
Discutere con balene e calamari
Aquaman, arrivato di recente sul grande schermo con il film diretto da James Wan e interpretato da Jason Momoa e Amber Heard, aveva esordito nel 1941 sulle pagine di More Fun Comics #73, creato da Mort Weisinger e Paul Norris. Prima di diventare titolare di una sua testata nel febbraio del 1962, il personaggio comparve in vari antologici, diventando nel frattempo anche membro fondatore della Justice League of America (1960). Proprio sull’albo d’esordio del supergruppo, The brave and the bold #28, vediamo Aquaman conversare telepaticamente con un pesce palla. In questa occasione lo scrittore Gardner Fox ci informa, con una didascalia, che
ingerendo aria in una speciale sacca posta sotto la gola, il pesce palla si gonfia come un pallone, riuscendo così a salire in superficie, dove galleggia capovolto.
Come vediamo, il passaggio mostra la propensione degli autori dell’epoca a utilizzare non solo le pagine apposite all’interno dell’albo ma anche alcuni passaggi all’interno della storia principale per fornire nozioni scientifiche ai lettori. Nel caso del pesce palla, così come di un sommergibile, il concetto scientifico che gioca un ruolo essenziale è la spinta di Archimede, che recita
Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del volume di fluido spostato

Questo permette al pesce palla di aumentare la spinta che riceve dall’acqua aumentando il suo volume grazie all’aria immagazzinata nella sacca sotto la gola, mentre espellendo l’aria riesce a ritornare negli strati più profondi del mare.
Per un sommergibile, invece, l’idea è quella di aumentare la massa per immergersi riempiendo delle speciali camere stagne con l’acqua marina, per poi svuotarle per la fase di emersione.
Aquaman, però, non ha i superpoteri di un pesce palla, ma ne ha altri e qualcuno proveremo a capirlo meglio.
Under pressure
Escludendo da questo esame la telepatia, di cui non si è trovata alcuna traccia, i poteri mostrati dal personaggio sono tutti dovuti all’ambiente sottomarino dove vive il re di Atlantide. Il corpo e la pelle di Aquaman, infatti, devono poter sostenere senza alcuna necessità di tute, scafandri e bombole d’ossigeno la pressione esercitata dalla superficie dell’acqua, che è matematicamente descritta dalla legge di Stevino:
dove è la pressione sulla superficie del mare,
la densità del liquido,
l’accelerazione di gravità,
la profondità (o l’altezza della colonna d’acqua, per essere precisi con la definizione).
Giusto per avere un’idea, la pressione più alta che si può avere sul fondo dell’oceano è quella che troviamo in fondo alla fossa delle Marianne, che raggiunge una profondità massima di . Per la precisione il valore è poco meno di
, da confrontarsi con la pressione atmosferica di
(circa
) ovvero mille volte superiore.
Se per semplicità supponiamo una superficie di per il corpo di Aquaman, simile a quella utilizzata nel 2013 per valutare l’efficienza di Superman come pannello solare, scopriamo che la forza che il supereroe degli abissi deve essere in grado di sopportare è circa
, ovvero 10000 volte più grande del peso di una tonnellata di qualunque materiale vi venga in mente (che è all’incirca
).

Questi numeri, però, non sono così irrealistici come si potrebbe pensare, visto che in natura esiste il calamaro gigante (Architeuthis), un abitatore degli abissi di cui poco si sa ma che può raggiungere i 13 metri di lunghezza e ha dunque una superficie ben superiore a quella di un essere umano per quanto superdotato come Aquaman. E poiché non si sa fino a quali quote è in grado di inabissarsi, nulla esclude che il calamaro gigante non possa tranquillamente sopportare le pressioni di fosse profonde come quella delle Marianne.
L’altro gigantesco abitatore del mare, il calamaro colossale (Mesonychoteuthis hamiltoni), che può arrivare a una lunghezza di 15 metri, sembra arrivare intorno ai 2200 metri di profondità. Non è detto che possa spingersi anche lui ben oltre questa quota, ma per il momento si resta solo nel campo delle ipotesi.
Pelle dura

In alcune scene che vengono mostrate nei fumetti, si mostra Aquaman che, come Superman, è invulnerabile ai proiettili. Vediamo se ciò è effettivamente vero.
Per valutare in qualche modo la capacità di Aquaman di resistere all’urto di un proiettile equipariamo l’energia cinetica di un proiettile in movimento
con il lavoro compiuto da una forza
dove è la distanza tra il cecchino e il suo bersaglio (in questo caso il supereroe).
Da un paio di calcoletti con le due equazioni di cui sopra si ottiene:

Considerando massa e velocità come costanti, questa è l’equazione di un’iperbole, e se vogliamo utilizzare dei valori reali (4 grammi per il peso della pallottola e per la sua velocità) scopriamo che per generare una forza pari a quella della fossa delle Marianne dovremmo stare veramente molto vicini al supereroe (all’incirca
metri, ovvero una decina di micrometri, dove il micrometro è la dimensione tipica di un microbo).
Ovviamente se vogliamo uccidere Aquaman da una distanza di sicurezza, conviene utilizzare un proiettile ben più veloce dei di cui sopra.
Il miglior nuotatore della Terra

L’ultimo elemento interessante relativo all’eroe è legato alla sua velocità natatoria, che secondo quanto stabilito in Justice for all, il volume che raccoglie l’ultima saga della JLA di Grant Morrison, è di all’incirca da confrontare con quella del pesce più veloce dei sette mari, il pesce vela, che raggiunge i
.
E’ interessante osservare come nel film, invece, sembra che la sua velocità massima non solo sia inferiore alla versione fumettistica del personaggio, ma anche rispetto al pesce vela, visto che sembra raggiungere poco meno dei . In questo senso il recente film di Aquaman spicca dunque per una certa attenzione all’aderenza alle leggi fisiche, che influenzano il comportamento del personaggio anche in funzione dell’ambiente in cui si trova a interagire. Vi faccio, infatti, notare, che anche nel film Aquaman si mostra invulnerabile all’urto contro oggetti di materiale usuale scagliati contro la sua pelle a velocità relativamente basse. Nello scontro con i pirati nella scena iniziale del film, solo un fucile lanciarazzi è riuscito in qualche modo a far del male al supereroe, ma non abbastanza da ferirlo. Per vedere scorrere il suo sangue bisogna attendere l’ingresso in campo delle armi atlantidee.
Queste ultime, poiché devono scalfire pelli evolutesi per sopportare pressioni enormi dell’ordine di quelle calcolate prima, sono evidentemente costruite con materiali ed energie in grado di tagliare tali superfici. Ovviamente ricerche su materiali di tal genere sono in corso, come abbiamo visto tempo fa esaminando lo scudo di Capitan America.