Topolino #3370: Vita su altri pianeti
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Topolino #3370: Vita su altri pianeti

Nuovo episodio per la terza “stagione” di Star Top. La missione quinquennale della nave stellare Enterplay guidata da T.J.J. Tirk lì dove nessun topo ha mai messo la coda alla ricerca di nuove forme di energia sostenibile porta l’equipaggio (e i lettori) nei pressi di un…

Pianeta bambino

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Andato in onda originariamente il 27 ottobre del 1966, Miri, ottavo episodio della prima “stagione” di Star Trek, scritto da Adrian Spies, è ambientato su un pianeta che è una copia esatta della Terra. A causa di un disastro creato dall’uomo stesso, il pianeta è abitato esclusivamente da bambini.
Con le dovute variazioni, anche la Enterplay si avvicina a un pianeta in cui sono presenti a scorrazzare per i campi due gruppi di bambini, da un lato i maschi dall’altro le femmine. L’episodio ideato da Bruno Enna e disegnato da Carlo Limido è una chiara metafora del passaggio dall’età fanciullesca, dove maschi e femmine tendono a restare separati uno dall’altro, all’età adulta, quando i due generi tendono ad avvicinarsi.
La trama ha tutti gli elementi di classici alla Alien, per semplificare: il pianeta, Orbal Ceti III, è abitabile. In pratica è una lunga distesa di graminacee. La F.E.S.T.A. ha lì costruito una sua stazione di ricerca, che però è vuota. Così mentre Tirk e un piccolo gruppo esplorano la superficie del pianeta, Pippok esamina i file video lasciati dai ricercatori nella loro postazione, scoprendo l’incredibile segreto del pianeta.

Tracce di vita sugli esopianeti

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Il satellite Kepler ci ha permesso di scoprirediverse migliaia di esopianeti ruotare intorno a stelle relativamente vicine (tutte appartenenti alla Via Lattea). Le motivazioni che ci hanno spinto a realizzare questo genere di ricerche sono tra le più disparate, ma la principale è quella di cercare pianeti che presentano le condizioni affinché la vita così come la conosciamo possa essersi sviluppata. Questo è indubbiamente un modo diverso e in qualche modo indiretto per capire se siamo o meno soli nell’universo, ma implica anche fare un passo in più rispetto al metodo del transito, utilizzato da Kepler per scoprire i pianeti che ruotano intorno alle stelle. Bisgona, infatti, andare a caccia delle così dette biotracce. Ad esempio un pianeta che potrebbe supportare la vita così come la conosciamo presenterà una superficie rocciosa, coperta da una certa percentuale di acqua. Questa tecnica si chiama spettropolarimetria:

Misura l’intensità dello spettro della luce riflessa (spettroscopia) e anche il gradi di polarizzazione (polarimetria).(1)

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Questa tecnica, che combina la spettroscopia, ovvero lo studio dello spettro della luce(2), con la polarimetria, ovvero lo studio della polarizzazione della luce. In effetti la spettropolarimetria era stata sviluppata già da diversi decenni(3) ed è stata recentemente proposta per studiare i pianeti extrasolari, testandola a partire dai dati relativi alla Terra(4).
L’idea è semplice:

(…) la luce riflessa è parzialmente polarizzata mentre ciò che arriva direttamente dalla stella non è completamente polarizzato.

A questo punto si realizza un’operazione di sottrazione dei segnali luminosi tra due spettri a polarità differente, quelli provenienti dalla stella in maniera diretta e quelli provenienti dalla luce riflessa dal pianeta.
Le informazioni così ottenute possono fornire indicazioni preziose sulla composizione dell’atmosfera e della superficie del pianeta. E permetterci così di scoprire il vero segreto di pianeti come Orbal Ceti III: la presenza di tracce di vita, anche solo piante come la distesa di graminacee del pianeta su cui giunge l’equipaggio della Enterplay.

La recensione del numero in edicola verrà pubblicata a breve su DropSea


  1. Planinsic, G. & Marshall, R. (2012). Is there life on exoplanet Maja? A demonstration for schools, Physics Education, 47 (5) 588. doi:10.1088/0031-9120/47/5/584 ↩︎
  2. Solitamente si fa partire la storia dell’astronomia moderna dall’introduzione della spettroscopia nello studio delle stelle. Questa tecnica venne introdotta per la prima volta da Angelo Secchi. Ad esempio fu dall’applicazione di qeusta tecnica che nel 1868 si scoprì la presenza dell’idrogeno sul Sole studiando alcune protuberanze solari. ↩︎
  3. Spectropolarimetry and the nature of NGC 1068 di Antonucci e Miller del 1985 ↩︎
  4. Sterzik, M.F., Bagnulo, S. & Palle, E. (2012). Biosignatures as revealed by spectropolarimetry of Earthshine, Nature, 483 (7387) 66. doi:10.1038/nature10778 ↩︎

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