Topolino #3365: Il ritardo marziano
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Topolino #3365: Il ritardo marziano

Il rapporto dei paperi con Marte è iniziato sin dalla prima storia realizzata in Italia, Il mistero di Marte di Federico Pedrocchi. Per cui non è certo la prima volta che Paperone e nipoti mettono piede sul pianeta rosso. Il viaggio, in questo caso, è legato alle missioni marziane di questo 2020, di cui avevo già scritto in occasione di Young Indiana.
Andiamo, per cui, a vedere alcuni aspetti aggiuntivi legati specificamente a Il ritardo marziano di Alessandro Sisti e Mario Ferracina.

Studiare il suolo di Marte

Come abbiamo visto in occasione di 4 salti su Marte, in questo 2020 erano previste due importanti missioni marziane (non erano le uniche), Mars 2020 della NASA ed ExoMars 2020 dell’ESA. In particolare quest’ultima, che è stata rinviata al 2022 a causa della covid19, rivestiva un certo interesse per le possibilità di una futura del pianeta rosso. Il rover che avrebbe dovuto trasportare fino a Marte, chiamato Rosalind Franklin in onore della chimica che contribuì a scoprire la struttura a doppia elica del DNA(1), monta al suo interno una trivella che, come ricordano i nipotini all’inizio della storia, è stata sviluppata proprio in Italia.

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La trivella, infatti, è stata sviluppata e progettata presso i laboratori di Nerviano, a Milano, dalla Leonardo, con il supporto dell’ASI, per poi venire trasferita a Torino presso la Thales Alenia Space per venire integrata all’interno del rover. L’obiettivo della trivella è quello di esaminare la composizione del suolo marziano. A tale scopo, all’interno della sua punta, sormontata da un diamante, è stato montato il Ma_Miss (Mars Multispectral Imager for Subsurface Studies), uno spettrometro miniaturizzato. Sviluppato anch’esso dalla Leonardo, ha avuto un importante contributo scientifico da parte dell’INAF, con Maria Cristina De Sanctis come responsabile scientifica del progetto.
Studiare la composizione del suolo marziano ha una grande importanza visti i risultati ottenuti negli scorsi anni: in un buco di pochi centimetri praticato da Curiosity il 13 gennaio del 2015 sono state trovate tracce di molecole organiche compatibili con la vita così come la conosciamo, che hanno rinforzato l’ipotesi che su Marte il processo di nascita della vita fosse iniziato, quindi il 25 luglio del 2018 è stata annunciata dal gruppo capitanato da Roberto Orosei, sempre dell’INAF, la scoperta di acqua liquida nel sottosuolo marziano. Tutti elementi che lasciano ben sperare sulle possibilità di trovare tracce di vita biologica microscopica sul nostro vicino in rosso.

In giro nello spazio

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Mentre il rover è stato per lo più costruito in Gran Bretagna, anche la piattaforma di atterraggio di ExoMars 2020 è stata realizzata presso la Thales di Torino: un pezzetto della sua costruzione l’ho anche visto dal vivo!

Il rover PaperMars, equivalente del nostro ExoMars, ha però un problema: non esegue gli ordini impartiti al mattino dai ricercatori. In effetti questo dettaglio non viene raccontato da Sisti: il lavoro del rover viene programmato il giorno prima e successivamente invito al suo cervello elettronico al mattino marziano in modo tale che il rover stesso sappia cosa fare e dove muoversi durante la giornata. Il motivo di questo modus operandi lo scopriremo più avanti. Concentriamoci sui problemi dei nostri paperi spaziali.
A confliggere con la programmazione dei ricercatori dell’Agenzia Spaziale Paperopolese è un programma di ricerca di metalli preziosi installato segretamente all’interno del rover dai ricercatori di Paperone. Così il magnate salta a bordo dell’astronave utilizzata per la missione sugli asteroidi e, nipoti al seguito, parte verso Marte!

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Alla partenza ecco le prime due perplessità. Innanzitutto l’implicita domanda che ci si pone: ma perché Paperone non ha finanziato direttamente una missione papera verso Marte? Inoltre Ferracina, a differenza di quanto fatto da Francesco D’Ippolito ne La corsa all’asteroide, sempre di Sisti, fa partire i paperi con gli abiti civili e non con la tuta spaziale già indossata. Per fortuna la indosseranno una volta giunti sul pianeta rosso, ma questo è indubbiamente un dettaglio che stona un po’, soprattutto se confrontato con l’attenzione scientifica che viene prestata da Sisti nel corso di entrambe le storie.
D’altra parte un altro dettaglio fondamentale, quello che costringe i ricercatori a programmare le istruzioni per il rover con un certo anticipo, è il ritardo temporale nelle comunicazioni Marte-Terra, e che gioca un ruolo fondamentale nei controlli di sicurezza del deposito di Paperone. La distanza tra i due pianeti, infatti, oscilla tra i 60 milioni di chilometri o poco meno e i 400 milioni di chilometri, con una media all’incirca di 225 milioni di chilometri. Questo produce un ritardo nelle comunicazioni vanno dai 4 minuti alla distanza minima, fino ai 24 minuti alla distanza massima, senza dimenticare che, vuoi per la presenza del Sole, vuoi per le tempeste di sabbia sulla superficie marziana, ci sono anche periodi sufficientemente lunghi durante i quali è impossibile inviare o ricevere informazioni da Marte.
In tutto questo il dettaglio scientifico più importante, su cui sia l’autore sia i lettori soprassiedono, come era peraltro avvenuto anche ne La corsa su Marte di Giorgio Pezzin e Stefano Intini, è invece la durata del viaggio verso Marte, che a tecnologie attuali non può essere inferiore ai 6 mesi. Ovviamente con questi tempi la missione dei papari nello spazio sarebbe durata almeno un anno, cosa abbastanza improponibile per un’avventura di una trentina di pagine, motivo per cui sorge il tacito accordo tra autore e lettore di soprassedere su questo piccolo dettaglio.
In fondo, come dice il Panchito Pistoles di Don Rosa:

Abbiamo bisogno di avventura per togliere le ragnatele dalle nostre anime!

La recensione del numero in edicola verrà pubblicata a breve su DropSea


  1. Come in molte altre storie similari, anche in questo caso la Franklin non ricevette il giusto credito per il lavoro compiuto. Il Nobel per la scoperta, infatti, venne assegnato nel 1953 a Francis Crick, Maurice Wilkins e James Dewey Watson, nonostante il lavoro della Franklin risultasse fondamentale per la scoperta di Crick e soci. 

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