Luca Raffaelli e Strippando: quando piccolo è bello

Luca Raffaelli e Strippando: quando piccolo è bello

Luca Raffaelli ci racconta la 2° edizione di Strippando e rivendica l'importanza di tornare a manifestazioni che mettano al centro il fumetto e gli autori.

Luca Raffaelli (1959) è considerato uno dei massimi esperti italiani nel campo dei cartoni animati e dei fumetti, settore in cui lavora da ben quarant’anni. Collabora con Lanciostory, Repubblica e, dal 2003 scrive le introduzioni ed è consulente editoriale dei volumi a fumetti di Repubblica – L’Espresso.
È stato artefice e direttore artistico dei “Castelli Animati”, festival internazionale del cinema d’animazione di Genzano, e di Romics, festival del fumetto di Roma. Autore televisivo, sceneggiatore di cartoni animati (la serie tv Tommy & Oscar, e il lungometraggio Johan Padan), scrittore di libri per ragazzi (tra gli altri: Un fantasma in cucina e Gianga e Perepè per Mondadori) ed anche canzoni: Mina ne ha inciso una dal titolo Ninna pa‘.
Tra le sue pubblicazioni sul fumetto, in veste di saggista, ricordiamo:
Il fumetto, 1997, Il Saggiatore/Flammarion
Le anime disegnate. Il pensiero nei cartoon da Disney ai giapponesi e oltre, 2005, Minimum Fax.
Tratti & ritratti. I grandi personaggi del fumetto da Alan Ford a Zagor, 2009, Minimum Fax

Strippando

Luca, che cos’è “Strippando”?
È una manifestazione molto piccola, a cadenza mensile, che nasce a Roma all’interno dell’associazione culturale “La Farandola”, per raccontare il fumetto dal punto di vista del collezionismo e del contatto diretto tra il pubblico e gli autori. Sottolineo che è un’iniziativa nata dal “territorio”, da persone splendide che, per passione, cercano di creare occasioni d’incontro e di cultura nel loro quartiere. Occasioni e luoghi che purtroppo sono abbastanza rari in una città come Roma…

Come sei stato coinvolto nel progetto?
Qualche tempo fa gli amici de “La Farandola”, che hanno all’interno un laboratorio d’arte, organizzarono una mostra su Andrea Pazienza e mi chiesero di partecipare. All’inaugurazione c’erano anche rappresentanti delle istituzioni locali, etc., e dissi quelle cose che si dicono in questi casi, che, ad esempio, sarebbe stato bello creare lì una biblioteca del fumetto di quartiere. Non avrei mai immaginato che, dopo poco, mi avrebbero contattato per aiutarli a metterla su. A dir la verità, allestire la biblioteca mi aiutava anche a risolvere un annoso problema di “vivibilità personale” della mia casa, perennemente invasa da fumetti!

Strippando Raffaelli
E dalla biblioteca come siete arrivati a “Strippando”?
Sempre per l’entusiasmo delle persone che animano l’associazione che, a un certo punto, mi hanno chiesto cosa ne pensavo di creare un evento legato ai comics all’interno di quei locali. Gli ho risposto: “Ma siete matti?! Siamo sommersi da eventi fumettistici ormai!” Però poi, ragionandoci, mi sono reso conto che c’era davvero qualcosa che ormai manca nelle grandi manifestazioni…

Cosa manca?
Uno spazio dedicato al collezionismo, agli appassionati che custodiscono amorevolmente albi e tavole. Mi è venuto in mente che agli albori della mia passione per i fumetti, quando a tredici anni mi sono iscritto all’Anaf (Anafi – Associazione Amici del Fumetto), frequentavo a Roma proprio appuntamenti del genere. Nei grandi eventi, queste realtà non trovano più posto perché gli spazi espositivi costano troppo per i collezionisti… Ecco, ho pensato che organizzare qualcosa del genere avesse un senso.

collezionismo fumetti
“Bello è piccolo” insomma. Ma tu sei stato anche, per molti anni, l’artefice di Romics proprio nella capitale, uno dei più grandi eventi del fumetto d’Italia, un classico esempio di salone “Kolossal” che unisce fumetto, animazione, cinema, videogame e roleplaying/cosplaying…
Sono molto orgoglioso di quello che siamo riusciti a fare con Romics nel tempo. Ricordo che, nella cornice della vecchia Fiera di Roma, abbiamo organizzato incontri del pubblico con Milo Manara, Leo Ortolani, Sergio Bonelli, con una sala da 1700 e passa posti completamente gremita. Cose che non accadono nemmeno al Festival di Angoulême!
Anche quando ci siamo trasferiti nella nuova Fiera, all’inizio abbiamo avuto un padiglione intero dedicato a conferenze e convegni. Poi, invece l’organizzazione ha deciso di ridurre gli spazi dedicati a questi incontri: il grande teatro è rimasto solo per il Festival del Doppiaggio, per le attività dei cosplayer. Le iniziative culturali, gli incontri con gli autori sono diventati meno importanti e quando ho visto questa deriva – tra l’altro dopo un’ultima edizione bellissima, quella del decennale curata assieme a Diego Malara – ho deciso di lasciare. Credo che sia la prima volta, tra l’altro, che lo racconto.

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È una tendenza comune ai festival dare oggi molto spazio ad altre forme di intrattenimento collaterali al fumetto, quali il cosplaying…
Chiariamo: io adoro i cosplayer, amo quello che fanno e sono stato anche al Festival mondiale di Nagoya. Il punto è che una grande manifestazione del fumetto non può essere solo quello! Un grande festival deve dare spazio anche agli incontri con gli autori, alle mostre delle tavole etc. Una grande manifestazione deve, soprattutto, riconoscere importanza anche a eventi che interessano un pubblico ridotto. Anche una conversazione tra un cartoonist e venti persone può essere importantissima a livello culturale e, magari, quella conversazione diventerà l’evento memorabile di quell’edizione.

Stai dicendo che, quasi per paradosso, ciò che fa grande una manifestazione è l’attenzione per le cose più piccole?
Si è esattamente così. Perché sono le piccole cose che possono diventare le cose più importanti. Pensa a un incontro organizzato con Zerocalcare, quando era un autore “piccolo”, conosciuto da pochi, pensa a cosa sono oggi gli incontri con lui, per via della sua bravura straordinaria. Anzi ci tengo a dirlo Kobane Calling è una meraviglia di libro. È una delle cose che mi rende contento di aver seguito la Storia del fumetto fino ad ora…

Tornando a “Strippando” colpiscono le parole con cui presenti la manifestazione: “Una passione è sterile, inutile e smorta, se non la si condivide”. È il filo rosso della tua attività di curatore di eventi per il fumetto e l’animazione?
Direi di sì. Ricorderò sempre le parole di un grande artista dell’animazione, Jan Pinkava (vincitore di un Oscar), ospite d’onore della nostra manifestazione “I castelli animati” dedicata ai cartoon. Uscì entusiasta dall’incontro con il pubblico e mi disse: “Luca, torno a casa con una gran voglia di lavorare…”. In fondo è questo il senso del nostro lavoro di comunicazione, del fare cultura: condividere una passione, magari proprio con chi non la conosce. Come diceva Vinicius de Moraes: “La vita è l’arte dell’incontro”.

Per questo è nato “Strippando”, e per questo ad esempio contribuisco a un Festival del fumetto nuovo e interessante come “ARF” sempre qui a Roma, inventato da operatori del settore che sanno cosa vuol dire amare il fumetto e i loro autori. Poi, nell’ambito dell’animazione, sto lavorando alla 2°edizione de “La Città incantata”, a luglio a Civita di Bagnoregio, che vedrà la partecipazione fra gli altri di Mark Osborne, il regista del Piccolo Principe ma che sarà, come l’anno scorso, un evento che vuole creare scintille tra registi di animazione, fumettisti, illustratori (viene anche il grande Roberto Innocenti). Tra le manifestazioni che creano scintille, che creano anche veri e propri cortocircuiti tra lettori e autori vorrei anche ricordare “Crack– fumetti dirompenti”, manifestazione dedicata alle autoproduzioni del Forte Prenestino di Roma che si svolgerà a fine giugno. E’ qui che è nato Zerocalcare, ma anche tanti altri grandi del fumetto e non solo… Si sente quando un evento ama il fumetto, oppure quando lo usa…

Pazienza Andrea

A proposito d’incontri, in questa edizione di “Strippando” c’è stato questo tuo incontro/dialogo con Mariella Pazienza, dedicato ai “Sessant’anni di Andrea Pazienza”. Cosa rappresentano per te questo autore e questo appuntamento?
Pensa che la prima volta che ho intervistato Andrea (e Filippo Scozzari) fu nel 1981, poi due anni dopo facemmo un’intervista/speciale “Il segno di una resa invincibile” per Rai Tre e quella fu la prima occasione in cui ho incontrato Mariella e, nel tempo, siamo diventati amici. Come sono amico della mamma di Andrea che ho anche intervistato.
Andrea è un caso unico e straordinario nella storia del fumetto in cui è quasi impossibile separare l’autore dall’opera. In lui i discorsi si completano sempre: parti da un aspetto e arrivi a un altro. C’è l’umorismo e c’è sempre il dramma, c’è la realtà e c’è la finzione, c’è l’invenzione e la verità assoluta… E tutte queste cose spesso coesistono all’interno della stessa tavola, dello stesso disegno. In una tavola di Andrea trovi tipi di segni diversissimi tra loro ma tutti riconducibili a lui.

Ora che vengono ristampate tutte le sue opere, mi viene da chiederti se c’è un’opera cui tu sei personalmente più legato?
E’ difficilissimo, quasi impossibile. Proprio perché in ogni opera c’è una parte diversa della sua arte e del suo sentire. Se te ne dico una, mi verrebbe a mancarne un’altra. Potrei dire che Pompeo resta uno dei fumetti più straordinari e sconvolgenti che abbia mai letto, anche se quasi per senso di umanità ho amato di più il Pazienza “più leggero” di opere come Pertini, quelle opere divertenti in cui capivo che Andrea si divertiva ed ero felice che lui fosse felice. Quelle opere mi sono rimaste nel cuore.

Per concludere, in un evento dedicato al collezionismo, non posso non chiederti se oltre a essere un grandissimo studioso del fumetto, sei anche un grande collezionista…
Per niente. Soprattutto perché da disordinato mi manca la metodicità del collezionista! E’ più un problema d’archivio, ovvero avere sottomano le opere per poterne scrivere, ma per il resto non faccio mai distinzione tra originali e ristampe. Non penso proprio all’eternità degli oggetti, quindi il senso della “collezione” mi sfugge. Però, vale quello che dicevo per i cosplayer. Amo i cosplayer, amo i collezionisti, amo quelli che sono diversi da me!

Intervista telefonica realizzata il 13 maggio 2016. Ringraziamo Luca Raffaelli per la simpatia e la disponibilità.

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