Il Re Bianco: di Davide Toffolo, Italo Calvino e copertoni di pneumatico

Il Re Bianco: di Davide Toffolo, Italo Calvino e copertoni di pneumatico

"Il Re Bianco" è il nome enfatico che Davide Toffolo ha scelto per parlarci di Copito de Nieve (Fiocco di Neve), l'unico gorilla albino conosciuto dal mondo occidentale, per anni ingabbiato nello zoo di Barcellona.

La maschera facciale è di un roseo umano, lavorata dalle rughe; anche il petto mostra una pelle glabra e rosea, come quella degli uomini di razza bianca…
Per il resto, l’aspetto di Copito de Nieve presenta meno somiglianze con l’uomo di quello d’altri Primati: al posto del naso le narici scavano una doppia voragine; le mani, pelose e – si direbbe – poco articolate, all’estremità di braccia molto lunghe e rigide, sono ancora in realtà zampe, e come tali il gorilla le usa nel camminare, appoggiandole al suolo come un quadrupede.
Ora queste braccia-zampe stringono contro il petto un copertone di pneumatico d’auto.
da Palomar di
Italo Calvino – Mondadori 1983

Il Re Bianco è il nome enfatico che Davide Toffolo ha scelto per parlarci di Copito de Nieve (Fiocco di Neve), l’unico gorilla albino conosciuto dal mondo occidentale, per anni ingabbiato nello zoo di Barcellona, per anni fenomeno da baraccone e facile simbolo di unicità e solitudine per i numerosi visitatori.
L’autore ci racconta che l’attenzione verso questo fenomeno pop venne per la prima volta sollecitata dal breve racconto di Italo CalvinoIl gorilla albino – contenuto in Palomar, splendido, piccolo percorso narrativo nel significato più autentico dell’osservazione e della descrizione in letteratura. Il racconto ha mosso la curiosità di Toffolo a tal punto da spingerlo ad approfondirne la conoscenza, a ricercare tracce della storia cruda ma favolistica di questo strano essere.
Il breve romanzo di Toffolo pubblicato dalla Coconino Press è un percorso autobiografico che vuole raccontare degli ultimi giorni di Fiocco di Neve prima della sua morte per un tumore alla pelle. Il tema del gorilla straordinario è anche il cuore di un lavoro musicale dei Tre allegri ragazzi morti, di cui Toffolo è cantante e autore.

Il Re Bianco possiede tutte le caratteristiche tipiche del linguaggio del Toffolo autore di fumetti, dall’autobiografismo egocentrico alla leggerezza emotiva, dalla raffinatezza grafica all’estetica voyeristica e forzatamente bella di alcune sue parti.
Il romanzo è diviso in sette capitoli, il primo dei quali ci immerge con perizia nel racconto favolistico della nascita del gorilla albino in Africa. Efficacissimo e dolcissimo racconto esotico, Nfumu-ngui è la rappresentazione della paura del diverso all’interno dell’Africa Nera, dove gli albini sono esemplari molto meno che umani, disprezzati e isolati dalle tribù; esseri talmente anomali e inadatti alla vita in quelle terre assolate e aspre, da venire spesso soppressi alla nascita dalle tribù stesse.
La leggerezza e l’ironia stemperano un racconto sostanzialmente crudele, anche quando, più avanti nel libro, viene ripreso per raccontare della cattura di un giovanissimo Copito de Nieve. Toffolo controlla con abilità la sua narrazione, riprendendo alcuni topoi tipici dei racconti africani, grazie anche a una perizia grafica eccellente, dalle linee morbide e rotonde, perfino buffe. Si respira un’innocenza e una leggerezza che si vorrebbe continuasse per tutto il romanzo, cosa che, purtroppo, non avviene.

Il secondo capitolo ci catapulta nel mondo di Toffolo, con la sua figura al centro del racconto, mentre si mette in viaggio per rivedere per l’ultima volta il Re Bianco ormai prossimo alla morte. Lo stacco tra la favola e la realtà arriva improvviso, forzato, provocando in chi legge un effetto straniante.
Il cambio di rotta è innanzitutto un cambio decisivo di stile. Il tratto diventa più realistico, quasi fotografico in alcune parti; la narrazione, prima condotta da dialoghi incalzanti, viene sviluppata attraverso una voce fuori campo dai toni diaristici e introspettivi.
Il cammino, a questo punto, sembra farsi spezzettato, puntuale, disorganico.
È una caratteristica propria di Toffolo, già apparsa in molte sue opere. La mancanza di organicità, l’estrema sintesi e la frammentarietà dello sviluppo producono nel lettore due effetti opposti ma complementari: un senso di disorientamento e inconcludenza da un lato; una profonda frattura nella razionalità, che apre spazi inediti all’immaginazione, in un meccanismo simile a quello poetico.
Toffolo, per non rischiare di cadere nella trappola della retorica, sempre vicina quando si affrontano temi così personali ed emotivi, sembra preferire quindi la strada della poesia. Una poesia sostenuta dal suo tratto fortemente evocativo, morbido, dall’estetica raffinata. Al lettore spetta invece la decisione – inconsapevole – se accettare le regole che l’autore impone dal secondo capitolo in poi. Regole non facili, perché intrinsecamente legate al desiderio espressivo dell’autore, e a un percorso narrativo fortemente auto-centrato.
In sintesi, quindi, la narrazione di Toffolo sembra nascere da una serie di scelte su cosa togliere, più che cosa inserire nel racconto. L’immaginazione del lettore è quindi fortemente sollecitata a integrare, colmare, unire, ristrutturare.

Si tratta di un processo per certi versi ben conosciuto da un lettore di fumetti, un processo che è cioé nel dna stesso della narrazione a fumetti. Ma che in questo caso sembra spingersi troppo in là.
Il Re Bianco, infatti, attraverso una forma e un linguaggio fortemente controllati, vive di continui contrasti, di bruschi movimenti tra profondità emotiva e leggerezza, tra didascalismo eccessivo e simbolo, tra nudità e vestiti preziosi.
Toffolo riesce in alcune parti a regalare al lettore momenti di intensa partecipazione, come la visita al Museo di Storia Naturale di Londra, o la conclusione felicissima del romanzo con l’autore che trasporta sulle proprie spalle un Copito de Nieve sempre più piccolo, in un percorso regressivo che è sia ontogenetico che filogenetico.
In altre parti, invece, il lettore avverte un senso diffuso di superficialità, di controllato vagare, come se l’autore avesse paura di rappresentare per intero il proprio sentire e il proprio pensiero, di cercare profondità emozionali autentiche che possano diventare universali. Si fatica a capire, per esempio, perché quello strano scimmione è così importante per Toffolo, al di là di una superficiale riflessione sull’unicità dell’animale e dell’autore di fumetti. Ma ancor di più non avviene il meccanismo d’identificazione del lettore con l’autore e il suo sentire, se non in modo superficiale. Come esistesse una barriera sottile ma solidissima tra quella che è l’esperienza dell’autore e quella di tutta l’umanità. Come se l’identificazione di Toffolo nell’animale unico e solo si traducesse in una forma snobistica di incomunicabilità, di un’impossibilità di comprensione tra gli uomini che più che naturale appare voluta, forzata, se non addirittura dovuta a una incapacità propria dell’autore stesso a comunicare.

Tornare a Calvino e al suo Palomar può aiutarci a capire dove il romanzo di Toffolo, pur con la sua forza evocativa e poetica, appare un lavoro riuscito solo in parte. L’uomo qualunque Palomar, così legato alle cose terrene e quotidiane, ma sempre votato a trovare in ognuna di esse un significato cosmico e universale, chiude la propria riflessione sul gorilla albino soffermandosi a riflettere sul copertone di pneumatico che l’animale tiene tra le mani:

Come il gorilla ha il suo pneumatico che gli serve da supporto tangibile per un farneticante discorso senza parole … così io ho quest’immagine d’uno scimmione bianco. Tutti rigiriamo tra le mani un vecchio copertone vuoto mediante il quale vorremmo raggiungere il senso ultimo a cui le parole non giungono.

Ne Il Re Bianco sembrano assenti gli oggetti quotidiani che connettono le esperienze e i significati delle nostre vite, che forniscono le chiavi di lettura della nostra esistenza, della nostra quotidianità apparentemente priva di un senso altro. Perché è il nostro rapporto con gli oggetti materiali nella vita di tutti i giorni, persone comprese, a definire chi siamo e il senso della nostra esistenza.
Ne Il Re Bianco, in conclusione, manca il copertone di pneumatico da stringere tra le mani.

Riferimenti:
Il sito della Coconino Press: www.coconinopress.com
Il sito di Davide Toffolo: www.treallegriragazzimorti.it/blog

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