal titolo Il mistero di Stonehenge.
Le città italiane visitate da Martin nella storia sono Modena e Otranto. La spada che Martin deve trovare e distruggere è la Lancia Sacra (Heilige Lance) oggi custodita nel museo Hofburg a Vienna.
Omaggi di Alfredo Castelli allo scrittore tedesco Erich Von Daeniken (sostenitore della teoria extreterrestre) a cui si ispira il personaggio di Von Eriksen, e anche al personaggio di Zagor (citazione della Foresta di Darkwood).
Castelli e Alessandrini hanno nuovamente ripreso il personaggio di Re Artù in una storia breve per la casa editrice Comic Art (Collana Best Comics n. 33).
Edizione Consigliata
Bellissima iniziativa (purtroppo interrotta dopo pochi volumi) da parte della casa editrice Hazard di ristampare le avventure di Martin Mystère in un’elegante versione cartonata: ottima qualità di stampa. Dell’edizione consigliata esiste anche la versione brossurata.
Altre edizioni
La storia consigliata compare nell’edizione Oscar Mondadori, I mondi perduti di Martin Mystère del 1992.