Paradiso Perduto – Le origini di Wonder Woman (Parte 3 di 3)

Paradiso Perduto – Le origini di Wonder Woman (Parte 3 di 3)

“L’importante è ciò in cui credi, e io credo nell’amore.” La storia di Wonder Woman dagli anni della guerra 1941-1945 al ritorno delle Amazzoni sul grande schermo.

Paradiso Perduto – Le origini di Wonder Woman (Parte 1 di 3)

https://www.lospaziobianco.it/paradiso-perduto-le-origini-di-wonder-woman-parte-2-di-3/

 

Quali erano i temi “educativi” che i lettori trovavano nelle avventure dell’eroina in quel periodo?

“Battle for Womanhood” in Wonder Woman (I Serie) #5, June-July 1943.

Una storia significativa è “Battaglia per le donne1  in cui avversario di Wonder Woman è Marte. Il dio della guerra, disegnato come un soldataccio in armatura romana, era apparso anche in storie precedenti.
Diversamente da altri immortali, come Afrodite ed Atena, in cui si faceva riferimento al pantheon greco, qui invece di Ares viene usato Marte (Mars), forse perché il greco Ares era poco familiare a chi non venisse da Harvard. Nelle storie più recenti, a partire dal reboot di George Pérez, appare il nome Ares2.

Marte, sempre alla ricerca di nuove guerre da fomentare, è preoccupato del crescente potere delle donne e del loro importante ruolo nella guerra in corso contro le potenze dell’Asse. A Marte viene consegnato il seguente rapporto: “Ci sono otto milioni di donne americane in attività collegate alla guerra – nel 1944 saranno diciotto milioni!3.

“Donne! Questa deve essere opera di Afrodite! […] Se le donne acquistano potere durante la guerra sfuggiranno completamente alla dominazione dell’uomo! Conquisteranno una orribile indipendenza!”.

Marte allora influenza in modo subliminale il Dr. Psycho, che a sua volta odia le donne, a screditare il loro lavoro. Psycho, abile e malvagio ipnotista, utilizzando anche le capacità della moglie Marva, una medium da lui soggiogata, provoca incidenti e sabotaggi da attribuire alle lavoratrici. Dopo alterne lotte, Wonder Woman sconfigge Psycho e così dialoga con Marva:

“Sottomettermi ad un marito crudele mi ha rovinato la vita! Ma che può fare una debole ragazza?”

“Diventa forte! Guadagnati da vivere – Arruolati nelle WAC o nelle WAVES e lotta per il tuo paese! Ricorda che meglio saprai lottare, meno dovrai farlo!”.4

Secondo Lepore il Dr. Psycho fu ispirato da Hugo Münsterberg, direttore del laboratorio di Psicologia ad Harvard negli anni in cui Marston era studente. Münsterberg, proveniente dalla Germania, criticava gli Stati Uniti per la troppa equaglianza dei sessi, portando ad esempio le donne del suo paese che curavano la casa; morì nel 1916, dopo che il suo supporto alla causa tedesca nella prima guerra mondiale gli aveva alienato ogni simpatia.5

Wonder Woman #7, inverno 1943

Il tema delle donne che lavorano e della parità dei salari è affrontato nella storia “Perfidia ai grandi magazzini6. Le commesse impiegate nei grandi magazzini della giovane e ricca Gloria Bullfinch, retribuite sotto il livello di sussistenza, scendono in sciopero7. Diana, col suo lazo magico, ipnotizza Gloria: “Dimenticherai che tu sei Gloria Bullfinch! Quando ti svegli sarai Ruth Smith, una povera ragazza che cerca lavoro.” e la manda a lavorare come commessa nel suo stesso grande magazzino. Dopo aver provato la sua stessa medicina ed essere ritornata normale, Gloria migliora le condizioni di lavoro e raddoppia i salari!

L’indipendenza della donna, cara alle Amazzoni, pervade quasi tutte le storie8. Se nella “Sposa Amazzone9 Diana immagina di sposare Steve Trevor, si risveglia poi e si accorge con sollievo essere stato un incubo.

Nel 1937 Marston tenne una conferenza stampa in cui prevedeva che in futuro le donne avrebbero governato il mondo e, fornendo una lista delle persone che più avevano contribuito all’umanità, citò al secondo posto Margaret Sanger subito dopo Henry Ford e prima di F.D. Roosevelt. La notizia fu ripresa dalla Associated Press e stampata su diversi giornali. Il Los Angeles Times scrisse “FEMININE RULE DECLARED FACT.10

Chi se ne fosse fosse ricordato non avrebbe trovata così strana la copertina del N. 7 di Wonder Woman (Inverno 1943) col titolo “Wonder Woman for President!” accompagnata dalle pedane e cartelli rosso-blu così caratteristici delle elezioni americane.

La Sfera Magica (All Star Comics #8)

Tra gli avanzatissimi congegni a disposizione delle Amazzoni dell’Isola Paradiso spicca la Sfera Magica11 donata alla regina Hyppolita da Atena, un grande schermo circolare che può mostrare gli eventi del passato e del futuro, per ogni luogo della Terra. “Domani è ieri” – Dice Hyppolita “Gli eventi futuri esistono già perché sono creati dagli eventi passati! Poiché la nostra Sfera Magica registra tutto ciò che è accaduto, può prevedere tutto ciò che accadrà in futuro!12

La Sfera viene sintonizzata nel 3000 A.D., Washington. Mostra il futuro in cui le donne governano ed una donna è presidente. Non tutto sarà perfetto: il malvagio senatore Heeman, a capo del “Man’s World Party” progetta un colpo di stato: “Voi donne siete delle sciocche idealiste! Avete impedito a noi uomini di far soldi con le cariche pubbliche. Avete insegnato al popolo ad eleggere funzionari che servono il pubblico senza aspettarsi niente!”.
Per fortuna anche nel futuro ci sarà Wonder Woman: il senatore viene sconfitto e la nuova presidente sarà Diana!13Tutti gli uomini sono molto più felici quando la loro natura forte e aggressiva è controllata da una donna saggia e amorevole!” – Conclude Hyppolita, esponendo una delle teorie favorite di Marston14.

Nel comic book Wonder Woman era presente l’inserto centrale di quattro pagine “Wonder Women of History”, a cura di Alice Marble ed altri15. Venivano presentate, con testo e disegni vita e fatti di donne famose come Florence Nightingale, Madame Curie, Susan B. Anthony, Giovanna D’Arco e molte altre.

Nell’Agosto 1942 ‘Olive Richard’ pubblicò un altro dei suoi articoli-intervista a Marston in cui “questo Nero Wolfe della psicologia” aveva occasione di descrivere nuovamente il tipo di propaganda psicologica inserita nei suoi comics:

I ragazzi, giovani o meno, soddisfano i loro desideri mentali leggendo i fumetti” – “Wonder Woman e la tendenza maschile ad accettare il potere dell’amore femminile che lei rappresenta, indicano che il primo passo psicologico è stato compiuto.16

William Moulton Marston e Olive Byrne (in piedi coi bracciali)

Nello stesso articolo Marston si indirizza a Olive come “la mia Wonder Woman, spiegando che “i suoi bracciali sono l’ispirazione originale per quelli amazzonici di Wonder Woman.17
I bracciali di Wonder Woman la proteggono dai proiettili nel malvagio mondo degli uomini” aggiunge lo psicologo, mostrando una copertina in cui l’eroina respinge i proiettili sparati da individui “dall’aspetto evidentemente Teutonico” che si trovano a bordo di un motoscafo18. “Mai farsi dominare da un uomo per nessuna ragione. Non so quale miglior consiglio si possa dare alle donne moderne di questa regola data da Afrodite alle Amazzoni” concludeva Marston.

A partire dal Maggio 1944 una strip di Wonder Woman fu pubblicata sui quotidiani, attraverso l’agenzia King Features Syndicate (Hearst Corporation)19. Solo supereroi come Superman e Batman avevano una loro daily strip, indice di una grande diffusione.

A questo punto per Marston era difficile scrivere tutte le storie richieste ed assunse un’aiutante, Joye Hummel, allora di 19 anni, che era anche stata sua allieva20. Purtroppo pochi mesi dopo Marston si ammalò gravemente di polio e più tardi di cancro. Morì ancora giovane il 5.2.1947.

Dopo la sua morte, nonostante le richieste della moglie Elizabeth Holloway, che si era proposta, la serie fu affidata ad altri che un po’ alla volta sminuirono le caratteristiche femministe del personaggio – nel frattempo anche Hummel, il cui lavoro Marston approvava, aveva lasciato.

Il destino di Wonder Woman fu condiviso alla fine della guerra dai milioni di donne americane che avevano dato un essenziale contributo alla vittoria: le donne arruolate nell’esercito o impiegate nell’industria bellica dovevano tornare alle loro case per lasciare il posto agli uomini. A loro veniva indicato un destino di mogli e madri21.

Il Paradiso, appena intravisto, era di nuovo perduto.

Il ritorno delle Amazzoni

Avanti veloce fino al 1972. Gloria Steinem, impegnata nel movimento femminista22, ricordava ancora i comics di Wonder Woman che leggeva da bambina: “Rivedendo queste storie degli anni ’40 sono stupefatta dalla forza del loro messaggio femminista.” – ebbe poi a dire23.

Ms. Magazine #1 – Luglio 1972

Così, al momento di pensare alla copertina del primo numero della nuova rivista “Ms” e per sostenere la candidatura di una donna, Shirley Chisholm, alle primarie del Partito Democratico per la campagna presidenziale, riprese la famosa copertina “Wonder Woman for President” di cui abbiamo detto. Ancora nel 2012 fu riproposta una copertina con l’eroina Amazzone24.

Negli anni successivi chi non aveva conosciuto i fumetti originali potè assistere alle avventure di Wonder Woman come serie TV25. Trasmessa in un arco di quattro anni su tre stagioni, la serie TV mandava però un messaggio ambiguo: mentre la prima stagione era in qualche modo fedele agli schemi delle storie originali, nelle due successive le storie vennero sviluppate con i motivi di azione ed indagine tipici di quegli anni26. Il successo comunque fu notevole, anche grazie alla presenza dell’iconica Lynda Carter27).

La longeva serie a fumetti, ormai arrivata al N. 329, fu azzerata e George Pérez, ai testi ed ai disegni, produsse nel 1987 un nuovo reboot che sottolineava la mitologia greca ed i temi femminili, se non proprio femministi, contenuti nelle vecchie storie. Si alternarono poi autori di cui alcuni come Gail Simone e Greg Rucka, forse più di altri, furono fedeli allo spirito del personaggio. “Nata in una utopia di pace, sceglie di lasciarla per entrare in un mondo in guerra […] non solo per combattere, ma per sostenere che per noi c’è un modo diverso di vivere. Che un mondo di rispetto e comprensione reciproca è meglio di uno senza; che vale la pena lottare per un mondo di tolleranza ed uguaglianza.” – Ha scritto quest’ultimo28.

Mike Madrid ha definito la Wonder Woman di Simone come “nobile e coraggiosa, una magnifica guerriera sicura di sé […] appassionata, umana e con un sorprendente senso dell’umorismo.29

Da The Circle di Gail Simone, disegni di Terry & Rachel Dodson

Nel 2016 i 75 anni dalla creazione furono ricordati con la ristampa delle vecchie storie, libri speciali e con la messa in produzione di un film a grosso budget30. Diretto da Patty Jenkins e uscito in sala nel 2017, il film ha riscosso un notevole successo, senza tradire il messaggio delle storie originali. “Il comic book originale di Marston è stato la nostra bibbia, in particolare per quanto riguarda lo spirito dei valori che Wonder Woman difende ed il suo posto nel mondo” ha detto la regista31.

Sempre nel 2017 è uscito un film biografico su Marston, Holloway e Byrne32. Diretto da Angela Robinson, ha suscitato anche polemiche per l’introduzione di elementi biografici non sostenuti da supporto documentale33.

Ad oggi Wonder Woman rimane la più famosa supereroina di sempre.

Fine parte 3 di 3 – Fine

Originariamente pubblicato su doi.org/10.5281/zenodo.1254050 – Per gentile concessione dell’autore.

 


  1. Battle for Womanhood” in Wonder Woman (I Serie) #5, June-July 1943. 

  2. Wonder Woman – II Serie #1, Febbraio 1987. V. anche le voci Ares, Mars in Phil Jimenez, John Wells, e William Moulton Marston, The essential Wonder Woman encyclopedia: the ultimate guide to the Amazon princess (New York: Del Rey/DC/Ballantine Books, 2010). 

  3. il loro numero passò dai 13 milioni di occupate nel 1940 ai 18,5 milioni nel 1944, quando erano più di un terzo della forza lavoro del paese. Nell’industria aeronautica circa 500.000 donne costruivano aerei […] il 10 percento degli operai nei cantieri navali erano donne […] La partecipazione delle donne ai sindacati risultò più che quadruplicata. Circa 3,5 milioni di donne erano iscritte ai sindacati alla fine del 1944, mentre nel 1938 erano solo 800.000.” Richard Owen Boyer et al., Storia del movimento operaio negli Stati Uniti: 1861-1955 (Bologna: Odoya, 2012).  pp. 454-455. 

  4. 140.000 donne si arruolarono nei Women’s Army Corps (WAC), 100.000 entrarono in marina come WAVES (Women Accepted for Voluntary Emergency Service)” Elaine Tyler May Pushing the limits: 1940-1961 in Nancy F. Cott, a c. di, No small courage: a history of women in the United States cit. pp. 485-6. 

  5. Jill Lepore, The Secret History of Wonder Woman, First edition (New York: Alfred A. Knopf, 2014), p. 93 

  6. Department Store Perfidy” in Sensation Comics #8, Agosto 1942. 

  7. Prima della guerra le donne che lavoravano in lavanderie, grandi magazzini, ristoranti ed alberghi guadagnavano in media $24.50 alla settimana, paragonati ai $40.35 alla settimana per il lavoro nelle fabbriche durante la guerra” Elaine Tyler May Pushing the limits: 1940-1961 in Nancy F. Cott, a c. di, No small courage: a history of women in the United States, cit. p. 476. 

  8. Anche se nella storia “The return of Diana PrinceSensation Comics #9, Settembre 1942 Wonder Woman, nella sua veste di Diana Prince, si lascia sfuggire, rivolta ad una donna, “Ti invidio come moglie e madre”. Ma è l’eccezione alla regola. In Alberto Mario Banti, Wonderland: La cultura di massa da Walt Disney ai Pink Floyd (Laterza, 2017) è stato citato tra l’altro questo esempio per sminuire l’originalità del personaggio, accomunandola ad altri supereroi come Superman (pp. 37-38). Si tratta però di un testo che vuole coprire un arco ed una tipologia della cultura di massa davvero estesi, e in cui il nome del disegnatore Harry G. Peter viene erroneamente riportato come Harry G. Peters sia a p. 37 che nell’indice analitico. 

  9. Comic Cavalcade #8 (Autunno 1944). 

  10. Bunn cit. p. 105, Lepore cit. Ch. 21. 

  11. “Magic Sphere” in All Star Comics #8, Dicembre 1941. 

  12. Wonder Woman, #7, Inverno 1943 Tavola 2A. 

  13. Ibid. Tavola 13B. 

  14. Cfr. Matthew Brown, «Love Slaves and Wonder Women: Radical Feminism and Social Reform in the Psychology of William Moulton Marston», cit. p. 31 e Bunn, cit. p. 104. 

  15. Lepore, cit. Ch.26. Nelle ristampe moderne (v. bibliografia) questo inserto, come pure le pagine pubblicitarie, non è incluso. 

  16. Olive Richard, «Our Women Are Our Future», Family Circle, 14 agosto 1942. www.angelfire.com/indie/jamietakot/Article3.htm

  17. Come già accennato, in questi articoli ‘Olive Richard’ fingeva di conoscere Marston solo in quanto giornalista per Family Circle

  18. Sensation Comics #3 Marzo 1942. 

  19. William Moulton Marston e H. G Peter, Wonder Woman: The Complete Dailies 1944-1945. cit 

  20. Per una intervista a Joye Hummel vedi: Tom Young, A Real Life Wonder Woman Adventure, Smithsonian Libraries Unbound (blog), 25 settembre 2015, blog.library.si.edu/blog/2015/09/25/a-real-life-wonder-woman-adventure/

  21. Robinson, Lillian S., Wonder Women: Feminisms and Superheroes Psychology Press, 2004. p. 47; Melissa A. McEuen, «Women, Gender, and World War II», Oxford Research Encyclopedia of American History, 9 giugno 2016, doi.org/10.1093/acrefore/9780199329175.013.55. ; Elaine Tyler May, Homeward Bound: American Families in the Cold War Era (Basic Books, 1988) dove viene introdotto il concetto di “Domestic Containment”. Anche per chi trovò un lavoro dopo la guerra, “la paga settimanale delle donne diminuì da cinquanta dollari a trentasette, con un calo del 26%, più di cinque volte la diminuzione post-guerra delle paghe maschili” Elaine Tyler May Pushing the limits: 1940-1961 in Nancy F. Cott, a c. di, No small courage: a history of women in the United States cit. p. 493. 

  22. William H. Chafe The Road to Equality in Nancy F. Cott, a c. di, No small courage: a history of women in the United States cit.  pp. 565-67. 

  23.  

  24. Kathy Spillar, «Ms. Turns 40-And Wonder Woman’s Back On Our Cover!», Ms. Magazine Blog (blog), 1 ottobre 2012, msmagazine.com/blog/2012/10/01/ms-turns-40-and-wonder-womans-back-on-our-cover/

  25. Edizione su DVD: Douglas S Cramer et al., Wonder Woman: the complete collection, 2007. 

  26. Aleksandar Mickovic, Marcello Rossi, e Nicola Vianello, Enciclopedia della fantascienza in TV (Roma: Fanucci, 2003), Vol.2  pp. 227-229. 

  27. Ancora molto recentemente una Wonder Woman con le sembianze dell’attrice fu serializzata dalla DC Comics: Marc Andreyko et al., Wonder Woman ’77. (Burbank, CA: DC Comics, 2016 

  28. Landry Q. Walker, Wonder Woman: the ultimate guide to the Amazon warrior, First American edition (New York, New York: DK Publishing, 2017). p. 7. 

  29. Mike Madrid, The supergirls: fashion, feminism, fantasy, and the history of comic book heroines, Revised & updated edition (Ashland, Oregon: Exterminating Angel Press, 2016) p. 219. 

  30. Patty Jenkins et al., Wonder Woman (Warner Bros. Home Entertainment, 2017). 

  31. Sharon Gosling e Patty Jenkins, Wonder Woman: the art and making of the film, First edition (London: Titan Books, 2017) p. 11. 

  32. Angela Robinson et al., Professor Marston and the Wonder Women, 2017. 

  33. p.es. www.psychologytoday.com/blog/beyond-heroes-and-villains/201710/the-true-story-wonder-womans-marston-m-nage-trois 

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