In uscita da Eris Edizioni Revolushow, graphic novel di Alessandro Caligaris su testi di Antonio Falbo.
Revolushow si presenta come una feroce satira sulla TV, i social e come questi si esaltino i lati peggiori della società. Come è nato questo fumetto e come è nata la collaborazione con Antonio L. Falbo?
Cominciamo con la collaborazione con Antonio che si spiega in maniera semplice: ci conosciamo sin dai tempi dell’Accademia e il nostro “sentire” è sempre stato molto simile per ciò che concerne la “critica alla società dei consumi“, senza contare la passione comune per alcune suggestioni narrative come il racconto sugli “esclusi” e i “poteri occulti” che ne manovrano le sorti; dopo che Antonio ha letto Hoarders, il mio primo graphic novel, abbiamo deciso di ampliare gli orizzonti di quel mondo che avevo cominciato a creare, piegandolo alle nostre necessità narrative, usandolo come pretesto per parafrasare il reale e da lì è nato il suo gemello, Revolushow! Se Hoarders (come i romanzi scritti da Antonio prima della nostra collaborazione) aveva per protagonisti gli esclusi, beh… Il Revolushow ha i privilegiati, anzi, coloro che stanno all’apice della cupola. Sono libri “gemelli” ma, al tempo stesso, completamente autonomi e realizzati con forme grafiche e narrative differenti.
L’idea di parafrasare con “canoni fumettistici” il linguaggio televisivo ed il suo rapporto con “la Rete” è partita dalla volontà di sovrapporre la figura del lettore a quella dello spettatore e di eliminare dal “discorso mediatico” tutta la purulenta patina del “politically correct” realizzando un finto format televisivo che rappresentasse a pieno il “lato osceno” della comunicazione di massa, ovvero quel senso di catastrofe imminente mescolato alla banalità ininterrotta, che essa continuamente ci ripropone, strumentalizzando contenuti della rete ed invadendone completamente alcuni spazi, in poche parole… passando dagli SPOT ai POST.
Revolushow è una maratona televisiva a fumetti che commenta con amaro sarcasmo un mondo i cui “dispositivi di potere e controllo” sono giunti a determinare ogni condizione di vita e tracciano sempre nuovi confini al suo interno, invisibili ma insormontabili. Pochi sono i fortunati “al sicuro” ma il loro mondo non è uno spazio “aperto” in cui vivere, bensì una serra che ha risucchiato voracemente tutto ciò che prima era all’esterno; in una realtà simile, come ci racconta la “diretta” del Revolushow, ogni sollevazione tesa a “fondare un nuovo ordine” viene comparata al massimo a un “incidente domestico”, perché fondamentalmente non è importante che la Terra giri intorno al Sole, ma che il Denaro giri intorno alla Terra.
Visto il tema di questo Napoli Comicon, che opinione hai della sempre crescente ibridazione del fumetto con altre forme di espressione artistica e comunicativa (cinema, TV, letteratura, teatro…)?
L’ibridazione in ambito artistico-creativo è del tutto naturale, è spesso in questi “interstizi”, tra una forma di comunicazione e l’altra, che vediamo nascere degli ottimi prodotti… ma anche delle tremende schifezze!
Tutto sta nel rispetto e nell’attenzione che si dà al prodotto di partenza, alla conoscenza che ne ha chi lo deve rimaneggiare, la cura con cui un regista sa trasporre un fumetto in un film dev’essere la medesima sensibilità con cui un fumettista deve approcciarsi a un romanzo per trasformarlo in tavole disegnate, detto questo: evviva l’ibridazione!
Vedi Napoli e poi…?
Se non muori non vedi l’ora di tornarci!