Lucca Comics 2017 –  Comunicazione e supereroi

Lucca Comics 2017 – Comunicazione e supereroi

A Lucca Comics & Games 2017 i supereroi sono diventati casi di lavoro per un workshop sulla comunicazione, ricco di spunti e divertente.
Gli ideatori e docenti del workshop, da sinistra a destra: Cristiana Rossato, Milena Cordioli, Carlo Meneghetti.

Nell’ambito della sezione Educational di Lucca Comics & Games 2017, ho partecipato al workshop Nuova Comunicazione per Nuovi Supereroi, tenuto da Cristiana Rossato e Carlo Meneghetti (Milena Cordioli era purtroppo assente per motivi di salute) dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia (IUSVE).

Obiettivo del seminario era l’introduzione dei concetti base della comunicazione, sfruttando come caso la creazione di una nuova versione di un supereroe esistente: in termini più generali, si trattava quindi di affrontare la comunicazione dell’evoluzione di un prodotto base affermato e ben definito.

Oltre all’ovvio contatto con la manifestazione ospite, la scelta di utilizzare a questo scopo un supereroe offre varie opportunità, in particolare:

  • Il supereroe ha un’identità precisa, ben nota ai partecipanti e fra loro condivisa, almeno a un livello generale. Da una parte, questo evita la necessità di caratterizzare il prodotto base, attività che – qui parlo per esperienza diretta – non solo assorbe molto tempo, ma lascia comunque zone di ambiguità nella definizione che si ripercuotono nelle fasi successive. Dall’altra, consente di focalizzare il lavoro e le discussioni sugli elementi di differenziazione/evoluzione di un prodotto base chiaramente definito.
  • Esiste un ampio parco di supereroi da cui partire: abbiamo quindi a disposizione una vasta casistica che resta comunque all’interno di una stessa area tematica, con la possibilità per ciascun partecipante di sviluppare un caso molto specifico, ma che può comunque essere messo a confronto con gli altri – in questo modo le discussioni e riflessioni sulle scelte di ciascuno possono coinvolgere tutto il gruppo.

Struttura del workshop

Come in ogni workshop che si rispetti, oltre alla teoria c’è molta pratica. Anche manuale.

Il workshop si è articolato nelle seguenti fasi, al termine di ognuna delle quali si è svolta una discussione sulle scelte dei partecipanti:

  1. Presentazione del modello narrativo del viaggio dell’eroe di Christopher Vogler.
  2. Scelta del supereroe su cui lavorare: ogni partecipante ha selezionato un personaggio e ha individuato tre caratteristiche base che lo definiscono.
  3. Individuazione di una caratteristica aggiuntiva: è l’elemento da promuovere tramite comunicazione. La richiesta è che sia una caratteristica coerente con le tre precedentemente identificate.
  4. Costruzione degli elementi di comunicazione: per valorizzare la nuova caratteristica, ciascun partecipante ha individuato
    a. un nome per la nuova manifestazione del personaggio;
    b. una trasformazione del costume/simbolo del personaggio legata alla nuova caratteristica (con uso di materiale da disegno e collage);
    c. immagine promozionale;
    d. prima comunicazione: canali e contenuto;
    e. un hashtag che marcasse i messaggi sui social relativi alla nuova versione del personaggio. Da notare che in alcuni casi l’hashtag è diventato il nome del personaggio, mostrando come anche in un procedimento altamente compresso abbiamo la possibilità di sfruttare i risultati di uno step per migliorare quelli degli step precedenti.
  5. Infine, con un’attività di brainstorming, abbiamo scelto un motto e una serie di hashtag per comunicare sui social l’attività svolta nel workshop stesso:
    motto: Qualcosa sta per cambiare
    hasthag: #thinkAHero17.

La comunicazione base dell’attività svolta nel workshop ha quindi combinato elementi comuni (che identificano il workshop stesso) e specifici del personaggio:
immagine: il costume/simbolo/logo della nuova versione del personaggio;
messaggio: Qualcosa sta per cambiare #thinkAHero17 #[nomedel personaggio] #lcg17

Da migliorare

La ricerca di hashtag e motto per la comunicazione sul workshop stesso.

Il workshop ha sofferto soprattutto la combinazione infausta fra i tempi stretti a disposizione (10:00-13:30) e l’arrivo alla spicciolata dei partecipanti – forse colti impreparati dalle difficoltà logistiche dei giorni della manifestazione. A indebolire la struttura del workshop non sono state tanto le interruzioni ai lavori e le ricapitolazioni necessarie per integrare i ritardatari, quanto il fatto che in questo modo è stato impossibile organizzare gruppi di lavoro.

Le discussioni che seguivano ogni passo – il vero valore aggiunto e qualificante di simili workshop – sono state quindi frammentate e non sempre è stato possibile per i docenti interagire con tutti i partecipanti. Dati i tempi e l’articolazione del lavoro, è pressoché impossibile gestire proficuamente più di quattro casi e nel caso specifico abbiamo iniziato in quattro ma finito in sette.

Non molto felice, inoltre, la scelta della saletta che ha ospitato il workshop: le piccole dimensioni limitavano fortemente la mobilità e avrebbero paradossalmente reso difficile organizzarsi in gruppi; la conformazione era tale da far rimbombare i suoni, al punto da rendere difficile la comunicazione, con effetti di incomprensione a volte comici.

Spunti

Due i principali spunti, che però prefigurano workshop di durata assai maggiore.

  1. Integrare l’uso dello storytelling.
    L’introduzione sul modello di storytelling di Vogler è rimasta sostanzialmente isolata: a parte la notazione generica che la comunicazione fa largo uso di racconti, nessuna attività ha ripreso questo spunto. Una possibilità potrebbe essere quella di utilizzare lo storytelling come contesto per lo sviluppo della comunicazione, quindi di impostare i passi della definizione dei suoi elementi come passi della costruzione di un racconto. Data la complessità e varietà dei concetti di storytelling, è chiaro che una simile impostazione richiederebbe un workshop di durata molto maggiore.
  2. Utilizzare scenari di riferimento specifici.
    Data la forte identità dei personaggi, sarebbe stato interessante discutere e scegliere anche un pubblico (a chi è diretta la nuova versione del personaggio) e uno scenario (in quale strategia editoriale si colloca la nuova versione) di riferimento, così da esplorare casistiche e problematiche specifiche. È chiaro infatti che una strategia di ampliamento dei lettori comporta scelte diverse da una di consolidamento; allo stesso modo nel caso la nuove versione sia pensata per il cinema, un serial TV, una serie a fumetti o altro.
    Un simile approfondimento richiede una costruzione diversa del workshop, non sostenibile nelle poche ore a disposizione, ma mette in evidenza la potenzialità dell’idea di lavorare con i supereroi, cioè con personaggi (prodotti?) che hanno contemporaneamente un’identità forte, diffusa e differenziata in base alle diverse tipologie di pubblico, dall’appassionato al curioso occasionale, dall’adolescente all’anziano.

In conclusione, il workshop è stato un’esperienza positiva che è riuscita a dare una panoramica dei concetti e delle tematiche base della comunicazione di prodotto; il caso scelto si è dimostrato efficace e i possibili miglioramenti implicano di fatto un ampliamento del workshop, sia come tempo a disposizione sia come tematiche.

Esempio: il mio personaggio

Imparare giocando, senza prendersi troppo sul serio: ecco la bozza del costume di Wonder Fade!

Con riferimento ai punti elencati nel paragrafo dedicato alla struttura del workshop, le mie scelte sono state:
2. Personaggio: Wonder Woman, caratterizzata da regalità, verità, lealtà.
3. Caratteristica aggiuntiva: perdita di parti della memoria ad ogni uso del lazo della verità.
4. Comunicazione
4a. Nome: Wonder Truth Woman.
4b. Costume (compresa cintura e diadema): composto di placche; ad ogni uso del lazo alcune placche diventano bianche, a segnalare l’espandersi delle aree di memoria perdute.
4c. Prima immagine: semi soggettiva di Wonder Woman di spalle, che guarda una propria foto sfocata.
4d. Prima comunicazione: video con composizione di immagini della nuova versione del personaggio, che suggeriscano la perdita di memoria; diffuso in prima visione durante una convention di settore (es. NYCC) e rilanciato sui social.
4e. Hashtag identificativo della versione del personaggio: #WonderFade, che è diventato il nome stesso del personaggio: Wonder Fade.
5. Comunicazione base: Qualcosa sta per cambiare #thinkAHero17 #WonderFade #lcg17.

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *