“Cronache di un insuccesso annunciato.”
Se qualcuno di voi avesse frequentato, anche marginalmente, l’ambiente degli addetti al lavoro di ambito fumettistico negli ultimi due anni, saprebbe che di Kylion (ex Dominion) se ne sono dette di cotte e di crude negli anni, mesi e settimane che hanno preceduto la sua uscita. La voce comune era che fosse un progetto mal concepito, mal disegnato, mal colorato e mal sostenuto.
Un agnello sacrificale da immolare sull’altare della ricerca del “Witch per ragazzi”, un pozzo nero in cui la Disney (o Buena Vista che dir si voglia) stava buttando soldi ed energie senza la necessaria convinzione.
Per tutto questo tempo i professionisti del settore, chi più chi meno, hanno buttato il proprio sassolino sulla tomba di una serie che doveva ancora nascere, in un teatrino di pettegolezzi e malignerie che va in scena ogni volta che una nuova iniziativa editoriale prende forma.
Il mondo del fumetto si sta sempre lamentando della mancanza di proposte, ma quando queste proposte si profilano, gli addetti ai lavori non coinvolti direttamente nel progetto sono sempre i primi a scagliargli contro le “prime pietre”. Non chiedetemi il perché… mi piacerebbe dire che io non ho partecipato a questo teatrino ma mentirei.
Ora Kylion è in edicola e la prima cosa che mi viene da pensare, dopo averlo letto, è… pensavo peggio. Anzi, a dirla tutta, Kylion mi è piaciuto, e neanche poco.
Sarà per la copertina metallica che ha risvegliato in me il mio spirito da nerd fumettistico (non a caso ho quasi ogni cover alternativa proposta da quella banda a delinquere che andava sotto il nome di Image, negli anni ’90)… sarà perché i disegni di Giulio De Vita sono belli, potenti e discretamente fuori dai canoni mangosi o realistici che stanno imperversando in questi ultimi tempi, sarà perché la sceneggiatura ha un ritmo sostenuto, sarà perché i colori sono accattivanti… sia quel che sia, Kylion m’è parso un buon prodotto, divertente, coinvolgente e soprattutto (e forse, nonostante tutto a dar credito alle voci su rifacimenti in corsa che sono circolate)… fresco.
Non sono sicuro se sia il “Witch per ragazzi”, non sono nemmeno sicuro se sia centrato sul target che si prefigge… ma queste considerazioni sono per la gente del marketing e io, in questo caso, sono solo un lettore che si è divertito a leggere un buon fumetto.
Ma prima che pensiate che sia diventato la buona fatina dei denti, lasciatemi dire che qualche sbavatura c’è.
Per dirla in due parole Kylion parla di una spedizione di terraformanti che naufraga nello spazio su un pianeta sconosciuto. A bordo dell’astronave che doveva portarli sul pianeta da terraformare, ci sono sei “embrioni” di esseri umani che cresceranno durante il viaggio (che dura una trentina d’anni) in quelle che sembrano delle capsule di stasi. All’interno delle capsule questi esseri umani in divenire vivono un sogno in cui gli viene insegnato tutto quello di cui hanno bisogno e in cui hanno modo di conoscersi l’uno con l’altro. Il naufragio pero’ interrompe questa crescita e fa risvegliare questi embrioni all’età di sedici anni.
E qui iniziano le rogne del soggetto.
Appena svegli, Calliope (la bioanalista di bordo) si rende conto di essere muta. Il medico della ciurma stabilisce che è una condizione forse transitoria, dovuta allo shock del risveglio anticipato. Peccato che il fatto che siano stati risvegliati in anticipo i ragazzi lo apprendano solo alcune pagine dopo. Forse il medico è anche veggente. La confusione aumenta quando in un sogno di Calliope scopriamo che i ragazzi, nella loro crescita nelle capsule, erano tutti in contatto l’uno con l’altro. Allora perché una volta usciti, sembrano conoscersi a malapena?
Ultima perplessità (ma questa, probabilmente troverà spiegazione nei numeri successivi) è quella inerente lo scopo stesso della missione affidata ai terraformanti: il pianeta che questi pionieri dovevano colonizzare originariamente è a trent’anni di viaggio da Marte. Il naufragio sul pianeta sconosciuto avviene al sedicesimo anno di viaggio. Il naufragio avviene su un pianeta del tutto abitabile per l’essere umano (acqua a profusione e aria pura).
E a me viene da chiedermi: perché non è stato mandato nessuno a colonizzare un pianeta distante solo sedici anni di viaggio e adatto alla vita umana e invece si è spedito il gruppo di ragazzi ad un pianeta distante il doppio?
Detto questo, direi che c’è poco altro da aggiungere se non che sono discretamente curioso di leggere il prossimo numero e che d’ora in poi mi ripropongo di farmi un’idea su un fumetto solo ed esclusivamente dopo averlo letto.
p.s.
concedetemi un ultima nota da piccolo lettore nerd: il 31 dicembre del 2582 è un martedì, non un giovedì.