Quando ho iniziato a lavorare per la famosa/famigerata Fumo di China, ero entusiasta (fra le altre cose) al pensiero di frequentare le fiere e poter così lavorare e divertirmi al tempo stesso. Mai pensato nulla di più stupido, tant’é vero che anche il Cartoomics l’ho vissuto da “trincerata”, come quasi tutte le fiere degli ultimi cinque anni, senza quasi potermi muovere dallo stand. Il che da un certo punto di vista è un bene, perché vuol dire che lavoravo e soprattutto vendevo. Ma guardacaso, la mia mancolista soffre e si allunga inesorabilmente…
Sicché, che cosa ho potuto godermi del Cartoomics? Beh, come sempre i lettori che passano allo stand, comprano, chiacchierano, danno consigli, critiche e così via. La presenza di amici e colleghi, incluso Michele Ginevra del Centro Fumetto Andrea Pazienza: giunto al Cartoomics un po’ all’ultimo momento, era sprovvisto di stand e quindi si è accampato nel nostro, con la sua valigetta e i suoi volumi (tra cui il buffissimo – divertentissimo – spassosissimo Un’avventura di Drug Lion, scritto e disegnato da Davide Reviati, una deliziosa satira sul conformismo che consiglio e tutti).
Lunghe e gradite chiacchiere anche con Ade Capone e Luca Enoch, ai quali tento sempre di estorcere informazioni riservatissime su progetti e pianificazioni personali e delle case editrici con cui lavorano, e regolarmente ho successo solo se prometto di non dire niente a nessuno, quindi… ciccia. Veloce come la folgore, è passato Tito Faraci in compagnia di Roberto Recchioni, seguiti poi da Glauco Guardigli, redattore Bonelli ma anche amico di FdC di lunga data, e da Leo Cimpellin, ansioso di sapere quando pubblicheremo la sua storia breve (risposta spudoratamente pubblicitaria: su FdC 118 e 119).
Di fronte a me, lo stand Panini, talvolta deserto, talvolta assediato da fan e lettori. Impossibile comprendere la legge per cui un attimo primo al tuo stand (o a un altro) non c’é un cane, e un attimo dopo i tavoli sembrano crollare sotto l’assalto del pubblico. Che peraltro, in media, era abbondante: lo stesso Gianni Bono, organizzatore della fiera, commentava soddisfatto un incremento dei visitatori rispetto all’anno prima, e attribuiva la ragione di questo aumento alla scelta del tema vincente “i cattivissimi”. Per quanto mi riguarda, i più divertenti (visitatori, non cattivissimi!) sono stati i membri del Rat-Man Fan Club, che si sono precipitati in massa ad acquistare una cartolina di Ortolani, raffigurante Rat-Man e Zio Paperone, che abbiamo allo stand da anni, ma si vede che a loro non era mai capitata sott’occhio: è stato come vivere uno stampede.
Che altro ho visto? Beh, mi sono concessa un quarto d’ora al piano di sopra: volevo frugare un po’ fra librai e collezionisti, cercare di accorciare un pochino la famosa mancolista, ma l’impresa era disperata: tavoli a perdita d’occhio, tanti, troppi. Non avendo tempo e modo di fare un giro sensato e ponderato, ho rimesso in tasca la povera mancolista e sono tornata allo stand, abbacchiata come non mai.
Ah, e poi cosplayers, tanti cosplayers, miriadi di cosplayers. Tra cui i simboli viventi di uno shock generazionale: Pac-Man e relativo Fantasmino. Alla vista di così tante (ma tante!) persone che non capivano neppure lontanamente cosa fossero quei due cosi, uno giallo e uno azzurro, a noi “matusa” non rimaneva che sorridere con indulgenza. Si impara sempre qualcosa, alle mostre…