Ortolani e Ratman: la mini di dio

Ortolani e Ratman: la mini di dio

Rat-Man e il meta-fumetto. I Classici del Fumetto, l'incontro con Dio, il futuro del ratto... Tutto questo faccia a faccia con Leo Ortolani, creatore del personaggio.

Leggendo Rat-Man ad un primo acchito si ha l’impressione che non tutto funzioni alla perfezione, che le rivelazione sul passato del personaggio dispensate da Leo Ortolani non corrispondano a quanto narrato in precedenza. A volte, poi, sembra ci sia un Rat-Man, a volte che ce ne sia un altro. Talvolta le sue storie sono simboliche, altre volte sono “reali”, all’interno del suo universo narrativo. Da quello che sono riuscito a comprendere, Leo Ortolani nel tempo ha mosso la narrazione di Rat-Man secondo una logica piuttosto complessa, ma nonostante tutto precisa ed affidabile.

Ha creato il personaggio di Rat-Man, ed ha creato la sua storia. Le SUE storie.

Poi, tentazione a cui nessun autore resiste, ha creato le sue origini; molte delle sue storie sono tese a raccontare il passato del personaggio, raccontando quello che è e come lo sia diventato. In questo filone Leo dimostra la sua bravura nel gestirne il passato, svelandone progressivamente la sua storia e raccontandone, non cronologicamente, i diversi momenti, spiazzando il lettore, mettendo in discussione quanto già svelato o ampliandone la visione. Ad esempio, inizialmente si credeva che Rat-Man fosse “nato” Rat-Man, salvo poi scoprire il suo passato da Rat-boy ; in seguito, Ortolani rivela un altro tassello, tra Rat-Man, Rat-Boy e Marvel Mouse, intrecciando e svelando elementi che, peraltro, inizialmente sembravano in aperto contrasto con quanto narrato in precedenza: come la rivelazione che Valker fosse il padre adottivo di Rat-Man, al quale deve l’ingresso nella squadra segreta. Solo con il quadro completo, o almeno con quello che sappiamo finora, è possibile capire molte delle rivelazioni fatte in passato.

Infine, c’é un’altra storia del ratto da raccontare, ma secondo un altro punto di vista e da qui cominciano le apparizioni metaforiche nella serie, con cicli di storie che narrano contemporaneamente il suo passato fumettistico ed il suo passato di “personaggio” (nonché di autore/lettore).
La prima è stata quando, in una sola tavola, sconvolto dalla presenza del compagno Topin nelle sue storie, il Ratto ha dato le dimissioni dalla sua casa editrice per andare a lavorare per un’altra (dalla quale presumiamo abbia scisso subito, non gradendo la compagnia delle tartarughe ninja) (1).
In un’altra avventura, abbandonata la lotta contro il crimine, si dedica agli acclamati incontri di lotta contro quei personaggi dei manga che hanno, di fatto, reso i supereroi dei ben più miseri “uomini in calzamaglia”. Solo alla fine Rat-Man, dopo aver vinto l’incontro più importante, ricomincerà a sentire le voci di chi è in pericolo e ha bisogno di lui, ritrovando la sua vena di eroe. Un appunto sulla precisione di Leo: al di là del puro racconto simbolico, incentrato sulla crisi del fumetto supereroistico e sul boom di quello giapponese, l’autore riaggancerà questi episodi alla sua linea narrativa, arrivando a specificare che nel suo universo “uomini in calzamaglia” è il nomignolo dato agli eredi dei “veri” supereroi (2).

Un altro episodio, forse ancora più esemplare, di questo filone, si ha quando le diverse possibilità narrative che aveva di fronte Ortolani prima della creazione del ratto si incontrano su una grande pagina vuota. Un’enorme astronave stile Enterprise, comandata dal capitano Krik e dal navigatore Bracco, che mai hanno avuto a che fare con Rat-Man, si perde alla fine dell’universo trovandosi sopra un enorme spazio bianco che altro non è che la tavola dove confluiscono le idee dell’autore. Qui avverrà il primo incontro tra i succitati personaggi e il ratto, che afferma “all’inizio [Ortolani, ndr] voleva raccontare la mia storia, ma poi ha deciso per una storia di fantascienza” (3).

È un metafumetto complesso, quindi, quello di Ortolani, che spesso esce dalla continuity del personaggio per tornarvi immediatamente dentro, giocando con l’intreccio di narrazione reale e di significati sottointesi. In parole povere, Rat-Man è il supereroe, il personaggio, l’autore, il lettore . Le sensazioni che scaturiscono da questo incredibile connubio sono profondissime.

Come in questa ultima miniserie. Serializzata nei numeri di Rat-Man Collection dal 41 al 44, , è ormai nota con il nome La miniserie di dio (4).

Qui il metafumetto la fà da padrone e mentre altri autori si perdono in autocelebrazioni, Leo ci regala la poesia, nonché la sua verità sul mercato del fumetto, nascostra negli spazi bianchi tra le vignette.
Ci troviamo nel futuro, tra qualche anno. Dopo esser stato nominato “classico del fumetto”, Rat-Man venne catturato e incarcerato dall’avido editore Gattavolpi. Quando i personaggi classici dei fumetti scompaiono uno dopo l’altro, Gattavolpi gioca la sua ultima carta: Rat-Man, l’unico scampato proprio perché mai più pubblicato. Il ratto torna quindi sulla carta, ma solo per accontentare un capriccio (segreto) di Gattavolpi: catturare e pubblicare colui che si è ripreso gli eroi: Dio (o forse il più specifico dio dei fumetti).

Anche se può non sembrare, Ortolani in questa storia fa un accordo con il suo personaggio. Un accordo profondo come quello che tempo fà lego’ Spawn e McFarlane (con “la partecipazione” di Dave Sim, autore di Cerebus), dove il primo (dopo aver visto il destino di tanti personaggi a fumetti abbandonati dagli autori, sconfitti e persi) giurava al secondo che non lo avrebbe mai abbandonato (5). Un accordo già profondamente sentito e specificato, ma qui rimarcato fino all’eccesso: nessun altro prenderà in mano le redini del ratto. Più di ogni altra, questa storia è un dialogo profondo tra l’autore e la sua creatura e se ne percepisce l’importanza che ha per Leonardo Ortolani.
Il pretesto di partenza per questa storia è già visto, in particolare nel film “Chi ha incastrato Roger Rabbit”. In quel film, come tutti ricorderanno, non esistono gli autori; i cartoni animati coesistono alle case produttrici con le quali firmano un contratto (Walt Disney è un produttore, non un autore) e per le quali lavorano.
Simile alla storia di Spawn, quindi, ma al contempo diversa. Qui il ratto è il personaggio ed è l’autore assieme. Gira tutto attorno alla sua figura, che è sì un fumetto, ma è arrivato ad avere una testata tutta sua dopo anni di gavetta (chi ha notato che il Rat-man comincia interpretando la parte “della roccia” negli sfondi delle vignette, elemento con il quale Ortolani deve aver avuto molto a che fare, essendo geologo? E che a fare la gavetta tra le rocce con lui c’é Lazarus Ledd? Cosa c’é di strano? Il suo creatore, Ade Capone, è geologo).

LSB: In questa storia in maniera particolare, mi pare tu abbia voluto creare un particolare binomio tra te e la tua creatura, ove il personaggio e l’autore convivono nello stesso corpo. Hai raccontato il tuo IO più profondo?
Leo: Principalmente volevo raccontare una storia un po’ triste (il 2004 è stato un anno un po’ complicato, per me) e il resto è arrivato di conseguenza. Sicuramente in Rat-Man c’é una bella parte di me stesso, così come c’é in tutti gli altri personaggi che fanno parte del suo mondo o di quelli che ho creato intorno al suo (come VENERDI’ 12).
In questo caso c’é sicuramente la parte di me “che lavora nel mondo del fumetto” e che ho voluto tradurre attraverso il personaggio in una sorta di “avvelenata” in quattro parti, dove il meccanismo scatenante è la consacrazione a “classico del fumetto”. Una storia su come la passione vera per il fumetto esista indipendentemente dai riconoscimenti, che a volte possono essere esagerati o (come nel caso di Rat-Man) frutto di una serie di strane combinazioni che possono confondere chi li riceve, facendogli perdere l’orientamento.

Tra l’altro, dopo la mostruosa “gavetta”, sopra descritta, i personaggi diventano vittime di loro stessi… se sono stati talmente bravi da assurgere alla testata e poi a classico, infine verranno pubblicati per sempre, contrariamente anche al volere del loro autore (e quindi anche del loro volere, visto che si trovano persi in una morsa di storie ripetitive a non finire).

LSB: Questa realtà ti fa spavento? Temi possa succedere una cosa del genere al Ratto?
Leo: Con la storia del “Classico del Fumetto” ho già dato la risposta! Per chi non la avesse letta, specifico che non credo proprio che una cosa del genere possa capitare a Rat-Man. Si sa che se un fumetto ha successo e piace dal punto di vista commerciale c’é sempre una certa tendenza a sfruttare (giustamente) questo successo, ma a volte, o forse dovrei dire spesso, si perde di vista un punto basilare. L’eccessivo sfruttamento impoverisce qualunque vena. Fortunatamente, la storia di Rat-Man, nel suo svolgimento fino alla fine, è tutta già dentro corpose carpette [contenitori per collezionisti – ndr], pronta e definitiva. Per quanto possano esservi digressioni, il sentiero è già stabilito e, dopo l’ultimo numero, sarà davvero impossibile continuarla. Inoltre, ogni cosa legata a Rat-Man mi vedrà sempre direttamente coinvolto in prima persona affinché la qualità e il risultato finale siano quelli che desidero.
L’unica eccezione a questa regola sarà un albo della serie che uscirà nel 2005, dove un gruppo di validi autori si cimenterà con Rat-Man, completamente svincolati da ogni mia supervisione (sarà il mitico Andrea Plazzi a scudisciarli!). Il motivo? Ho voluto farmi un regalo per il decennale del Rat-Man (1995-2005): mi regalo il piacere da lettore di andare in edicola o in fumetteria a comprare un albo con storie di Rat-Man che non ho ancora letto!

A questo proposito, ci sono anche un altro paio di racconti a cui non posso fare a meno che accostare a questa storia. Uno è l’ultimo episodio di Arthur King (6), in cui tutti i personaggi sono ormai ben consci della chiusura dell

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