Alack Sinner

Alack Sinner

In questo articolo, apparso su Golem l’indispensabile, Daniele Barbieri ci parla dell'Alack Sinner di Carlos Sampayo e José Muñoz.

La rivista on line Golem L’Indispensabile nacque nel 1996 su iniziativa di , Gianni Riotta e Danco Singer e fu il primo esempio di rivista culturale italiana pensata specificatamente per il web.
Fino alla sua chiusura definitiva, avvenuta nel 2011, la rivista ebbe varie incarnazioni e poté contare su firme e collaborazioni prestigiose, tra le quali quella di  (www.guardareleggere.net) che a partire dal 2001 sulle pagine della seconda serie della rivista pubblicò una serie di saggi e articoli sul fumetto e il suo linguaggio.Purtroppo oggi la pagina web e l’archivio on line di Golem l’Indispensabile non sono più raggiungibili, ma quelle pagine scritte da Barbieri restano ancora oggi attuali nei contenuti e nel valore dell’analisi e dell’approfondimento sul linguaggio dell’arte sequenziale. È dunque un peccato che gli appassionati del mondo del fumetto di età più giovane o coloro i quali al tempo non avevano conosciuto quella rivista si siano persi tali interventi.Per tale motivo abbiamo chiesto a Barbieri, amico de Lo Spazio Bianco, la possibilità di ripubblicare sul nostro sito quella sua produzione e l’autore molto gentilmente ci ha concesso il permesso. In questo articolo l’autore narra del suo incontro con l’Alack Sinner di Carlos Sampayo e José Muñoz.

È stato nel 1978 che ho iniziato a pensare che il fumetto potesse essere qualcosa di più che non semplice e banale intrattenimento. Ho iniziato a pensarlo, in un momento in cui mi già consideravo, prematuramente, un ex-lettore di fumetti, quando, per puro e decisivo caso, ho trovato sulla mia strada i fumetti di Andrea Pazienza e di Filippo Scozzari. Poi, subito dopo, sono incappato in Alack Sinner di Carlos Sampayo e José Muñoz, e ho avuto la certezza che la mia intuizione era giusta.

as1La mia prima storia di Muñoz e Sampayo si intitolava Sophie comix, e, rispetto alla serie principale, costituiva uno spin off dedicato a Sophie, un’amica di Alack Sinner che faceva un viaggio in Messico, e là passava da un allucinogeno all’altro, al punto di non distinguere più la realtà dall’allucinazione, il reale dal mito.
La storia era originale e straordinaria, ma in quel momento erano soprattutto i disegni di Muñoz ad attirare la mia attenzione, il suo bianco e nero netto, la sua sovrabbondanza di segni, le deformazioni espressive, o ancor meglio, espressioniste, che raffiguravano un mondo deformato dalla quotidianità ancor prima che dagli allucinogeni.

Solo negli anni successivi, raccogliendo, nell’ordine sparso dei negozi dell’usato, gli arretrati di Alterlinus, ho conosciuto le storie precedenti di Alack Sinner. Lì, il disegno non era ancora così estremo, e a un inizio di prima lettura le storie apparivano “normali” storie hard boiled, in cui un detective privato pessimista e un po’ sfigato ha a che fare con un mondo di merda – più o meno come succede in Chandler. Ma l’impressione si rivelava in breve assai superficiale: Sampayo era tutt’altro che un Chandler di seconda mano! La facciata hard boiled serviva a rivelare un mondo di passioni intense e disperate, filtrate attraverso l’umanità un po’ sarcastica del protagonista; a costruire messaggi di critica sociale; a riproporre il mito americano, mentre, parallelamente, se ne denunciava il moralismo ipocrita e il delirio di potere…

José-Muñoz-e-Carlos-Sampayo

Non credo che nessuno dei lettori di Alack Sinner si sia infatti meravigliato quando la serie, proprio mentre la mia scoperta era ancora in corso, ha cambiato genere – almeno in apparenza. Contro tutte le regole seriali, il protagonista, infatti, in un episodio della fine degli anni Settanta, cambia di colpo mestiere, e lascia gli abiti noir del detective privato per diventare un tassista. Basta dunque con le indagini poliziesche, e di conseguenza basta con l’hard boiled. Il motore delle storie non è più un omicidio, o una persona scomparsa.
Ma quando le storie di Alack Sinner diventano le storie della sua vita e quelle della sua città, New York, diventa anche facile ai lettori accorgersi che le cose, a ben guardare, erano in realtà così anche prima del cambiamento – e la serie non è veramente cambiata: ha piuttosto trovato il suo fulcro reale, il suo vero tema. Non ero il solo, io, ad appassionarmi, in quegli anni, al segno tormentato di Muñoz e ai tagli narrativi ansiogeni di Sampayo. Un’intera generazione di fumettisti italiani ci è cresciuta sopra, talora imitando, talora comprendendo e ripartendo da lì. Bastino i nomi, tra i tanti, di Lorenzo Mattotti e di Igort. Tanto più che queste storie straordinarie vedevano la luce per la prima volta proprio in Italia, sulla stessa rivista Alterlinus; e l’Italia era diventata la patria di elezione dei due autori argentini, dopo un frenetico peregrinare per l’Europa.

as4Di passaggio, si potrebbe anche suggerire agli appassionati di Frank Miller di rileggersi Sin City alla luce di Alack Sinner. Nessuno mette in dubbio l’originalità di Miller, ma questo segno nero
netto e questo senso pervasivo di peccato hanno un precedente evidente – che un autore attento come Miller non poteva certo ignorare.

Muñoz e Sampayo hanno fatto in seguito molte altre cose, oltre alla serie di Alack Sinner, ma non hanno mai abbandonato del tutto il loro personaggio. La serie Nel bar (recentemente ripubblicata da Coconino press), che ha rappresentato per anni il successivo contenitore delle loro storie, è basata su personaggi ogni volta diversi, che ruotano tutti attorno al bar da Joe, quello stesso che Sinner frequenta, e dove occasionalmente lo si intravede pure.

E alcune nuove storie dedicate all’ex detective si sono poi affacciate nel corso degli anni. L’ultima di queste storie, realizzata nel 2000, Storie private, viene pubblicata per la prima volta in Italia nell’albo dei Classici del fumetto di Repubblica uscito pochi giorni fa in edicola, insieme con le prime storie di Alack Sinner, e una scelta delle storie intermedie. Pure un poco sacrificato dalla dimensione ridotta del volume, il mondo visivo di Muñoz ci racconta un altro episodio conturbante della saga personale e familiare di Alack – ora invecchiato, e con una figlia maggiorenne, costretto dalle circostanze a ritornare a investigare, in un mondo abbrutito dai luoghi comuni, e salvato solo dagli affetti. (La scelta dei redattori del Classico di Repubblica ha escluso, presumibilmente per la sua lunghezza, Trovare e ritrovare, la prima storia lunga dopo che Sinner ha cambiato mestiere, e, tra le tante storie memorabili di Muñoz e Sampayo, la mia preferita. La trovate in volume, pubblicata da Hazard, Milano, 19961.)


  1. Ultima edizione: Edizioni Oblomov, 2019 

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