Maxmagnus: C’era una volta un re – I Classici di Repubblica Serie Oro # 51 – 6,90euro

Maxmagnus: C’era una volta un re – I Classici di Repubblica Serie Oro # 51 – 6,90euro

Maxmagnus: C'era una volta un re - I Classici di Repubblica Serie Oro # 51 - 6,90euro(Alberto Casiraghi)

Maxmagnus nasce sulle pagine di Eureka alla fine degli anni sessanta come approdo a una rivista contenitore dell’enorme surplus creativo che la copia Magnus & Bunker stava sfornando in quei anni. La dissacrazione e il grottesco sono gli elementi caratterizzanti di questa serie di brevi sketches, dove la visione favolistica di un certo medioevo, più immaginario che esistito, viene ribaltata dal pessimismo cosmico che pervadeva le menti e la creatività dei due autori. In un certo senso, potremmo pensare che questo fumetto sia l’estensione delle intuizioni avute con Alan Ford, e la scalcinata desolazione dei paesaggi rurali e cortigiani ricordano in qualche modo l’urbanizzazione decadente e gli interni di cartone che si trovavano nei racconti del loro biondo best sellers. Cio’ serviva a Secchi e a Raviola per leggere la modernità e l’attualità imperversata da ideologia, un po’ fasulla e spesso invadente, per mezzo del meccanismo della trasposizione temporale. Quindi in questo reame un po’ naif, tutti gli elementi del rapporto/scontro tra capitale, borghesia e proletariato vengono ridicolizzati, caricaturizzati e dunque derisi: un re, il più egoista possibile emblema del potere costituito ed usurpatore; un amministratore fiduciario perfidissimo, paragonabile al più bieco “raider” odierno; un popolino scemo e fintamente, a volte, rivoluzionario, più per opportunismo che per spinta ideale.
La cosa che pero’ più mi ha colpito rileggendo queste storie, che ho avuto la fortuna di conoscere già negli anni settanta in un Eureka Pocket che le raccoglieva tutte, è che sono un po’ invecchiate male. Intendiamoci, sono tutte di ottima fattura e i disegni di Magnus brillano per eleganza e raffinatezza. Pero’ quello che più sembra essere troppo legato al tempo della loro realizzazione sono proprio i meccanismi e i codici narrativi che denotano una certa pesantezza e banalità. Insomma, probabilmente i miei occhi sono deturpati da migliaia di letture e forse al lettore più giovane tutto questo discorso sembrerà sconclusionato, ma credo che la dinamica di questi brevi racconti sia un po’ ripetitiva, quasi che dopo poche storie gli autori avessero esaurito quello che avevano da dire. Ma soprattutto la chiusura di tutti gli episodi appare prevedibile così che, oggi, viene a mancare quel gioco ad effetto che di solito contraddistingue questo genere di fumetti. Insomma, il ribaltamento della situazione iniziale si dipana in maniera così scontata che il colpo di scena finale è quasi logico e tutt’altro che sorprendente.
E forse non è un caso che questa serie non sia andata al di là di poche apparizioni su Eureka, o forse gli stessi autori non credevano molto nelle potenzialità di questi personaggi. Anche se, ed è cosa che riguarda la seconda metà del volume, Secchi riprese i personaggi inaugurando una serie tascabile nel 1979, che durerà solo sedici numeri, per poi approdare ancora una volta, per gli episodi inediti, su Eureka. Ai disegni non c’era Magnus, ormai divisosi da Secchi da alcuni anni, ma Leone Cimpellin, l’ottimo artista di Pecoss Bill e di Johnny Logan, qui pero’ non molto a suo agio. E di questo le storie ne risentono, risultando un po’ stanche e sconclusionate, anche se comunque ancora oggi divertenti.
Insomma, un volume divertente ed interessante soprattutto per chi vuole approfondire la conoscenza del lavoro di Magnus & Bunker, che a me ha lasciato un po’ di amaro in bocca, tradendo la visone nostalgica che col tempo mi ero creato. È certo che rimane comunque un ottima occasione per avere tutto in un colpo il Maxmagnus di Magnus & Bunker e una manciata di storie disegnate da Cimpelli, difficilmente reperibili nel mercato dell’usato. (Alberto Casiraghi)

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