“Qui” di Richard McGuire e i paradossi del tempo

“Qui” di Richard McGuire e i paradossi del tempo

"Qui" di Richard McGuire è stato uno dei volumi più interessanti del 2015. Analizziamo questo esperimento narrativo tra fumetto e filosofia.

Il paradosso del tempo nel fumetto

Nel fumetto esiste un interessantissimo paradosso, un meccanismo principe su cui è costruita la narrazione, cioè la modalità con la quale viene raccontata l’azione nel tempo.
La scansione a vignette, all’interno della tavola, congela il tempo in singoli istanti. La scelta di quei singoli momenti è ciò che fa la reale differenza tra una buona e una pessima narrazione. Non solo, la condensazione ovvero la diluizione di un avvenimento permettono di definire il ritmo del racconto. Gli esempi in questo senso sono infiniti. Diciamo, per semplicità, che una stessa azione può essere raccontata soffermandosi al limite del minimalismo in ogni fase che la compone, oppure può essere raccontata per omissione, facendone vedere le conseguenze nella vignetta successiva.
Il fatto principale, in ogni caso, è che il fumetto congela il tempo per narrarne il fluire. La sequenzialità delle vignette è tempo, ma in attimi che singolarmente potremmo definire eterni. Questo meccanismo gioca sul processo di inferenza visiva e concettuale che l’essere umano mette in atto nel codificare e leggere e guardare le storie.

Il cosiddetto spazio bianco tra una vignetta e l’altra viene riempito attraverso l’interpretazione creativa del lettore. Anche da questo punto di vista, l’autore può utilizzare una forma narrativa di maggiore o minore immediatezza, giocando su piani diversi di lettura. In una forma condensata, la vicinanza tra le parti delle azioni tra una vignetta e l’altra può essere molto labile, e il processo di inferenza e ricostruzione che avviene nello spazio bianco richiede al lettore uno sforzo maggiore. In base a questo semplice principio, e ai numerosi esperimenti che sono stati fatti in più di un secolo di racconti, è possibile definire un fumetto “più o meno semplice” (friendly, direbbero in lingua inglese).
Mi è capitato più volte di incontrare persone per le quali il processo di interpretazione e ricostruzione cognitiva richiesta dalla lettura di un fumetto ha rappresentato uno sforzo tale da togliere il piacere della lettura. Tale processo richiede un percorso di alfabetizzazione non banale, che sarebbe fondamentale avvenisse a partire dalla scuola primaria (con l’utilizzo anche della parola scritta) o meglio ancora già dalla scuola dell’infanzia (per racconti senza parole).

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Se il tempo viene interrotto

Ma cosa avviene se il meccanismo di rappresentazione del tempo in un fumetto viene interrotto volutamente, diviene il centro della scena e il cardine di una ricerca estetica e filosofica? È quanto avviene nel volume a fumetti Here (Qui, ed. Rizzoli Lizard) di Richard McGuire. L’autore statunitense inverte il processo naturale di scorrere del tempo in un fumetto (o perlomeno tutte le regole normalmente utilizzate), sovrapponendo azioni (o parti di esse) diverse in uno scenario immobile ma soggetto anch’esso allo scorrere del tempo.
L’esperimento tecnico di McGuire offre innanzitutto al lettore la possibilità di osservare da dentro il paradosso sovradescritto, per comprendere alcune caratteristiche che potremmo dire genetiche del media Fumetto. Solo attraverso questa forma d’arte tale processo si utilizza e avviene in questo modo. Solo qui, le sequenze sono costruite attraverso rappresentazioni visivo-testuali immobili nel tempo che si susseguono e magicamente scorrono.

È qualcosa di profondamente diverso da quanto avviene, per esempio, nella struttura narrativa di un cartone animato, dove è pur vero che l’azione è costituita da singoli frammenti congelati nel tempo, ma dove da sempre il regista ha cercato di montare le sequenze per simulare un reale scorrere del tempo, ingannando in questo modo la percezione umana. Nel fumetto, l’inganno non è applicabile, e il processo è tutt’altro.
McGuire lo svela, non solo rompendo la sequenzialità tra azioni ed eventi, ma anche scatenando una serie di riflessioni filosofiche sullo scorrere del tempo che emozionano e fanno riflettere. È uno di quei libri che, se letti con la giusta profondità, offrono potenti insight sulla nostra realtà.

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L’illusione di eternità e l’impermanenza

Here di Richard McGuire oltre ad essere un esempio compiuto di narrazione metacomunicativa indiretta, dal momento che rivela alcune strategie e strutture genetiche del fumetto, è anche un’opera d’arte emozionante e profonda, che afferma un secondo paradosso, questa volta esistenziale e filosofico, relativo al nostro partecipare del tempo.
L’immobilità delle scene dell’autore statunitense rivelano il principio secondo il quale, nella nostra realtà, esiste solo ed unicamente il momento presente. Ricordare il passato e fantasticare sul futuro sono azioni che possono accadere anch’esse solo nel momento presente. Ogni istante ci appartiene, e svanisce nell’attimo in cui accade l’istante seguente. Eppure, come rivelato dal Paradosso di Zenone (V secolo a.c.) la divisione del tempo in frazioni potrebbe arrivare all’infinitamente piccolo, tanto da rendere impercepibile (e impossibile) lo scorrere stesso del tempo. Come è possibile quindi vivere contemporaneamente l’eternità del momento presente, e l’impermanenza della dimensione spaziotemporale che non si ferma mai?

Le cose che diamo per scontate sono molte. Innanzitutto ci è pressoché impossibile viverci come impermanenti. Viviamo nell’illusione della nostra immortalità, che viene normalmente scalfita solo di fronte a importanti malattie e sofferenze. Questa illusione, insieme alle paure collegate al nostro normale concetto di morte, generano infiniti dolori che non siamo in grado spesso di affrontare. E condizionano terribilmente, e in modo inconscio, la nostra vita.
Gli istanti eterni di Here svelano questo paradosso e le emozioni che vi sono collegate possono dispiegarsi con sorpresa e profonda delicatezza.

La prima versione di Qui/Here
La prima versione di Qui/Here

A più ampio respiro

La prima versione di Here uscì negli Stati Uniti una trentina di anni fa sulla rivista Raw diretta da Art Spiegelman. Era una versione molto più corta. Da un punto di vista tecnico e metanarrativo, quel racconto era sufficiente, diceva già tutto quello che si poteva sul meccanismo intrinseco del raccontare a fumetti. La parte più intellettuale della nostra mente era quindi soddisfatta e appagata. Soprattutto quella di critici e studiosi della nona arte.
La nuova versione, decisamente ampliata, che compone il volume attualmente in libreria, offre invece uno sguardo più ampio sulla nostra realtà, si sposta da un piano tecnico a un piano esistenziale con maggiore enfasi, tocca le nostre emozioni e la percezione stessa della realtà.

Quando osservi uno scenario immobile rappresentato pagina dopo pagina prima come l’interno di una villa, poi come un acquitrino preistorico… quando azioni di epoche diverse accadono contemporaneamente e a velocità differenti, e un dialogo tra amici degli anni 2000 si accompagna alla lentissima evoluzione di una capriola degli anni ’80 del secolo scorso… quando tutto questo viene rappresentato da McGuire su carta, la nostra mentre può produrre un corto circuito emozionale che apre le porte a una diversa comprensione della dimensione temporale.
Viviamo il paradosso di una realtà impermanente dove tutto muta a ogni respiro, dove un numero impressionante di cellule si rinnova nel nostro corpo, e dove tuttavia ci percepiamo come esservi viventi illusoriamente identici a dieci, venti, trenta anni fa, ci immaginiamo tra dieci, venti, trent’anni simili a oggi, e siamo persino capaci di dire a noi stessi e agli altri che “siamo fatti così, non possiamo cambiare”.
Questa illusoria continuità psicologica è base per la nostra vita, per permetterci di non impazzire. Ma è anche una potente illusione che genera molta sofferenza.

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Le cinque rimembranze buddhiste

L’incontro psicologico con il tempo avviene quando bambino inizi a pensare a un prima e a un dopo e interiorizzi progressivamente il concetto di azioni/conseguenze. Nella mia personale esperienza, questi vissuti si sono via via sempre più colorati di malinconia. Il processo infinito del tempo ci lascia soli, con in mano solo il frutto, spesso fragile se non doloroso, delle nostre azioni.
Nella pratica buddhista mahayana, questo tema viene ripreso costantemente e portato alla consapevolezza attraverso la pratica delle cinque rimembranze, che in estrema sintesi sono:

  1. Siamo destinati a invecchiare, non possiamo sfuggire alla vecchiaia;
  2. Siamo destinati a ammalarci, non possiamo sfuggire alla vecchiaia;
  3. Siamo destinati a morire, non possiamo sfuggire alla morte;
  4. Tutte le cose sono destinate a mutare, non dobbiamo attaccarci a nulla di quel che abbiamo oggi;
  5. Le uniche cose che abbiamo davvero sono le conseguenze delle nostre azioni.

Lo scopo delle cinque rimembranze è quello di non arrivare impreparati a scoprire queste verità della vita, ma riconoscerle per tempo trasformando le emozioni (spesso angosciose) che vi sono legate e le strategie e le abitudini che mettiamo regolarmente in atto per non sentire queste stesse emozioni e fingere che il problema non esista.
Il bambino diventa adulto, il tempo si dispiega, le ansie si trasformano in compensazioni e ricerca di soddisfazioni immediate e distrazioni, e sfugge, alla fine, il senso di quello che è, in qualche modo, la realtà.

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Solo la conseguenza delle nostre azioni

Here di McGuire può fare da ponte per arrivare a una nuova comprensione della realtà.
Tornando al paradosso sulla dimensione temporale, risulta evidente che quanto l’autore svela nella sua narrazione sono:

  • l’assurdità della nostra tradizionale percezione del tempo;
  • la relativizzazione della nostra parabola di vita rispetto alla profondità infinita del tempo;
  • l’importanza del singolo momento presente;
  • la continuità psicologica che viene prodotta dalla nostra mente per dare linearità e senso allo scorrere temporale;
  • la persistenza esclusiva delle conseguenze delle azioni (o degli accadimenti) nel mondo.

McGuire spinge al massimo questa ricerca, creando una narrazione completamente frammentata, dove risulta davvero arduo arrivare a una compiuta ricostruzione.

La versione digitale interattiva di Here è forse l’espressione massima di questa decostruzione. Se l’autore non fa mistero del fatto che tra le fonti ispiratrici della sua opera ci sia anche l’innovazione al tempo arrivata nel mondo delle interfacce utente dei computer con il sistema operativo di Windows (a finestre, appunto), l’attuale stato dell’arte della tecnologia digitale ha permesso a McGuire di portare al massimo le potenzialità narrative del suo libro. Nella versione digitale gli sfondi e le tavole esistono indipendentemente dal libro fisico, in tal modo accrescendo la dinamicità già presente nell’opera. Il “dove” (la stanza) resta elemento fisso ma allo stesso tempo esso cambia in funzione del tempo. Su questa sorta di quinta elettronica, si aprono una serie di finestre/vignette, ognuna riportante una data: cliccando su questa o sulle vignette esse scompaiono progressivamente, permettendo all’utente di spostarsi da un punto all’altro del libro e creando dunque una sorta di versione personale dell’opera.

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Da questa ulteriore evoluzione della sua opera, emerge ancor più chiaramente il fatto che all’autore non interessa che il lettore sviluppi una compiuta ricostruzione delle vicende narrate, bensì un’emozione di malinconico spavento. Uno spaesamento esistenziale a cui è possibile giungere attraverso esercizi di profonda meditazione, attraverso una visione profonda e più chiara della nostra realtà.

Quel che dà senso, in fondo, allo scorrere del tempo è la capacità di cogliere le conseguenze delle nostre azioni in ogni momento presente della nostra vita. Al di là di parole, memoria, aspettative e bisogni, l’unica cosa che sembra avere realmente consistenza nella nostra realtà sono le conseguenze delle nostre azioni, dal momento che rendono percepibile, visibile potremmo dire, proprio lo scorrere del tempo, e permette psicologicamente ed emotivamente di accogliere il paradosso della coesistenza di eternità e impermanenza. Il secondo principio della termodinamica ce lo ricorda: nulla si crea e nulla si distrugge. L’eterno mutamento delle cose è la vera natura della vita, e la nostra consapevolezza ci può offrire la possibilità di uscire dall’illusione della permanenza e della finitezza delle cose (nascita/morte, inizio/fine, ecc.) e vivere più pienamente la nostra realtà.

L’arte, come spesso accade, può essere uno degli strumenti più efficaci per cogliere la realtà delle cose. Per questo, a un autore come Richard McGuire dovremmo essere eternamente grati.

Abbiamo parlato di:
Qui
Richard McGuire
Traduzione di Steve Piccolo
Rizzoli Lizard, aprile 2015
304 pagine, cartonato, colori – 25,00 €
ISBN: 9788817081115

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