5 pregi e 5 difetti del fumetto popolare (per il lettore generalista)
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5 pregi e 5 difetti del fumetto popolare (per il lettore generalista)

Se c’è un genere che in Italia è nel ghetto della letteratura, questo è il fumetto popolare. Quei fumetti che escono in edicola, su carta di qualità medio-bassa e a un prezzo economico. Il lettore medio, generalista, il lettore che magari in vita sua ha pure letto le 50 sfumature e Moccia (“per curiosità”), lo ritiene un gradino più in basso degli Harmony. Godono di una considerazione minore solo i manga e i giornaletti erotici, i quali, però, dalla loro hanno uno status particolare: “roba da adolescenti” i primi, “roba da strambi appassionati” i secondi.

Il fumetto popolare, per il lettore comune, è roba da sottoscolarizzati mai cresciuti – perché il fumetto è “per bambini”, e infatti Topolino è okay.

Se il lettore comune può essere invogliato a leggere “graphic novel”, difficilmente concederà una possibilità al fumetto popolare. E la colpa, per lo più, è del fumetto popolare stesso.

Si potrebbe fare una lunga dissertazione sul perché al fumetto popolare per lunghi anni e forse anche adesso sia stato bene essere in un ghetto letterario, ma diciamo che è un argomento per un altro post. E specialmente per una persona più esperta di me delle dinamiche interne delle case editrici di fumetti mainstream.

Poniamo, però, che ora il fumetto popolare abbia bisogno di uscire. Poniamo che ci stia provando da un po’, senza peraltro riuscirci davvero.

(Negli scorsi anni gli addetti ai lavori hanno tentato una strada a mio avviso fallimentare, ossia cercare di proporre il fumetto popolare come se fosse altro. Come se fosse letteratura più alta di quel che è, in chiave pop o come volete voi. Il lettore generalista gli ha fatto una pernacchia, perché anche un cretino capirebbe che Maus e gli X-Men sono due cose diverse, così come lo sono Roth e Crichton. Notate la delicatezza con cui ho scelto titoli e autori stranieri.)

Ma quali sono i punti di forza e i punti di debolezza del fumetto popolare? Che cosa può aiutarlo a uscire dal ghetto e che cosa ce lo tiene? Occorre fare un passo di lato e assumere il punto di vista del lettore generalista.

1a. [pregi] Intrattenimento a basso costo. Per prima cosa, il fumetto popolare intrattiene, come la maggior parte dei best-seller e delle serie TV. Costa poco e fornisce qualche decina di minuti di svago. Appassiona, avvince, tiene in sospeso… regala emozioni intense. O almeno dovrebbe. Ed è un punto di forza, non di debolezza, così come lo è per i vari Connelly, King, Larsson… Come noterete non sto citando autori scarsi, sto citando autori popolari.

1b. [difetti] Banalità. La lunga serialità e la necessità di garantire comunque la presenza del prodotto in edicola portano spesso il fumetto popolare a essere anche banale. Il lettore generalista non è scemo, se si trova una trama, un universo narrativo o un colpo di scena cucinato e ricucinato mille volte si scoccia.

2a. Asseconda il fanciullo interiore. La lettura di evasione esiste proprio per evadere dalla vita quotidiana. I nostri neuroni specchio si attivano ed ecco che possiamo sperimentare com’è essere su una nave spaziale, avere dei superpoteri o cavalcare un drago. Sono le fantasie sbrigliata dei bambini quelle che abbiano il privilegio di tornare a vivere per il tempo della lettura. Roba che fa bene al cervello, e il lettore generalista lo sa, tanto è vero che si è guardato tutto il Trono di Spade.

2b. Conservatorismo. Spesso il fumetto popolare resta ancorato a stilemi del passato… e non solo dal punto di vista formale. Le situazioni che propone non tengono conto dell’evoluzione della società e della sensibilità del pubblico. Il lettore generalista non vive negli anni ’70 e ha notato che non tutte le dottoresse, le avvocatesse, le poliziotte e le impiegate hanno il fisico di Wonder Woman e che non a tutti i dottori, gli avvocati, i poliziotti e gli impiegati si vede la tartaruga attraverso i vestiti. Questo genere di cosa li irrita profondamente.

3a. È un piacevole appuntamento. A tutti piace avere delle abitudini, se le ritengono buone abitudini. Il fumetto seriale consente al lettore di provare un senso d’attesa che apprezza e che sa che verrà soddisfatto in una certa data (più o meno). Come con le serie TV, essere fidelizzato gli è dolce, ma gli piace anche l’idea di poter mollare tutto se si stanca.

3b. Autoreferenzialità. Quando una serie non fa che autocitarsi, quando non fa che strizzare l’occhio solo ad altre opere simili, quando non c’è mai un riferimento più in alto sulla scala della cultura o più in basso, quando per apprezzarla bisogna essere un nerd. Inutile dire che il lettore generalista a quel punto abbasserà il rating del fumetto popolare sotto al livello “elenco degli ingredienti sui surgelati”.

4a. È un ascensore culturale. Ossia rende fruibili delle idee complesse. Al lettore generalista di solito non interessa leggere trattati di fisica, ma gli piace leggere della buona fantascienza che quella fisica la porta al suo livello, gliela rende interessante e gliela spiega. Lo stesso vale per la psicologia, la chimica, la filosofia, la politica e la storia, anche quella contemporanea. Il buon fumetto popolare non ha timore di affrontare un argomento e di far discutere i suoi lettori.

4b. Scrittura insufficiente. Se i dialoghi non sono fluidi, se lo sceneggiatore incespica nei congiuntivi, usa un linguaggio non attuale o non coerente con il personaggio, si limita sempre alle stesse seimila parole, dimostra di non saper usare dei registri diversi… il lettore generalista lo lascia nel ghetto. A nessuno piace leggere cose troppo al di sotto del proprio livello culturale.

5a. Be’, i disegni. Il lettore generalista sarà affascinato dalla bellezza delle immagini e probabilmente troverà interessante un tipo di narrazione diversa dalla sola parola. Questo, ovviamente, se le immagini racconteranno una storia e non si limiteranno a essere i santini sopra a una didascalia.

5b. Be’, i disegni. Se il lettore generalista si troverà davanti a dei disegni stereotipati, che non osano nulla dal punto di vista stilistico, che non “parlano” e fungono solo da stampella alla narrazione… sì, penserà di avere a che fare con un prodotto per gente sottoscolarizzata e mai cresciuta.

Ogni volta in cui una serie popolare cerca di fare propri i pregi della sua categoria, un lettore che fino al giorno prima ha storto il naso di fronte ai fumetti si avvicina. Se è un lettore che spazia tra i generi, che non si ferma ai piani alti o ai piani bassi della letteratura, è un lettore che sicuramente si incuriosirà e inizierà a cercare altri fumetti, popolari e non. E li porterà fuori, all’aria aperta, nel mondo.

6 thoughts on “5 pregi e 5 difetti del fumetto popolare (per il lettore generalista)

  1. E’ per prediligere termini come incespica che, sebbene a malincuore, noi del Novissimo Osservatorio Italiano Anonimo sul fumetto popolare ( e non solo ) abbiamo deciso di limitare il suo accesso alla arte sequenziale mainstream. La capisco, cara signora, perchè anni fa dovetti accettare anch’io che non avrei potuto produrre pagine e pagine di fumetto se non avessi rinunziato a cose come il verbo rinunziare ed altre tentazioni eufoniche come enimma e familiare. Lo ricordo come fosse ieri. Mi ero presentato , previo appuntamento, nel sancta sanctorum della nona arte con la mia cartelletta ripiena di disegni del mio Cicccio Traliccio, una sapida satira, ai miei occhietti di sottorampa con ambizioni di narratore, che fungesse da ascensore culturale via il parallelo tra il suo essere un elemento di comunicazione senziente e mutante e lo sciamano nelle comunità dei nativi americani. CT vedeva tutto e tutto sentiva ed esprimeva la sua idea sull’universo mondo, senza sradicarsi dal terreno e senza partecipare alle umane intraprese. Non proprio un action. Disegnato come da Ted McKeever che cerchi di riprendere la lectio della Linea di Cavandoli, ma incisa nelle pagine nere con un pennino bianco a la Maria Colino. Con dida che citavano motti dei santi che evidenziavano il paradosso di come la vita vera sia altrove. Fui accompagnato alla porta da un paio di robusti giovani cartoonists contenti di avere una pausa dal loro sgommare le tavole di altri professionisti tra le risate di sceneggiatori rodati che avevano passato decenni tra le pieghe della trama Il Buono sconfigge Il Cattivo ed alla fine porta a cena La Ragazza. Tornai nel mio sottotetto a piangere tutte le mie lacrime nel crepuscolo. Il giorno dopo scrissi ad un lontano cugino che poteva avviarmi ad un iter di burocrate, se mi fossi sempre ricordato degli amici quando fossi arrivato dove l’aria è + sottile. E tutto il resto , da allora, è N.O.I.A.

  2. Altro ottimo articolo di Susanna. Con poche parole, coglie esattamente i tratti caratteristici del fumetto e dipinge perfettamente il “lettore popolare”. Grazie!

  3. Spettacolare stroncatura del grande Crepascolo ad uno dei temini più spocchiosi (e vintage: fa tanta nostalgia degli articoli critici di Linus o degli editoriali di Corto Maltese) sul c.d. fumetto popolare. 120 minuti di applausi.

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