Lys #1

INTRODUZIONE
Alcune considerazioni sul mercato del fumetto in Italia

In Italia si legge poco, è risaputo. Anche se spesso chi legge è un lettore appassionato e attento, le statistiche non sono particolarmente rosee: a dichiararsi lettore è poco più di metà della popolazione con età superiore ai 6 anni (comprendente un 10% significativo dediti alla lettura esclusiva di libri di genere, allegati a quotidiani e riviste, manualistica di base e guide viaggi); di questi, poco più della metà legge più di tre libri l’anno e solo il 13% arriva a un libro letto al mese. Tra i quindici paesi europei l’Italia è al terz’ultimo posto per quantità di libri comprati, per quanto la tendenza appaia in lenta crescita [1]. La situazione non particolarmente entusiasmante permette comunque la sopravvivenza di realtà editoriali grandi e meno grandi, che sanno compensare con i bestseller le proposte maggiormente di nicchia, o di editori piccoli e spesso specializzati in pubblicazioni settoriali capaci di contare su un pubblico fedele e mirato. D’altronde, il mercato della letteratura per l’infanzia rimane un settore vivo e fiorente, con fenomeni come Harry Potter che hanno dato spinta al mercato e aumentato l’interesse dei lettori e degli editori, con una percentuale di lettori del 65% [2].

Il problema della scarsa lettura si ripropone, spesso con esiti più problematici, nel fumetto. Un mezzo ancora relativamente giovane e non supportato, in Italia, da un congruo numero di realtà editorialmente solide, ad esclusione dei grandi gruppi, che appaiono come entità quasi separate dalle altre minori. Molta dell’editoria fumettistica è ancora in una fase semi-professionale e la mancanza di un pubblico potenziale facilmente raggiungibile frena il naturale sviluppo delle realtà più piccole, che hanno poco margine per aumentare il loro peso sul mercato e la loro struttura. Si creano veri e propri circoli viziosi che frenano quindi la crescita di molti piccoli editori e dell’editoria fumettistica in genere; problemi che probabilmente non riguardano unicamente questo specifico settore, ma che sono più pesanti a causa di una dimensione complessiva minore del mercato fumettistico rispetto a quello dell’editoria letteraria o a quello dei periodici.

Allargando la riflessione, probabilmente anche per il fumetto è ormai tempo di considerare diviso (come politica editoriale) il fumetto a larga diffusione (principalmente da edicola) da quello a bassa diffusione (fumetterie), con la presenza di una posizione intermedia di pubblicazioni che trovano il loro spazio nelle librerie di varia. Ma se il pubblico di riferimento per le riviste da edicola è spesso diversissimo da quello librario, vista anche l’ampia offerta di temi e stili proposti, quello fumettistico ha molti punti in contatto tra il prodotto a larga diffusione e quello a bassa diffusione. La situazione più vicina a quella del fumetto popolare (inteso in termini di distribuzione) è quella delle collane di libri in edizione economica come gli Urania o gli Harmony, o di serie come “Geronimo Stilton[3].

L’IMMEDIATEZZA DEL FUMETTO
E del come sfruttare le mode e i gusti del momento

In termini editoriali e commerciali, analizzare i tentativi per aumentare la diffusione delle pubblicazioni e individuare nuovi target di riferimento è certamente interessante e sintomatico dell’andamento del mercato. Uno dei “peccati” maggiori dell’editoria fumettistica italiana è il mancato sfruttamento di una delle caratteristiche specifiche del fumetto rispetto al romanzo o al cinema, l’immediatezza: immediatezza del linguaggio, che nella sua struttura base è facilmente accessibile, anche se al contempo può stratificarsi e arricchirsi in complessità, e immediatezza di realizzazione. I tempi di produzione di un fumetto possono essere molto brevi, specie grazie agli studi artistici o all’alternanza dei disegnatori: la mole di tavole prodotte mensilmente da Bonelli Editore, per usare l’esempio principe in Italia, è monumentale. Come testimoniano le realtà degli USA o del Giappone, anche mantenendo uno staff fisso di scrittore-disegnatore, non è affatto impossibile mantenere una periodicità non solo mensile, ma anche settimanale, senza per questo avere un prodotto imperfetto o improvvisato.
Questo significa in concreto disporre della possibilità di essere sempre sulla notizia e sulla moda del momento. Operazione che ha tanto del marketing quanto dell’idea artistica: sono le idee che funzionano, non lo studio a tavolino; ma, d’altronde, è necessaria anche la concretezza editoriale, la criticità nel giudicare una singola idea, per poter affrontare la sfida rappresentata dal cercare nuovi lettori (e lettrici). Serie come W.I.T.C.H. [4] e Winx [5] si basano su un’idea, certamente furba e non originale, ma indovinata oltre ogni lecito dubbio: sono due serie che hanno letteralmente creato un pubblico di riferimento che prima non esisteva.

Dopo questi due grandissimi successi, altri tentativi fatti per ripercorrere la stessa strada non hanno raggiunto i risultati sperati. “Kylion[6], per esempio, puntava ad essere per il pubblico maschile “l’anti-W.I.T.C.H.” di casa Disney-Buena Vista, ma le troppe ingerenze editoriali, nel tentativo artificioso di adattarne l’idea originaria per ottenere un più vasto consenso, hanno dato vita a un prodotto zoppo fin dalla nascita, freddo, incompleto, privo di mordente. Un’idea buona mal assistita dal lavoro dell’editore.

Molti sono stati i problemi che hanno portato alla chiusura di serie destinate a un target di età leggermente superiore, quel pubblico preziosissimo che, pronto per abbandonare le serie infantili o preadolescenziali, trova il vuoto tra le proposte fumettistiche. Tra questi tentativi vale la pena ricordare “Luna[7], edito da Star Comics, la cui vita brevissima è stata causata da una schizofrenia editoriale evidente: se da un lato i lettori potenziali nell’idea degli autori erano appunto le lettrici post-W.I.T.C.H., per l’editore doveva rappresentarne invece l’alternativa (da cui la presenza di gadget infantili e i successivi diverbi con gli autori, legati anche a problemi di diritti). Discorso diverso per per “Wondercity[8], serie di buon livello tuttora in corso di pubblicazione: qui i problemi maggiori si hanno per le difficoltà dell’editore, privo ancora di una forte struttura alle spalle e incapace di garantire un’ampia distribuzione e un continuo sostegno del progetto; ciononostante, in proporzione la serie può vantare risultati positivi, ma inferiori alle sue potenzialità.

Nonostante le difficoltà, la ricetta per accaparrarsi i lettori e le lettrici nel momento del passaggio all’adolescenza è ancora una delle più ricercate; o forse si potrebbe dire che “dovrebbe essere” una delle più ricercate. In quest’ottica, come dicevamo poco sopra, i passi fatti sono decisamente scarsi per quanto riguarda la produzione italiana, mentre spesso ci si rivolge a prodotto di importazione, in genere dal mercato statunitense o da quello giapponese.
La produzione di nuovi fumetti difficilmente viene vista come una fonte di soddisfacenti guadagni; ecco perché, quando escono dei titoli che cercano di calarsi nel mercato con un progetto o un’idea, quale che sia la qualità finale, meritano attenzione e curiosità. L’aumentare di tali offerte sarebbe un segno di una maggiore maturità del fumetto come mercato. Va detto che in Italia il concetto di “mercato” sembra continuare a rivestire una accezione negativa rispetto al lato artistico di una produzione, un concetto radicato e superficiale che tende a svilire e sminuire il fumetto quando inteso come “prodotto” oltre che come “arte”. Eppure, la maturità artistica del mezzo non va certo scoperta oggi, anzi il fumetto si presenta in questo senso già ampiamente maturo da anni.

Diventa sintomatico del mercato fumettistico, e di riflesso anche del panorama sociale/culturale attuale, l’uscita quasi in contemporanea di due titoli come “Lys” e “Famosi domani”. L’intento di entrambi è chiaro, ovvero cercare di trovare un pubblico femminile in età adolescenziale. La combinazione data dalla nascita quasi contemporanea di queste nuove serie ci offre l’opportunità, analizzandone le finalità e la struttura, di affrontare il problema rappresentato dal vuoto di proposte fumettistiche per questi potenziali lettori.

“LYS” E “FAMOSI DOMANI”
Due riviste, due target: per chi, come e perché

La prima osservazione che salta agli occhi è il sotto-target all’interno del pubblico adolescenziale femminile che le due serie si pongono di raggiungere. “Lys” cavalca il sempre maggior interesse mediatico dedicato all’ambiente e ai disastri che l’uomo compie quotidianamente nel nome del progresso, puntando quindi sul messaggio ecologista e su un certo impegno sociale, chiaramente lontano da ogni qualsiasi riferimento politico. “Famosi domani” invece si rifà in maniera esplicita ai programmi televisivi a metà tra il reality show e la scuola di danza e recitazione, che tanta fortuna hanno avuto negli ultimissimi anni proponendo una miscela di arte e gossip. Due tematiche e due tipologie di lettrici quasi in antitesi l’una con l’altra; è evidente che entrambi i progetti siano nati dalla constatazione dei vuoti non solo di offerta per classe d’età, ma anche rispetto a certe tematiche. Se da un punto di vista personale, l’argomento che più si avvicina ai miei gusti è quello offerto da “Lys”, quello su cui punterei per un potenziale bacino di utenza più ampio è “Famosi domani”; ma le considerazioni da fare non riguardano solamente il mero dato numerico delle potenziali lettrici, ma anche le presumibili caratteristiche che un tipo di lettore può avere rispetto a un’altro.

In effetti, pur generalizzando, si può dire che “Lys” mira a lettrici più attente, che amano cercare informazioni sul mondo che le circonda, più curiose, e quindi più facilmente fidelizzabili. “Famosi domani” invece può contare su un pubblico pop-corn, abituato a trovare i propri interessi in offerta alla televisione, più portato all’acquisto saltuario che a seguire con costanza una pubblicazione, ma comunque facili all’entusiasmarsi per un format indovinato. Un aspetto da tenere di conto fin dalla fase di impostazione generale di una serie, dal lancio pubblicitario alla tipologia di storie, personaggi, trame. Da questo punto di vista, andando ad analizzare le storie finora uscite da un lato esclusivamente tecnico, si avverte la differenza tra i due titoli.

“Lys” punta su una protagonista assoluta, con un contorno variabile di personaggi secondari, e denota uno studio attento e ragionato sull’aspetto da dare all’ambientazione futuristica di un mondo sconvolto dall’alterazione del clima, con immagini grandi e panoramiche affascinanti. Presenta, nei primi due numeri, le basi per il micro-mondo della serie, dai poteri della protagonista agli alleati, dai misteri da dipanare agli avversari da contrastare. Questo aspetto è preponderante rispetto al singolo episodio, che, pur essendo autonomo e terminando nel singolo numero, rappresenta la parte meno approfondita. È una struttura ormai assodata, a metà tra l’evoluzionismo del fumetto giapponese e la tradizione italiana.

“Famosi domani”, d’altro canto, presenta immediatamente tutti i protagonisti, li fa passare nel giro di poche pagine dal provino di ammissione all’entrata nella scuola di recitazione, canto e danza, e li mette subito alla prova con una rappresentazione di inizio anno. Si può desumere così dalle premesse gli aspetti semplici e immediati che caratterizzeranno i futuri episodi: scuola, studenti, antipatie, amori, problematiche adolescenziali. I personaggi sono delineati in maniera semplicistica e poco approfondita, i ruoli definiti in maniera netta anche nella loro incertezza, le psicologie e le storie di ogni studente assolutamente prevedibili e al riparo da ogni possibile sorpresa. Anche nell’evoluzione dei rapporti (in queste poche pagine già si vedono, in un alternarsi caotico e improbabile, amori, tradimenti, riavvicinamenti, imbarazzi, rifiuti, solidarietà e antipatie) difficilmente si può pensare al verificarsi di chissà quali stravolgimenti tali da impedire la lettura anche dopo aver perso alcuni episodi. La struttura annunciata, infine, progettata a miniserie, garantisce la presenza di nuovi punti di partenza con cui attirare nuove o vecchie lettrici: una scelta sicuramente corretta per gli intenti della serie.

QUESTIONE DI STILI
Disegno e sceneggiatura: catturare il lettore e tenerlo stretto

Fondamentale per “attaccare bottone” con i lettori è l’apparato grafico con cui si presenta una serie.
Su questo livello, “Lys” stravince su tutti i fronti: la professionalità e l’abilità dello studio Red Whale, l’impegno a più mani per garantire un lavoro all’altezza per matite, chine e colori, sono una garanzia per il prodotto finale. Tavole fresche, colorate, dal tratto morbido, affidate nel primo numero a Antonello Dalena e nel secondo a Federico Nardo. Molta attenzione viene posta ai personaggi, alle architetture, agli abiti. È un fumetto che sicuramente sa attirare l’attenzione anche del lettore più distratto.
“Famosi domani”, invece, si affida ad autori praticamente esordienti. Se da una parte è sicuramente un merito offrire una vetrina importante a degli autori giovani, dall’altra questa inesperienza si paga: per quanto riguarda i disegni, il tentativo è quello di ricalcare comunque lo stile che, da W.I.T.C.H. in poi, è stato eletto a “stile giovane” per antonomasia. Le disegnatrici coinvolte presentano pero’ un tratto ancora molto acerbo nei volti, nelle anatomie, nella costruzione della tavola, nella profondità delle scene. Pure, soprattutto la disegnatrice del primo episodio, Stefania Rossini, mostra un certo gusto “pop” che potrebbe essere in futuro sviluppato in maniera interessante e originale. Ma, complessivamente, sono disegni approssimativi, solo in parte coperti da una colorazione accesa e brillante, ma che in breve mostrano tutti i loro limiti sia strettamente grafici che narrativi.

In entrambi i fumetti si nota un uso ridotto di segni e convenzioni grafiche particolari. “Lys” fa un abbondante uso delle linee cinetiche e qualche sparuto segno per simboleggiare sorpresa o sottolineare un’espressione. “Famosi domani” è invece più statico, il movimento scarsamente sottolineato, con qualche accenno all’uso di espedienti per sottolineare l’atmosfera (un incontro di sguardi evidenziato da stellette luminose, per esempio).

Il passo successivo nel percorso di un lettore riguarda, chiaramente, la storia e la sceneggiatura. Oltre quanto già accennato, è da notare come i tempi di lettura e l’incedere degli avvenimenti siano diversi. “Lys” alterna momenti dai toni e dai tempi più disparati: scene lente e altre frenetiche, divertenti o drammatiche e altre ancora di azione, ma sempre ponendo attenzione a che la lettura sia accompagnata con semplicità nel seguire gli avvenimenti. Gli ambienti sono studiati, attentamente progettati, e quello che avviene tiene sempre conto degli spazi e dei volumi dei luoghi, in modo da immergere il lettore nell’ambientazione. I dialoghi sono credibili anche se spicci, gli sguardi accompagnano le parole, i protagonisti sono caratterizzati brevemente ma in maniera da distinguerli chiaramente gli uni dagli altri.

“Famosi domani” è invece veloce, velocissimo, passa da una scena all’altra senza preoccuparsi troppo della consecutio logica, spaziale o temporale. Non si è capaci di indicare il tempo trascorso tra una situazione e l’altra, non si avverte il passaggio del giorno e della notte, non si ha la minima idea di come sia strutturata la scuola, quanto sia grande, quanti studenti e insegnanti ci siano nonostante le schede riassuntive. Esistono solo i personaggi, il resto è un contorno. Ma se nell’ottica di un fumetto incentrato solo su di essi la scelta avrebbe una sua logica, il risultato è deludente proprio perché le caratterizzazioni risultano abbozzate, i protagonisti stereotipati, forzati; i rapporti tra gli studendi della scuola non vengono approfonditi e non hanno mordente. Sembra che nello scegliere i personaggi principali si sia deciso unicamente di rispettare uno schema fisso ormai abusato, composto da una serie di “maschere” preconfezionate pronte per una storia corale; figure certo facilmente familiarizzabili dalla lettrice, ma utilizzate in uno schema ormai stantio e abbandonato dalla gran parte delle produzioni seriali di ogni genere. Anche qui, come per i disegni, si paga l’inesperienza dello sceneggiatore, ma anche uno scarso controllo editoriale che dovrebbe smussare certi limiti e fungere da controllo e critica allo scrittore.

DIFETTI STRUTTURALI DI UN’OPERAZIONE
“Lys” e “Famosi domani”: tentativi non completamente riusciti

Famosi domani #1Discussi gli elementi strutturali e qualitativi delle due serie, ci sono altri aspetti da sottolineare in relazione al loro target di riferimenti.
Partendo da “Famosi domani”, si nota una falla nella realizzazione che va oltre il lato tecnico, oltre le intenzioni iniziali: la mancanza di aderenza allo stesso modello proposto e la mancata attenzione ai gusti delle lettrici a un livello più approfondito che non sia il “parliamo di ballo, canto e amori”.
Negli stessi annunci dell’editore, “Famosi domani” si rifà ai successi di “Saranno famosi”, “High School Musical” e al reality “Amici”. Eppure mancano clamorosamente alcuni degli elementi che hanno decretato la fortuna di questi format: l’aspetto artistico è abbozzato, semplicistico, anonimo, sebbene sia nelle intenzioni il tema centrale; allo stesso tempo, mancano spazi e soprattutto cura nell’approfondire i singoli personaggi e i loro rapporti, le gelosie, la competizione, le simpatie e tutto quanto fa pettegolezzo, elementi con buona probabilità ancora più importanti dell’aspetto artistico nell’economia di questo genere di trasmissioni e telefilm: elementi per i quali incuriosirsi ed emozionarsi, protagonisti per cui tifare o da odiare, personaggi nei quali rispecchiarsi o da trovare tanto insopportabili da non poter fare a meno di seguirne gli sviluppi. Traditi entrambi questi elementi, rimane ben poco da offrire, rimane un guscio vuoto; guscio che, come detto, tradisce una mancanza di esperienza e professionalità che influisce pesantemente sul risultato finale non riuscendo a creare un’alchimia interessante o almeno a coprire le carenze strutturali.

Anche cercando un’analisi obiettiva dei gusti delle lettrici, si sarebbe dovuto prestare attenzione al mercato e a quello che offre, facendo tesoro di quanto rende appetibili i veri dominatori delle letture delle adolescenti: i manga. Quello giapponese, prima che un fenomeno, è un variegato mondo di fumetti diversissimi tra loro, ma che è costruito su un impianto fortemente mirato al lettore finale, fin dalla catalogazione originaria in shojo, shonen, seinan [9] ecc ecc. Questo comporta l’aderenza a stilemi grafici ma soprattutto narrativi che, affinatisi negli anni e nelle opere, sono diventati gli ingredienti di base di un fumetto di buon successo. Basta sfogliare uno shojo-manga per rendersene conto e per vedere errori evidenti nella struttura di “Famosi domani”. Errori che risaltano in special modo nell’approfondire le caratterizzazioni e dare spessore all’intimità dei personaggi, siano essi protagonisti, comprimari o antagonisti; nell’enfatizzarne le emozioni e le reazioni, esagerandole sia nel disegno (gli “occhioni”, i segni decorativi, le linee cinetiche emozionali) sia nei testi e nei dialoghi; nel drammatizzare gli eventi ben oltre una caduta durante il ballo o un tradimento, ma rendendo gli scontri feroci e le sfide apparentemente insormontabili. Un metodo di raccontare che ricalca, d’altra parte, l’intenza emotività stessa dell’adolescenza.

Prendendo una serie dalle stesse tematiche, “Il grande sogno di Maya” (Glass no Kamen in originale), di Suzue Miuchi [10], pur con le differenze del caso (stiamo parlando di un vero e proprio classico del fumetto, una narrazione di alto livello), notiamo come le avventure della protagonista vengano narrate con enfasi, sottolineandone gli aspetti tragici e alternandoli ai grandi successi personali, esaltando la grande abilità della protagonista ma senza far mancare mai la sfida, la competizione; ai personaggi che gravitano attorno vengono lasciati grandi spazi per entrare nelle preferenze o nelle antipatie del lettore, scoprendo mano a mano tutte le loro sfaccettature. Un’impostazione che riesce ad avvincere il lettore e a tenerlo attento anche quando le situazioni rischierebbero di scadere nel ripetitivo.
Tale uso dell’enfasi, d’altra parte, si rispecchia anche nel genere supereroistico, indirizzato in larga parte a un pubblico prevalentemente maschile che spazia tra l’adolescenziale e l’adulto; in questo genere sono gli scontri fisici e dialettici a esser elevati a livelli epici -salvo poi ripresentarsi sempre uguali nel tempo.
Anche senza copiare in maniera acritica lo stile dei fumetti giapponesi o del fumetto americano, operazione che spesso ha dato vita a ibridi piuttosto scarsi, non si possono non tenere in considerazione questi esempi.
L’impressione finale è che “Famosi domani” sia un fumetto nato senza una reale esperienza e conoscenza del mercato e del mezzo di comunicazione utilizzato. Un esperimento che non nasce dal fumetto per raccontare qualcosa (qualunque sia il fine ultimo), ma che ha origine da un argomento specifico per cui si è scelta la via della narrazione a fumetti come tentativo “alla cieca” di indovinare una formula accattivante per il pubblico.

Detto del fumetto edito da Asmi, anche per “Lys” ci sono carenze strutturali da sottolineare, ricollegabili sempre all’analisi dei fumetti di maggiore fortuna per le lettrici d’età superiore a quella delle W.I.T.C.H.. “Lys”, la protagonista, risulta piuttosto distaccata da tutto meno che dalla salvezza degli animali. Lo spazio per i sentimenti e per l’attrazione sembrano relegati ai comprimari, ma anche per essi in maniera superficiale. Non c’é tensione emotiva, se non negli scontri con la sua nemesi, la misteriosa trafficante di animali. Gli amori, le incertezze, le gelosie, le amicizie, i pensieri di una normale adolescente, dove sono? “Lys” è fredda, la sua vita senza genitori per gran parte dell’anno è più simile a quella che potrebbe avere a Topolinia piuttosto che in una città reale. Al di là della sua missione, di lei sappiamo poco: di come viva la scuola e le amicizie, se le interessino i ragazzi, come sia il suo rapporto con i domestici e con la sorella, gestiti solo attraverso qualche gag utile a spezzare il ritmo. I comprimari, poi, risultano ancora meno delineati, riconoscibili ma di certo impossibili da usare come modello di immedesimazione. Se per un pubblico preadolescenziale certi elementi potrebbero essere pesanti, per lettrici con qualche anno in più invece rappresentano un elemento importante se non essenziale; d’altronde, sono comunque elementi ampiamente presenti anche in W.I.T.C.H., pur se trattati in linea con il target di età inferiore, usati per sottolineare costantemente il lato umano delle protagoniste, le famiglie e le amicizie, e per avvicinare le lettrici al processo di immedesimazione.

Un equivoco sembra nascere inoltre dalle rubriche e dai gadget, che sembrano ricalcare lo stile Disney: redazionali a tema, test attitudinali, giochi, angolo della posta, un quadernetto rosa e una borsettina minuscola in omaggio nei primi due numeri. Un apparato redazionale e un packaging che sembrano suggerire un allargamento a un pubblico di età inferiore a quello a cui è indirizzata la storia, che pero’ non è detto si trovi a suo agio con le avventure di una ragazza già alle prese con le prime mestruazioni; se anche fosse, sembra comunque di cogliere uno scollegamento tra il fumetto in sé e le scelte editoriali della confezione, come già si è notato a inizio articolo per “Luna” della Star Comics.

D’altronde, l’analisi non può non tener conto di come “Lys” sia stato progettato per il mercato internazionale, che sostanzialmente significa per il mercato francese. Sono già usciti due volumi in Francia, corrispondenti ai primi due numeri in Italia. La collocazione su un mercato tanto codificato come quello della BD impone sicuramente delle scelte fondanti: uscendo in maniera più rarefatta, rispetto a una serie per adulti che può permettersi di portare avanti una trama anche molto complessa, “Lys” deve sintetizzare e rendere meno pesanti tanti aspetti, dividere in maniera semplice le sottotrame, presentare comunque un’avventura chiusa nel singolo episodio, dare importanza alla parte grafica offrendo vignette grandi e panoramiche. Il target di riferimento, quindi, appartiene più a quello del cartonato francese che a quello del mensile da edicola italiano; ecco chiarito il perché le rubriche inserite in questa edizione sembrino tanto scollegate dal fumetto stesso, nato per un’edizione che non necessita di giochi e gadgettistica.

CONCLUSIONE
Una strada da non abbandonare

Il pubblico adolescenziale di lettori è un pubblico importantissimo, e l’editoria l’ha capito da tempo proponendo collane, personaggi e tematiche che sappiano attirare i giovani non più in età da favole e libri per l’infanzia, cercando di offrire qualcosa che richiami il gusto dei successi cinematografici o dei casi letterari maggiori. “Lys” e “Famosi domani” sono due esempi non pienamente riusciti, per quanto la strada che hanno cercato di battere sia quella giusta: finché il mercato italiano non riuscirà a mantenere i lettori di Topolino (e dei pochi altri fumetti per i più piccoli) e ad accompagnarli nella crescita dei loro gusti, il fumetto rimarrà nelle considerazioni della gente un “sottogenere”, un passatempo infantile.

Purtroppo, soprattutto nel caso di “Famosi domani”, é chiaro come non ci si possa permettere di affrontare un impegno difficile e delicato come questo in maniera superficiale, perché le intenzioni giuste non sono sufficienti se la loro messa in pratica è dilettantistica e approssimativa. Sono necessari sforzi ben maggiori, ma soprattutto più mirati e studiati, per avvicinare nuovi lettori. “Famosi domani” resta un titolo che non raggiunge nessuna finalità e sul cui futuro non scommetterei molto; il pericolo rappresentato da operazioni come questa è che il loro insuccesso finisca per dissuadere gli editori da altri tentativi, pure se maggiormente strutturati.
“Lys”, come detto, è invece un prodotto molto professionale e attento, ma che non sembra puntare ben chiaramente verso il proprio obiettivo, cercando di mantenere il piede in due staffe; un fumetto che di fatto non offre niente di nuovo come struttura narrativa e grafica, e che non si discosta da un percorso già tracciato che non necessariamente si adatta a un diverso target di riferimento.

Sebbene risulti chiaro che non possono essere unicamente le scelte editoriali, le indagini di mercato o l’uso di altre pratiche strettamente di marketing (come i gruppi di lettura utilizzati in Disney) a guidare le scelte artistiche di una serie, anche per quelle più commerciali, è altresì vero che, se uno degli intenti è quello di raggiungere il più ampio pubblico possibile, alcuni di questi elementi non possono essere ignorati.
È necessario osservare l’andamento dei gusti, capire cosa funziona e cosa non funziona di ogni esperienza passata, saper accontentare i gusti dei lettori ma al contempo guidarli in maniera non invasiva. Non è assolutamente detto che pensare un fumetto partendo dal target di destinazione sia necessariamente un’operazione anti-artistica o anti-culturale. Come già citato, è quanto avviene in Giappone, eppure questo non ha impedito agli autori di creare fumetti di altissima qualità. Senza voler affermare che il sistema giapponese sia da assimilare completamente, è un esempio da non tralasciare.
Due maestri indiscussi del fumetto mondiale, come Osamu Tezuka e Will Eisner, ponevano sempre il lettore al centro delle proprie opere, in tutti gli aspetti della produzione di un’opera, compresi quelli commerciali. Eppure, questi due autori hanno scritto e disegnato alcuni dei capolavori dell’arte fumettistica.

Affrontare il mercato in maniera approssimativa non paga, e questo è tanto più vero ed evidente in un mercato limitato e ancora in evoluzione come quello fumettistico italiano. È vero che oggi sono molte le forme di intrattenimento tra cui un ragazzo può scegliere, tra cinema, videogiochi, tv, internet, ma proprio per questo non è più pensabile ignorare questa situazione e subirla in maniera passiva. Serve una nuova considerazione del fumetto a partire in primis da editori e autori; serve non tanto il coraggio, quanto la coscienza critica di cosa può offrire questo mezzo e di come poterlo valorizzare.

Abbiamo parlato di:

“Lys”
Editore: Tridimensional s.r.l. su licenza Raimbow spa
Ideazione: Studio Red Whale (Centomo, Dalena, Basile)
Soggetto e sceneggiatura: Katja Centomo e Francesco Artibani
Disegni: Antonello Dalena, Federico Nardo, Paolo Campinoti
Colore: Paolo Maddaleni
Riferimenti: www.”Lys”world.com

“Famosi domani”
Editore: Asmi su licenza Editing communications srl
Soggetto e sceneggiatura: Fernando De Marco e Luigi Mariani
Disegni, chine e colore: Stefania Rossini, Maria Rita Gentili, Studio Alcadia

NOTE:
[1] e [2] Fonte AIE (Associazione Italiana Editori), Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia – 2006: www.aie.it/mercati/visualizza.asp?ID=54.
Sullo stesso argomento, fonte ISTAT, “La lettura di libri in Italia”: www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070510_00
[3] Protagonista di una serie di libri per ragazzi che, curiosamente, ha appena goduto di una trasposizione in fumetto.
[4] “W.I.T.C.H.”: fumetto ideato da Elisabetta Gnone e Alessando Barbucci, edito da Disney Italia dal 2001, vero e proprio fenomeno editoriale pubblicato con successo in tutto il mondo. Protagoniste sono cinque ragazze che scoprono di avere grandi poteri magici.
[5] “Winx”: serie creta dallo Studio Rainbow da un’idea di Iginio Straffi, Winx da sempre viene identificata come il rivale principale di W.i.t.c.h.. Protagoniste sono delle fate che vivono nel mondo di Magix, luogo nel quale gli umani non possono entrare.
[6] “Kylion”: serie ideata da Francesco Artibani e Giulio De Vita dall’ambientazione fantascientifica, pubblicata nel 2004 da Disney Italia/Buena Vista Comics. Dato lo scarso successo di vendita, la serie è stata chiusa in maniera affrettata.
[7] “Luna”: serie ideata da Elena dé Grimani e Fabrizio Palmieri, pubblicata per pochi numeri da Star Comics nel 2005. Problemi di uso del copyright e di accordi tra editore e autori ne ha decretato l’interruzione.
[8] “Wondercity”: serie creata dallo Studio Settemondi di Giovanni Gualdoni, edita da Free Books. La storia è ambientata in una utopica città dove magia e scienza si uniscono in una interessante miscela.
[9] I manga vengono divisi in patria in vari generi che corrispondono al target di lettori a cui sono indirizzati. In particolare, le tipologie citate indicano (a grandi linee) fumetti per ragazze (shojo), principalmente a sfondo sentimentale, fumetti per giovani ragazzi/adolescenti dal taglio avventuroso (shonen), fumetti per lettori maturi -dai 18 ai 30 anni- (seinan). Per un approfondimento rimandiamo, tra gli altri, a “Mangart – Forme estetiche e linguaggio del fumetto giapponese”, di Cristian Posocco, edizioni Costa & Nolan, 2005.
[10] “Il grande sogno di Maya” (“Glass no Kamen”): fumetto scritto e disegnato da Suzue Miuchi, un grande classico del fumetto giapponese. Edito in patria sin dal 1976 e tutt’ora in corso, viene pubblicato in Italia da Star Comics.

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