L'AcchiappastorieCi sono opere che, misteriosamente, non vedono la pubblicazione all’estero per uno svariato numero di anni dopo la loro pubblicazione in patria.
é il caso di questo “Acchiappastorie“, che altro non è che quel “Buscavidas” scritto da Carlos Trillo e disegnato da Alberto Breccia in piena dittatura militare e rimasto inedito nel nostro paese per più di un quarto di secolo: l’unica edizione abbastanza comoda da recuperare per noi italiani finora era, infatti, un volume francese.

Buscavidas è un colossale e flaccido individuo la cui unica passione è la raccolta delle storie altrui: più che un goloso, lo si potrebbe definire un vorace divoratore di aneddoti, episodi, fatti di vita. Ha i suoi giri: cerca i posti in cui la gente va a suicidarsi, staziona nei bar malfamati, sulle panchine dei parchi pubblici, nei barrios più degradati, alla ricerca di un nuovo racconto da annotare e inserire nel suo classificatore. E davanti a lui scorre in parata un’umanità afflitta, sconfitta o semplicemente sordida, che mette in piazza i propri guai, ma anche le proprie malefatte.

Il tutto viene reso da Alberto Breccia con tecnica singolare: già avanti nelle sue sperimentazioni, questa volta decide di disegnare “in negativo”, partendo da tavole nere e “scavandole” con un bianco abbacinante. Una figura non è resa dal suo contorno, quanto da ciò che la circonda e delimita: ogni cosa è in rapporto con ciò che le è attorno, per trovare la propria specificità. Per trovare qualcosa, dobbiamo guardare tutto. Ha un che di filosofico, ed è perfettamente in tono con quanto vuole dire questo lavoro.

L’opera, infatti, si regge su un sottile gioco di allegorie, un dire e non dire dovuto alla difficile situazione politica argentina del periodo. Allegorie e messaggi che si basano su un vissuto condiviso fra autori e lettori che a noi italiani manca, e che ci rende arduo, quando non impossibile, comprendere pienamente quanto leggiamo. Ci viene in aiuto la postfazione, che ci spiega alcune delle metafore, ma quante altre ne perdiamo? Che significano quei tanti, troppi uccelli che appaiono in alcuni episodi?

Questo non significa che non possiamo ricavarne un senso, un significato. L’opera è talmente ricca che a livello personale riusciremo comunque a ricavare una lezione o un significato.
La chiave che personalmente ho trovato è in “Caleidoscopio“, l’episodio che vede il ritorno di Mort Cinder, e che lo interpreta come l’anti-Buscavidas. Entrambi hanno conosciuto una miriade di storie, ma mentre uno è lindo, liscio, intonso e sterile come un osso, l’altro è profondamente segnato, una ruga per ogni storia: uno dei due ha solo assistito, distante, una specie di bulimico delle vite altrui, all’altro le storie hanno restituito qualcosa.

E mi è venuto da pensare a come mi pongo io come lettore davanti a un’opera, alla filosofia che seguiamo quando apriamo un libro, un fumetto, quando vediamo un film.
Buscavidas è degno di disprezzo, ma non per il suo aspetto, flaccido, ripugnante, da medusa: lo è perché quando assiste a una storia, il suo unico pensiero è rivolto a come classificarla.
Spesso leggiamo clinicamente (e cinicamente) le storie che acquistiamo, le sottoponiamo a studio, le mettiamo in una precisa categoria mentale, ma non possiamo limitarci a quello, non possiamo restare distanti e intoccati. Una storia non è un insetto da studiare e conservare in una teca. Una storia può dare il via a una catena di pensiero, spesso a una singola riflessione, o anche solo a un’emozione, semplice o complessa che sia. E ci conviene accoglierla.

Le storie ci vogliono donare cose: allora perché non accettare quel dono?
Buscavidas non lo fa perché avvicinarsi alla storia di un’altra persona, e quindi alla persona stessa, è rischioso. Quando, in “Caleidoscopio”, viene finalmente toccato da un racconto altrui (se ne accorge perché sembrano passate ore, e invece il tempo si è fermato. Succede, quando si è rapiti da una grande storia), ne è talmente terrorizzato da abbandonare quello che pensava fosse un innocuo hobby.

L’empatia, partecipare alla vita degli altri, è terrorizzante, ma restituisce più di quello che prende. Senza, siamo chiusi in noi stessi, siamo meno umani, più paurosi e facili da controllare. Per esempio da un dittatore.

Non avremo un vissuto comune con gli autori e i lettori originali, ma qualcosa, certo, possiamo sempre ricavarla…

Riferimenti:
Comma 22: www.comma22.com

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