Valentina Mela Verde Vol. 1

Valentina Mela Verde Vol. 1

Grazia Nidasio Coniglio Editore, 2009 - 256 pagg. b/n bros. - 24,00euro

Copertina del volumeLeggere oggi questa raccolta di storie di Valentina Mela Verde, originariamente pubblicate sul Corriere dei Piccoli/Ragazzi dal 1969 al 1971, é come scorrere una collezione di istantanee degli anni ’70, rigorosamente scattate con una Polaroid dell’epoca. La prima caratteristica che colpisce, soprattutto se si è al primo approccio con la serie, è proprio la giovinezza sfiorita delle soluzioni visive: troppo recenti per risultare antiche, troppo vecchie per essere attuali. La sensazione è che l’autrice – l’eccellente Grazia Nidasio – avesse trovato uno stile sintetico e accattivante che permettesse allo stesso tempo di affascinare i giovani dell’epoca (chiaro target dell’opera, con tutte le implicazioni estetiche del caso) e di realizzare una puntata in tempi brevi: se l’effetto poteva essere buono negli anni ’70, adesso questo stile, sebbene tuttora personale e riconoscibile, appare macchiato da piccole asperità e da alcune imprecisioni – in una struttura (volutamente) poco ordinata di per sé – che, se apparissero in un fumetto odierno, probabilmente ci sembrerebbero sintomo d’immaturità. Queste pecche comunque – di natura tecnica più che concettuale – non fanno altro che contestualizzare ancora meglio le avventure di Valentina Mela Verde, e permettono di comprenderne davvero i contenuti e di apprezzarne maggiormente la narrazione.

Una caratteristica portante di questi racconti, abbastanza rara in generale e soprattutto nei fumetti “pop”, é il realismo delle vicende, esemplificato non tanto dalla credibilità dei personaggi o delle ambientazioni, quanto dallo scorrere del tempo: tra gli eterni supereroi americani e i sempreverdi personaggi Bonelliani, Valentina si distanzia – e si distanziava, soprattutto – col suo vivere quotidiano, un vivere che comporta un processo sconosciuto a gente sa volare/camminare sui muri/incendiare oggetti con lo sguardo, che consiste nel recepire nuove informazioni (emotive o nozionistiche che siano), elaborarle, accettarle (consciamente o meno) e cambiare di conseguenza il proprio approccio alla realtà. Una routine apparentemente semplice e naturale, ma troppo spesso aliena al mondo del fumetto. Durante i primi episodi – facciamo un esempio pratico – c’é un personaggio che sembra importante, tale Sylvie, ricca, di origini francesi e apparentemente snob, che, dopo aver fatto amicizia con Valentina ed essere stata eletta capo del club delle Mele Verdi, semplicemente se ne va, assecondando le necessità lavorative (materializzatesi nel trasloco) del padre: piuttosto che cristallizzare la formula delle quattro-cinque ragazze e protrarla per n episodi, la Nidasio inserisce un imprevisto (sia per i personaggi che per i lettori) che la altera immediatamente e senza alcuna forzatura, in modo così leggero da farla sembrare una soluzione narrativa naturale (come dovrebbe essere, del resto).

Nonostante l’apparente innocenza i temi trattati sono molti: ci sono post-hippy che introducono Valentina all’ambientalismo, amicizie influenzate dalla classe sociale dei genitori, discussioni e invidie tra fratelli, preoccupanti sogni di ragazzine della media borghesia, insomma, tanti elementi che sembrano semplici solo perché filtrati dagli occhi di una bambina. Le trovate più interessanti tuttavia riguardano la narrazione e la suddivisione della pagina: le vignette non seguono mai uno schema fisso, sono disposte in modo dinamico, a volte sono riquadrate a volte no, la struttura della pagina è al contempo libera e coesa. Spesso il colore delle baloon – così come il carattere del testo – si declina in base alla voce del personaggio, in modo funzionale alla storia ma anche visivamente aggraziato, un risultato raro che rivela tutta la bravura dell’autrice.

Non ammettere che il tempo abbia ingiallito le pagine di Valentina Melaverde sarebbe uno sbaglio: solo attraverso un’adeguata contestualizzazione e un’appropriata astrazione dei contenuti si può comprendere quanto l’opera fosse originale e sperimentale, e quanto Grazia Nidasio sia stata importante per il fumetto italiano.

Riferimenti:
Coniglio Editore: www.coniglioeditore.it

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