L’Iran è una terra ricca di cultura. Al contrario di quello che si crede in Occidente la società persiana non è un blocco monolitico asservito al volere degli ayatollah, ma una realtà ricca di contraddizioni e di vari fermenti culturali. Le opere di artisti quali, ad esempio, Shirin Neshat o Abbas Kiarostami hanno contribuito a portare il paese mediorientale alla ribalta nei rispettivi campi artistici. Ma la rappresentazione che si vuole qui analizzare è quella data da Marjane Satrapi nel fumetto Pollo alle Prugne.
La vicenda narrata è solo apparentemente semplice. Il protagonista è il musicista Nasser Ali, che perde la voglia di vivere quando la moglie Nahid rompe il suo prezioso strumento musicale. Nasser cerca in tutti i modi di porre rimedio alla situazione, ma non vi riesce. Allora si chiude in camera e rifiuta il cibo, fino a lasciarsi morire. In realtà il sottotesto racconta che la vita dell’uomo si è sviluppata a metà fra un compromesso e un rimpianto. Nasser Ali, infatti, non potendo sposare Irane, cioé la donna che ama, ripiega su Nahid. Ma dopo aver incontrato per caso, molti anni dopo, la stessa Irane in una via di Teheran, si accorge che questa finge di non ricordarsi di lui. In conseguenza di ciò il musicista perde insieme all’amore per la vita, l’amore per la musica. In un’interessante analogia, quindi, Nasser Ali realizza che, allo stesso modo in cui nessun’altra donna potrà restituirgli la gioia di vivere, tantomeno la moglie, nessun altro tar potrà restituirgli la gioia di suonare. L’episodio in cui Nahid rompe lo strumento del marito assume dunque un aspetto metaforico: la donna, infatti, distrugge non la musica dell’uomo, ma la sua vita. D’altro canto Nasser Ali sa che la colpa è sua: lui ha accettato di passare la vita con una donna che non ama e per questo si punisce lasciandosi morire.Il protagonista funge da collante della vicenda, senza offuscare pero’ gli altri personaggi della storia, alcuni dei quali sono caratterizzati in maniera davvero mirabile. Merita una menzione Nahid, che ama il marito e finisce tragicamente per soffocarlo col suo amore e col provocarne la morte. Ma l’abilità della narratrice consiste anche nel saper inquadrare in poche vignette il carattere di molti personaggi. Mozaffar, ad esempio, è un sempliciotto superficiale, Farzaneh dimostra il suo pragmatismo e la sua intelligenza fin da bambina e Abdi è un idealista, con tutti gli oneri e onori che questo comporta. Ad ogni modo qui, a differenza di quanto accade in Persepolis, l’impegno civile per l’emancipazione del paese viene usato più che altro come sfondo per una vicenda d’amore che, non a caso pero’, ha luogo prima della rivoluzione islamica del 1958.
Il lettore non deve credere che questo fumetto costituisca, in virtù dell’intreccio amoroso, un volume frivolo o privo di spessore. L’autrice riesce infatti a conferire una grande credibilità ai suoi personaggi, senza trascurare di calarli in un contesto dove tutto sembra parlare della cultura e della storia persiana. È interessante notare che il protagonista suona il tar, uno strumento tipico a corda, simile a un mandolino; sono citati i poeti Rumi e Khsyyam; vengono incastrate nel racconto alcune favole dei mistici sufi (probabilmente assimilabili per la loro funzione metaforica e pedagogica alle parabole del vangelo); ovviamente è un piatto tradizionale persiano quello che dà il titolo al fumetto.Il libro riesce a comprendere diversi registri al suo interno, tanto da non far mancare nemmeno le allusioni politiche, come la fede comunista di Abdi, il fratello del protagonista, o il discorso che un personaggio secondario tiene a proposito del comportamento degli americani in seguito all’esilio di Mossadegh: “Credono di pompare il nostro petrolio… In realtà succhiano il nostro sangue”.L’eterogeneità dei contenuti, sebbene all’interno di una trama non particolarmente complessa, si riflette nella struttura della narrazione: questa viene portata avanti grazie a piccoli flashback o digressioni, sempre funzionali alla storia. Marjane Satrapi gioca con il lettore, semina alcuni indizi, ma nasconde le prove decisive. Anche se è necessario evidenziare come i collegamenti siano di natura più emotiva che logica, ad esempio nel caso dell’apparizione onirica di Sofia Loren o in quella vignetta dove Abdi si sente messo alla berlina, cioé subisce la stessa umiliazione che era stata inflitta al fratello quando andava a scuola. Da ciò si evince che questo specifico modo di raccontare è particolarmente funzionale non tanto allo sviluppo della storia, quanto all’efficace rappresentazione degli stati d’animo e dei pensieri dei personaggi. La stessa voce narrante sembra piegarsi al progredire della storia: in alcune sequenze è quasi invasiva nella sue spiegazioni, in altre è totalmente assente. A un certo punto poi, la stessa Satrapi rappresenta se stessa, quando la madre va a trovare la cugina Farzaneh, cioé la figlia di Nasser Ali. Così facendo l’artista iraniana svela il segreto della sua narrazione,che non è quindi espressa da un’entità onnisciente, ma è semplicemente lei stessa che immagina e rielabora una storia di famiglia, abbellendola con fantasie e divagazioni varie.Il tratto invece non mostra particolari evoluzioni rispetto a Persepolis, ma risulta sempre tanto semplice quanto efficace, e ben si concilia con la storia.
Pollo alle prugne si configura dunque come un fumetto eccezionale che, attraverso una triste storia d’amore, parla di una cultura non troppo lontana da noi. Parla, allo stesso tempo, degli uomini e delle loro debolezze. Tutto questo senza trascurare la poesia, la filosofia e la politica. Un’opera la cui qualità migliore – e detto a questo punto potrebbe risultare quasi paradossale – risulta essere la semplicità. Che insegna, diverte e fa pensare; rivolto a tutti e che tutti dovrebbero possedere.
Riferimenti:
La recensione di Taglia e cuci : www.lospaziobianco.it/?p=976