Chi recensisce i recensori?
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Chi recensisce i recensori?

Ieri ho ricevuto un messaggio privato da parte di un collega. L’ho ritenuto meritevole di attenzione pertanto ho deciso di pubblicarlo sul blog. Ecco di seguito la testimonianza di un Fumettista Anonimo.

 I disegni in questo post sono di Niccolò Storai >  www.ilgrafonautadelgrottesco.it <

[AVVERTENZA: Se vi riconoscete al 100% in una di queste persone mi sa che avete qualche problemino.]


Salve, sono un fumettista anonimo e mi trovo ad affrontare quotidianamente una problematica che attanaglia buona parte dei miei colleghi: le recensioni.

Per carità: le analisi ben scritte sono utili, tanto quanto sono piacevoli i fumetti ben disegnati.

Ma su alcuni siti, sui forum, sui social, chiunque si sente in diritto di giudicare il mio lavoro e di conseguenza me come autore e – per un distorto meccanismo – come essere umano. Invece di limitarsi ad acquistare o consigliare l’acquisto di ciò che apprezzano ed evitare il resto, molti (o solo pochi ma che si atteggiano da molti) si lanciano in invettive, crociate, petizioni, come se i fumetti fossero un servizio fornito dallo Stato e pagato con i soldi delle tasse, sentendosi quindi in diritto di interessarsi delle politiche editoriali allo stesso modo in cui il vostro vicino spacca i maroni su quanta elettricità condominiale consuma il portinaio ricaricando il cellulare nella guardiola.

La prendo troppo sul personale? Può darsi. “Questa è la mia opinione e ho il diritto di esprimerla”, dicono. Ma mi sono chiesto: come la prenderebbero gli stessi recensori se qualcuno recensisse le loro attività?

Insomma:

chi recensisce i recensori?

Ecco perché ho deciso di calarmi nei panni del vendicatore, e dopo meticolose indagini ho seguito qualcuno di questi individui per valutarne l’efficienza. E vediamo se a fare con voi lo stesso che fate con noi non vi sentite un tantinello punti sul vivo.

 

Attilio Scamuzza
attilio scamuzza recensore niccolò storai
© Niccolò Storai

Attilio scrive da anni per un portale che si chiama Fumetti Impegnati. Ha una lunga storia di attivismo e una conoscenza dei fumetti nozionistica talmente vasta da rasentare la bulimia. È presente a tutte le fiere da quando Lucca era ancora il Salone Internazionale dei Comics, e tutti gli autori lo conoscono. È un nerd della prima ora e si atteggia da personalità influente, quando l’influenza che esercita sul mondo editoriale è la stessa che può esercitare il mio cocker spaniel sull’orbita delle comete.

Ciononostante, tra i suoi simili (non i cocker spaniel) è considerato una personalità, e le sue recensioni colme di prosopopea hanno provocato le coliche a più di un autore affermato.

A proposito del mio ultimo fumetto, Scamuzza scrive:

[…] narrazione insipida, disegni tirati via dettati più dalla fretta di fatturare che dall’effettiva urgenza creativa, un soggetto a dir poco confuso e dialoghi che vorrebbero dimostrarsi brillanti ma finiscono per essere sopra le righe. Insomma, un disastro su tutta la linea. Ci stupiamo di come una casa editrice di alto livello abbia potuto ancora una volta concedere tanta libertà a un autore che nei fatti non è altro che un mediocre battutista buono giusto per i social network […]

 Snervato dalla prosa di questo campione del plurale maiestatis, decisi di cominciare da lui la mia vendetta, e quindi la mia indagine.

Ed ecco quello che ho scoperto.

Attilio ha cinquantaquattro anni e abita in provincia di Messina. Quando non legge o recensisce fumetti, è impiegato di medio livello presso una nota azienda di articoli sportivi. Ha qualche collega sotto di sé, altri al di sopra. Passa la giornata lavorativa principalmente a compilare fogli excel e al telefono con clienti e fornitori.

Dopo aver visionato parte del suo lavoro e intervistato alcuni suoi colleghi, posso dedicarmi a una breve recensione della sua attività.

Le note inoltrate da Scamuzza ai colleghi sono in massima parte confuse e piene di refusi. I fogli di calcolo sono quasi sempre incompleti, costringendo l’ufficio acquisti a continue rettifiche. Il dialogo con i clienti è problematico sia telefonicamente che via email, il che denota una scarsa volontà di Scamuzza nell’operare efficacemente per il buon funzionamento dell’ufficio di cui è responsabile. Ci si stupisce di come un’azienda affermata possa rinnovare il contratto a un dipendente che avrebbe al massimo le competenze per caricare i bancali in magazzino.

 Sono certo che Scamuzza apprezzerà la recensione del suo lavoro che con spirito di sacrificio ho redatto e reso pubblica, di modo che possa senz’altro migliorarsi e fornirci un servizio all’altezza delle nostre aspettative.

 

Genna Argentu
genna argentu recensore niccolò storai
© Niccolò Storai

 26 anni, Genna è un’aspirante fumettista. Non ha mai pubblicato niente se non i suoi terrificanti disegni su DeviantArt, che dichiara di vendere a non meno dell’autografo di Frank Miller.

È conosciuta nell’ambiente per essere una spaccamaroni di primo livello. Melliflua e leccapiedi alle fiere con gli autori (importanti e non: se hai pubblicato le potresti essere utile a prescindere), con alcuni addirittura seducente, quando ha accesso alla rete diventa una specie di Che Guevara del ventunesimo secolo.

Convinta che la sua arte non trovi spazio per colpa di una casta di autori quarantenni che hanno occupato abusivamente l’intero mercato editoriale, vede ovunque complotti dei poteri forti, ritiene qualsiasi mercato editoriale estero come una specie di Shangri-La lastricato d’oro (ma anch’esso a lei precluso), innescando flame con l’unico scopo di essere notata in qualche modo. Ogni tanto cambia tattica e si lancia in un’appassionata difesa d’ufficio dell’autore più famoso del momento contro i suoi detrattori. Quando si accorge che nemmeno questa strategia è utile, torna a tuonare contro la “mafia editoriale”, arrivando ad accusare i suoi bersagli di molestie sessuali e rendendo pubbliche dubbie conversazioni private.

Genna, fin da quando era ancora una innocente ragazzina dedita alla lettura dei fumetti e alle dediche sul diario tra compagne di classe, era solita frequentare un forum di appassionati chiamato L’angolo Puffoso, pensato per essere luogo di serena condivisione di passione fumettistica e che in pochi anni si è trasformato in un crogiuolo di vecchi nerd intransigenti come un Mengele all’ingresso di Auschwitz, ragazzini che “o imparato ha legere su i fumeti” (ma non a scrivere, evidentemente), e per l’appunto un piccolo manipolo di fumettisti rifiutati, dediti giorno e notte (soprattutto notte) a una sola attività: sputare veleno nei confronti di autori e case editrici. Man mano che la passione per il fumetto cresceva in Genna così come le sue aspettative di diventare un giorno collega dei suoi idoli, la frustrazione seguita ai rifiuti degli editori la trasformava in un grizzly incazzato, pronto a disintegrare ogni briciola di buonsenso in nome di un solo ideale: Vendetta!

Della mia ultima fatica, così scrive Genna:

[…] no ma davvero ragazzi, qui non si capisce un c****. Ma vi pare una storia decente? Ma che sono quei disegni fatti col c***? Cioè davvero bimbi, conosco decine di disegnatori molto più bravi, non dico per forza io perché qui non si tratta di me o cosa, ma là fuori è pieno di giovani che meriterebbero una scians mentre questi vecchi parac*** non fanno altro che darsi lavoro tra loro, distruggendo di fatto un mercato che un tempo era fiorente e riconosciuto in tutto il mondo mentre invece adesso facciamo ridere i polli. Ma tanto si sa che le cose non cambieranno, qui la gente parla parla e invece di scendere in piazza se ne sta davanti al computer a battere sui tasti. Che paese di m**** […]

 Orbene, se Genna ha conseguito la sua vendetta, io otterrò la mia.

Ecco quindi che mi sono informato su questa giovane figlia dei nostri tempi, e ho deciso di spiarla.

Genna è nata e cresciuta a Lanusei, trasferendosi in seguito a Firenze per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Fuori corso da sempre, dopo aver rifiutato un onesto voto al primo esame, non ha più nemmeno frequentato le lezioni, dividendo il suo tempo tra l’ossessivo ricalco di personaggi manga e l’impiego (assolutamente temporaneo, s’intende) come barista in un locale nei pressi della stazione.

Ecco quindi che mi sono furbescamente introdotto nel bar sotto mentite spoglie, in compagnia di un’amica. Mentre aspettavo di venire servito, scambiavo anche qualche parola con gli altri clienti e con la sua collega alla cassa, per poter analizzare in maniera più esaustiva l’attività di Genna.

Ecco la recensione.

Il cappuccino era a dir poco maleodorante. Credo che la Argentu non abbia nemmeno la vaga idea di come si prepari un caffè, per non parlare della scarsa attenzione con cui mi ha servito il croissant, che avevo chiesto all’albicocca e invece mi è arrivato alla ciliegia. Croissant tra l’altro raffermo da giorni, a quanto pare la Argentu non si preoccupa molto della salute dei clienti e non controlla la freschezza dei prodotti che serve. Non parliamo dei toast: se si potesse misurare la lentezza e il disordine con cui li prepara, ci sarebbe un nuovo record sul libro dei Guinness. Pane schiacciato in malo modo, prosciutto penzolante e carbonizzato, formaggio ancora freddo come appena tirato fuori dal freezer. Tutto questo per più di dieci euro a testa. A detta di tutti poi la Argentu è scontrosa, indolente e più di una volta ha dato adito a qualche dubbio sulla sua personalissima idea di igiene. Conosco decine di baristi là fuori molto più bravi e pronti a far la fila per un posto che lei occupa a quanto ne so abusivamente, visto che ho scoperto la proprietaria del bar essere la moglie di suo zio. Ma si sa che questo Paese è pieno di baristi raccomandati.

 Sono certo che la Argentu apprezzerà la mia recensione e la mia crociata per la trasparenza in ogni settore commerciale della nostra amata Nazione, dall’editoria alla gastronomia.

 

Jhonatan BlackAssassin Pellecchia

 

jhonatan blackassassin pellecchia niccolò storai recensore
© Niccolò Storai

 Jhonatan è un diciannovenne brianzolo. Non legge quasi mai fumetti a cui preferisce la Playstation, quelli che legge per lo più li scarica, ha degli idoli fumettistici ma non saprebbe nominare uno solo dei loro titoli, eppure ritiene di avere diritto a mettere il becco in qualsiasi discussione di carattere editoriale (dopotutto ci sono cassiere del Conad convinte di poter competere con un medico in fatto di vaccini).

 

Forse traumatizzato a vita dal nome di merda che gli hanno affibbiato i genitori, Jhonatan si è creato un falso sé che lo fa sentire una specie di superfigo spaccatutto, identità che trova riscontro esclusivamente sui social, unico luogo in cui non prende gli schiaffi a giorni alterni (ma non è detto), e in cui ha coniato il suo “nick” BlackAssassin.

È giovane e possiamo anche soprassedere su un soprannome così roboante associato a una foto profilo di uno sgorbio con più costole che neuroni, gli occhiali da sole a specchio da poliziotto cattivo e la maglietta di SpongeBob. Macchiata di Nutella.

Quello su cui è duro soprassedere è il suo atteggiamento sui social network da manuale di psicopatologia.

Convinto di essere più sveglio della massa grazie all’impegnata lettura in tempi preadolescenziali del manga “Berillio High School” dove studentesse con la sesta di reggiseno si sdilinquiscono d’amore per un demone sotto le mentite spoglie del professore di chimica, il suo obiettivo nella vita (che si preannuncia quindi molto breve) è di fare il “troll”. Già è sufficientemente deprimente avere come unico scopo della propria esistenza quello di far incazzare il prossimo, ma la dedizione con cui si applica nella sua missione denota il fatto che probabilmente i suoi genitori non hanno mai una parola buona nei suoi confronti, un abbraccio, o anche solo una mezza confezione di Ritalin.

Per questo, ogni volta che su Facebook viene innescata una polemica a tema fumettistico egli ci si tuffa con le braghe e tutto quanto, sputando insulti e sentenze a casaccio, nella vana speranza di essere notato. Alla fine sempre lì si va a parare. Lo stesso valeva anche per Attilio Scamuzza (e Genna Argentu ovviamente), solo ora me ne rendo conto.

Comunque, ecco un estratto da un commento pubblicato dal Pellecchia su un post in cui si parlava di un mio fumetto:

oooh ma basta con questi fumetti sempre uguali, avete rotto il cazzo! buonisti radical chic vegani e pure froci. e non fatemi la morale, io dico quello che penso, almeno sono sincero a differenza di tutti i leccaculi che vengono a darti ragione e non dire di no che sai benissimo di aver raccontato un sacco di palle inutile che lo neghi! 🙂 più lo neghi e più sprofondi nella tua ignoranza! 🙂 🙂 Cosimo Polmonelli inutile che lo difendi tu sei il più frocio di tutti 😉

Estasiato dalla profondità dell’analisi metatestuale della mia opera, non ho potuto fare a meno di interessarmi di questo virgulto, questo prodotto della civiltà moderna.

Ed ecco quello che ho scoperto: Jhonatan frequenta la quinta liceo scientifico a Vimercate, ha ripetuto la terza media in una scuola dove notoriamente vengono bocciati solo i cubi di porfido e i soprammobili in ghisa. Non ha praticamente interessi veri a parte Pornhub (attività cui ottempera quotidianamente), non ha amici a parte il forum di appassionati di Call of Duty.

Non avendo granché da recensire, sono riuscito a venire in possesso di alcuni suoi compiti. Intervistare i suoi compagni e i suoi insegnanti fuori da scuola mi ha poi fornito un quadro più ampio del ragazzo.

Ecco quindi il mio generoso contributo a un mondo più giusto: la recensione dell’attività scolastica di Jhonatan Pellecchia.

Per quanto riguarda le materie umanistiche, il Pellecchia non esibisce di certo risultati brillanti. Nell’ultima interrogazione di Storia ha collocato la Prima Guerra Mondiale negli anni Ottanta, mentre in Geografia non è in grado di individuare l’Umbria sulla cartina del Paese. Nei temi di italiano le correzioni di grammatica sono talmente numerose che diventa impossibile distinguere le frasi in mezzo alla raffica di segnacci rossi. La professoressa di lettere definisce la condizione del Pellecchia “ignoranza crassa”. Con le materie scientifiche va leggermente meglio, ma non ha ancora imparato a risolvere correttamente una disequazione e in fisica è ancora fermo al primo principio della termodinamica. Inglese non ne parliamo: è solito sostenere di voler andare in America e diventare famoso (facendo cosa non è ancora chiaro), ma il modo in cui ha tentato di spiegarlo nell’ultimo compito in classe non è stato molto efficace: “When finish the school want go in America why want become famous”. Solitamente per le capre come lui esiste il salvacondotto dell’educazione fisica, ma non è il caso del Pellecchia. Gli bastano due giri di campo per ansimare come un enfisematoso, e di recente è stato in infermeria per mezza mattinata a causa di una pallonata sulla schiena. L’unico voto decente è in condotta perché tutta la sua intelligenza residua viene impiegata nell’accusare in maniera convincente altri compagni quando viene beccato a fare casino, motivo per cui viene ostracizzato da tutta la classe ed evitato come un appestato. È fissato con gli insulti omofobi da circa sei mesi, il che coincide con la gita dell’anno scorso durante la quale, dopo averci provato con ogni ragazza della classe, è stato rifiutato anche dal compagno gay.

 Sono certo che il giovane Jhonatan non prenderà sul personale il fatto di aver reso pubblico il suo rendimento scolastico, dopotutto il suo atteggiamento in rete denota una straordinaria apertura mentale in fatto di esposizione mediatica. Se è così prodigo nell’attentare all’immagine dei fumettisti, non sarà certo un problema che per una volta tocchi a lui essere oggetto di pubblica derisione.

Comunque volendo ho un dvd di tutorial su come annodare un cappio in maniera efficace, nel caso il Pellecchia ne senta il bisogno può scrivermi privatamente.

 

Un Fumettista Anonimo

 Ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale. Quasi.


PS, deprimente doverlo spiegare ma là fuori è pieno di permalosi: Sono caricature. Non rappresentano individui realmente esistenti, quanto insiemi di difetti condivisi da tante persone.

6 thoughts on “Chi recensisce i recensori?

  1. Davvero, davvero brillante (a dire il vero un po’ sopra le righe però 🙂 ). Mi ha ricordato alcuni raccontini ancor più caustici di Medda. Per fortuna non sono un recensore malvagyo, quindi attendo con relativa serenità la visita ispettiva in classe quando sarà il mio turno (se interessa, mercoledì alla terza ora in quarta faccio il Foscolo, ““Notizia intorno a Didimo Chierico”, per dire 🙂 ).

    1. Brillante anche la risposta! Sì, anche a me in un certo senso ha fatto venire in mente Medda.
      Attendo che qualche recensore faccia un post simile sui fumettisti troppo permalosi.

      1. Ma no, io credo che noi fumettisti meritiamo una risposta a tono! Se ci si diverte nel prendere in giro i difetti altrui bisogna saper stare al gioco e accettare di essere presi in giro.

  2. Ho letto più di una intervista ad un creativo – non necessariamente un cartoonist – che sosteneva , non del tutto seriamente, che l’ideale per una opera – non necessariamente un fumetto – fosse che il suo papà/mamma perisse immediatamente dopo averla varata tra i flutti del mare in tempesta della critica e del pubblico, in tempi in cui la differenza tra le due categorie era più netta. Naturalmente è una cosa che non mi auguro – sto ancora piangendo per Kirby e Bowie e Ray Carver – ma credo davvero che sarebbe il caso che il creativo – non necessariamente eccetera – lasciasse andare la bottiglia contro la fiancata del battello che ha appena finito di cesellare e poi facesse ciao ciao con la manina prima di fare dietrofront e camminare nel crepuscolo confuso e felice e consolarsi con l’idea che non tutte le barchette in mezzo al mare sono il Titanic. Ne guadagnerebbe in salute e tanto nulla di quanto si agita in rete ha davvero la possibilità di affondare il suo piccolo naviglio. Nemmeno il Grande Inquisitore ovvero la mitica figura di uno studente brianzolo di origine sarda promosso x anzianità alla scuola primaria che litiga da anni con fogli excel su cui cerca di realizzare la risposta post industriale e nostrana alle tesi di Chris Ware.

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