Moon Knight – Nella Notte, un interludio horror

Moon Knight – Nella Notte, un interludio horror

Il terzo ciclo narrativo di Moon Knight di Cullen Bunn, Ron Ackins e German Peralta, vede la serie deviare su toni horror e splatter.

Senza titolo-1Cullen Bunn, Ron Ackins e German Peralta formano il team creativo di questa terza “stagione” del Cavaliere Lunare.

Nella notte dimostra che la serie, come reinventata da Warren Ellis e Declan Shalvey nel 2014, gode ancora di ottima salute e non ha ancora esaurito le sue cartucce.
La testata si è rivelata fortemente versatile, sia nella struttura one-shot del primo ciclo, con un protagonista badass e fondamentalmente imprevedibile nelle sue disavventure, sia nell’ampio respiro dell’unica storia lunga del secondo atto incentrato su complotti internazionali.

Per questa terza serie Bunn ha deciso di recuperare la struttura episodica pensata da Ellis e poi abbandonata da Brian Wood, e ha inoltre ripreso l’uso costante di gadget tecnologici, in sostanziale continuità con la prima run.

La novità di questo ciclo sta nelle atmosfere, che virano su toni horror e splatter: cani simili a lupi che sembrano posseduti, fantasmi che non trovano riposo e persino un Bogeyman, il nostro Uomo Nero, che si nasconde sotto i letti dei più piccoli.
Bunn riesce inoltre ad approfondire efficacemente il problematico rapporto psicologico fra Marc Spector e la divinità egizia Khonshu, costantemente in bilico fra rottura, riavvicinamento e dimostrazioni di indipendenza reciproca, incentrando la serie sulla figura di Moon Knight come sacerdote in una insolita veste sciamanica.

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Sono varie le citazioni bibliche, volte a ricreare l’idea del culto religioso attorno alla divinità e del Cavaliere Lunare come messo liberatore delle anime e pastore dei viaggiatori della notte, bisognoso della benedizione divina per poter agire. All’interno di questa dimensione, Bunn improvvisa la nascita di una nuova setta avversa al nostro protagonista, per rendere più evidente e credibile l’idea spirituale che ha deciso di porre a base delle sue storie.

Ai disegni la prestazione degli alternati Ackins e Peralta è piuttosto altalenante ed eterogenea, la resa delle anatomie è a volte poco gradevole e il character design degli avversari poco fantasioso: gli uomini dotati di ali meccaniche risultano davvero anonimi, e la scelta di rendere il Bogeyman, figura che dovrebbe suscitare terrore, come una sorta di ammasso fangoso che provoca invece poco più che disgusto, appare poco funzionale rispetto al narrato. Non sempre infatti i due disegnatori riescono a restituire alla perfezione le atmosfere horror su cui poggia la serie, dimostrando però una buona prova nell’episodio dei “lupi mannari”.

Senza titolo-2Lo storytelling è studiato in maniera standard, Ackins e Peralta abbandonano qualsiasi velleità di sperimentalismo grafico o registico che aveva invece caratterizzato i due archi narrativi precedenti, adottando una gestione della tavola molto semplice e lineare.
Anche la narrazione e i dialoghi di Bunn del resto non arrivano mai a osare, con storie d’impianto sostanzialmente classico e legate agli espedienti sfruttati da Ellis, senza tuttavia riuscire a suscitare quella furia adrenalinica che aveva caratterizzato la prima sere.

Menzione d’onore per i colori di Dan Brown, focalizzati sull’uso di tonalità fredde al servizio della componente horror e molto vicini al lavoro svolto nella prima serie da Jordie Bellaire, che riescono a risollevare in maniera mirabile una prova grafica altrimenti non troppo convincente; e per le meravigliose copertine di Declan Shalvey che continua a incantare con illustrazioni capaci di riassumere in un solo concetto l’intero contenuto delle storie.

Il risultato è una lettura veloce e piacevole, che svolge bene il suo compito d’intrattenimento.

Col senno di poi, vista anche la riduzione del numero di episodi (dai sei delle stagioni precedenti ai cinque di questa gestione) e la scelta del team creativo confrontato ai precedenti e soprattutto al successivo (che vedrà sulla serie Jeff Lemire e Greg Smallwood), Nella Notte appare un gradevole intermezzo, un interludio in cui Bunn, Ackins e Peralta hanno dimostrato, nonostante tutto, di poter regalare un’esperienza godibile seppur non brillante.

Abbiamo parlato di:
Moon Knight – Nella Notte
Cullen Bunn, Ron Ackins, German Peralta
Traduzione di Fabio Gamberini
Panini Comics, gennaio 2016
112 pagine, cartonato, colori – 14,00 €
ISBN: 9788891217974

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