Secret Wars: Dottor Strange, ascesa e caduta

Secret Wars: Dottor Strange, ascesa e caduta

Prosegue la serie-evento "Secret Wars": la storia si concentra su Stephen Strange mentre Destino inizia a perdere il suo potere e le sue sicurezze.

Secret_Wars_Vol_1_3Nel regno di Destino iniziano a serpeggiare dubbi e incertezze: l’arrivo del vascello del Creatore, con a bordo i superstiti della Terra Ultimate e i membri della Cabala, ha gettato nuove ombre sulla realtà costruita dal monarca di Latveria e ha minato il suo fragile regno.

Nessuno sa cosa ci fosse prima di Battleworld, tranne Von Doom e Stephen Strange, il più scosso dal ritrovamento della nave. All’insaputa di tutti, infatti, lo Sceriffo del regno aveva recuperato una nave simile tre anni prima, “senza tuttavia averne mai controllato il contenuto.

Al suo interno, gli sconvolti superstiti di Terra 616 che si scontrano con una nuova, incredibile realtà e con il dio che l’ha creata. Solo l’intervento di Strange può salvarli.

Cosmogonia ed eresia: il fardello della divinità

La storia costruita da Jonathan Hickman tocca elementi ricorrenti nella sua produzione: il terzo e quarto numero della miniserie affrontano il tema della creazione, della forza di volontà e del peso che essa comporta.

Il mondo nasce da un atto di eccezionale determinazione, in questo caso quella di Destino, l’unico in grado di maneggiare scienza e magia per fondare qualcosa di nuovo o per lo meno per salvare ciò che resta del vecchio universo.
Nella visione proposta, la volontà ferrea e tracotante è ciò che guida gli uomini che ambiscono al potere, i quali non solo hanno le capacità, ma anche e soprattutto la sfrontatezza di pretenderlo e farlo proprio.
Ed è proprio questo che Reed Richards riconosce a Victor Von Doom, l’eterno rivale, in uno scambio di battute breve e intenso, che in due pagine definisce i personaggi e li fa emergere rispetto a tutti gli altri e fa da vero e proprio preludio allo scontro finale tra i due.

Grazie a dialoghi brillanti, potenti e densi di concetti ed emozioni, Hickman riesce a far risaltare le caratteristiche di ogni personaggio e al tempo stesso li sfrutta per narrare la sua storia, senza appesantirla o diluirla.

Ancora una volta il vero protagonista della storia è il Dottor Destino, l’uomo che si è fatto Dio, che ha creato il mondo e i suoi miti, ma che teme l’eresia, il dubbio, l’incertezza, al punto di diventare egli stesso un eretico, il primo a mettere in discussione se  stesso: una divinità che ambisce all’assolutezza e all’accettazione totale da parte dei suoi fedeli, ma che si dimostra perennemente frustrata perché non riesce a raggiungere il suo obiettivo, restando continuamente insoddisfatto dalla propria fallibilità.

I suoi dialoghi gettano luce su questa natura, e ne proiettano le ombre: non solo quelli con Stephen Strange, ma soprattutto quelli con Susan Storm, personaggio a cui vengono dedicate poche pagine, ma che emerge in con tutte quelle caratteristiche che lo stesso Hickman aveva sapientemente narrato nella sua run sui Fantastici Quattro.

La dolcezza e l’umanità della Donna Invisibile sono pari solo alla sua forza e alla sua determinazione, alla profondità che le permette di vedere il bene in Von Doom oltre al suo volto sfigurato, quella cicatrice che inconsciamente non riesce a curare, ma che le permette anche di parlargli in maniera franca.

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Il teatro del potere

L’intensità dei dialoghi non deriva solo dalle parole, ma anche dalla rappresentazione scenica: Esad Ribic sfrutta una impostazione che potremmo definire teatrale, tesa a esaltare le emozioni dei personaggi e i loro gesti. Soprattutto nel terzo numero, l’artista riduce al minimo gli elementi sullo sfondo per concentrarsi sugli interpreti. Spesso i personaggi si stagliano su sfondi bianchi, conquistando la vignetta con una fisicità scultorea e totalizzante, che coglie l’attenzione del lettore e che al tempo stesso fa procedere la storia.

Un altro elemento ricorrente sono le inquadrature ravvicinate, focalizzate sui volti o sugli sguardi con vignette strette e orizzontali: grazie a un tratto dettagliato e attento, le emozioni esplodono sulla pagina senza che le parole debbano esplicitarle. Tutti questi elementi raggiungono il massimo nelle ultime tavole, nel confronto tra Strange e Doom, che si svolge su un palco desertico che lascia spazio solo ai personaggi e al loro scontro.

Il lavoro di Ribic è completato da Ive Svorcina, che si dimostra sempre attento nella scelta di una gamma di colori che vanno dai toni più accesi della battaglia del quarto numero ai toni freddi e funerei con cui si chiude lo stesso numero.

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Dottor Strange: in bilico tra ragione e sentimento

Come detto sopra, il co-protagonista di questi due numeri è sicu6146c1e59b548453cfef1e97148578cframente il Dottor Stephen Strange, personaggio al quale Hickman ha dedicato molta attenzione durante la sua run su New Avengers e che qui raggiunge la sua completa maturazione.

Durante New Avengers, lo Stregone Supremo dell’Universo Marvel è sceso a compromessi inaspettati, pericolosi ed eticamente discutibili, sacrificandosi in maniera totale pur di fermare le incursioni e salvare il suo mondo: la lenta discesa nell’abisso della disperazione è stata narrata come una vera e propria tragedia da Hickman, che è riuscito a cogliere aspetti essenziali del personaggio, dandone al tempo stesso una nuova interpretazione e rendendolo il più affascinante, complesso e sfaccettato dell’intera serie.

L’autore del South Carolina lo ha anche scelto come elemento cardine del ciclo “Time Runs Out“, portandolo al cospetto degli Arcani (gli esseri responsabili della morte degli universi) per lo scontro finale e facendolo riemergere nel mondo di Battleworld come braccio destro di Destino. Il rapporto tra i due, già esplorato in un classico come Trionfo e Tormento (nei cui confronti Hickman è debitore) è forse una delle cose migliori lette nella miniserie: dialoghi intensi e complessi, che riflettono su concetti elevati in maniera profondamente umana, sottolineano le affinità e le differenze tra i due.

Strange appare come il perfetto contraltare di Von Doom: un uomo a cui è mancata la volontà di assurgere a Dio, che si è tirato indietro non ritenendosi all’altezza, ma che è pronto ad affrontarlo a viso aperto, con onestà e coraggio per salvare la vita di tutti i propri amici, compreso lo stesso dio-monarca.
Strange è un individuo razionale, che riconosce in Destino l’unico in grado di salvare tutto e tutti grazie alla sua strenua e prepotente volontà di potere, ma al tempo stesso si rifiuta di sacrificare la vita degli unici amici che gli sono rimasti.
Attraverso la sua fallibilità e il suo istinto emotivo e umano, è il primo eroe che incrina profondamente il dominio di Von Doom, graziea parole oneste e franche che solo un amico, un vero amico, può pronunciare.

Nel rappresentarlo, Esad Ribic sembra ispirarsi agli affascinanti ed eleganti attori degli anni ’50 del cinema Hollywoodiano, curando nel minimo dettaglio ogni sua espressione: forza, dubbi, carisma, tormenti passano attraverso gli sguardi e le piccole smorfie del suo volto. In alcune vignette, il volto di Strange emerge solitario dal fondake bianco e indistinto, ricordando le teste di santi scolpite sulla Porta del Paradiso del Ghiberti o nei fregi in bassorilievo delle chiese cattoliche: un perfetto riassunto grafico dell’importanza e del ruolo del personaggio nel grande affresco creto da Hickman.

Abbiamo parlato di:
Secret Wars #2-3
Jonathan Hickman, Esad Ribic, Ive Svorcina
Traduzione di Fabio Gamberini
Panini Comics, gennaio 2016
32 pagine cad., brossurato, colore – 3,00€
ISSN: 977112423090160166 – 977112423090160167

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