Sono passati esattamente due anni da quando, nel colophon iniziale con i dati editoriali dell'albo, Jonathan Hickman non compariva come Head of X delle testate mutanti. Era inizio ottobre 2019 e l'albo in questione era Powers of X #6, che chiudeva la doppia miniserie HoXPoX e di fatto apriva la gestione “regolare” delle X-testate da parte dello sceneggiatore statunitense quale supervisore della writing room composta da tutti gli scrittori dei nuovi mensili mutanti.
Il 29 settembre 2021 è uscito in USA Inferno #1, albo che Panini Comics porta ora in Italia ed esordio della miniserie in quattro parti che segna l'addio di Hickman al rivoluzionario universo mutante che è stato costruito in 24 mesi di storie. E, nel colophon di quest'albo – almeno nella versione originale – il nome di Hickman compare solo come sceneggiatore e non più come Head of X 1.
Il file rouge che unisce i due albi sopra citati non si limita alla precedente osservazione di stampo prettamente formale, che potrebbe tranquillamente lasciare il tempo che trova. Il fatto è che il primo albo di Inferno si lega direttamente agli eventi raccontati in HoXPoX – sia per contenuti che per struttura narrativa – e potrebbe essere tranquillamente letto subito dopo Power of X #6.
Ciò non significa che gli ultimi due anni di storie che si sono dipanate su X-Men, X-Force, Excalibur, Marauders, New Mutants, Cable e la pletora di miniserie mutanti che hanno visto la luce, siano storie inutili, perché certamente hanno contribuito a espandere la visione e a far germogliare i semi gettati da Hickman all'inizio del suo rilancio. Tuttavia è vero che, alla luce della lettura dell'albo di debutto di questa miniserie finale, giusto la conoscenza delle storie contenute nei 21 numeri di X-Men, scritti dallo sceneggiatore stesso, può essere un arricchimento necessario ma non indispensabile al godimento della storia.
Inferno #1 riporta finalmente in campo sia il pilastro fondamentale dell'intero costrutto mutante hickmaniano, sia quello che non è sbagliato definire “l'elefante nella stanza” di Krakoa. Il primo è il personaggio di Moira McTaggart, il cui potere mutante mai rivelato prima di HoXPoX – la sua capacità di reincarnarsi e vivere una nuova vita con i ricordi della precedente – è la miccia che ha acceso la creazione della nazione mutante di Krakoa; il secondo è un altro personaggio storico degli X-Men, Destiny, compagna di Mystica e preveggente che, in quanto tale, è stata messa al bando e tenuta fuori dai protocolli di resurrezione di cui godono attualmente tutti i mutanti, poiché il suo potere avrebbe potuto rivelare quello di cui Moira è ben consapevole avendo già vissuto nove vite precedenti: che i mutanti sono sempre destinati all'estinzione.
È chiaro sin dalle prime pagine dell'albo che Hickman abbia intenzione di chiudere i principali fili lasciati ancora liberi nella trama del suo drappeggio narrativo mutante, per andare a dare forma compiuta a quelle idee che aveva già in mente sin dall'inizio della propria gestione.
La struttura data alla storia è una conferma di ciò, nell'impostazione come nella composizione delle tavole e Valerio Schiti alle matite e David Curiel ai colori vengono chiamati a riproporre in maniera identica – nella struttura e nelle inquadrature – alcune sequenze viste in alcuni capitoli di HoXPoX, cambiando semplicemente i protagonisti.
L'albo si apre con una sequenza di cui ancora non possiamo capire il significato, esattamente come era accaduto in House of X #1 e prosegue facendoci rivivere, ampliandone lo sviluppo, una sequenza fondamentale di House of X #3 che ha per protagoniste proprio Moira e Destiny.
Continuando l'analisi da un punto di vista visivo, Schiti e Curiel lavorano in continuità con quanto fatto da Pepe Larraz, R.B. Silva e Marte Gracia anche nel resto dell'albo. Se la tavolozza dei colori di Curiel è praticamente identica, nelle tonalità e nell'uso, a quella dell'artista spagnolo, il disegnatore italiano senza snaturare il proprio stile, ma anzi seguendo un'evoluzione già vista in Empyre, guarda alla composizione delle tavole di HoXPoX per creare una continuità grafica necessaria anche alla comprensione della storia.
Sebbene i tre archi narrativi pensati da Hickman per il suo progetto mutante non vedranno mai la luce, Inferno può essere considerato, fin da questo esordio, l'ipotetica “terza parte” del primo arco, il suo finale, con HoXPoX che ha svolto il ruolo di premessa e le successive Dawn of X e Reign of X di svolgimento. Un finale coerente con quanto raccontato finora, che lega insieme anche elementi che apparivano separati tra loro (come i villain Orchiss e Ordicultura), e che allo stesso pare promettere di essere comunque il trampolino di lancio di una nuova età mutante (Destiny of X, al debutto nella primavera 2022). Senza più Jonathan Hickman, ma forse con qualcosa di suo in eredità.
Abbiamo parlato di:
Inferno #1 (Marvel Miniserie #253)
Jonathan Hickman, Valerio Schiti, David Curiel, VC's Joe Sabino
Traduzione di Fabio Gamberini e Luca Scatasta
Panini Comics, dicembre 2021
48 pagine, spillato, colori – 6,00 €
ISSN: 977112423090110253
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Anche se si tratta molto probabilmente di un semplice refuso, ma comunque significativo, visto che nei numeri successivi delle varie testate mutanti la dicitura Head of X è tornata a campeggiare ↩