Alessio Spataro: dalla satira a Biliardino

Alessio Spataro: dalla satira a Biliardino

In "Biliardino", Alessio Spataro racconta la storia europea degli ultimi ottant'anni. In questa intervista parliamo di questo e dei suoi fumetti satirici.

alessio spataro_2 (Catania, 1977) ha frequentato la Scuola del Fumetto di Milano, dove si è diplomato nel 2006. Collabora dal 1999 con diverse riviste del settore e testate giornalistiche tra cui Cuore, Schizzo, , Liberazione, Bile, Mamma! e Il Male. Nel 2001 la rivista Kerosene ha pubblicato in uno speciale sul G8 di Genova un suo diario a fumetti, dal titolo Cos'ho fatto a Genova, che è una delle prime testimonianze disegnate della vicenda.
Ha all'attivo otto libri satirici: Cribbio (2005), Bertinotte (2006), Papa Nazingher (2008), Berluscoiti (2009), la Ministronza 1, 2 e 3 (2009/2012), e Heil Beppe!1! (2014) con testi di Carlo Gubitosa. Diversi anche i suoi albi a fumetti, tra cui Non più estate (2007), Dark Country (2008) e Zona del Silenzio (2009). Nel 2015 ha pubblicato con Biliardino, sulla storia del biliardino e del suo inventore, nonché poeta ed editore spagnolo, Alejandro Finisterre.

Abbiamo rivolto alcune domande ad sul suo ultimo libro e sui suoi lavori satirici.

Biliardino è molto più di un fumetto che parla di calcio balilla: è piuttosto una metafora, un pretesto narrativo per raccontare la storia del Novecento, partendo dalla guerra civile spagnola del 1936. Eppure in parte la promozione di questo libro si ferma al suo titolo, come stanno facendo alcune testate giornalistiche sportive. Come rispondi a questo equivoco?
In realtà le testate non del settore che hanno parlato di Biliardino sono state abbastanza approfondite. Quello che dici però in parte è vero se riferito solo al primo impatto, alla visione immediata che si ha della copertina. Comunque non trovo equivoci da questo punto di vista: ne abbiamo parlato a fondo con la redazione di BAO Publishing e crediamo che un qualsiasi utente delle pagine promozionali in rete o un avventore di una libreria o fumetteria capiscano subito che non si tratta solo di ciò che compare in copertina (incentrata sul biliardino per motivi di sintesi), sia grazie ai testi di accompagnamento ben studiati ed evidenti in rete, sia per la completezza del retro di copertina che dal vivo, anche a un'occhiata rapida, catturerebbe l'attenzione sugli altri aspetti del fumetto.

biliardino_coverNella biografia di Alejandro Finisterre, protagonista di Biliardino, si legge che fu poeta, inventore e editore. Quale aspetto della sua poliedrica personalità ti ha più affascinato, e quale ti ha spinto a raccontare la sua storia?
Quello dell'inventore, perché tendenzialmente racchiude tutte le altre attività del personaggio. Finisterre è essenzialmente un inventore visto che concepisce poesie, scopre i modi più disparati per promuovere la cultura spagnola, prima all'estero da esiliato, e successivamente anche in patria, dove era stata bandita dal regime franchista. Soprattutto perché escogita i modi più inaspettati e rocamboleschi per sfuggire ai pericoli che lo perseguitano per quasi un secolo.

C'è qualcosa che accomuna te e la tua storia personale con Finisterre?
No. Per fortuna, perché non mi sono mai trovato in situazioni di difficoltà come quelle di cui la vita di Finisterre è stata costellata. Ma, in parte, anche purtroppo: la soddisfazione di cavarsela anche nelle situazioni più rischiose deve essere appagante e avrà certamente temprato il suo carattere.

Nel libro c'è un interessante elemento autobiografico non troppo invasivo. All'inizio della storia mostri te stesso da ragazzino alle prese con il gioco del biliardino, mentre sul finale ti ritrai alle prese con la lavorazione di questo libro, trasformandolo di fatto in un metafumetto.
Ho scelto sin dall'inizio della lavorazione di relegare l'elemento autobiografico in una piccola parte della storia, altrimenti sarebbe stata quasi solo l'autobiografia di un disegnatore che si documenta su un fatto o su un personaggio che vuole raccontare. Ho visto diversi fumetti simili che non mi sono piaciuti e mi hanno convinto a limitare al massimo questo rischio.

biliardino_5Biliardino è un'opera imponente e carica di riferimenti storici e letterari, oltre che alla biografia non sempre attendibile e leggendaria di Finisterre. Quali sono state le tue fonti documentali e quanto tempo hai speso nella realizzazione di questo libro?
Ho impiegato circa cinque anni per realizzare Biliardino, di cui due e mezzo solo per la ricerca dei documenti e delle fonti. All'inizio è stata solo una voglia di capire se potevo entrare in contatto con gli ambienti che frequentava Finisterre nell'ultimo periodo della sua vita, quando è tornato in Spagna dopo i lunghi esili. Quindi alle telefonate, alle mail, alle chiacchierate su Skype con le persone che gli sono state vicine (aiutato da una cara amica interprete e traduttrice) è seguita la fase di riordino di tutte le notizie sommarie, vaghe e sparpagliate che avevo già raccolto su di lui e sul gioco stesso, sia in Rete che in tanti libri di letteratura, storici e autobiografie eccellenti. Ho solo modificato alcuni aspetti essenziali alla storia di Biliardino quando, nell'aprile del 2014, in piena fase di disegno, sono andato per sette giorni a Barcellona per fare un'ulteriore e intensa ricerca finale di alcune fonti e testimonianze dirette. E, a conti fatti, non è stato un viaggio inutile.

Nella tua opera citi numerosi personaggi storici – esponenti della politica, della cultura, della società civile – e alcuni omaggi sono appena accennati, come quello a Elsa Morante ritratta come una leonessa mentre prende a ombrellate qualcuno che tra la folla urla improvvidamente “W Stalin!”. Quanti di questi personaggi hanno effettivamente toccato la vita di Finisterre, e quanti e quali sono solo una tua licenza di scrittore?
Solo alcuni. Ed è impossibile comunque riportare tutti gli esempi. Alcuni personaggi hanno direttamente conosciuto Finisterre (come Picasso o Guevara), altri soltanto frequentato gli stessi luoghi nello stesso periodo (Orwell, Khalo…), e altre figure ancora sono solo rappresentative del contesto storico. Uno su tutti l'esempio di Elsa Morante che citi: quella scena è effettivamente accaduta a Roma secondo la stessa autobiografia di Neruda, Confesso che ho vissuto, ma la scrittrice non ha mai incrociato Finisterre. Il poeta cileno parla anche di un'ombrellata ai poliziotti, ma l'ombrellata al seguace di Stalin è una mia licenza basata sulle posizioni politiche reali, e dichiarate in modo evidente, proprie di Elsa Morante.

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Ci sono cose che hai dovuto omettere nella stesura finale, ma di cui invece avresti dovuto parlare?
Ho omesso parecchie cose, soprattutto aneddoti storici o personali di Finisterre, ma confermo che non parlarne è stata una scelta precisa in alcuni casi che riguardavano aspetti troppo legati alla sfera privata del protagonista.

Possiamo definire Biliardino come un fumetto politico?
Non più di tanti altri, dipende dall'aspetto a cui si riferisce il termine. Direi che “politico” può riguardare Biliardino, forse, per i temi affrontati o per una mia visione politica che credo traspaia. Ma anche Le Ragazzine di credo sia definibile in tal senso, perché rappresenta una netta e originale scelta politica sul rapporto tra autore e pubblico.

In Biliardino compi una precisa scelta cromatica, colorando le tue tavole con una bicromia blu/rosso (e loro sfumature) che richiama il colore delle maglie degli omini del calcio balilla. C'è di più dietro questa particolare scelta?
Sì, avevo l'esigenza di rappresentare graficamente non solo fazioni in lotta, bandiere e divise, ma soprattutto i momenti di tensione o di quiete. In ogni caso colori non sempre nettamente divisi, bensì spesso sfumati.

biliardino_4In Biliardino si ravvisa un cambiamento del tuo tratto rispetto a lavori di stampo prettamente umoristico. Mostri una linea più pulita in confronto al tratto delle tue opere satiriche e non indugi in quelle metafore grottesche cui ci avevi abituati. Si tratta di una precisa scelta per quest'opera in particolare, o è un cambio di rotta rispetto al passato?
Possiamo definirlo un cambio di rotta, ma non tanto per lo stile (che sia un po' meno caricaturale è un'evidente esigenza che si sposa con una struttura narrativa complessa), quanto perché della satira politica mi sono un po' stufato. Disegnare Di Maio, Renzi e Salvini rendendoli più belli e simpatici di come sono nella realtà mi è sembrato come fare un'accurata raccolta differenziata in un comune dove la spazzatura viene indistintamente incenerita.

Ci sono due tavole, a pagina 138 e 139, che hai affidato a . Come mai la decisione di affidarle a un'altra autrice e perché proprio Petruccioli?
Perché è bravissima oltre che un'amica. Credo che le sue illustrazioni facciano davvero sognare ad occhi aperti. Credo che la decisione di chiederle di rappresentare l'unico sogno di Biliardino, in un punto di svolta a metà della storia, sia stata una scelta indispensabile e più che adatta.

La censura – di cui ti è capitato essere vittima a causa dei tuoi lavori satirici – potrebbe essere vista come il pretesto per molti autori di ricorrere alla pubblicazione con etichette indipendenti o attraverso il self publishing, e consentire lo sviluppo di un settore dell'editoria che ultimamente sta dando ottimi frutti. Qual è la tua opinione a riguardo?
Credo che oggi in Italia ci sia in ugual misura la possibilità di essere sia censurati (in mille modi, subdoli o palesi) che “adottati” da piccole etichette coraggiose che apprezzano un'opera nella sua qualità oltre che nel messaggio. Almeno per me, la Grrržetic ha rappresentato questo.

biliardino_dedica_spataro 001Dopo l'attentato alla redazione di pensi sia cambiato il modo di guardare alla satira? Ed è cambiato il modo di fare satira, anche il tuo?
Non credo sia cambiato, né da parte di tanti vignettisti né da parte mia, che in questo periodo preferisco prendermi una pausa dalla satira. Non si può negare l'incertezza, la paura, ma gli stimoli a prendere in giro tutti gli integralismi sanguinari di qualsiasi religione o stato è una tentazione sempre ghiotta.

Qual è il tuo rapporto con la critica, e soprattutto con le critiche negative ai tuoi lavori?
Finora non ne ho avute, per fortuna. Segnalo delle forti critiche di amici e colleghi su alcuni aspetti singoli del lavoro su Biliardino. Ma sempre critiche tanto giustificabili quanto circoscritte.

Hai lavorato molto con etichette editoriali indipendenti, ma poi sei approdato in BAO Publishing che è una vera potenza sul mercato editoriale italiano, specie dopo i recenti accordi commerciali con Bonelli. Come sei arrivato a pubblicare con loro, qual è il processo dietro questo cambiamento di rotta?
Io e ci conosciamo da più di dieci anni e ci siamo sempre rivisti alle fiere di fumetto. Ad un certo punto ci siamo ritrovati quasi contemporaneamente ad avere la stessa esigenza: io di pubblicare un libro con un editore radicato nel settore e loro il desiderio di pubblicare una storia mia.

Se hai un'opinione a riguardo l'annosa questione della differenza fra “fumetto” e “graphic novel”, come definiresti Biliardino? Un fumetto o una graphic novel?
Un bel fumetto.

Un grazie ad per aver risposto alle nostre domande.

Intervista realizzata via mail il 16 novembre 2015.

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