A ventuno anni alla Bonelli: intervista a Francesco Testi

A ventuno anni alla Bonelli: intervista a Francesco Testi

Abbiamo rivolto qualche domanda a Francesco Testi, uno degli sceneggiatori più giovani della Sergio Bonelli Editore, impegnato su Tex, Zagor e Dampyr.

Farsi strada nel mondo del fumetto non è mai facile. Riuscire a entrare in una delle redazioni più quotate e ambite d’Italia è ancora più difficile. Riuscire a farlo a ventuno anni ancora più raro! Abbiamo avuto l’opportunità di rivolgere qualche domanda a Francesco Testi, uno degli sceneggiatori più giovani della Sergio Bonelli Editore che può già vantare un curriculum di tutto rispetto.

Ciao Francesco e grazie per esserti reso disponibile a questa intervista!
Grazie a voi, è un piacere parlare con Lo Spazio Bianco!

La prima domanda è la più inflazionata, ma sicuramente non possiamo esimerci dal farla, vista i traguardi che hai raggiunto così giovane. Ci potresti raccontare il vero inizio di tutto? C’è stato un momento in cui hai pensato “voglio fare questo nella vita”?
Sì, durante l’estate del 2001. All’epoca avevo undici anni ed ero in vacanza quando accompagnai mio padre a comprare il giornale. In edicola venni attratto da un albo di Tex. Già conoscevo i suoi fumetti perché mia madre mi aveva regalato uno speciale a colori qualche anno prima, ma non era stata una lettura regolare. Mio padre, vedendomi affascinato, mi comprò quell’albo, che divorai sotto l’ombrellone. Rimasi talmente colpito dall’epicità e dalla bellezza della storia che in quel momento, parafrasando Alfieri, ebbi un’epifania: anch’io sarei diventato uno scrittore di fumetti. Sono sogni che si fanno da ragazzini, eppure dieci anni dopo, con una mia telefonata in via Buonarroti quel sogno si realizzò. Adesso scrivo fumetti da nove anni: è stato un percorso difficile e complicato, ma pieno di soddisfazioni. L’albo che mi colpì così tanto quel giorno era Gli invincibili scritto da Mauro Boselli, che ammiro in modo indescrivibile. La copertina di Claudio Villa era straordinaria, come i disegni interni di Carlo Raffaele Marcello e ancora oggi, quando entro in edicola e vedo una copertina di Tex disegnata da Villa con una storia scritta da Boselli, l’incantesimo si rinnova.

FRANCESCO + FABRIZIO RUSSODomanda inevitabilmente legata alla prima è: come sei arrivato a scrivere per la Bonelli? Quale sentiero hai percorso per arrivare ad essere il più giovane sceneggiatore di Tex e Dampyr?
E pensa che solo per qualche mese ho mancato il più giovane Zagor!
Per quanto riguarda il mio background sono figlio di un’insegnante di italiano, quindi il mio avvicinamento alla lettura e ai libri è avvenuto molto presto. Ho avuto un percorso scolastico regolare, ho frequentato il liceo classico in una sezione sperimentale che integrava i linguaggi multimediali. Con l’inizio dell’università, lo ammetto, il mio percorso è stato più contorto e incerto. Fatto sta che mi laureo quest’anno! La mia idea iniziale era di iscrivermi a Lettere, ma mi sono fatto convincere a fare Giurisprudenza. Ai primi due esami ho preso 30 e 29, ma letteralmente odiavo la materia. Mi sono preso un anno sabbatico e durante quell’anno ho inviato una lettera a Sergio Bonelli in cui spiegavo la mia passione per Tex e le sue avventure (la passione per i fumetti dall’estate 2001 era solamente cresciuta) e in cui mi sono gentilmente offerto come sceneggiatore. Avevo vent’anni. Sergio Bonelli mi ha fatto chiamare da Mauro Marcheselli, il redattore capo, per dirmi che era rimasto favorevolmente colpito dalla mia passione per Tex e mi disse che se la mia passione fosse stata Dylan Dog mi avrebbero subito messo all’opera, ma che Tex è il loro personaggio principale, quello grazie al quale la casa editrice sta in piedi, e che non potevano far scrivere le storie a un esordiente. Mi ha suggerito fare un po’ di strada e di ripresentarmi dopo qualche anno. Passò infatti un annetto e mi ritrovai in un gruppo di fumettisti amatoriali molto appassionati che desideravano creare un collettivo: non si concretizzò nulla, ma quell’ambiente riaccese la voglia di sfondare nel mondo del fumetto e richiamai. Però questa volta gli dissi che volevo fare la gavetta per un giorno arrivare a scrivere Tex. Marcheselli mi disse che era l’atteggiamento giusto e mi chiese quali altri fumetti Bonelli leggessi. Io risposi Zagor e Dampyr, mi disse che mi avrebbe reindirizzato a Zagor con Mauro Boselli, che è il più duro dei duri, il più furbo dei furbi, come la descrizione di Zio Paperone. Quando me lo passarono al telefono è stato incredibile, il tuo mito da bambino che chiacchiera con te e mi ha chiesto di inviargli dei soggetti. All’epoca avevo 21 anni e ho mandato delle proposte in cui volavo un po’ troppo alto, mi richiamò e me lo fece notare, così dal nulla al telefono gli ho fatto un’altra proposta ricordandomi di un mito egizio che avevo letto tempo prima. Senza aver scritto nulla me lo approvò e mi disse di inviargli qualche pagina di sceneggiatura. Se non fossero andate bene ero fuori.  Le mie esperienze di sceneggiatura erano molto scarse, più ispirate al canone americano che non a quello Bonelli. In parte la mia salvezza fu un video che trovai su internet dove Moreno Burattini spiegava come scrivere una sceneggiatura a Lucca.
Il giorno dopo l’invio delle pagine Boselli mi chiamò e mi disse di sedermi e prendere carta e penna. Mi ha insegnato per telefono come scrivere una sceneggiatura degna di questo nome. Avere Mauro Boselli che ti insegna come si fa una sceneggiatura non è una cosa da tutti i giorni e sono consapevole che non è una cosa che poteva permettersi di fare con chiunque e di questo sono molto grato. Un’altra persona che mi ha insegnato tantissimo è stata Moreno Burattini
In parole povere sono partito dallo zero assoluto e sono stato formato sul campo di battaglia, nessun approccio scolastico. La prima storia alla quale ho lavorato è finita in edicola grazia a soggetto raccontato al telefono, La tomba del Re Scorpione.

FRANCESCO + MAURO LAURENTIÈ difficile dare una nuova impronta a personaggi storici come Zagor o Tex in una casa editrice tradizionale come Bonelli?
Decisamente difficile. Stiamo parlando di personaggi che hanno 60/70 anni di carriera. Un pregresso importante e un pubblico affezionato che li segue da generazioni e che si aspetta una storia che segua certi stilemi. In Tex ci deve essere uno scontro con un prepotente, in Zagor un mostro da sconfiggere o qualche vicenda contorta che implichi gli indiani.  Sia i texiani che gli zagoriani sono estremamente tradizionalisti, sono molto mal visti gli approcci nuovi perché c’è sempre l’idea che Gianluigi Bonelli e Guido Nolitta (pseudonimo di Sergio Bonelli) non lo avrebbero mai fatto. Sembra ci sia un canone da cui non ci si debba mai discostare, ma questa opinione sembra appartenere più spesso ai lettori che non agli editor, che però ne vengono inevitabilmente influenzati. L’editor in Bonelli deve sempre proporre cose nuove, ma allo stesso tempo è il garante della tradizione. Quando si è autori abbastanza giovani e ci si è formati culturalmente un altro contesto e con altre influenze, per esempio il fumetto giapponese piuttosto che l’americano o il francese, si avrebbe voglia di portare qualche novità ma portarla -diciamo così- in maniera dirompente, all’ariete che sfonda la porta del castello, è un po’ difficile. In alcune storie di Zagor che sono già uscite o usciranno nei prossimi mesi sicuramente ho approntato delle tematiche anche a livello psicologico un po’ più originali, come anche nella mia storia di Tex Amici per la morte ho voluto mettere in dubbio l’invincibilità di Tex, che è una cosa abbastanza tradizionale, soprattutto nel periodo della sua giovinezza. Al riguardo della mia storia, alcuni degli appassionati hanno riportato nel forum che era scandaloso che il barista del Saloon sparlasse del padrone, cosa mai vista in una vecchia storia di Tex. E oltretutto, mandò molti nel panico che lo stesso Willer andasse in camera (seppur soltanto a parlare) con quella che a conti fatti era una prostituta: alcuni erano convinti che fosse una cosa assurda, ma generalmente la storia è piaciuta molto.

Tra vendetta, famiglia e leggenda: 5 sfumature di Tex.

Come sai che un’idea è abbastanza buona da diventare una sceneggiatura?
La tua è una versione più interessante della classica domanda “come fai ad avere una bella idea?” che, come dice Stephen King, tutti gli scrittori odiano. Ho tantissime idee ogni giorno, alcune so già che sono improponibili e non verrebbero mai accettate dalla redazione. Di quelle che rimangono normalmente analizzo la storia in relazione al personaggio, alla sua psicologia e al taglio editoriale, per esempio non potrei mai scrivere una storia in cui Zagor si rende conto che il 90% delle azioni che fa nella maggior parte delle storie creino più danni che benefici.  Qui c’è la seconda grande scrematura. Quelle che rimangono cerco di svilupparle un po’, inserendo i concetti che voglio all’interno del taglio Bonelli e solamente dopo di questo scelgo quelle che sono venute meglio e le invio. Le altre lavorazioni, in genere, ti dico la verità, le metto in un cassettino che magari qualche tempo dopo con altra vita alle spalle le ritirerò fuori e le andrò a raccontare in modo diverso.

Insegni sceneggiatura e fumetto in due scuole qui a Verona, la Scuola del Fumetto e l’Istituto Design Palladio. Com’è stato passare dall’altro lato della cattedra così giovane?
La Scuola del Fumetto di Verona e mi ha chiamato perché per una serie di situazioni avevano bisogno di un supplente di sceneggiatura, ma dopo la fine del mio contratto mi hanno riconfermato perché agli studenti ero piaciuto molto e i risultati scolastici erano stati ottimi. Quasi in contemporanea ho iniziato all’Istituto Design Palladio, dove avevano avuto il mio nome da Mauro Marchesi. È stato a dir poco particolare passare dall’altro lato della cattedra. Come ti raccontavo prima sono stato formato sul campo di battaglia. Ho imparato ciò che serviva realmente e molta (o nessuna) teoria, come per esempio il viaggio dell’eroe, le W… Sono tutte cose che io insegno, ma che in realtà ho imparato direttamente sul campo. Per questo quando insegno mi concentro di più su come far capire ad un ragazzo come costruire una pagina e una storia che funzionino e che allo stesso tempo siano funzionali ad esprimere i concetti che si vogliono inserire. Proprio lunedì scorso stavo correggendo delle sceneggiature dei miei allievi e ho avuto un flashback di me che andavo a Milano, in via Buonarroti alla Bonelli Editore, dove Mauro Boselli mi faceva le correzioni alle sceneggiature… Ne è passata di acqua sotto i ponti!
Vorrei che i miei ragazzi prendessero sul serio il mestiere ma soprattutto che sviluppino non soltanto le capacità, ma anche il modo di pensare di un artista, cioè di qualcuno che pensa con la sua testa e che vuole prendere strade che non sono tracciate. Il nostro mestiere non è, come molti pensano, quello dei mestieranti delle uscite settimanali o mensili. Il nostro compito è mettere per iscritto e disegnato dei castelli di nuvole, costruirci sotto le fondamenta perché possano stare in piedi. Credo che questo sia il concetto fondamentale, perché la tecnica la si impara in breve tempo, mentre l’approccio alla realtà e alla propria visione artistica è una cosa che richiede una vita intera.

Hai lavorato e studiato anche con Claudio Gallo, uno dei maggiori esperti italiani di Emilio Salgari, quanto hanno influito queste due figure sul tuo stile?
Salgari tantissimo, per dire quanto abbia influito ti racconto una curiosità: mio nonno ha partecipato alla Seconda Guerra Mondiale in Marina e il suo desiderio di arruolarsi partiva proprio dalla passione per i romanzi di Salgari.  Lui sperava di poter vedere il mondo e vivere mille avventure e in parte forse è riuscito a realizzare questo desiderio. Io mi sono trovato in casa tutta la sua collezione di romanzi di Salgari e quindi fino a piccolissimo sono cresciuto leggendoli. Sandokan, Yanez, Tremal Naik erano figure più che abitudinarie, ma non solo, ho amato molto anche i romanzi meno noti, come La montagna di luce, La perla sanguinosa, La Costa d’Avorio. Ciò che mi ha sempre affascinato della scrittura di Salgari è la sua capacità di essere descrittivo senza risultare tecnico, come invece è Jules Verne che a volte sembra un po’ un manuale d’istruzioni. Anche nei famosi scontri tra animali che Salgari descrive spesso riesce a spiegare bene le caratteristiche degli animali, ma raccontare tutto in maniera narrativamente emozionante. Un altro scrittore che mi ha influenzato tantissimo è Alexandre Dumas. La differenza tra lui e Salgari è proprio questa: Salgari raccontava cose straordinarie in modo straordinario, mentre Dumas era capace di farti sembrare straordinaria anche la cosa più banale. Di entrambi ho anche cercato di prendere un certo approccio al dialogo, sempre ricercato e mai banale, anche quando si tratta di personaggi secondari che non dovrebbero neppure avere la preparazione per poter parlare così. Spesso mi riprendono dicendomi che sono troppo forbito quando scrivo i dialoghi delle mie storie!
Ho incontrato Claudio Gallo per caso all’università, quando ho ripreso gli studi e mi sono trasferito a Scienze della Comunicazione sapevo che c’era l’esame di storia del fumetto, però proprio in quell’anno era stato soppresso, quindi ci ha messo in comunicazione una libraria, Franca Tosi.
Ci siamo incontrati per un caffè poco dopo aver scritto la mia prima storia per Dampyr e quasi da subito siamo diventati ottimi amici. Da lì in poi, mi ha coinvolto in tante attività come presentazioni di libri, festival di Rovereto, ho avuto occasione di conoscere personalità rilevanti come Marcello Simoni, Paolo Barbieri e Luca Crovi, quindi è stata sicuramente un modo per arricchire le mie conoscenze e ampliare le mie vedute. Claudio Gallo è una persona coltissima e intelligentissima che mi ha consigliato sempre molto bene dai libri da leggere a come muoversi nel panorama editoriale. È una persona alla quale sono molto legato.

FRANCESCO + EMANUELE BARISONPrima accennavi ai forum dei fan e alle loro reazioni. Ci racconti qualche aneddoto e in generale come hanno reagito i fan alle tue storie?
In generale i fan hanno sempre accolto bene le mie storie, tranne qualche dettaglio che i più tradizionalisti non hanno apprezzato. La reazione più bella che abbia mai ricevuto da un fan ha bisogno di una breve spiegazione. Qualche anno fa ho avuto un po’ di esposizione mediatica, ho partecipato ad un programma, Raccontami com’era su TeleArena (ndr. uno dei canali televisivi che tratta di Verona e provincia), insieme a me avevano intervistato Roberto Bonadimani e Claudio Gallo, sempre riguardo il mondo del fumetto. Io non sono una persona molto social ed è stato strano camminare per la mia città e vedere che ogni tanto qualcuno mi guardava come per dire “ma questo lo conosco…
Un giorno ero in università e un ragazzo di 22 anni mi ha fermato e mi ha detto che aveva letto il mio speciale Zagor Le creature del buio e che gli era talmente piaciuto che gli avevo fatto tornare la voglia di leggere i fumetti. Devo dire che questo riconoscimento, da parte di un ragazzo così giovane (alla faccia di chi dice che la generazione Z non legge più e non è appassionata a niente) per me vale più di qualsiasi premio o commento positivo sui forum!

Hai mai pensato di scrivere al di fuori dei personaggi Bonelli, magari per qualche altra casa editrice di fumetti o graphic novel?
Come ti ho raccontato, il mio sogno da bambino era di poter arrivare a scrivere Tex e comunque di lavorare per Bonelli, quindi questo è stata la mia prima ambizione. Però ammetto che un giorno mi piacerebbe riuscire a pubblicare qualcosa di mio! Ho qualche idea one shot adatta ad una graphic novel, ma mi piacerebbe ancora di più poter scrivere una serie, in modo da poter esplorare delle idee e delle situazioni che non posso veicolare su personaggi già creati. Questo è un progetto che mi piacerebbe sviluppare in futuro, ma per il resto devo dire di essere già abbastanza soddisfatto. Scrivo già di personaggi che amo tantissimo! Se proprio mi costringessi a scegliere un fumetto estero che mi piacerebbe sceneggiare la mia scelta cadrebbe su Batman. Un sogno difficile da realizzare, ma sarebbe magnifico!

Ti capita di scrivere altro oltre ai fumetti? Ti piacerebbe farlo?
Da qualche anno ho cominciato a scrivere qualche video pubblicitario con una piccola azienda del veronese, cerco sempre di veicolare qualche bel messaggio, ma ovviamente non mi dà la stessa soddisfazione dello scrivere un bel fumetto. A uno di questi video ho anche partecipato come attore, era un’azienda che stampa selfie, per fortuna non sono un tipo timido! Non ho problemi a stare in mezzo alla gente, ma in generale preferisco lavorare dietro le quinte. Infatti una delle cose che mi piacerebbe scrivere oltre ai fumetti è la sceneggiatura di un film. Mi piacerebbe vedere il prodotto finito e dire a me stesso che l’ho scritto io!

Come hai vissuto il mondo del fumetto durante il lockdown, sia come fan, che come sceneggiatore?
A livello personale ho sofferto come tutti le restrizioni, a livello lavorativo il mio primo impatto è stata la chiamata di Moreno Burattini che mi ha chiesto di mandargli dieci pagine di Zagor perché il disegnatore ne aveva bisogno e il numero non poteva restare scoperto. Però, le voleva entro la mattina successiva! Mi sono chiesto come potevo riuscirci, visto che avevo quattro ore di lezione online con i ragazzi della Scuola di Fumetto. Ho improvvisato una lezione su come scrivere una sceneggiatura dal vivo e così sono riuscito a scrivere quelle dieci pagine. Quando mi hanno approvato tutto, ho tirato un sospiro di sollievo!
Il mondo del fumetto non si è mai fermato durante il lockdown, anzi non abbiamo mai lavorato tanto. Ci siamo resi conto che finché le edicole, servizio essenziale, rimanevano aperte, noi dovevamo continuare a pubblicare, perciò in qualche modo anche i fumetti si sono rivelati un servizio essenziale, essendo una delle poche (se non l’unica) forma di pubblicazione editoriale reperibile in un negozio fisico e non online.

Ora l’ultima domanda dal sapore davvero salgariano: pirata o corsaro?
Corsaro, che domande!

Grazie mille Francesco!
Grazie a te!

Intervista fatta di persona in data 09/10/2020.

Francesco Testi

Francesco Testi è nato il 5 maggio 1990 a Rovereto e da sempre vive nella provincia di Verona. Nel 2011 comincia a collaborare con la Sergio Bonelli Editore come sceneggiatore di Dampyr, Zagor e Tex. Ha pubblicato con Bonelli diversi albi e racconti, curando sia il soggetto, sia la sceneggiatura. Tra questi troviamo il Dampyr “La tomba del re scorpione”, lo speciale n.30 di Zagor “Le creature del buio”, il racconto di Tex “Amici per la morte” e molti altri.

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