I ragazzi che qualche anno fa iniziarono a leggere Monster Allergy trovano ora in edicola l’ultimo nato di casa Disney, che si presenta loro come ideale sviluppo di quell’esperienza. Dal magico al cyberpunk, restando focalizzati sull’ambiente scolastico che stavolta non è più una scuola media, bensì (gli anni passano) un collegio. Non un collegio qualunque, naturalmente: Deeps Pool House (DPH), questo il suo nome, è un collegio di èlite, dove si forma, ovvero si plasma, la classe dirigente di domani (forse il domani stesso?). C’é la fila per iscrivere i figli a DPH, perché i ricchi ed i potenti di oggi vogliono che i propri discendenti non solo mantengano le posizioni da loro acquisite, ma abbiano tutti gli strumenti per migliorarle. Come ovunque nel mondo, la scuola è il percorso di formazione principe degli individui e dei loro destini e sbagliare strada significa restare fuori dai posti che contano e mancare le occasioni importanti. Così è in Giappone (le commedie scolastiche ce lo hanno mostrato in tutte le prospettive), in Gran Bretagna, in India, eccetera eccetera. E così è anche negli Stati Uniti, dove è ambientato Speed Loop.
Assodato questo, che cosa ci fa lo scalcagnato protagonista, Reno Albarn, figlio di un piccolo negoziante, cronicamente primo della classe e piccolo genio informatico [1], nella scuola dei padroni e dei miliardari? Chi ha proposto la borsa di studio pluriennale che consente a Reno di frequentare DPH? E perché?
Qualunque siano le risposte, Reno accetta e si trova catapultato in un mondo alieno, in compagnia di personaggi bizzarri. I buoni: PJ, Gilliam; le macchiette, come Rummy, Brenda, i professori; gli ambigui, quali il reggente Skullion ed Horace (e DPH stessa, si intende).
In tal contesto, fra litigi, rivalità adolescenziali e lezioni, Reno ed i suoi amici scoprono che DPH è, se non una facciata, solo una parte di un qualcosa (un progetto? un mondo?) molto misterioso e parzialmente radicato in un universo virtuale, che, supponiamo, verrà esplorato nel seguito della serie.
A fianco di questa duplice traccia (commedia scolastica e mistery), scorre quella che potrebbe essere la trama più profonda, destinata forse a fare da collegamento ai vari intrecci: la sorte della madre di Reno, che abbandono’ la famiglia quattro anni prima. Reno è deciso a rintracciarla, e chissà che DPH non fornisca una qualche chiave a questo mistero.
Con tutti questi ingredienti, Vitaliano e Sciarrone propongono un numero zero scorrevole e ritmato, tecnicamente quasi ineccepibile (giusto la colorazione non riesce a convincerci, ma la costruzione delle tavole ne bilancia l’effetto) ma che, a nostro parere, manca dell’intensità emotiva che lo scenario avrebbe meritato. Si badi: le scenette comiche sono ben costruite (gli scontri Reno/Rummy o PJ/Brenda, ad esempio), ma, come retrogusto a lettura ultimata, fanno decisamente aggio sulla componente mistery. è verissimo: l’esperienza virtuale di Reno copre una decina di tavole, nelle quali il protagonista rischia forse la vita, ma resta l’impressione di un divertissement. Le battute fra Horace e Reno tendono a sdrammatizzare una situazione che non andrebbe sdrammatizzata, semmai caricata ulteriormente. Insomma, il sintomo che ci impensierisce è che, nel corso della lettura, non abbiamo provato l’angoscia che, dati i presupposti, ci attendevamo.
Sottolineiamo come la nostra sia notazione di gusto: non dubitiamo che la scelta del tono narrativo sia stata ben ponderata, in funzione, verosimilmente, del supposto lettore destinatario (leggi: target). Non per niente, il motto sulla copertina recita “Misterioso, emozionante, divertente“. Ecco, la nostra impressione è che siano stati dedicati molti sforzi per renderlo divertente, a scapito degli altri aggettivi. Tuttavia, chiediamo la comprensione di Sciarrone, che nei ringraziamenti e nelle immagini della madre di Reno cita esplicitamente Neon Genesis Evangelion: linguaggi diversi (animazione contro fumetto) ma stesso target. Anche la serie Gainax, infatti, narra l’uscita dall’adolescenza e la ricerca della madre da parte del protagonista. In quel caso, tuttavia, la narrazione corre su un livello di intensità emotiva doloroso [2] fin dal primo episodio e lo abbassa solo per consentire allo spettatore di riposare le proprie emozioni, in attesa dello shock successivo.
Ecco, quello che manca a questo numero 0 è stato, a nostro modo di sentire, il coraggio di proporre un tono più cupo, più claustrofobico: ridurre le parti di commedia, da usarsi magari più oltre, ed accentuare il mistero e le aspettative.
Ultima notazione: confezione editoriale prestigiosa, bel cartonato con contenuti speciali (schede dei personaggi ed ambientazioni) ben calibrati. Unica perplessità il prezzo: ben commisurato all’edizione, sarà alla portata del lettore tipico ovvero si rivelerà di ostacolo alla diffusione?
Note:
[1] – Ma decisamente carente in materia di sintassi: a pag. 37 dice: “Sono contento che ne sei entusiasta“. Un indicativo decisamente fuori luogo!
[2] – Naturalmente, gli autori scontano la politica Disney che non consente di mostrare né la sofferenza, né la morte né i traumi ad esse collegati.
Riferimenti::
Disney Italia: www.disney.it
Sito di Speed Loop: www.speedloop.it
Il protagonista Reno Albarn su MySpace: www.myspace.com/reno_albarn