Flash: Sfidare Einstein
Una delle caratteristiche più interessanti degli albi di supereroi della golden age e della silver age era la pubblicazione, spesso in una paginetta, di brevi inserti scientifici. A questa regola, ovviamente, non si sono mai sottratti nemmeno gli albi con Flash protagonista, sia il Flash Comics originale, sia il Flash successivo o, nel periodo intermedio, lo Showcase dove esordì Barry Allen.
Molte di queste rubriche a fumetti si occupavano della fisica legata al velocista scarlatto, quindi il moto e, soprattutto, la relatività speciale di Albert Einstein. E proprio su Showcase #4, dove come abbiamo visto ha esordito Barry Allen, troviamo una pagina che riassume due proprietà interessanti legate al moto a velocità prossime a quella della luce: l’aumento della massa e la contrazione delle lunghezze.
Il fenomeno che è probabilmente più noto è quello della contrazione delle lunghezze1: se misuriamo la lunghezza di, per esempio, un’astronave che si muove a velocità relativistiche, questa risulterà più corta rispetto alla stessa astronave misurata sulla Terra oppure poco dopo la sua partenza quando ancora la velocità è relativamente bassa. Un modo per rendersi conto di come questo fatto sia legato proprio alle velocità più alte è dando un’occhiata a questa simulazione.
Meno noto, ma analogo alla dilatazione del tempo, è il fenomeno dell’aumento della massa. In questo caso si parla di massa relativistica, definita dalla formula:
Quindi man mano che la velocità dell’oggetto aumenta, anche la sua massa relativistica aumenta. Un trucco che, per esempio, utilizzò Wally West su JLA #2 di Grant Morrison e Howard Porter per stendere un velocista concorrente che come si scoprì nei numeri successivi era in realtà un marziano bianco.
Su Showcase #8, invece, sempre nella solita paginetta delle Wonders of speed! l’ultima vignetta è una rappresentazione di ciò che potrebbe succedere se fossimo in grado di “rompere la barriera della luce”, ovvero andare più veloci di c. Nella vignetta troviamo una variazione su un limerick pubblicato anonimo sulla rivista satirica Punch nel 1923 e successivamente rivendicato da Reginald Buller:
There was a young lady named Bright
Whose speed was far faster than light;
She set out one day
In a relative way
And returned on the previous night.2
Ed è proprio sulla falsa riga di questo poemetto che Barry Allen su Showcase #14 ha “rotto il muro del tempo” finendo in un futuro distopico popolato da giganti dove ha salvato la sua fidanzata e futura moglie, Iris West. Che tra l’altro è anche la zia di Wally, il terzo Flash: quando si dice tutto in famiglia!
Successivamente cambiarono alcune cose: Barry Allen, infatti, per viaggiare nel tempo utilizzò il così detto tapis roulant cosmico, introdotto su Flash #125. Il macchinario, alimentato dai raggi cosmici e costruito dallo stesso Barry, permetteva a Flash di viaggiare sia nel futuro sia nel passato. La distanza temporale rispetto al presente era dettata dalla velocità di Flash, mentre il tempo di permanenza era legato alla capacità dell’eroe di mantenere le sue vibrazioni interne a una data frequenza associata con quell’epoca specifica. Gli autori, nello specifico John Broome e Carmine Infantino, avevano quindi raffinato la tecnica di viaggio nel tempo rispetto a quanto narrato su Showcase #14 da Robert Kanigher sempre affiancato da Infantino.
L’idea di Broome non confligge esplicitamente con la relatività speciale e, soprattutto, con l’insuperabilità della velocità della luce. L’idea di Kanigher, invece, riprende esattamente quella espressa da Buller e, se consideriamo l’anno di pubblicazione del comic book specifico, il 1958, anticipa di una decina di anni l’introduzione, nel 1967, dei tachioni da parte del fisico teorico Gerald Feinberg, a sua volta ispirato da un racconto di fantascienza di James Blish. I tachioni, anche se permetterebbero di viaggiare nel tempo (e in molti romanzi di fantascienza sono usati proprio per questo), hanno una caratteristica particolare: non possono viaggiare a velocità inferiori a quella della luce…
Per ora la chiudo qui: nello spirito del titolo manca ancora un’ultima sfida ad Einstein da parte di Flash, ma ne parleremo la prossima volta: stay tuned!
In effetti la contrazione delle lunghezze non fu introdotta da Einstein, ma da George FitzGerald nel 1889 e soprattutto Hendrik Antoon Lorentz nel 1892 che cercavano di spiegare i risultati dell’esperimento di Michelson e Morley. Poi all’inizio del XX secolo arrivò Einstein con la relatività speciale. ↩
La versione pubblicata su Showcase #8 recita invece: There was a young girl named Bright,/who could travel much faster than light./She departed one day, in an Einstein way/and come back on the previous night. ↩