di Claudio Chiaverotti e Esteban Maroto
Sergio Bonelli Editore, ott./nov. 2006 – 96 pagg. b/n bros. – 2,50euro
Anche stavolta niente di nuovo nelle storie di Brendon. Né nelle atmosfere, né nel soggetto, né nella sceneggiatura. Le atmosfere sono sempre le stesse, le storie parlano sempre dei soliti personaggi, delle stesse caratterizzazioni di cinquanta numeri fa. La testata non ha mai avuto una vera continuità, è bloccata sempre sullo stesso andazzo. Il livello è altalenante, ad albi buoni seguono albi pessimi. Stavolta c’é un soggetto che prende ad ispirazione “Memorie dall’invisibile” di Sclavi (Dylan Dog n.19) ma che a differenza dell’altro, volutamente scontato, perché retto da una favolosa sceneggiatura, fa capire una cosa, poi complica le cose, poi fa tornare in gioco personaggi persi per strada, personaggi che pur non avendone lo spessore necessario diventano il deus ex machina della situazione, finché il povero lettore, ormai spossato e confuso non chiude l’albo, scuotendo mestamente il capo. Bene invece i disegni. Seppure un po’ rigide, le illustrazioni che segnano il ritorno di Maroto alla serie regolare di Brendon sono molto evocative, soprattutto quelle che rappresentano i passanti della strada del tempo allegro o gli interni della casa del Dottor Hopkins. Buona anche la copertina di Massimo Rotundo, a suo agio in questo suo nuovo ruolo. (Salvatore Cervasio)

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