Ken Parker, l’avventura di un essere umano

Ken Parker, l’avventura di un essere umano

Ken Parker è stato un personaggio unico nel fumetto italiano, carico di umanità, positività e fiducia nel futuro. Un personaggio. Un amico.

Descrivere le emozioni che un fumetto come Ken Parker suscita è difficile. Prima di tutto, perché fanno appello all’insieme di valori e di sentimenti di una persona e quindi sono ancora più personali di un “semplice” giudizio qualitativo. In seconda battuta perché sono talmente intense da sfociare nel retorico, da suonare false ed esagerate.

Eppure nelle avventure di Lungo Fucile, come è stato ribattezzato il protagonista dagli indiani, al di là della tecnica, del disegno, al di là di tutti gli aspetti artistici e tecnici, c’è la figura di una persona, un essere di carta ed inchiostro che da una pagina all’altra cresce assieme al lettore, emerge dall’albo, diventa vivo. Si finisce per conoscerlo, Ken. Il lettore non è un freddo osservatore, né subisce il processo tipico di un’opera di fantasia, ovvero l’immedesimazione con il protagonista, ma ne diviene piuttosto amico, fratello, amante.

Non si può d’altronde parlare dell’opera di Giancarlo Berardi ed Ivo Milazzo, padri amorevoli fino alla loro “separazione consensuale” dal loro figlioccio, senza sottolinearne anche l’aspetto puramente tecnico. Ken Parker è un saggio vivente, un manuale “in azione” di sceneggiatura fumettistica. Se ad una prima lettura si può pensare che i cambi di prospettiva e di piano, la costruzione della tavola, gli ingegni narrativi siano di minore importanza rispetto alla forza del personaggio, fermandosi a riflettere si comprende quanto questo sia lo strumento perfetto per esprimere tutte le potenzialità del personaggio e quindi esso stesso elemento fondamentale per spiegare cosa sia Ken Parker.

Studiare le sceneggiature di Berardi significa addentrarsi in un testo di fondamentale importanza per capire, sia da appassionato che da aspirante fumettista, cosa sia e come si faccia fumetto e come conciliare gli “attrezzi del mestiere”, le fondamenta immancabili del mezzo, con le innovazioni e le rotture degli schemi donando efficacia, ricchezza e personalità all’opera finale. Tutto quanto nella narrazione contribuisce alla funzione principale per cui è preposto il fumetto, narrare nel migliore dei modi la propria storia, liberarne l’essenza senza ingabbiarla, abbattere i limiti imposti dal mezzo stesso.

Molti sono i temi affrontati nella sua lunga epopea da questo fumetto, molte le storie memorabili ed i personaggi capaci di rubare la scena al protagonista, e anche in questo si avverte la bravura degli autori. Come non ricordare con affetto la giovane Pat O’Shane, fiera e cocciuta ragazzina, la coraggiosa cagnolina Lily, il saggio eschimese Nanuk, come non riflettere dopo storie sull’emarginazione e la diversità come Diritto e Rovescio, sulla pena di morte come Cronaca, sui diritti dei lavoratori come Sciopero, o ancora racconti sulla tolleranza, sulla violenza, sulla giustizia, sulla natura ed il suo sfruttamento, fino all’ultimo, doloroso racconto sulla vecchiaia e sulla fine di tutto.

Ken è un personaggio di una grande umanità, capace di aiutare il prossimo non per interesse o per spirito di beneficenza, ma perché convinto che quella sia la strada giusta. Come non ammirarne la tenacia con la quale, accortosi che la conoscenza è l’unica vera ricchezza e l’unico modo per dirsi coscienti di quel che accade, impara a leggere ed a scrivere, scoprendo il piacere di un buon libro con la stessa curiosità e dedizione con la quale ha imparato a vivere le tradizioni indiane o i misteri dei popoli dell’Alaska? Oppure, ancora, ammire lo spirito di adattamento che gli ha sempre permesso di andare avanti, che fosse abbandonato nei boschi, inseguito ingiustamente dalla legge, oppure chiuso in carcere ai lavori forzati.

Tra i tanti numeri di questa lunga storia, tra le tante frasi degne di memoria, tra i tanti momenti passati con Ken, una frase più delle altre mi è sempre rimasta in mente, accompagnata dalla piccola sensazione di una lacrima che spinge per uscire: è l’ultima frase che Ken pronuncia ad un amico defunto, e l’ultima che rivolge al suo pubblico prima di scomparire dalle edicole.

Queste cose non hanno poi eccessiva importanza. Gli amici, ovunque siano, uno se li porta dentro. Per tutta la vita.

Questo ultimo episodio, Faccia di rame, fu all’epoca un triste commiato, ma accompagnato dalla sensazione che, con queste storie, mi fosse stato fatto un grande dono.

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