Paperone pioniere dello spazio: sugli asteroidi

Paperone pioniere dello spazio: sugli asteroidi

barks-anello_spazialeIspirandosi alla serie a fumetti di Buck Rogers, a sua volta trasposizione del personaggio ideato da Philip Francis Nowlan per il racconto Armageddon 2491, Carl Barks idea una bellissima storia di fantascienza, L’isola nel cielo, con una caratteristica molto interessante che, seppur in grande, anticipa dei temi che stanno iniziando a fare capolino solo in questi ultimi anni.
La Terra, infatti, è circondata da anelli spaziali, ovvero delle vere e proprie stazioni spaziali che orbitano intorno al pianeta a distanze via via sempre più grandi. Queste stazioni sono, a loro volta, evidentemente ispirate dal progetto di stazione spaziale ad anello concepita da Wernher von Braun nel 1952.
stazione_spaziale_von_braunQuesta esplosione di stazioni spaziali e la varietà di navicelle già pronte e in vendita in saloni appositi è stata possibile, leggendo con attenzione la storia, dall’ingresso dei privati nella corsa allo spazio (che nella realtà sta avvenendo in maniera sempre più prepotente proprio negli ultimi anni), il che ha anche reso Paperopoli una sorta di “città del domani”, un po’ come la Metropolis di Superman. Ognuna di queste stazioni è anche una vera e propria stazione di servizio spaziale, dove si può rifornire di carburante la propria navicella e nel frattempo aspettare rifocillandosi.
Paperone, alla ricerca di un nuovo nascondiglio per il suo denaro, ne trova un mucchio proprio scrutando il cielo e puntando il telescopio in una zona particolare del nostro Sistema Solare: la fascia degli asteroidi. Questa è una zona tra la Terra e Marte costituita da veri e propri sassi, alcuni grandi diversi chilometri, e qualche pianeta nano, ovvero oggetti della forma all’incirca sferica e delle dimensioni paragonabili con quelle di Plutone, che infatti oggi è classificato proprio come pianeta nano.
Il rapporto di Paperone con la fascia degli asteroidi, però, non si è limitato al viaggio intrapreso nella storia barksiana del 1960, ma è proseguito in una manciata di storie, tutte in qualche modo memorabili, di cui l’ultima pubblicata sul Topolino #3352. Andiamo, però, con ordine, iniziando con…

Le colonie spaziali

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All’inizio di giugno del 2016, il Lussemburgo annunciò l’intenzione di investire in un programma spaziale per portare dei minatori nello spazio con l’obiettivo di sfruttare le potenziali risorse minerarie che potrebbero essere a disposizione nella fascia degli asteroidi. L’interesse non dovrebbe neanche stupire, visto che in un mondo in cui cresce sempre di più l’interesse verso lo spazio, proprio il Lussemburgo sta portandosi avanti anche dal punto di vista legislativo con una serie di leggi per la protezione dei diritti dei minatori spaziali. L’idea di sfruttare gli asteroidi dal punto di vista minerario era, però, stata utilizzata sulle pagine di Topolino già nel 1988. A scrivere la storia ci aveva pensato, come per molte storie classiche disneyane di anticipazione uscite sul settimanale, Giorgio Pezzin, ingegnere prestato al fumetto, per l’accasione affiancato da Roberto Marini.
Le colonie spaziali, pubblicata su Topolino #1720 per i disegni di Roberto Marini, presenta anch’essa elementi molto interessanti. Come la storia di Barks, anche in questo caso la Terra ha una stazione spaziale orbitante, costituita da due anelli sovrapposti e da un cilindro centrale, in pratica due stazioni di von Braun una sull’altra. Questa stazione spaziale è di proprietà di Paperone, e all’inizio della storia lo troviamo in ambasce a causa di una serie di problemi relativi alle missioni che sta finanziando. I problemi sono legati ai sempre più scarsi controlli sulle missioni, alle richieste sindacali degli astronauti, alcune obiettivamente assurde legate al colore delle tute spaziali o alle pause legate alla visione delle partite del campionato, e in generale a un lassismo diffuso sulla stazione.
topolino1720-colonie_spazialiCosì Paperone, sfruttando una serie di sabotaggi sulle sue missioni, convince gli astronauti a spostare la stazione verso la fascia degli asteroidi e qui li invoglia a sfruttare, per suo conto, ma anche per proprio conto, le risorse minerarie presenti nella fascia stessa. L’idea dello sfruttamento minerario degli asteroidi è, però, vecchia di alcuni decenni: basti pensare al progetto studiato dalla NASA sul finire degli anni Settanta del XX secolo. Pezzin, però, va anche oltre il semplice sfruttamento e pensa a una vera e propria colonizzazione degli asteroidi, peraltro in un’epoca in cui non erano ancora stati scoperti oggetti sufficientemente grandi come i pianeti nani Cerere e Vesta.
Marini visualizza l’idea di Pezzin realizzando delle vere e proprie serre abitate vaganti nello spazio che permettono agli astronauti di estrarre minerali e coltivare ortaggi e quant’altro. E’, infatti, interessante osservare come la stazione spaziale di Paperone avesse come programma di ricerca quello di sviluppare la coltivazione in condizioni di microgravità. Altro aspetto molto interessante è il modo in cui viene creatà una gravità di tipo terrestre sulla stazione spaziale: grazie al moto circolare degli anelli. La storia, però, non affronta il problema della coltivazione in un ambiente di questo genere, però è presente una piccola curiosità: Paperone compra gli ortaggi dagli astronauti-coltivatori per venderli sulla Terra e la sua interazione con loro è molto simile a quella che il magnate aveva quando finanziava i minatori ai tempi del Klondike in una scena, che anche per alcune similitudini nel tratto, ricorda una analoga realizzata da Don Rosa per la sua Saga.

Passaggi spaziali

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Il rapporto di Paperone con gli asteroidi non si ferma qui. Sempre Pezzin, questa volta nel 2000, fa interagire Paperone con la fascia degli asteroidi durante La corsa su Marte, disegnata da Stefano Intini e pubblicata sul Topolino #2347. Nonostante una piccola serie di insuccessi avvenuti sul finire del XX secolo, le missioni verso Marte a partire dalla Mars Odissey della NASA, lanciata nel 2001, e da Mars Express, del 2003, prima missione marziana dell’ESA, l’agenzia spaziale europea. Da quel momento in poi, e con una certa regolarità, NASA ed ESA hanno inviato satelliti e rover per studiare il pianeta rosso, ma ancora nessuna missione umana.
Le difficoltà per una missione del genere sono numerose, partendo dalla lunga esposizione alle radiazioni, senza dimenticare la permanenza per un periodo stimato di almeno un paio di anni in situazioni di micro- e bassa gravità o la difficoltà di comunicazioni con la Terra, dovute non solo alla distanza Terra-Marte (che non è costante né sempre favorevole), ma anche alle condizioni atmosferiche marziane che spesso e per lunghi periodi dell’anno non sono favorevoli alle comunicazioni.
Nonostante tutto questo, nel mondo disneyano, mettere in piedi due razzi per Marte con a bordo i due principali magnati di Paperopoli non è cosa complicata. La sfida tra Paperone e Rockerduck si gioca, in questa occasione, su chi arriva prima sulla superficie del pianeta rosso per costruire un albergo marziano per clienti danarosi, ovvero il turismo spaziale spinto all’ennesima potenza in un’epoca in cui ancora di questa nuova frontiera economica si parlava ben poco. Per battere in velocità il rivale, Paperone decide di costruire un razzo leggero, con poco carburante, e sfruttare gli asteroidi per raggiungere in fretta Marte. Una volta giunti nei pressi della fascia, Archimede, utilizzando le cariche di esplosivo opportune, sposta alcuni asteroidi per creare un vero e proprio convoglio di alta velocità spaziale in grado di trasportare senza alcun ulteriore consumo di carburante le astronavi verso il pianeta rosso. L’imprevisto, però, è alle porte. Per capirlo torniamo indietro fino al finire del XIX secolo.
La legge di gravitazione universale di Isaac Newton era in grado di descrivere con pochi e semplici calcoli un sistema costituito da due corpi orbitanti uno intorno all’altro. Il sistema a due corpi, però, era un’approssimazione, non sempre buona, del sistema reale e, in mancanza di tecniche numeriche sufficientemente veloci, l’impegno dei matematici e dei fisici teorici interessati alla gravità era quello di risolvere le equazioni della gravitazione di Newton anche per il primo dei sistemi complessi: il problema dei tre corpi.
Prendiamo, ad esempio, il sistema Sole-Terra-Luna. Non sarebbe impossibile risolvere il sistema con i classici “calcoli a mano”, ma per portare a termine il conto è necessario introdurre una serie di approssimazioni, che per quanto ragionevoli non rendono la soluzione esatta quanto quella per due corpi gravitazionalmente legati.
Sulla spinta del concorso indetto da Oscar II re di Svezia e Norvegia per celebrare il suo sessantesimo compleanno nel 1889, il matematico francese Henri Poincaré propose un articolo in cui esaminava il problema e che sarebbe stato pubblicato l’anno dopo. Poincaré vinse il premio nonostante nel suo articolo dimostrasse che non era possibile ottenere una soluzione (analitica) del problema con il grado di precisione richiesto dal concorso. Una delle affermazioni più interessanti nel suo articolo a proposito della complessità della soluzione era:

Si è colpiti dalla complessità di questa figura che non tento neppure di disegnare.(1)

Per poter disegnare questa figura bisognerà aspettare la metà e oltre del XX secolo quando irrompe sulle scene la teoria del caos. Applicando quest’ultima, con l’ausilio dei moderni calcolatori, è possibile visualizzare un sistema di tre corpi gravitazionalmente legati uno all’altro, come ad esempio nell’articolo di Alessandra Celletti, Letizia Stefanelli, Elena Lega e Claude Froeschlé del 2011:

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L’applicazione della teoria del caos a problemi pratici dell’astronomia risale, però, alla seconda metà degli anni Ottanta del XX secolo. Tra il 1985 e il 1990 lavorava presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena il matematico Edward Belbruno che, occupandosi delle orbite dei veicoli spaziali, si rese conto che le dinamiche caotiche potevano essere sfruttate per individuare orbite a basso consumo energetico. La tecnica, definita fuzzy boundary theory (teoria del confine sfumato) è stata applicata con successo nel 1991. In quell’occasione si trovava nello spazio la sonda giapponese Hiten. Lanciata nel 1990, aveva ormai svolto il suo compito di fare osservazioni sulla Luna ed era rimasta ormai con ben poco carburante. A quel punto Belbruno calcolò una nuova traiettoria che permise a Hiten di compiere ulteriori rilevazioni e quindi andarsi a posizionare in orbita intorno alla Terra.
A questo punto il problema in cui è incappato Paperone è abbastanza chiaro: Archimede, su indicazione del magnate, si è limitato a calcolare l’orbita migliore per il convoglio spaziale costituito dagli asteroidi scelti da Paperone, senza però andare a esaminare l’effetto che tale modifica avrebbe generato negli altri oggetti appartenenti alla fascia. Come intuibile, la modifica nell’orbita di una decina di asteroidi ha di fatto generato un “effetto farfalla” in tutta la fascia, producendo una serie di pioggie meteoritiche sia su Marte, sia sulla Terra, in particolare su Paperopoli.

Astromiliardari paperopolesi

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L’ultima avventura paperonesca in ordine di tempo nella fascia degli asteroidi è La corsa all’asteroide di Alessandro Sisti e Francesco D’Ippolito pubblicata su Topolino #3352. Realizzata in occasione del lancio combinato dei satelliti LICIA e DART. Mentre quest’ultimo, il Double Asteroid Impact Test della NASA, avrà il compito di schiantarsi contro un asteroide, LICIA, Light Italian Cubesat for Imaginc of Asteroids dell’ASI, dovrà fotografare e raccogliere dati sull’impatto. La missione, che dovrebbe essere lanciata nel corso del 2021, raccoglierà i dati con lo scopo di capire se e come modificare l’orbita di un asteroide. Una successiva missione con scopi medesimi dovrebbe arrivare nel 2027. In questo caso i dati verranno utilizzati anche per capire se sia possibile sfruttare un asteroide nei termini di cui scrivevo nella prima parte.
Torniamo, però, alla storia di Sisti e D’Ippolito. In questo caso a sfidare Paperone alla corsa allo sfruttamento degli asteroidi troviamo i miliardari paperopolesi riuniti che si sono messi in società per contrastare, anche con mezzi non proprio leciti, il magnate simbolo di Paperopoli. E’ molto interessante come Sisti riesca, come sempre del resto, a inserire le informazioni scientifiche corrette all’interno di una storia con elementi fantascientifici, come ad esempio il naso elettronico ideato da Archimede per permettere a Paperone di fiutare gli asteroidi anche nel vuoto cosmico, dove non c’è alcuna atmosfera che permette la diffusione degli effluvi tanto amati da Paperone. Ancora più interessante è poi scoprire le capacità di calcolo di alta matematica mostrati da Paperone, in grado di determinare in pochissimi istanti la traiettoria migliore per deviare un asteroide in orbita intorno alla Luna!
Stupisce, un po’ in negativo, l’affermazione di Archimede sul propellente per il rientro: non è, infatti, necessaria una grande quantità di carburante per farsi catturare dalla Terra e inserirsi su un’orbita di rientro. In caso di aumento di massa imprevisto, invece, potrebbe avere qualche problema il sistema di paracadute necessario per rallentare. Certo, se consideriamo che l’astronave progettata da Archimede atterra utilizzando, apparentemente, un sistema di retrorazzi, forse la preoccupazione del carburante non è completamente ingiustificata.

Copertine a confronto

La splendida copertina di Topolino #3352 realizzata da Andrea Freccero rappresenta un dinamico Paperone minatore spaziale, con alle spalle Archimede a bordo della navicella spaziale che ha portato i due sulla fascia degli asteroidi, mentre sullo sfondo ci sono Marte e, più piccola, la Terra con la Luna in orbita intorno a essa.
La bella copertina richiama, per atmosfere, quella di Topolino #1720, realizzata da un ignoto illustratore, in cui Paperone innaffia una pianta di monete d’oro con sullo sfondo la stazione spaziale n.1. Il confronto tra le due copertine, però, fa emergere una maggiore attenzione al dettaglio da parte di Freccero rispetto al disegnatore della copertina del #1720, non solo dovuta alla presenza degli attori cosmici presenti nella storia, ma anche per il Paperone fluttuante, invece rappresentato saldo sulla superficie dell’asteroide nella copertina del 1988, in cui peraltro le gocce d’acqua scendono senza alcun problema invece di flutturare intorno alla pianta.

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  1. Ian Stewart (2017). Le 17 equazioni che hanno cambiato il mondo. Einaudi.