Stefano Frassetto, torinese, architetto di formazione, è uno dei più importanti nomi delle strip italiane, soprattutto in collegamento con la stampa cattolica per ragazzi. Autore di Top of the pop, Ippo, 35 mq e numerose altre strisce, uscite sul Giornalino, su Avvenire, e su altre riviste dell’area. Frassetto collabora anche come disegnatore per giornali “laici”, dove realizza soprattutto illustrazioni legate ad articoli di letteratura. Il suo lavoro è ampiamente presente anche online, ad esempio sul blog Balloons con 35mq e su Ippopuntoit. Ci è sembrato interessante approfondire con lui il suo lavoro, che meriterebbe forse una maggiore notorietà nella scena del fumetto italiano.
Innanzitutto, grazie di aver accettato quest’intervista. Come prima cosa, ti chiederei del tuo primo approccio al fumetto: come è avvenuta la tua formazione? Come hai iniziato a lavorare in ambito fumettistico?
Grazie a voi! La mia formazione è avvenuta sui banchi di scuola. Nel senso che fin dalle elementari mi dilettavo a disegnare anziché a seguire le lezioni. Ed è andato avanti così fino all’università dove, facendo Architettura, per lo meno ero anche obbligato a disegnare. Il percorso si è poi chiuso con una tesi sul rapporto tra architettura e fumetto. Più che in ambito fumettistico ho iniziato a lavorare come vignettista per il settimanale Il Nostro Tempo. Il fumetto è arrivato un po’ più tardi.
La prima fase della tua produzione, se non erro, si collega a riviste cattoliche “minori”, almeno per quanto riguarda la produzione fumettistica. Come è stata questa prima fase di lavoro a fumetti?
Le prime strisce su cui ho lavorato erano un “prototipo” dell’attuale 35Mq per il mensile Dimensioni dell’LDC e Top of Pop (una strip con protagonisti dei topini) per il quindicinale per ragazzi Primavera. Entrambe riviste di ispirazione cattolica.
La maggior parte dei tuoi lavori sono comunque “laici”, anche se usciti su testate cattoliche. Ti è però capitato di realizzare anche dei fumetti più “confessionali” (magari nella prima fase del tuo lavoro)? Se sì, come ti sei posto al riguardo?
Sono decisamente “laici”, ovvero legati a tematiche quotidiane molto pratiche. Talvolta con argomenti filosofici legati alla vita, il tempo o rapporti tra gli individui, ma sempre molto lontani dagli aspetti mistici (per i quali non nutro grande interesse).
Un passaggio importante è stato probabilmente l’approdo al Giornalino, rivista a fumetti notevole anche oltre l’ambito strettamente ecclesiale, in cui hai realizzato in particolare Ippo, per un lungo periodo. Cosa ci puoi dire di questa fase?
Nel 2004 o giù di lì ho iniziato a pensare ad una striscia con protagonisti dei bambini (siamo tutti figli di Schulz). Ne ho realizzate una trentina e le ho proposte al Giornalino, dove il responsabile dei fumetti, nonché grande autore bonelliano (e non solo) Roberto Rinaldi le ha apprezzate e pubblicate poco tempo dopo. All’inizio usciva una striscia alla settimana, in seguito le strisce sono diventate quattro impaginate in un’unica tavola. Il riscontro del pubblico è stato sin dal principio ottimo per cui la striscia è stata utilizzata anche per i diari scolastici e il personaggio di Ippo per vari gadgets e poster, oltre a numerose copertine della rivista. Questo soprattutto nel periodo in cui era direttore Stefano Gorla.
Gli standard di queste riviste, ovviamente, uniscono il fatto di essere “per ragazzi” all’ambito cattolico. Ti è mai capitato di ricevere limitazioni per questo?
Mai. Ovviamente un po’ di buon senso non guasta pensando alla fascia d’età alla quale ci si rivolge.
In generale, il Giornalino è stata ed è comunque una testata significativa nel panorama del fumetto italiano. Qual è stato, secondo te, il suo ruolo e la sua importanza?
Io sono cresciuto con il Giornalino. Soprattutto negli anni ’70, periodo in cui vi collaboravano alcuni tra i più grandi autori del fumetto italiano. La sua importanza è stata quella di essere non solo una rivista di intrattenimento ma direi anche di formazione.
Attualmente collabori con realtà “laiche”, anche se forse più come illustratore. Com’è nata questa nuova fase? Ci sono differenze rispetto alla precedente? In quale dei due ambiti ti trovi più a tuo agio?
Come disegnatore collaboro con i quotidiani La Stampa, Liberation a Parigi e Le Temps di Ginevra, Principalmente disegno ritratti per le pagine culturali. È un compito decisamente più rilassante che fare strisce perché non ho l’obbligo di scrivere testi e soprattutto inventare battute. Inoltre da appassionato di letteratura provo molta soddisfazione nel disegnare gli scrittori che amo.
Online sei presente anche con una striscia per un pubblico più grande, 35MQ, dove anche il segno ha una sintesi meno “morbida”, mi pare. Come nasce questo progetto?
35MQ è nato parecchio tempo fa per il mensile dimensioni con un disegno più tradizionale. In seguito è stata graficamente rielaborata per il sito Balloons a cui collaborano o hanno collaborato molti autori italiani di strip. Questo cambiamento è dovuto alla volontà di un segno più geometrico e schematizzato che rendesse i personaggi più semplici e immediatamente riconoscibili. Da qualche anno poi sia 35MQ che Ippo escono sul quotidiano svizzero 20 Minuti. Attualmente sono uscite più di 1300 strisce di entrambe.
La striscia, che è il tipo di fumetto più antico, mantiene sempre una sua vitalità, forse aumentata con l’era della rete (penso a esperienze come Sio, o i recenti Bonelli Kids, ma anche molti altri webcomics). Quale futuro vedi per questa forma espressiva?
Il futuro è legato ahimè all’ambito economico. La rete rispetto alla carta stampata purtroppo non offre garanzie in tal senso (e non è tutt’ora chiaro se mai le offrirà). Oggi va per la maggiore il concetto di “visibilità”. Ci ho fatto anche su una strip di 35MQ: “Ho un nuovo lavoro”- “ E ti pagano?”- “No. Ma mi hanno detto che avrò visibilità!”- “Infatti. Tutti vedranno quanto sei idiota.”.
A parte il tuo lavoro di autore, che rapporto hai col fumetto? Leggi altri autori e, se sì, quali sono i tuoi maggiori interessi nell’ambito?
Leggo e rileggo soprattutto i classici della striscia: Charles Schulz, Bill Watterson, Breathead, Garry Trudeau, Mort Walker e Dik Browne. Più alcuni autori americani contemporanei con cui ho stretto un’amicizia virtuale e con cui spesso dialogo grazie ai social. Mi piacciono poi alcuni autori francesi geniali come Manu Larcenet e Riad Sattouf. In Italia grazie al già citato Balloons ho avuto modo di conoscere (questa volta non solo virtualmente) e apprezzare colleghi (parola orrida, ma non posso usare “autori” all’infinito) come Sauro Ciantini, Totaro, Bruno Olivieri, Scapigliati, Stefano Tartarotti, Deco (un talento pazzesco che ammiro in maniera spropositata). Ultimamente mi sono piaciuti tantissimo i lavori di altri autori (riecco la parola!) più giovani come Giorgio Tino e la strip Tinoshi e Veronica Carratello.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai in cantiere delle particolari novità per la tua attività fumettistica?
Il mio progetto è sopravvivere alla creazione quotidiana di due strip e ai disegni che ogni giorno devo realizzare. Devo dire che è un’attività piuttosto impegnativa, sebbene meno faticosa di altre come ad esempio asfaltare strade a ferragosto. L’ultimo progetto su cui ho lavorato è stato il libro raccolta di alcune strisce di 35MQ (Comma22 editore) di oltre un anno e mezzo fa. Se trovo il tempo (e l’editore pure) potrei fare il secondo volume.
Intervista realizzata via mail nel mese di maggio 2017.
Andrea Costa
14 Ottobre 2020 a 08:35
Salve, sono innamorato del fumettista Stefano Frassetto. A volte mi sento più stupido del suo personaggio principale.
Vorrei essere contattato da lui e se è possibile diventare anche io un fumetto.
la redazione
14 Ottobre 2020 a 08:58
Giriamo il tuo contatto a Frassetto.