di AA VV
RCS quotidiani/Panini Comics, 2006 – 160 pagg. col. bros.
6,99 euro + il prezzo del quotidiano
Vampirella è un personaggio più o meno unico nel suo genere. Nata nel 1969 sull’onda della rivoluzione culturale del ’68 è diventata subito un’icona, grazie anche a storie e disegni di ottima qualità. Il suo successo e la sua popolarità (é stata pubblicata in quasi tutto il mondo) si devono pero’ soprattutto a un’immagine di grande impatto (dovuta, almeno in parte al grande Frank Frazetta) ed al suo fascino, frutto di un cocktail di leggiadria femminile, indipendenza “femminista” e naturalmente della tenebrosa malia del vampiro che è in lei. Vampiro sui generis fin che si vuole, ma l’attrattiva dell’archetipo vampiresco è presente in pieno nella sua caratterizzazione. D’altro canto la vita editoriale delle sue pubblicazioni (e in Italia il fenomeno si è avvertito maggiormente) è stata abbastanza travagliata, rendendola a volte di difficile reperibilità , quasi come una bella donna che fa la preziosa. Al di là di questa breve digressione, dobbiamo dire che quella che si trova in questo volume non è la vera Vampirella, ma una sorta di supereroina, fortemente contaminata dalla perniciosa moda delle bad-girl anni ’90 made in USA. Si tratta infatti della Vampirella versione Harris Comics (che ha rilevato i diritti dalla Warren nel 1991), facendo di Vampi un fenomeno multimediale, sovraesposto all’eccesso, con tanto di varie modelle in carne e ossa a impersonarla nelle tante convention fumettistiche statunitensi. Le firme dei testi sono di prestigio (Warren Ellis, Grant Morrison e Mark Millar), ma il loro impegno e i risultati non sono all’altezza, soprattutto nel caso di Morrison, per il quale c’é da dubitare abbia contribuito con molto più che la firma, lasciando l’onere realizzativo a un inesperto Millar ancora lontano dallo stile sferzante cui ci ha abituati. Intendiamoci: sono storie godibili, peraltro già tradotte qualche anno fa dalla Panini, ma che si risolvono in scontri, anche dialettici, tra superesseri, con poco spazio per la caratterizzazione a tutto tondo dei personaggi. Una volta lette lasciano poco alla memoria. I disegni di Amanda Conner, onesta artigiana che ha legato la sua carriera a questo personaggio, sono da un lato sorprendenti perché stupisce come una donna dia maggior rilievo alle curve dell’eroina piuttosto che alla sua espressività, mentre lasciano abbastanza indifferenti per una certa piattezza stilistica ed alcune soluzioni grafiche approssimative. (Paolo Garrone)

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *