Paolo Cattaneo: perché non disegno più come prima

Intervista a un giovane autore, attento osservatore del mondo attorno a sé, delle persone e degli oggetti che lo circondano, guidato dalla voglia e dal piacere di raccontare storie.

Voglio raccontare storie del cazzo disegnate di merda” dice il tuo “io” disegnato in una striscia sul tuo blog. Possiamo leggerci un sacco di cose, oltre a una battuta che a me ha fatto decisamente ridere. Tanto per cominciare, il rifiuto del disegno fine a se stesso, “bello” perché curato ma per questo meno immediato, meno comunicativo.
“Nuovo stile di merda” lo chiama un mio caro amico, “perché non disegni come prima?”, si riferisce a quando disegnavo gli orchi con le asce e il sangue che usciva dalle teste mozzate con la cresta. Poi ho disegnato anche dei nani con le armature demoniache maledette. Poi ho finito il liceo e ho disegnato un sacco di altre cose strane, adesso invece disegno le cose normali.
In ogni caso ho sempre disegnato, perché mi piace farlo e perché mi viene abbastanza bene, credo, sennò staremmo parlando di altro e chissà come mai, se ti viene bene una cosa finisce che la fai e che ti piace.
Però mi piacciono anche le storie.
Mi piace sentirle, mi piace vederle, mi piace che me le raccontino.
Poi ho scoperto che mi piace anche raccontarle, le storie, soprattutto certe storie, dove succede poco o magari anche niente.
E per il tipo di storie che racconto non si può mica disegnare come si disegnano gli orchi che si tagliano le teste no? Cioè, magari si potrebbe anche, ma a me non mi va: mi va di disegnarle così, che la forma sia adatta alla sostanza, o quelle cose lì.

Quanto è importante il circuito indipendente per arrivare a un pubblico, per confrontarsi con i lettori?
Per fortuna al momento si trovano progetti di qualità in molteplici circuiti, da quelli mainstream, a quelli indipendenti, a quelli autoprodotti.
È lì che si trovano, a mio avviso, alcune delle cose più interessanti. E il concetto stesso di “indipendente” è il veicolo per prodotti che, se inseriti in un’ottica di puro commercio, non esisterebbero affatto. Ciò non toglie che anche la distribuzione indipendente possa essere consistente e possa avere una certa risonanza: credo che il Bil Bol Bul, incentrato sul fumetto d’autore che però spesso viene pubblicato a livello indipendente, sia un esempio molto positivo.

I tuoi fumetti sembrano derivare da una visione attenta e puntuale del tuo reale, delle persone che vedi per strada o incroci sulle scale, il punto di vista sembra incentrato sui soggetti, sui gesti, sulle espressioni.
Ecco sì, credo sia così. Ho sempre osservato tanto, tantissimo. Anche troppo, tipo che mia madre mi sgridava sempre sull’autobus perché fissavo le persone. Però mi piacciono anche gli oggetti, guardarli dico. Penso di avere una bassa soglia di attenzione per questo: mentre faccio una cosa, qualsiasi cosa, mi distraggo sempre a guardare o ascoltare il resto. E il resto è quello che ho attorno: “il mio reale” come hai detto tu.

paoloimmaginario.blogspot.com

 

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