Anni ’90. L’Unione Sovietica era crollata insieme alla cortina di ferro e al muro di Berlino pochi anni prima, e nel 1991 la Jugoslavia l’aveva seguita a ruota, inaugurando una delle pagine più cupe della storia europea recente, quelle guerre balcaniche che proprio trent’anni fa conobbero alcuni dei momenti più tristemente noti e crudeli. Il 25 giugno 1991 la Slovenia fu il primo paese a dichiarare l’indipendenza dalla Jugoslavia e dopo un breve conflitto (la guerra dei dieci giorni) riuscì a emanciparsi e intraprendere la strada verso la democrazia.
Arriviamo al 1992: la scena culturale underground slovena, già attiva negli anni precedenti, diventa terreno fertile per diversi esperimenti e progetti, e tra questi il fumetto ha un ruolo chiave. Infatti, proprio nel 1992 vede la luce il primo numero di Stripburger, una rivista di fumetto underground, ricca di storie, di commenti, interviste e tanto altro che, dopo un iniziale interessamento alla scena locale espande le sue collaborazioni a livello internazionale, diventando ben presto un riferimento nel mondo underground e autoprodotto grazie al suo processo decisionale condiviso, la sua filosofia e la qualità sia dei contenuti che del formato.
Dopo aver pubblicato ottantadue numeri (presto ottantatré) coinvolgendo autrici e autori del calibro di Riad Sattouf, Marjane Satrapi, Joe Sacco, Winshluss, Lewis Trondheim, Art Spiegelman, Michael LaForge, Noah Van Sciver, Posy Simmonds, Julie Doucet, Ulli Lust, Anke Feuchtenberger, e tanti italiani quali Lorenzo Mattotti, Alessandro Tota, Stefano Zattera, Federica Ferraro, Alessandro Ripane e tantissimi altri (qui la lista di quasi ottocento autori e autrici), nel 2023 Strapazin ha pubblicato il volume celebrativo di quasi trecento pagine intitolato Dirty thirty, una raccolta ragionata di alcune delle storie a cui la redazione è più legata. In occasione di questo anniversario irripetibile per una rivista del genere, abbiamo intervistato la redazione del magazine al gran completo.
INTERVISTA ALLA REDAZIONE DI STRIPBURGER
Ciao redazione di Stripburger e grazie per il vostro tempo. Partiamo dall’inizio, per presentare la vostra rivista e il vostro lavoro al pubblico italiano: cos’è Stripburger?
Stripburger è una rivista internazionale di fumetti, con sede a Lubiana in Slovenia, che si occupa di fumetti alternativi e artistici. Il primo numero della rivista è stato pubblicato nel 1992.
Pubblichiamo due numeri all’anno, il più recente è il numero 82, il che significa che sono ormai più di trent’anni che pubblichiamo. Oltre ai numeri regolari, produciamo anche numeri antologici speciali con fumetti a tema e diversi libri, soprattutto di artisti sloveni. Stripburger è l’acronimo di “strip” (fumetto) e “burger” (come l’hamburger), ed è come un panino pieno di fumetti (opere d’arte), una festa per gli occhi e per il cervello.
Avete iniziato il vostro progetto in un momento particolare per il vostro paese, appena un anno dopo la dissoluzione della Jugoslavia e in un periodo turbolento per i Paesi Balcanici. Qual è stata la spinta che ha portato a scegliere il fumetto come mezzo per una ripartenza culturale? Anche se forse non è molto conosciuto nel resto d’Europa, il fumetto balcanico ha una lunga tradizione: com’era lo status del fumetto in quel periodo? E l’ambiente culturale in generale?
Inizialmente, Stripburger è nata come una fanzine internazionale che si occupava di un’ampia varietà di arte alternativa, dalla musica all’arte visiva. Strip Core era un collettivo di giovani, membri attivi della scena culturale alternativa di Lubiana. Facevamo cose che nessun altro faceva nel nostro paese a quel tempo: graffiti, fumetti, video sperimentali, arti visive in generale, tutti collegati dalla musica hardcore sia come scena che come modo di fare. Stripburger era il mezzo con cui potevamo pubblicare tutto ciò che trovavamo interessante in quel momento. Non avendo un soldo, ci vollero due anni per raccogliere i fondi necessari a stampare il primo numero. Molti contenuti erano diventati obsoleti nel frattempo, soprattutto le recensioni di mostre fotografiche e i resoconti dei concerti, e quindi dovevano essere rimossi dalla rivista. È così che Stripburger si trasformò in una rivista esclusivamente di fumetti.
All’epoca non ne esistevano in Slovenia e nell’ex Jugoslavia c’erano praticamente solo fumetti mainstream. Leggevamo tutto ciò che era disponibile all’epoca, ma eravamo interessati a sviluppare la scena artistica del fumetto. In Slovenia i fumetti erano considerati materiale di lettura per bambini o per persone semianalfabete. Non era come in altri paesi socialisti, dove i fumetti sono stati vietati per un certo periodo. All’inizio la rivista non rifuggiva dal mainstream come fa oggi, ma era la sua natura “zinesca” ad attrarre prevalentemente artisti alternativi e questo orientamento è stato poi seguito dai redattori successivi che hanno mantenuto la linea iniziale.
Inizialmente, la nostra attenzione era rivolta a ricollegare la scena fumettistica dell’ex Jugoslavia, pur mantenendo un interesse per quella internazionale. Questo era molto importante per noi e anche nel primo periodo post-socialista, quando i confini continuavano a spuntare intorno a noi, li abbiamo superati come se non esistessero. Eravamo costantemente in contatto con vari artisti di tutto il mondo che facevano cose simili.
Avete sempre dato e continuate a dare uno spazio importante ai creatori di fumetti sloveni e avete un punto di vista privilegiato in questo. Come sta andando la scena del fumetto sloveno in questi ultimi anni? E come sta andando nei paesi vicini?
La scena è piccola, ci conosciamo tutti ed è facile conoscerla. È migliorata molto negli ultimi trent’anni, anche grazie al nostro continuo supporto agli artisti nazionali, incoraggiandoli e sostenendoli a pubblicare i loro fumetti e a sviluppare ulteriormente la loro espressione artistica, permettendo loro di realizzare progetti di libri più grandi, mostre ecc. Una parte importante del nostro programma sono anche le attività educative e promozionali come mostre, workshop, conferenze, concorsi. Riteniamo importante che le nuove generazioni non solo entrino in contatto con i fumetti, ma che imparino a leggerli e a realizzarli.
Ora ci sono più editori di fumetti, soprattutto per bambini. Stiamo notando una crescente varietà nell’offerta, nonostante il fatto che gli altri editori traducano soprattutto titoli stranieri, mentre la maggior parte del nostro programma di libri è di artisti nazionali. In generale, i fumetti stanno attirando un nuovo pubblico e stanno ottenendo un ulteriore riconoscimento come forma d’arte. Anche le scuole, i musei e le gallerie iniziano a riconoscerne il valore artistico e educativo.
Anche se il fumetto deve ancora diventare una parte regolare dell’educazione artistica universitaria (più o meno tutti gli autori di fumetti sloveni attualmente attivi sono autodidatti o hanno studiato illustrazione, pittura, graphic design, pedagogia dell’arte o altro ancora…). Negli ultimi dieci anni abbiamo anche co-organizzato l’annuale Tinta comics festival, che riunisce vari attori della scena locale del fumetto, della cultura e dell’arte – gallerie, biblioteche e altri luoghi culturali di Lubiana, oltre ad artisti, editori, lettori con l’obiettivo di celebrare e promuovere la creatività del fumetto.
Poiché la rivista è sempre stata internazionale, nel corso degli anni abbiamo pubblicato molti artisti dell’ex Jugoslavia dei quali siamo anche amici (come Danijel Žeželj, Aleksandar Zograf o Wostok, solo per citarne alcuni, che hanno fatto parte della storia di Stripburger fin dagli anni ’90). Ci piace mantenere questi legami personali esistenti e stabilirne di nuovi con le nuove generazioni di artisti che stanno creando le loro scene locali.
Parliamo della rivista in sé: come scegliete i contenuti per ogni nuovo numero?
Ogni numero è il risultato del lavoro collettivo del nostro team editoriale, attualmente composto da sette membri, più circa cinque collaboratori esterni regolari (traduttori, correttori di bozze, designer). Nel corso dell’anno, riceviamo fumetti da artisti che conosciamo o meno, invitiamo artisti specifici il cui lavoro riteniamo adatto alla rivista, e pubblichiamo anche bandi aperti per raccogliere materiale per i contenuti.
Cerchiamo di attenerci al processo di editing collettivo e di scegliere insieme i contenuti di ogni numero. Il processo di selezione editoriale si basa su discussioni vivaci con argomentazioni e decisioni democratiche. Siamo convinti che il fumetto sia un’opera originale e una forma di espressione artistica che permette diverse possibilità narrative, approcci e sperimentazioni. Ci piace essere messi alla prova, sia per quanto riguarda le immagini che per quanto riguarda le storie, e ci sforziamo di presentare una forte varietà di contenuti: artisti di età, livelli di esperienza o background diversi, ma anche temi e stili di fumetto differenti.
Spinti dalla curiosità, ci piace esplorare specifiche scene locali e nazionali e mettere in evidenza alcuni artisti o collettivi che riteniamo degni di attenzione. Ogni numero contiene anche interviste ad artisti sloveni o stranieri che riteniamo interessanti, mentre il supplemento Compendium offre recensioni, riflessioni e saggi sui fumetti, poiché riteniamo importante alimentare anche la riflessione critica sul fumetto.
In breve, siamo interessati a ciò che i fumetti possono fare e a come lo fanno. Il formato della rivista/antologia è perfetto per presentare tutto questo. È come un campionario di possibilità, una piattaforma per mostrare la diversità nel campo del fumetto, un interessante spaccato tra giovani talenti e vecchi veterani dell’arte del fumetto di tutto il mondo.
La vostra rivista è abbastanza conosciuta nel resto d’Europa e oltre, soprattutto nella scena del fumetto indipendente. È sempre stato uno dei vostri obiettivi quello di diventare il più internazionale possibile? Come siete arrivati a questo livello di reputazione?
Abbiamo iniziato in circostanze molto diverse da quelle attuali: all’epoca Stripburger era una peculiarità nella scena del fumetto indipendente europeo. All’inizio degli anni ’90 il collettivo fondatore era già ben collegato a livello internazionale, in quanto faceva parte di una più ampia scena alternativa (di nuovo: hardcore), e questo è un elemento che ci ha permesso di raggiungere artisti ancora sconosciuti in tutta Europa e nel mondo.
Non ci siamo mai sentiti legati alla sola scena slovena e non volevamo certo concentrarci solo su di essa. Soprattutto perché era così piccola che si cominciava a ripetere, quindi non potevamo concentrarci solo sui fumetti sloveni. Il costante lavoro di rete internazionale (lo facevamo prima che diventasse una parola) è stato incorporato nella rivista fin dall’inizio, riflettendo il nostro forte orientamento verso l’esterno, in quanto abbiamo sempre cercato di superare i confini di qualsiasi tipo, di collaborare anche con artisti stranieri e di scoprire creatori e scene completamente nuovi. Questo è un altro motivo per cui ogni numero è sia in sloveno che in inglese: vogliamo che tutti possano leggerlo.
Gradualmente e con uno sforzo dedicato per oltre trent’anni, con tanto impegno personale, passione e volontariato, con una politica e uno stile editoriale coerenti, con una forte dose di fortuna e anche grazie a tutti gli artisti che hanno contribuito con i loro fumetti, siamo riusciti a diventare una sorta di dinosauri, veterani incalliti della scena del fumetto indipendente con pochi altri colleghi e riviste simili in Europa.
E questa diffusione in Europa avviene attraverso festival e fiere del fumetto. Quanto è importante per voi partecipare a questi eventi?
Creare e coltivare connessioni, scambiare idee, socializzare in modo creativo sono le fondamenta di qualsiasi scena: è così che Stripburger è nato e per noi è ancora di estrema importanza. La base è costituita dai contatti personali con autori, collettivi, altri editori e distributori indie, organizzatori di eventi fumettistici in tutto il mondo.
Le pubblicazioni circolano in una rete che si estende in tutto il mondo, con i festival e le fiere indie come punti di distribuzione più importanti e democratici. Questi sono i luoghi in cui la scena si riunisce, dove gli amanti e i creatori di fumetti si incontrano per mostrarsi rispetto e ammirazione reciproca o per avviare nuove collaborazioni. Tutti noi dipendiamo da questa rete per lo scambio creativo, la motivazione e il sostegno per continuare a fare ciò che facciamo al meglio.
Siete nell’industria del fumetto da più di trent’anni, trent’anni e più di ottanta numeri. Quali sono stati i punti salienti di questo lungo viaggio, se ne poteste scegliere un paio?
Innanzitutto, siamo (in) una scena, non (in) un business. La risposta breve a questa domanda sarebbe Dirty thirty, la nostra antologia di una vita, con tutti i punti salienti che ci si può aspettare. È il risultato della creazione e del mantenimento di legami personali con altre persone che hanno una mentalità comune nel mondo dei fumetti.
Tuttavia, un esempio potrebbe essere Stripburek (1997), che ci ha lanciato direttamente nell’atmosfera. Si trattava della prima antologia di fumetti “da dietro la cortina di ferro”, cioè dai paesi dell’Europa orientale e sudorientale e dagli ex paesi comunisti. Siamo stati i primi a presentarli al mondo occidentale e a far conoscere la scena del fumetto occidentale a quella orientale, ancora una volta: stabilendo connessioni culturali oltre i confini. Stripburek è una pubblicazione che rivela la nostra passione per le scoperte e la nostra tendenza a connetterci.
Un’altra pietra miliare molto importante è stato il premio per la migliore fanzine di fumetti alternativi al più importante festival del fumetto francese/europeo di Angoulême nel 2001. Questo ha aperto opportunità di connessione e collaborazione con nuovi artisti stranieri, collettivi, inviti ad altri festival internazionali…
E qual è il tema a cui siete più legati o di cui andate più fieri? So che è sempre una domanda difficile, come chiedere qual è il proprio figlio preferito, ma forse c’è un aneddoto speciale per uno o un paio di essi…
Oltre all’antologia Stripburek, che ci ha aperto la strada e ci ha fatto conoscere a livello internazionale, abbiamo molto a cuore anche altre antologie successive, dedicate a temi sociali selezionati, come Warburger (2003), con fumetti a tema (anti)bellico (era la nostra risposta all’invasione militare statunitense dell’Iraq), la raccolta Honey talks (2006), di fumetti ispirati a una forma unica di arte popolare slovena, ovvero i pannelli dipinti di alveari, o Workburger (2012), che ruota attorno al tema del lavoro. Sono state inoltre accompagnate da grandi mostre itineranti di pagine originali, poster, stampe e ready-made che hanno girato l’Europa. Anche noi siamo andati in tournée con loro e abbiamo continuato a stabilire e mantenere legami personali con la scena del fumetto, come sempre. Questi viaggi internazionali hanno sempre incluso in qualche modo artisti nazionali e stranieri che hanno contribuito al libro e alla mostra. Per questo siamo sicuri che abbiano molte storie interessanti da raccontare, magari potresti chiedercelo di nuovo in una delle tue future interviste?
Mi è piaciuto molto il vostro numero speciale per i trent’anni della rivista: storie incredibili e un formato editoriale davvero interessante. Come avete lavorato a questo libro?
L’antologia Dirty thirty è un tributo a tutti gli artisti che hanno fatto parte della storia di Stripburger e senza i quali Stripburger non esisterebbe. Quando abbiamo iniziato a pensare a come celebrare il nostro 30° anniversario, siamo subito giunti alla conclusione che era meglio utilizzare ciò che amiamo di più: i fumetti!
Per questa edizione speciale, ci siamo guardati alle spalle, ci siamo tuffati in un ginepraio di fumetti e abbiamo riletto tutta la nostra storia editoriale dall’inizio. Ognuno di noi ha dovuto rileggere circa mille storie a fumetti di quasi ottocento artisti pubblicate sulla rivista a partire dal numero 1. Poi abbiamo tenuto diverse sessioni di deliberazione aperta, discussione e selezione dei fumetti. Ci è voluto molto tempo, tanto che non abbiamo rispettato tutte le scadenze e abbiamo pubblicato l’antologia dell’anniversario solo l’anno successivo. Questa selezione non è un “the best of” di Stripburger, ma i nostri “fumetti preferiti” che sono rappresentativi della rivista e della scena che abbiamo co-creato pubblicando la rivista. Presenta (quasi) tutte le nostre storie preferite e include (quasi) tutti gli amici fumettisti che ci siamo fatti lungo il percorso. La nostra selezione è stata guidata dal desiderio di presentare storie di fumetti senza tempo e senza data di scadenza, realizzate da un’ampia selezione di creatori di ogni provenienza. È stato un lavoro sporco, ma qualcuno doveva farlo.
Anche i nostri designer – Anja Delbello e Aljaž Vesel – hanno fatto un lavoro straordinario! Insieme abbiamo ideato il design del libro che supporta perfettamente il contenuto: combina lo spirito alternativo delle fanzine degli anni ’90, l’estetica dei fumetti underground/alternativi, la freschezza del design contemporaneo. Le zine incluse rappresentano la nostra storia e il nostro contesto, e l’illustrazione della quarta di copertina di Matej Stupica è un omaggio alla copertina del primo numero di Stripburger (sì, c’era davvero un hamburger sopra, se ve lo stavate chiedendo).
Chiudiamo con una prospettiva: cosa c’è di nuovo nella storia di Stripburger? Ci sono nuovi progetti in cantiere?
Al momento stiamo lavorando al prossimo numero della rivista (il numero 83), questa volta dedicato ai fumetti senza parole, la forma più essenziale, basilare, impegnativa e costitutiva della narrazione a fumetti. Holyburger, la nostra prossima antologia tematica internazionale di fumetti, è in lavorazione (lo è già da diversi anni, ma gli dèi del fumetto sono bastardi volubili e non sono stati gentili con noi). Venite a partecipare ai festival del fumetto indie e ad altri eventi in giro per l’Europa e potreste incontrarci lì – la scena è questa! Durante l’estate potrete vedere la nostra mostra a Poitiers, in Francia, dove La Fanzinothèque, la leggendaria biblioteca e tempio della microeditoria e della stampa alternativa, ha la sua base da oltre trent’anni. L’anno prossimo potremmo venire in Italia con un grande progetto espositivo, ma non possiamo dire di più, lo conoscerete quando sarà pronto.
Intervista realizzata via mail tra marzo e maggio 2024
Le risposte a questa intervista sono state elaborate collettivamente dal team editoriale di Stripburger: Tanja Skale, Katja Štesl, Bojan Albahari & Katerina Mirović.
Stripburger
Stripburger è una casa editrice pioniera del fumetto indipendente in Slovenia. Dal 1992, pubblica una rinomata rivista internazionale di fumetti dedicata a presentare il lavoro di artisti contemporanei con stili e storie personali. Oltre alla rivista, pubblica anche fumetti e graphic novel sloveni e tradotti per adulti e giovani lettori.
Inoltre, una parte importante delle attività di Stripburger è costituita da mostre di fumetti, workshop, concorsi, conferenze e altri eventi che mirano a promuovere la cultura e la creatività del fumetto in Slovenia e all’estero.