Usa: il meglio del 2006

Usa: il meglio del 2006

Uno sguardo alle pubblicazioni del 2006 negli Stati Uniti rivela un panorama in movimento, con al centro il grande successo delle ristampe delle strisce degli anni '20-'30 e il mercato delle librerie di varia in continua espansione. Ma quali fumetti sono davvero interessanti?

Popeye torna nelle librerie USA con le prime strisNon so dire, visto dalla nostra “piccola” Italia, cosa abbia rappresentato il 2006 per il mercato fumettistico statunitense. Le vendite si stanno muovendo lentamente, con sensibili crescite soprattutto nelle librerie di varia, grazie al consolidamento di tre correnti nettamente distinte e apparentemente indipendenti: le vendite dei manga, sempre più rilevanti ma non più una sorpresa, naturalmente. Un risultato commerciale in continua crescita che, come per l’Italia, si fatica a comprendere appieno e soprattutto a ricalcare, imitare, re-integrare con produzioni autoctone; il fenomeno delle ristampe di strisce storiche in formati lussuosi, sulla scia del successo di Complete Peanuts della Fantagraphics; la corsa al crossover tra Marvel e DC Comics, secondo un ricorso storico circolare e dalle alterne fortune.
Dei tre, la ristampa cronologica e filologica delle strisce è senza dubbio un trend sorprendente e importante per il fumetto statunitense come forma d’arte. E non solo perché permette al pubblico di oggi di tornare ad ammirare nella loro organicità degli autentici capolavori di intelligenza e libertà creativa, ma anche perché si stanno rivelando dei successi sul piano commerciale.
Più o meno nascosti tra queste linee editoriali principali, ci sono molti altri lavori che offrono spunti interessanti sul fumetto, americano e non, e che sono stati capaci di coinvolgere ed emozionare per ragioni del tutto diverse uno dall’altro. Nel complesso, pero’, mi sembra un anno un poco sottotono, senza lavori che si stagliano nettamente sugli altri. In questo, forse, parallelamente a quanto visto in Italia.
Ma andiamo con ordine.

LA MINIERA DELLE STRISCE

Almeno tre sono i volumi di ristampe di materiale storico di importanza assoluta per il fumetto statunitense. Il primo è l’esordio della pubblicazione cronologica e completa delle strisce di Popeye di E. C. Segar da parte della Fantagraphics (I Yam What I Yam). Il volume, di grande formato, è una vera gioia per gli occhi. Il tratto e l’ironia rudi, diretti e cinici di Segar hanno una vitalità ancora oggi trascinante, e siamo solo alle premesse di quello che diventerà un’icona fuori dal tempo. Queste storie risalgono alla fine degli anni ’20, periodo in cui il fumetto vive, sui quotidiani, il suo primo, importantissimo fermento creativo.
La IDW, finora riconoscibile soprattutto per le sue storie horror e i prezzi non proprio economici dei suoi volumi, inizia la ristampa di un altro capolavoro, Dick Tracy di Chester Gould, curata tra gli altri da Max Allan Collins (The Complete Chester Gould’s Dick Tracy volume 1). Con un’impostazione grafica ed editoriale speculare a quella realizzata da Seth per Complete Peanuts – in questo caso realizzata da Ashley Wood – possiamo ammirare la nascita di un affresco moderno, duro e realistico che, pur pescando da molta narrativa di genere, affronta in modo assolutamente originale e inedito temi seri quali il proibizionismo, la crisi economica, la violenza e la corruzione. Il tratto di Gould è ancora incerto, leggero, forse anonimo, ma il senso istintivo per inquadrature, tempi narrativi e acutezza psicologica sono già perfettamente riconoscibili. Una lettura per me assolutamente inedita e davvero coinvolgente.
Il terzo capolavoro rappresenta un punto fermo, una conferma per qualunque amante del fumetto e delle sue infinite possibilità. Si tratta del secondo volume della ristampa cronologica di Gasoline Alley di Frank King a opera della Drawn & Quaterly (Walt & Skeezix volume 2). La dolcezza e l’umanità di questo fumetto sono fuori dal tempo. Ci si innamora di Walt, Skeezix e di tutta la combriccola.
Certo, a leggere questi capolavori nasce nel cuore una domanda piena di rimpianto: qual è stata la frattura che anni più tardi avrebbe congelato l’evoluzione del fumetto statunitense? In ogni singola striscia di questi volumi ci sono talmente tante idee e possibilità da lasciare senza fiato. Un’eredità che, a più di 70 anni di distanza, sembra andata parzialmente perduta. Almeno fino alla loro riscoperta da parte del fumetto underground degli anni ’70.

BIO-GRAFISMO

La poetica copertina di Little StarSe è vero che non è tutto oro quello che luccica, la corrente del fumetto biografico e minimalista statunitense mostra ancora oggi una grande vitalità. Alex Robinson (del quale abbiamo parlato nell’articolo dell’anno passato per il suo Box Office Poison) ritorna con una vera gemma narrativa, più matura ed equilibrata di B.O.P.: Tricked.
Sei personaggi diversi e umanissimi si intrecciano in un racconto corale potente e coinvolgente. Ha la densità di un romanzo e l’immediatezza e il coinvolgimento che solo il fumetto può dare. L’ambivalenza dei pensieri e delle emozioni, la fragilità delle poche verità conquistate negli anni, la follia che la società alienante produce, sono alcuni dei temi che l’autore affronta senza paura e con una grande sensibilità. Alex Robinson è un vero narratore a 360 gradi e l’onestà con cui osserva la vita e le nostre spaventose nevrosi è unica e preziosa. Attendo con ansia la pubblicazione italiana.
Ma la vera sorpresa per me è stato Little Star (Oni Press), un piccolo e toccante racconto sulla meravigliosa esperienza di diventare padre. è il romanzo con cui ho scoperto, con colpevole ritardo, il bravissimo Andi Watson, poco prima di leggere in italiano il suo Breakfast After Noon pubblicato dalla Black Velvet. Credo che, per delicatezza, sintesi del tratto e visione della vita, Watson sia l’autore che più riesce a toccarmi nel profondo. Assolutamente unico è il suo equilibrio tra sentimentalismo e cinismo, con un uso del linguaggio che raggiunge spesso forme di pura poesia. Inutile dire che sto recuperando tutto quanto l’autore inglese ha scritto finora. è notizia recente che questo splendido volumetto sarà presto pubblicato in Italia da Alessandro Bottero.
L’ultimo “bio-grafismo” che ha lasciato il segno nel 2006 e che vedremo prestissimo in Italia è La Perdida di Jessica Abel (annunciata tra gli ospiti del Comicon di Napoli e pubblicata, di nuovo, dalla Balck Velvet di Omar Martini). Depressa, inquieta, angosciante, la presunta e falsa leggerezza che la Abel mette in scena nei primi capitoli del volume, si trasforma a tal da lasciare un po’ spiazzati, dando vita a un racconto solo apparentemente autobiografico e che, nel finale, porta il lettore su territori cupi e del tutto inaspettati. La storia, nel suo complesso, non mi ha convinto del tutto, ma conferma senza dubbio la forza espressiva di un’autrice originale. Peccato soltanto che, a causa anche della sua lentezza e della “fatica” al tavolo da disegno, per un po’ di tempo non rivedremo nuove storie di Jessica Abel.

AL CONFINE

Difficile definire cosa siano Sloth di Gilbert Hernandez e Rock Bottom di Joe Casey e Charlie Adler. Il primo rappresenta l’esordio di Hernandez per la Vertigo, dopo i tanti anni passati a sviluppare le sue storie su Love & Rockets della Fantagraphics Books. Lasciato completamente libero di raccontare la sua storia, Hernandez sembra pero’ faticare a trovare una dimensione al di fuori di Palomar (la città che è vera protagonista de La Zuppa del Crepacuore in Love & Rockets). La storia appare involuta, accartocciata ed eccessivamente onirica. Anche se mostra dei momenti di autentica ispirazione narrativa.
Rock Bottom è l’opera strana e riuscita di Joe Casey, il quale, dopo anni e anni di tentativi dalle alterne fortune di affermare una propria voce autonoma e originale del fumetto statunitense (mainstream e non), riesce a convincere con una storia semplice, diretta, dura come la roccia. Una rappresentazione della società moderna affascinante e dall’immediata valenza simbolica. Una meta dalla quale ripartire.

UNA NUOVA CASA EDITRICE

Il 2006 è anche la conferma di una nuova casa editrice che si sta affermando per la cura dei suoi prodotti e per l’attenzione per il fumetto internazionale. è la First Second, che fa del francese Sfar il suo cavallo di battaglia (apprezzabile l’edizione di Klezmer) ma che punta anche su autori statunitensi quali Eddie Campbell (Fate Of The Artist) o il nostro Gipi (Garage Band – Questa è la stanza). è una realtà editoriale che punta senza dubbio su una forma di narrazione matura e originale, ma con una buona attenzione alla differenziazione di prodotti e destinatari (adulti e bambini, per esempio). Ma che soprattutto presenta il fumetto per il mezzo espressivo autonomo e consolidato che deve essere, cercando gli spazi che merita sugli scaffali delle librerie di varia.

E I SUPEREROI?

Come detto e come molti sanno, il 2006 è stato l’anno del ritorno ai crossover spinti. Si è iniziato con Infinite Crisis in casa DC Comics, seguito dall’altro grande evento (o presunto tale) 52 (a uscite settimanali!), parallelamente al Civil War della Marvel dopo i vari House Of M e Decimation mutanti (gli archi narrativi sono in corso di pubblicazione in Italia). Si promettono cambiamenti sconvolgenti ed evoluzioni inattese. Ma non ci siamo.
Infinite Crisis è una vera delusione, una storia figlia di vecchi modelli ormai superati, che non offre alcuno spunto interessante e che punta tutto sull’effetto nostalgia e la rievocazione dei fasti della precedente Crisi Sulle Terre Infinite. Più riuscita appare Civil War, se non altro per la capacità di rappresentare, pur con non poche semplificazioni e ingenuità, la complessità politica e sociale di questi anni. Ma è il meccanismo alla base di questi eventi che mostra la corda: il concetto stesso di evento nasce stanco prima ancora di partire. Non è attraverso questi trucchi che è possibile mantenere vivo il genere supereroistico.
Meglio invece lasciare carta bianca a un autore per dare vita a cicli narrativi interessanti e dinamici come accaduto con Seven Soldiers Of Victory di Grant Morrison, con Ultimates di Mark Millar, con Capitan America e Daredevil di Ed Brubaker o, in passato, ancora con Daredevil di Bendis e Catwoman ancora di Brubaker. Le esigenze produttive e di marketing, spesso poco attinenti con l’attività caratteristica della casa editrice, orientate come sono alla saturazione, alla sovraesposizione, allo sfruttamento multimediale, ostacolano ancora una volta le potenzialità di crescita di un genere che, malgrado tutto, mostra ancora alcune importanti aree di interesse.
In tutta onestà, spero che il fenomeno rientri presto in una dimensione più contenuta e più vicina alla sensibilità dei lettori del nuovo millennio.

Abbiamo parlato di:
Popeye – I Yam What I Yam di E.C. Segar, Fantagraphics Books
The Complete Chester Gould’s Dick Tracy di Chester Gould, IDW
Walt & Skeezix vol. 2 di Frank King, Drawn & Quaterly
Tricked di Alex Robinson, Top Shelf Productions
Little Star di Andi Watson, Oni Press
La Perdida di Jessica Abel, Pantheon Books
Sloth di Gilbert Hernandez, Vertigo DC Comics
Rock Bottom di Joe Casey & Charlie Adler, Ait/Planet Lair
First Second, sito ufficiale
Infinite Crisis di AA. VV., DC Comics
Civil War di AA.VV., Marvel Comics

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *