In un futuro che potrebbe essere distante solo qualche mese o pochi anni, le tute scOut ci permetteranno di viaggiare negli angoli più remoti del mondo senza muoverci da casa. Basta infilarsi in una tuta, collegarsi alla rete e il gioco è fatto. Una moda che sta spopolando, soprattutto tra i giovanissimi.
Tranne Lido. Lido non vede il bisogno di infilarsi in una tuta e andare a passeggiare a Kyoto, o vedere il deserto, o esplorare il fondale della barriera corallina. “Posso sempre andarci di persona”, così dice Lido, che non capisce perché il suo migliore amico Reno indossi la tuta anche il primo giorno di scuola, invece di presentarsi come tutti in carne ed ossa. Lido che per sfuggire un attimo dalla realtà ha bisogno solo di carta e penna, di un mondo da creare come master di un gioco di ruolo, ma che resta sempre radicato nel presente, nel mondo concreto, fatto di routine e certezze.
Certezze che vengono scombussolate da Mobi, una ragazza estroversa e invadente, una nuova compagna di classe che va ad abitare a casa sua, pur vivendo a centinaia di chilometri di distanza. Mobi che non ha un volto, chiusa tutto il giorno nella sua tuta scOut e restia a parlare del suo passato.
Sfruttando uno degli espedienti più tipici e al tempo stesso più potenti della fantascienza, Lorenzo Ghetti costruisce una storia e un mondo in cui i lettori possano facilmente immedesimarsi e nel far questo parla del mondo contemporaneo, adolescenziale e non, senza banalizzarlo e senza cadere in facili cliché.
Amicizia e crescita al tempo dei social media
La storia raccontata da Ghetti rientra a pieno titolo nel genere del romanzo di formazione (emotiva) adolescenziale, che a sua volta può essere visto come declinazione del viaggio dell’eroe di teorizzato da Campbell e Vogler: l’arrivo di Mobi nella vita di Lido mette in moto una serie di contrasti e porta a galla le contraddizioni di entrambi i protagonisti, messi di fronte ad alcune rigidità ed errori di valutazione, che superano per raggiungere un nuovo stadio del proprio rapporto e per non perdersi.
Da un punto di vista prettamente strutturale, dunque, Dove non sei tu non si discosta da molte opere generate da questo filone. Ci sono però due elementi che lo distinguono come uno dei migliori fumetti in questo genere degli ultimi anni.
Prima di tutto, come già visto in To Be Continued e Millennials, Ghetti riesce a costruire psicologie e reticoli di relazioni interpersonali credibili e identificabili dell’adolescenza moderna: il modo di parlare, il modo di confrontarsi dei ragazzi sono resi con naturalezza e delicatezza, il loro mondo ricostruito con grande attenzione a piccoli dettagli.
Soprattutto, la crescita dei personaggi è graduale e coinvolgente, e avviene attraverso il confronto tra personalità. Mobi e Lido hanno visioni diverse della vita, visioni granitiche come spesso lo sono nell’adolescenza, nessuna delle due interamente sbagliata, nessuna è interamente giusta. E diversi sono i loro caratteri: la prima è guidata da una forza dinamica inquieta e senza un proprio spazio nel mondo, il secondo è trincerato in una routine di sicurezze e certezze, di “fughe da fermo” nel mondo della fantasia, che lo inibiscono dal confrontarsi in maniera aperta sui suoi sentimenti.
Solamente con la comunicazione e con il racconto di sé stessi e dei propri sentimenti, non filtrati da tute o storie di fantasia, ci si può capire e si possono trovare punti d’incontro. In questo senso, Dove non sei tu è un racconto di educazione sentimentale (dell’amicizia, prima ancora che dell’amore) e umana che raggiunge una compiutezza equilibrata, non banale né manichea.
A questo elemento si aggiunge, o forse ne deriva, il secondo, quello che rende la storia veramente contemporanea e ne rafforza il significato: il discorso sulla tecnologia. Pur non essendo il fulcro del racconto, che mette al centro i personaggi e la storia, la presentazione delle tute scOut avviene con graduale naturalità: questo permette di affrontare con occhio acuto e intelligente il tema dell’interconnessione costante, attraverso social media, messaggistica istantanea e quant’altro, che permea il nostro mondo e che influenza soprattutto le relazioni dei più giovani. Anche in questo caso, Mobi e Lido rappresentano due approcci diversi alla tecnologia e permettono a Lorenzo Ghetti di non banalizzare questo tema.
Laddove il padre di Lido viene presentato come il tipico adulto adulatore aprioristico della tecnologia, i due ragazzi dimostrano maggiore profondità di riflessione sul tema, che inevitabilmente si interseca al loro modo naturale di interagire. Ghetti rappresenta la comunicazione social con estrema adesione alla realtà: l’ossessione di Lido per gli aggiornamenti social del suo gruppo di amici, l’attesa per un messaggio non risposto, la continua necessità della connessione.
La riflessione che ne deriva offre molteplici punti di vista: la tecnologia può portare a un distacco dalla realtà se usata nella maniera sbagliata, può far correre il rischio di perdere la propria identità in un mare di dati (esemplificato dalla paura di Lido alla prima prova di una tuta), ma può essere anche usata come un modo per trovare punti di contatto e di condivisione, aiutando le persone a uscire dal proprio guscio e creare un senso di comunità. Un precario equilibrio tra il trovarsi e il perdersi, che solo con l’amicizia, l’affetto e l’attenta riflessione si può raggiungere.
Dove non sei tu è quindi un’opera che, attraverso una narrazione dalla struttura semplice, riesce a costruire una storia coinvolgente capace di affrontare anche tematiche complesse, arrivando ad un finale positivo, che ribadisce come in fondo gli adolescenti abbiano bisogno di un contatto e di relazioni profonde, che le riescano a trovare in molti modi, fisiche o meno, ma che comunque rimangono sempre vere e reali, laddove i sentimenti e le esperienze siano veramente condivisi.
Un fumetto su degli adolescenti, ma non solo per adolescenti, e anzi forse più adatto a degli adulti che vogliano avere una chiave di lettura capire un po’ meglio una generazione spesso tacciata di superficialità, ma forse semplicemente non capita appieno, perché in rapida e tumultuosa evoluzione, come sempre capita quando una generazione precedente guarda all’universo della successiva.
L’architettura della tecnologia e dei sentimenti
Il nome di Lorenzo Ghetti è emerso nel mondo del fumetto alcuni anni fa grazie a To Be Continued, uno dei webcomic più innovativi non solo del panorama italiano, ma mondiale, capace di sfruttare al meglio la piattaforma digitale per inventare un modello narrativo completamente nuovo. Il mondo analogico della carta, però, segue regole diverse e più tradizionali, per cui c’era da chiedersi come l’autore si sarebbe adattato a questo passaggio e se avrebbe avuto lo stesso impatto.
Avendo in mano il volume, si può capire come Ghetti sia bravo e attento nello studiare il suo supporto e nel sfruttarlo per raccontare la storia in maniera chiara, efficace, stimolante e coinvolgente: il vuoto scavato accanto a Lido nella copertina espone, senza bisogno di alcuna parola, il contenuto dell’opera e la sua ambientazione.
Il formato quadrato del volume permette di suddividere lo spazio in maniera innovativa, scomponendolo ogni volta in vignette di dimensioni diverse per creare un effetto narrativo diverso, anche quando la sequenza è piuttosto classica come ad esempio la discussione di Reno e Lido all’inizio del racconto: le sei vignette suddividono in maniera narrativamente efficace lo spazio, mostrando i primi piani delle espressioni dei due personaggi e poi separandoli, creando una frattura tra i due che non è solo spaziale ma anche “ideologica”.
Questa però è una pagina “normale” immersa in un racconto in cui ogni pagina è diversa e ricca di trovate compositive interessanti, che muovono l’occhio del lettore su un particolare che serva a spiegare la situazione o il personaggio, o che scandiscono il ritmo di lettura, come le pagine lasciate bianche poco prima del finale del racconto, perfette nel creare un climax di attesa e aspettativa. Anche la forma delle vignette viene usata da Ghetti come elemento narrativo, ad esempio nel caso delle fantasticherie di Lido sull’aspetto reale di Mobi, in cui i contorni da aguzzi vengono smussati, quasi a evocare un momento di sogno a occhi aperti.
Il volume si distingue in particolare per l’uso di due tecniche che rendono lo storytelling stimolante e inusuale. La prima è l’uso delle infografiche: tecnica appresa da un grande maestro del fumetto come Chris Ware e metabolizzata in una forma molto personale, limita il ricorso a didascalie e dialoghi, lasciando alle immagini il compito di raccontare in maniera efficace, immediata e consequenziale. Sebbene l’uso frequente di questo elemento possa mettere in difficoltà alcuni lettori e costringerli in alcuni casi a tornare su una pagina più volte, questo espediente permette di introdurre nel racconto moltissimi dettagli, in particolare tecnologici, ma anche legati al gioco di ruolo, che sono capaci di creare un mondo credibile e genuino senza l’uso di un disegno virtuoso e iperdettagliato.
Altra componente fondamentale del racconto, già vista in To Be Continued, è l’inserimento di pagine di sociale media e testi di messaggi non come didascalie e dettagli, ma come veri e proprie vignette a sé stanti, che scandiscono lo spazio e il tempo della vicenda, restituendo alla perfezione il modo in cui questi strumenti influenzano lo spazio e il tempo della nostra realtà.
Un’ultima considerazione la merita lo stile, ormai ben definito, dell’autore. Sia gli ambienti che le figure non sono definiti da nessun tratto nero, se non alcuni particolari dei volti e degli oggetti, ma sono i colori, stesi in maniera uniforme, a delineare corpi e dettagli del viso. Questo stile semplice e minimale non impedisce a Ghetti di restituire espressioni autentiche di fronte agli eventi della storia: un sopracciglio alzato per indicare disappunto, un cerchio nero per disegnare una bocca aperta e stupita, un’ombra grigia sotto gli occhi per dimostrare apprensione e stanchezza. La combinazione tra struttura della tavola e linee semplici e fluide dei corpi crea in alcuni casi affascinanti effetti, come nella discussione all’interno di una tuta tra Mobi e Lido. Questa scelta stilistica ben precisa, dona al volume un aspetto ben riconoscibile, in cui ci si può immergere con facilità e trasporto.
Al tempo stesso, Ghetti dà anche prova di saper usare altri registri grafici, impiegati come elemento narrativo preciso e ragionato: è il caso dello stile di disegno usato per rappresentare le partite di gioco di ruolo, in cui si passa a un tratto più dettagliato, in cui la linea definisce i corpi dei personaggi di fantasia e il colore assume maggiori sfumature e giochi di ombra. Pur usato a piccole dosi, questo espediente permette di raccontare al meglio la fuga dalla realtà offerta dallo svago ludico, creando un altro piccolo piano narrativo che arricchisce quello principale.
Dove non sei tu è un’opera di “profonda leggerezza”, un racconto sull’adolescenza e la crescita che racchiude in sé sentimenti genuini e riflessioni non banali, una storia che parla di individui e di società, che parla a piccoli e grandi, usando e reinterpretando gli elementi narrativi propri di un medium che permette a un autore consapevole come Lorenzo Ghetti di esprimere tutta la propria creatività.
Abbiamo parlato di:
Dove non sei tu
Lorenzo Ghetti
Coconino, 2018
176 pagine, brossurato, a colori – 18,50 €
ISBN:9788876184086