Intervista a Diego Cajelli, scrittore Mytico!

Intervista a Diego Cajelli, scrittore Mytico!

Diego Cajelli, sceneggiatore in forza alla Sergio Bonelli Editore, ha debuttato sul numero due della miniserie settimanale Mytico! e risponde ai nostri quesiti su come si sia trovato a gestire il Mito greco in versione supereroistica.

(Biografia di Diego Cajelli scritta da Diego Cajelli medesimo in persona)
Mi chiamo Diego Cajelli. Sono nato a Milano il 31 Luglio 1971.
Il mio lavoro è scrivere. Lo faccio per la Sergio Bonelli editore, Edizioni BD, me stesso e altre case editrici.
Se clicchi qui  diegozilla.blogspot.com/2007/06/test.html, c’è l’elenco delle mie pubblicazioni.
Sono docente di scrittura creativa alla Scuola Del Fumetto di Milano.1

Disclaimer dell’autore:
Prima di rispondere alla domande, vorrei fare una premessa. Quelle che seguono sono le mie opinioni. Sono mie e soltanto mie. Non riflettono in alcun modo le opinioni dell’editore e di tutte le altre persone coinvolte.

Il secondo numero di Mytico! riesce a dare ad un giovane lettore quanto desidera: azione, ironia, un protagonista potente. Offerto con una narrazione semplice ma al contempo complessa con un montaggio narrativo per nulla infantile. Quanto questa combinazione, questo doppio registro (contenuti leggeri-strumenti adulti) è necessario per la maturazione fumettistica di un giovane lettore?
Credo che un giovane lettore non abbia avuto alcuna difficoltà a seguire quel tipo di narrazione, strutturata di proposito in un modo non lineare.
I problemi, forse, li hanno avuti i “lettori fuori target”.
Dal mio punto di vista, la narrazione contemporanea, quella in cui i giovani lettori “vivono e prosperano”, contempla video game, cartoni animati e giochi di carte. Le strutture narrative e gli strumenti per usufruire di quei prodotti non sono affatto “semplici”. Anzi. Sono decisamente complessi. Portare quel tipo di intreccio e di montaggio all’interno del fumetto mi è sembrata la cosa più logica da fare.
Altrimenti…
Altrimenti noia. E non è questo quello che vogliamo, giusto?

Perché il fumetto italiano fatica nel conquistare lettori giovani sempre più orientati verso i manga o i fumetti degli states?
Perché il fumetto nostrano, nella maggioranza delle pubblicazioni, non si rivolge più a quel tipo di target.
Risposta secca, ma sincera!

Mytico! mi sembra rappresentare anche l’occasione per svecchiare un po’ il linguaggio del fumetto popolare italiano. È un’operazione necessaria?
Mytico! È un operazione necessaria perché, se va bene come tutti speriamo, forse aprirà le porte anche ad altre produzioni legate ai quotidiani.
Si inizia con un fumetto per ragazzi legato ai miti Greci, poi domani chissà… Forse verrà pubblicata quella bellissima e importantissima graphic novel per adulti hipster che per ora non ha visto la luce.
Per consentire a qualcuno di sognare, e di fare l’Autore tutto-di-un-pezzo, qualcun’altro deve lavorare.
E noi siamo qua apposta.

Quando si passa da un bonellide ad un comics cambia in qualche modo il lavoro di uno sceneggiatore?
Cambia la cadenza narrativa e la gestione delle vignette.
Nel formato comics la dimensione delle vignette e la loro disposizione, essendo variabile, diventa una parte diretta della narrazione. Lo è anche nel formato bonelliano, ma in modo minore. È un “movimento” narrativo differente, con altri ritmi e difficoltà diverse.
Il mio problema con il formato bonelliano, per esempio, è quello di gestire delle lunghe sequenze senza sbilanciare la narrazione, senza ripetere troppo le stesse inquadrature, etc…
Nel formato comics, a parte un estremo lavoro di sintesi, c’è da considerare che alcune cose, necessariamente, occuperanno una tavola intera, una splash page, o una mezza splash page. È una parte integrante del “modulo” di narrazione di quel formato.
E di nuovo, come dico spesso, il lavoro dello sceneggiatore diventa quello di scegliere l’immagine giusta!

Riferimenti:
Il suo blog: diegozilla.blogspot.com


  1. da diegozilla.blogspot.com/2007/06/chi-sono.html 

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