Fin dalla loro fondazione, le Edizioni Inkiostro si sono distinte per un horror radicale, scientemente eccessivo, col ritorno a uno splatter ancor più esasperato di quello degli ’80 non attenuato nemmeno dall’uso dell’ironia frequente nel genere.
Aki, l’opera prima dell’esordiente Francesco Tatoli, qui autore completo, appare quasi paradigmatica di questo percorso, andando se possibile ad accentuarlo ancora.
Contribuisce alla sensazione di sgradevole inquietudine anche una certa confusa indeterminatezza della storia: una voluta costruzione o un effetto casuale?
L’inizio sembra quello di un horror piuttosto tradizionale, poi vi è una prima accelerazione con l’avvio del gore, cui segue la caduta in un erotismo malato e violento, spesso piuttosto pesante visivamente. La trama va a complicarsi sempre più fino a finire in un intrico surreale, con un disfacimento della storia tradizionale che cede il posto a un sovraccarico di turpitudini assortite (non manca nemmeno un certo compiaciuto retrogusto blasfemo). Uno schema che ricorda la indigesta saturazione di perversità gratuita di certe opere di Sade, cui sembrano rimandare anche i testi di violento nichilismo, tanto criptici quanto eccessivi e stentorei.
Al complessivo effetto disturbante contribuisce lo stile di disegno scelto da Tatoli: da un lato, una tecnica quasi fotorealistica, ma con un anomalo e straniante bilanciamento dei bianchi e dei neri che sembra rimandare in certi punti a un negativo fotografico, in altri all’incisione xilografica.
Uno stile che non risparmia nulla del dettaglio raccapricciante, anche nelle sue frequenti e reiterate implicazioni sessuali, ma lo deforma dalla pura trascrizione verosimile, accentuando la percezione di un orrore che trascende la pura brutalità della cronaca per diventare quasi diabolicamente metafisico.
Interessante notare che l’impostazione di tavola, rispetto a un fumetto estremo nel testo e nel segno, è tutto sommato tradizionale, usando come base la classica griglia italiana, con l’uso di quadruple, di qualche splash page e di qualche taglio comunque più largo, soprattutto procedendo nella storia: un montaggio comunque non lontano dall’attuale ritmo bonelliano o bonellide.
Una scelta che rende per certi versi più realistico l’angoscioso e indigesto delirio al centro della narrazione, collocandolo in una forma narrativa piuttosto consueta per il lettore medio italiano.
Aki pare quindi tutto sommato adeguato al claim di lancio della Edizioni Inkiostro, “il fumetto più nero che abbiate mai letto”, se l’horror che cerchiamo è un groviglio delle devianze più atroci che l’autore riesce a inventare, declinato in una modalità efficace a tale scopo.
Abbiamo parlato di:
Aki
Francesco Tatoli
Edizioni Inkiostro, 2017
96 pagine, bianco e nero, cartonato – 20,00 €
ISBN: 9788899413767