Un assassino seriale riesce a far confluire nella medesima indagine i sette detective più acuti del mondo. In omaggio ai classici di Agatha Christie e Arthur Conan Doyle, in Sette detective i protagonisti ricalcano le sembianze e le caratteristiche di alcuni illustri predecessori letterari, modificandone solamente il nome. Per quanto l’idea del crossover letterario non sia del tutto inedita (già presente, per fare un esempio, ne La lega degli straordinari gentleman di Alan Moore e Kevin O’Neill), la trama risulta avvincente e intrigante: uno dei suoi punti di forza è portare fino all’estremo le caratteristiche dei personaggi, analizzando bene le interazioni tra loro. In alcuni punti la narrazione assume la forma di un diario, in modo funzionale e integrandosi nell’intreccio stesso, anche se nel finale la sceneggiatura di Herik Hanna si dimostra non gestita al meglio, utilizzando il diario più come escamotage per contrarre alcuni passaggi, rendendo così il ritmo di lettura disomogeneo. Le chine robuste di Eric Canete accentuano la componente grottesca della storia. L’autore, giunto a una piena maturità espressiva, utilizza pochi tratti precisi, con uno stile decisamente personale in grado di contribuire in maniera determinante alla caratterizzazione dei personaggi già dalle prime pagine, in cui viene dedicata una tavola intera alla presentazione di ogni detective. Azzeccata anche la colorazione, ad opera di Lou, utile nell’economia di una componente grafica decisamente convincente.
Abbiamo parlato di:
Sette #13 – 7 detective
Herik Hanna, Eric Canete
Traduzione di Fabrizio Iacona
RW Lineachiara, 2015
64 pagine, brossurato, colore – 11.95 €
ISBN: 9788897965640