Come nasce un’autoproduzione (sfaticati version)

Come nasce un’autoproduzione (sfaticati version)

Joe Tondelli di Damage Comix e la sua versione di come nasce un'autoproduzione... o meglio di come trovarcisi dentro anche se si è uno sceneggiatore sfaticato!

Dopo cinque anni passati fra tre diverse autoproduzioni, dovrei essere come minimo in grado di dire qualcosa, sul come far nascere il vostro pargolo a fumetti. In realtà, non sono mai stato presente, al momento del concepimento vero e proprio. Quindi, ecco a voi la

VERSIONE PER SCENEGGIATORI SFATICATI

ovvero
COME RITROVARSI IN UN’AUTOPRODUZIONE GIÀ NATA
(POSSIBILMENTE QUELLA GIUSTA)

Da quello che ho capito, la maggior parte delle volte, le autoproduzioni nascono sui banchi dei corsi di fumetto. Non sempre vale, ma può essere una buona idea per conoscere altre persone che come voi vorrebbero prodursi le loro storie, e magari nel frattempo imparare anche a farli, i fumetti. Il che non guasta. Se siete degli sceneggiatori, poi, conoscere qualcuno disposto a disegnare quello che avete in testa può avere la sua utilità.
Quando mi sono ritrovato al corso di sceneggiatura, ho iniziato a guardarmi intorno alla ricerca di un disegnatore. Fra le mani mi capitano le tavole di un ragazzo del corso di fumetto, uno di quelli bravi. Ma bravi bravi eh. Colpo di fulmine, in un istante decido: questo lo devo convincere a disegnare una mia storia. Conoscendolo scopro che è pure simpatico, e diventiamo in fretta amici. A volte, succede anche questo.
Dopo pochi giorni si presenta al corso con la rivista che ha autoprodotto con altri ragazzi. Uno di quegli assist che il destino ti mette in mano. Provo a buttargliela lì: se vi serve uno scrittore, sono qui per voi. Mi dice che potrebbe servirgli qualche racconto in prosa, che, anche se non è quello a cui puntavo, non va così male, visto che di racconti ne ho cassetti pieni. A volte, basta trovarsi nel posto giusto al momento giusto, con la risposta giusta pronta sulla lingua.
Mando qualche racconto. Piacciono, ne scelgono uno da pubblicare. Vado a conoscere gli altri ragazzi della rivista, ci troviamo bene da subito. Butto lì qualche idea su cui sto lavorando per delle storie brevi a fumetti. Piacciono pure quelle. Mi ritrovo a bordo della mia prima autoproduzione. Facile, no?
Dopo qualche numero della rivista e un po’ di rodaggio con qualche storia breve, mi lancio nella scrittura di una mastodontica serie a puntate. Roba seria, roba di zombie. Sfortunatamente, dopo aver pubblicato il primo episodio, la rivista muore. Siamo tutti un po’ cazzari, e promuovere e vendere la rivista è diventato un impegno che nessuno ha voglia di portare avanti.
Prime due cose che ho imparato:

  1. Non basta fare materialmente il tuo fumetto autoprodotto, devi anche promuoverlo e venderlo, che richiede altrettanto sbattimento.
  2. Non sai mai con certezza quanto durerà un’autoproduzione, meglio evitare saghe epiche in millemila episodi.
    (Se ve lo state chiedendo, la rivista era BURP!, e potete leggerne gratis tutti i numeri a questo indirizzo: delirigraficointestinali.blogspot.it)

    Burp
    Nel frattempo, alcuni compagni del corso di sceneggiatura mettono in piedi la loro rivista, e mi chiedono di partecipare. Seconda autoproduzione in cui mi trovo coinvolto. Facile, no?
    Propongo un’altra serie mastodontica (sono recidivo, che ci volete fare?), ma vengo subito frenato: solo storie brevi. Cerco di dire la mia un po’ su tutto, a partire dal nome scelto per la rivista che a mio parere è un po’ moscio. Una sera, a una festa de fumettari, in preda all’alcool cerco con insistenza di fargli cambiare il nome, proponendo sobrie alternative tipo Black Ronin (sono tamarro,
    che ci volete fare?). Risposta, giustamente: la rivista è la nostra e la facciamo come vogliamo noi. Che poi, su quella rivista ho scritto alcune delle storie di cui sono più soddisfatto, per cui è andata più che bene così.

    Però, ho imparato un’altra cosa:

  3.  Se vuoi che un’autoproduzione sia esattamente come la vuoi tu, devi essere tu a produrla.
    (Se ve lo state chiedendo, la rivista è Sonnambulo, e dalla pagina facebook potete ordinare le ultime copie ancora disponibili: www.facebook.com/sonnambulo.autoproduzione)
    Tempo prima, ho iniziato anche a lavorare su un altro progetto con un altro disegnatore, e in quel periodo salta fuori che con un gruppo di amici sta lavorando alla sua autoproduzione. Mi chiede di scrivere una storia breve per il loro primo volume, così, per la terza volta, mi ritrovo immischiato. Facile, no?
    Ci intendiamo alla perfezione, e stavolta le mie idee e le loro riguardo cosa pubblicare coincidono. Entro stabilmente nel gruppo, e mi danno carta bianca per scrivere DUE serie, che memore degli insegnamenti precedenti riduco da titaniche a solo molto lunghe (ma, davvero, è una pessima idea, non fatelo). Dopo tre anni, tante fiere, trasferte, lavoro, sudore, sangue, fatica, ansia e fumettifumettifumetti siamo ancora qui (ma ci sono anche un sacco di soddisfazioni eh, tranquilli). Forse è la volta buona che riesco ad arrivare in fondo a una delle mie saghe infinite.
    (Se ve lo state chiedendo, il gruppo di cui faccio parte ora si chiama Damage Comix, e le due serie sono Black Block e Prigioniero 8, che potete ordinare dalla nostra pagina facebook: www.facebook.com/DamageComix)

    Damage
    Quindi, se c’è una morale in questa storia, forse sta in un’altra cosa, importante, che ho imparato:

  4. Se sei uno sceneggiatore sfaticato (ma vale anche per i disegnatori), meglio che te la fai passare, e il prima possibile. Il fumetto è un padrone esigente, e pretenderà fino all’ultima goccia del tuo impegno.
    Yippee ki yay, motherfucker.
2 Commenti

1 Commento

  1. Amianto Comics

    26 Aprile 2018 a 12:59

    Bell’articolo!

    • la redazione

      27 Aprile 2018 a 16:33

      Grazie! Purtroppo la rubrica è ormai chiusa, ma sono usciti articoli interessanti e siamo lieti di averli ospitarli.

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