Il New Yorker ha intervistato Adrian Tomine, affermato artista che ha disegnato varie copertine per il magazine, sul suo nuovo libro, Killing and Dying, raccolta degli episodi 12 e 13 della serie Optic Nerve, che l’autore ha iniziato ad autoprodurre a sedici anni.
““Killing and Dying” è il nome di una delle storie del prossimo numero di “Optic Nerve. Parla di una famiglia che deve affrontare una malattia, e c’è anche un crescente indeteresse per la stand up comedy che deve essere affrontato.Gran parte della storia tratta di certe questioni che si affrontano da genitori: come gestire le difficoltà, quanto incoraggiare o sostenere i capricci dei propri figli. In un certo senso è stato un tentativo di confrontarsi con alcune miei paure, come marito e come padre” spiega Tomine a proposito della raccolta.
Una storia che, come dicevamo, ha iniziato a scrivere da ragazzo e che continua a scrivere adesso che è sposato e padre di due figlio.
“È assolutamente agghiacciante pensare che lavoro su una serie che si chiama “Nervo Ottico” da quando ho sedici anni. Voglio dire, ero imbarazzato da quel titolo già a diciassette anni! Di solito penso al mio lavoro giorno per giorno, concentrandomi su problemi che devono essere risolti nell’immediato – come disegnare una certa tavola, o quali colori usare in una cover. E adesso, in qualche modo, tutti quei giorni si sono sommati fino a diventare 25 anni.
Non sono la persona migliore per analizzare alcun tipo di evoluzione nel mio lavoro, ma mi sento come se sia stata una continua lotta per insegnare a me stesso come raccontare il tipo di storie che mi interessano attraverso il fumetto. Sono ancora frustrato e confuso da questo, ma forse in un modo diverso da quando ho iniziato.”
Anche i personaggi e le situazioni, nel corso degli anni, sono molto cambiati.
“Quando ho iniziato a disegnare la prima incarnazione di “Optic Nerve”, non avevo mai avuto un appuntamento, non avevo mai avuto alcuna relazione sentimentale, quindi in pratica scrivevo di fantascienza. Ero la patetica versione di me stesso che cerca di immaginare come sarà il futuro! Ora ho quarant’anni, sono sposato, ho due figli, vivo dalla parte opposta del paese, quindi probabilmente non posso fare a meno di dare una prospettiva diversa al mio lavoro.
All’inizio scrivevo quasi esclusivamente di me stesso. E poi ho cambiato un pochino, iniziando a scrivere una versione leggermente romanzata della mia vita e delle mie esperienze. Quando ho cominciato questa storia, una delle linee guida che ho scritto su un quaderno era quella di non scrivere nulla su di me- inventare e creare situazioni e personaggi che non fossero affatto come me. Adesso che sto rimettendo insieme tutto, posso vedere tutti i contenuti autobiografici. Ma penso che l’idea di trovare un terreno comune con personaggi apparentemente alieni sia stata una buona sfida per me, come artista e persona.”
Una caratteristica particolare di “Optic Nerve” è che viene pubblicato nel classico formato del comic book americano.
“Mi è sempre piaciuta la tradizione di pubblicare un lavoro in maniera seriale sotto forma di pamphlet e poi raccoglierlo sotto forma di libro. Mi aiuta ad avere deadline limitate piuttosto che una monumentale, ed è molto utile avere un feedback sul mio lavoro man mano che procede. Inoltre ho un legame particolare con il formato comic-book e le componenti editoriali e di design che comporta. Inoltre, dubitando molto di me stesso, mi è sempre piaciuta l’idea che le persona tendano ad approcciarsi ai fumetti con aspettatitive abbastanza basse. O almeno, mi sentivo così quando ho iniziato a pubblicare. Adesso le graphic novels sono molto rispettabili e si tengono su livelli molto più alti, il che è terrificante!”
Tomine lavora anche come copertinista per il New Yorker, ed evidentemente questo lavoro è molto diverso dallo scrivere un fumetto che unisce immagini e parole.
“Molti dei miei fumetti sono divisi equamente tra immagini e parole, semmai spesso ho messo molta enfasi nella parte scritta durante gli anni, cosìcche le parole fossero il motore della narrazione. Quindi, spendere varie settimane su una singola immagine e pensare come comunicare solo visivamente è stato molto istruttivo per me.”
Infine, Tomine .parla della direzione che stanno prendendo le sue storie
“Credo che due delle maggiori influenze di questo libro siano state la nascita delle mie figlie ed il semplice fatto che sto lavorando in relazione a tutto quello che ho fatto prima. Entrambi questi fattori mi hanno spinto in una direzione che spero sia più empatica, meno narcisistica e meno costretta dalle regole tradizionali dei fumetti. Penso di essere diventato più coscienzioso su cosa voglio fare nel breve tempo lavorativo che ho a disposizione. Non solo ho poche ore lavorative a disposizione durante il giorno ma inizio a sentire -e questo può suonare macabro- che ho pochi giorni della mia vita rimasti per lavorare su queste cose. Quindi sto cercando di far contare ogni storia un pò di più.”
“Killing and Dying” uscirà ad ottobre 2015 negli USA, mentre è sconosciuta la data di pubblicazione in Italia da parte di Rizzoli Lizard.