Supercrash. L’emozione di vincere distruggendo miliardi

Supercrash. L’emozione di vincere distruggendo miliardi

Darryl Cunningham mette in relazione l'oggettivismo di Ayn Rand e la finanza nell’era del turbocapitalismo in un fumetto di stampo divulgativo, efficace anche se parziale.

SuperCrash. Speculare e distruggere (edizione originale del 2014) è un lungo fumetto saggistico di Darryl Cunningham. L’autore inglese, nato nel 1960, è emerso in tempi relativamente recenti con opere non narrative come Psychiatric Tales (2011) e Racconti di Scienza (2013); lavori che leggono il tema della medicina e della salute mentale da una prospettiva critica che ritorna anche in quest’opera, dove il focus è sulla finanza contemporanea.

La struttura del volume è ibrida: le tre parti in cui si suddivide sono sostanziamente diverse tra loro, e saldate insieme con un assemblaggio interessante ma a tratti anche un po’ forzato.

La prima parte è una biografia a fumetti di Ayn Rand (1905-1982), figura poco nota in Italia, ma molto importante nell’immaginario della destra liberista americana. Nata in Russia, dopo la rivoluzione del 1917 fugge in USA e qui diviene la fondatrice dell’Oggettivismo, una filosofia iperliberista che giustifica e anzi esalta l’egoismo come fondamento dell’esistenza.
I forti, schiacciati dai deboli tramite il senso di colpa, devono liberarsene ed esprimere appieno il loro potenziale. Lo stato deve riflettere ovviamente questa concezione, e non perdere tempo ad aiutare i meno adatti a sopravvivere. L’autore, molto critico verso tale teoria, mira a mettere in evidenza le contraddizioni e le miserie umane della Rand; tuttavia risulta a suo modo equilibrato, non limitandosi a un puro atto d’accusa.

La seconda parte, Il crollo, passa a trattare delle condizioni che hanno portato alla famigerata crisi dei subprime del 2007: un tema che si collega alla Rand, poiché alla sua cerchia intellettuale apparteneva da giovane Alan Greenspan, presidente della Federal Reserve americana dal 1986 al 2006. Cunningham lo dipinge come il principale responsabile della deregulation finanziaria che permette il crack della Lehman Brothers e l’avvio della crisi finanziaria globale nei cui effetti viviamo tuttora.

L’argomentazione di Cunningham è chiara, e appare documentata e stringente. Tuttavia, l’argomento resta innegabilmente un po’ tecnico, meno avvincente che il precedente approccio biografico, e rimane il sospetto di una certa forzatura per sottolineare il fil rouge che lega una filosofa come Ayn Rand al moderno e spregiudicato capitalismo. A parte Greenspan, viene il sospetto che l’iperliberismo globale che non avesse bisogno di Ayn Rand per sviluppare le sue teorie: l’autrice era solo l’ultima di una serie di campioni della libertà economica senza vincoli, da Adam Smith in poi.

La terza parte, L’età dell’egoismo, è forse la meno convincente. Se nella seconda Cunningham aveva esplorato l’eredità strettamente economica della Rand, in questa sezione ne evidenzia l’eredità etica. Nel farlo, però, schematizza eccessivamente i concetti di “destra” e “sinistra”, visti come sistemi assoluti, di tipo binario, e non una semplificazione – a volte utile – di un quadro politico molto più complesso, semplificazione su cui hanno ironizzato, qui da noi, Giorgio Gaber e Nanni Moretti.

Nel suo schematismo, Cunningham risente molto della prospettiva americana, col suo dualismo Democratici/Repubblicani, ma anche questo non giustifica totalmente certe semplificazioni: un fumetto satirico arguto come Doonesbury, per dire, senza le pretese di scientificità qui invece avanzate, è in grado di mostrare già un quadro più complesso.

Appesantisce il tutto un uso molto ampio delle didascalie per portare informazioni, che se è tutto sommato accettabile nella prima parte, dove la vicenda biografica lascia spazio anche a sequenze dialogate, diviene più faticoso nella seconda, molto tecnica, e meno convincente nella terza, piuttosto opinabile sotto il profilo informativo.

L’impostazione grafica della tavola, nella sua semplicità, è indubbiamente efficace: la griglia utilizzata è sostanzialmente quella italiana, con tre fila di due vignette ciascuna. Un modello ogni tanto spezzato dall’uso di una quadrupla, o di una splash page, o altre soluzioni visive di più ampio respiro, in un equilibrio ben dosato. Decisamente efficace ai suoi scopi è invece il tratto dell’autore, di una essenzialità graffiante che dimostra la conoscenza delle soluzioni delle avanguardie storiche, con rimandi al cubismo, al futurismo, al suprematismo russo.

In particolare, Cunningham ha dichiarato l’apprezzamento per lo stile di George Grosz, da cui riprende in modo personale la sintesi estrema, nervosa e spietata nei volti dei personaggi negativi. Anche la colorazione è essenziale, esteticamente un po’ povera ma efficace comunicativamente: l’autore si limita all’uso di un solo colore primario che dà il tono emotivo alla tavola, di solito associato agli sfondi, mentre i personaggi sono in scala di grigi.

L’efficienza comunicativa, dunque, bilancia in parte le debolezze del testo, che può risultare interessante, pur nella parzialità del punto di vista, per chi voglia un primo approccio nel complesso accessibile a teorie economiche “antagoniste” ma comunque documentate sulla crisi economica globale che stiamo vivendo.

Abbiamo parlato di:
Supercrash
Darryl Cunningham
Traduzione di Alessandra di Luzio
Oscar Mondodori, 2017
240 pagine, cartonato, colori – 20,00 €
ISBN 978-88-04-68107-6

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