La genesi di Superman – Parte seconda (iconografia)

La genesi di Superman – Parte seconda (iconografia)

Prosegue il viaggio alla scoperta di predecessori e fonti illustri di Superman. È la volta dell'iconografia: quanti e quali eroi, mascherati e no, ci sono stati prima del Superuomo?

 

Il personaggio di Superman nasce da un’ampia base di pubblicazioni, figure, riferimenti culturali quanto più disparati.
Nella prima parte abbiamo visto le possibili influenze che provenivano dalla mitologia religiosa e dalla letteratura fantascientifica. Vedremo ora i personaggi e gli autori che tramite le letture di Shuster e Siegel hanno condizionato l’estetica e l’iconografia di Superman.

Il terzo filone di influssi è quello costituito da opere letterarie, fumettistiche e cinematografiche che molto probabilmente (o anche sicuramente visto le conferme date poi dagli stessi autori) sono state prese come riferimenti per questa o quella caratteristica. Questo filone, a differenza del precedente e del successivo, è quello che quasi in toto contiene gli stimoli visivi che hanno influenzato la matita di Joe Shuster nella realizzazione grafica di Superman; laddove la letteratura e il mito, a parte qualche eccezione, erano tutti riferimenti che avevano influenzato il lavoro del solo scrittore Jerome Siegel, il cinema e il fumetto furono spunti importanti anche e soprattutto per il disegnatore Shuster, che non disdegnò di pescare anche fra i ricordi della sua infanzia e fra le persone che frequentava per inventare situazioni e personaggi che poi sarebbero state riportate nel fumetto di Superman.

In fondo, vale la pena ricordare, gli ingredienti fondamentali del primissimo Superman erano pochi ed essenziali. Per ognuno abbiamo, nella narrativa d’azione, nel cinema e nel fumetto, qualche riferimento precedente che ha contribuito alla riuscita del risultato finale. Nel 1905 la baronessa Emmuska Orczy (1865-1947) pubblica il suo romanzo The Scarlet Pimpernel (La Primula Rossa). Ambientato durante la Rivoluzione francese, racconta di un gruppo di nobili inglesi che cerca di salvare i nobili francesi dal pericolo della ghigliottina. La Primula Rossa, capo di queste persone, è un personaggio mascherato che si batte contro i rivoluzionari francesi ed è chiaramente un precursore in assoluto di tutta la narrativa (a fumetti soprattutto) supereroistica1; come Zorro, ma come sopratutto tutti i più famosi e fortunati supereroi, la Primula Rossa ha un’identità segreta e di giorno è una persona rispettabilissima, che non è coinvolta minimamente nelle avventure della sua controparte mascherata. Quando veste la maschera dimostra abilità superiori alla media (nel combattere, nell’organizzare piani, etc.); ha già un simbolo nel suo nome ripreso graficamente anche sul suo costume (come Batman con il pipistrello, “bat” in inglese; come Spiderman con il ragno, “spider” in inglese; come Flash con il lampo, “flash” in inglese). L’identità segreta è naturalmente il centro di una serie di intrecci che poi ritroviamo nelle vicende supereroistiche. Per essere comunque precisi vale la pena far notare che il tema del supereroe che veste la maschera per agire in pubblico (Primula Rossa come Batman o Spiderman o tanti altri) in Superman è decisamente rovesciato; non è la persona normale (il Bruce Wayne) a vestire la maschera e diventare un supereroe (Batman), ma il supereroe (superuomo, Superman) a vestire la maschera quando deve rapportarsi alla realtà come Clark Kent (la persona normale). Ma di questo parleremo più avanti.

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Tarzan disegnato da Hal Foster.
Fonte: bdzoom.com

Nel 1912 Edgar Rice Burroughs (1875-1950), autore americano di romanzi d’avventura, inizia a pubblicare in versione serializzata Tarzan of the Apes, storia di un bambino rimasto orfano ancora in fasce e allevato dalle scimmie e delle sue avventure nella jungla africana una volta divenuto adulto. Il personaggio ha un successo immediato ed eccezionale: le sue storie vengono raccolte in volume per la prima volta nel 1914 (anno di nascita di Siegel e Shuster). Alla base del suo successo vi è, anche qui, una serie di temi interessanti, che lo rendono appetibile e che attirano l’interesse del pubblico (non a caso dopo più di novanta anni sono ancora realizzati fumetti, romanzi e film – anche di animazione – che lo vedono, con successo, protagonista ). Tarzan2 vive da orfano e viene allevato dalle scimmie (à la Romolo e Remo allattati dalla lupa, come confessato dallo stesso autore), coniuga infarinature di teorie darwiniste sull’evoluzione a un sottofondo ecologista decisamente ante litteram. Soprattutto, e questo ci interessa nell’ottica del nostro discorso su Superman, ha un grandissimo appeal verso il pubblico giovane che, a cavallo degli anni Venti, ne sancisce il successo immediato. Dal 1912 al 1938 Burroughs pubblica ventuno libri con Tarzan protagonista; dal 1918 al 1938 vengono realizzati undici film (muti e poi con tanto di sonoro) con Tarzan protagonista; il 27 settembre 1927 inizia la pubblicazione delle strisce di Tarzan sui quotidiani americani; il disegnatore è l’eccezionale Hal Foster fino al 1937 e il maestro riconosciuto del campo fumettistico Burne Hogart da allora fino al 1950 (con una interruzione di due anni).

Tarzan è strettamente collegato a Superman per molti motivi. Nella sua rappresentazione visiva a fumetti, ad esempio, è chiara ispirazione per le matite di Shuster; basti ricordare che il primissimo Superman non è in grado ancora di volare e che quindi si muove con grandissimi balzi che ricordano (per inquadratura ed effetto visivo) il modo di Tarzan di saltare da un albero all’altro. La forza del Signore delle Scimmie (proverbialmente eccezionale, tale da farlo competere, con successo, con i più grossi e temibili animali della jungla, quali felini e coccodrilli) è una super-forza che viene descritta visivamente con l’atteggiamento spesso spavaldo di Lord Greystoke, in grado di far letteralmente volare i suoi nemici per aria (cosa che vedremo anche in Superman). Tarzan ha un forte senso della morale e della giustizia, si batte per i più deboli, spesso anche per difendere la fauna della sua terra e anche le popolazioni indigene attaccate dai predoni bianchi; è stato allevato non dai suoi veri genitori e anche in lui c’è una forte dicotomia fra quello che poteva essere (se fosse cresciuto nella sua vera casa e avesse vissuto da Lord inglese) e quello che è stato (l’essere cresciuto nella jungla). Infine, Tarzan è precursore di Superman soprattutto per la capacità di essere veicolato al pubblico attraverso tutti i mezzi di comunicazione contemporaneamente.

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La locandina di The Mark of Zorro, con Douglas Fairbanks (1920).

Saltiamo a un altro personaggio anch’esso per molti versi legato alla nascita di Superman: nel 1919 viene pubblicata la storia (proposta a puntate sulla rivista All-Story Weekly) The Curse of Capistrano. Si tratta del lavoro di un trentacinquenne autore di romanzi, tale Johnston McCulley (1883-1958) e vede la prima apparizione di un notissimo personaggio mascherato, Zorro, soprannome3 utilizzato dal nobile Don Diego de la Vega nelle sue avventurose schermaglie contro gli oppressori spagnoli nella bassa California della prima metà del 1800. Nel 1920, dal canovaccio del romanzo McCulley tira fuori lo script per un film, The Mark of Zorro, che realizza un successo immediato ed enorme. Il romanzo viene ristampato e apre la via a una serie di altri film, telefilm, romanzi e fumetti… In questo caso, come per la Primula Rossa, sono evidenti i parallelismi con Superman, qui anche squisitamente estetici. Ad esempio, Zorro nel privato è un nobile impacciato e viziato dal quale nessuno si aspetterebbe vigoria atletica, abilità con la spada e a cavallo; da mascherato può invece dare sfogo alle sue abilità eccezionali per mettere in scacco i cattivi. A differenza della Primula Rossa, e come Tarzan, si batte al fianco (e, spesso, per conto) degli oppressi contro la tirannia, le ingiustizie e per l’uguaglianza sociale; irride il colonialismo e combatte una guerra personale scandita dalla sua legge morale di giustizia. Seppure indicato recentemente come tributo di McCulley a un rivoluzionario messicano massone (di origine irlandese) che combatteva l’Inquisizione vestendo i panni di giustiziere notturno (lo stesso McCulley era massone), Zorro ha influenzato direttamente gli autori di Superman, soprattutto attraverso le movenze cinematografiche di Douglas Fairbanks (Douglas Elton Ulman, 1883-1939). È lui infatti il protagonista di The Mark of Zorro così come di altre pellicole di successo come Robin Hood del 1922 (titolo completo Douglas Fairbanks in Robin Hood), The Thief of Bagdad del 1924, The Black Pirate del 1926 e The Three Musketeers del 1921 e The Iron Mask del 1929, nei quali veste i panni di D’Artagnan. Fairbanks rappresenta per la prima generazione del Novecento statunitense una vera e propria leggenda; la sua partecipazione ai più importanti, divertenti e di successo film di cappa e spada (e la sua comunque esigua filmografia di circa cinquanta film) lo trasforma nell’immagine stessa del personaggio di avventura. Joseph Shuster non può evitare di pensare alle sue evoluzioni per destreggiarsi fra archi, spade e combattimenti di vario genere quando si siede al tavolo per disegnare scene di avventura. Così Jerome Siegel non può esimersi dal ricalcare la voglia di difendere i poveri dalle ingiustizie che anima Robin Hood e Zorro. Nell’intervista rilasciata al giornale canadese The Toronto Star e pubblicata il 26 aprile 1992, solo tre mesi prima della sua morte, e interrompendo un lungo silenzio mediatico, Jerry Siegel, parlando di Douglas Fairbanks, dice: “Assumeva pose che ho spesso copiato nel disegnare Superman. […] Lo vedi in tanti dei suoi personaggi – compreso Robin Hood – sempre in piedi con le mani sui fianchi e le gambe separate, ridendo – non prendendo nulla sul serio”.

Ma gli spunti che arrivavano ai due giovani autori di Superman non erano solo questi. Entrambi avidi lettori di sci-fi, si imbatterono in altri due personaggi che attirarono l’attenzione e servirono da fonte per idee, ambientazioni, spunti: John Carter e Flash Gordon. Il primo è un altro parto della fertile mente di Edgar Burroughs ed è il protagonista di una vera propria saga ambientata sul pianeta Marte.4 John Carter of Mars è un soldato statunitense che improvvisamente scompare per ritrovarsi su Marte, dove scopre di avere capacità fisiche superiori ai marziani a causa della differenza di gravità. Si tratta di storie che, nella semplicità e inesattezza dei loro riferimenti scientifici, hanno comunque gettato le basi del genere fantasy moderno. Non è un caso che un cratere su Marte sia stato chiamato, per l’appunto, “Burroughs”, dal cognome dell’autore della saga di John Carter. Joe Shuster dichiarò nel 1983 che “John Carter di Edgar Rice Burroughs era in grado di effettuare enormi balzi su Marte perché il pianeta era più piccolo della Terra, e così era dotato di grandissima forza fisica. Concepii il pianeta Krypton come un pianeta enorme, molto più grande della Terra, così che chiunque venisse sulla Terra da quel pianeta sarebbe stato in grado di fare dei balzi grandissimi e sollevare pesi enormi”.

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Rip Kirby (Alex Raymond).
Fonte: kirbymuseum.org

Flash Gordon è un altro figlio delle fantasie fumettistiche dell’epoca, fra i più amati e di successo. Creato e a lungo realizzato da Alex Raymond (1909-1956), appare per le prime volte sulle pagine dei quotidiani statunitensi il 7 gennaio 1934. Raymond era stato reclutato dal King Features syndicate durante la ricerca spasmodica di nuovi talenti in grado di offrire una valida alternativa nell’ambito fantascientifico alla concorrenza (che, all’epoca, aveva il suo piatto forte in Buck Rogers). Alex Raymond diventerà, grazie alle sue creazioni5, uno degli autori di fumetti più famosi e amati negli Usa, grazie alle sue capacità di illustrazione, messe al servizio delle storie a fumetti. Uno stile classicheggiante e un’attenzione quasi maniacale alla figura umana lo hanno reso maestro agli occhi di intere generazioni di fumettisti. Nelle storie di Flash Gordon, inoltre, racconta le avventure di un “normale” essere umano, che si trova improvvisamente in un altro mondo e combatte la tirannia del perfido Ming. Nel fumetto si mescolano, con grande eleganza, gli stilemi più tipici della fantascienza, l’avventura classica, qualche spunto “sociale” di rivolta contro la tirannide, scene romantiche6 e momenti umoristici. Oltre che per il suo innegabilmente eccezionale valore grafico, è stimolo e riferimento per gli autori di fumetti del periodo (tra i quali, ovviamente, Siegel e Shuster) anche per la sua capacità di essere veicolo di tanti messaggi e idee.

Passando a un altro personaggio davvero eccezionale dell’epoca, nella stessa intervista del 1992 citata in precedenza, Siegel aggiungeva, parlando di Joe Shuster: “Si esaltava con la serie di romanzi d’avventura di Doc Savage scritta da Lester Dent (1904-1959) sotto lo pseudonimo di Kenneth Robeson, nei quali l‘“Uomo di Bronzo” possedeva abilità superumane – era ‘un superuomo’”. Il primo romanzo della serie di Doc Savage, The Man of Bronze7, fu pubblicato nel marzo del 1933: Henry Ralston, manager della casa editrice Street & Smith, chiese appunto al quasi trentenne autore di pulp stories dalla straripante immaginazione Lester Dent di scrivere le avventure di un personaggio che fosse pulito, perfetto, intelligente, che si battesse per far vincere la giustizia e che divenisse simbolo della voglia di rinascita del paese dal periodo della depressione. Il progetto, pianificato a tavolino, funzionò immediatamente. Attraverso la prosa spesso sgrammaticata ma travolgente di Robeson (alias Dent), i romanzi da 10 cents dell’uomo di bronzo attirano l’attenzione del pubblico e vendono in maniera eccezionale. Doc Savage, si scoprirà nel corso dei 181 romanzi a lui dedicati, è un genio in tutte le scienze conosciute: è un eccezionale fisico, medico, geologo, chirurgo, archeologo e così via. Oltre a essere estremamente forte e abile nella lotta, scopre ben presto di essere diventato ricchissimo in seguito a un enorme lascito e decide di dedicare la sua vita e le sue super abilità ad aiutare i deboli e debellare le ingiustizie (arrivando anche a “contatto” con Hitler, come anche Superman farà poi nei suoi albi a fumetti). Le storie di Doc Savage hanno al loro interno tantissimi spunti davvero particolari e degni di attenzione e riflessione.8

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The Man of Bronze, uno degli albi da 10 centesimi di Doc Savage.

Ci interessa, soprattutto, lo spirito che anima il personaggio (preso come spunto anche per le motivazioni di Superman) e il fatto che Doc Savage abbia (come poi Superman) una vera e propria Fortezza della Solitudine, una struttura creata nei mari artici, dove il Nostro si reca per riposare e ricaricarsi e dove ha tutti i suoi cimeli. Per chiudere l’argomento Uomo di Bronzo, aggiungiamo che il nome di Doc Savage è Clark, come quello poi utilizzato per la versione “umana” di Superman, Clark Kent, ovviamente. Ron Goulart, nel suo libro Cheap Trills: An Informal History of the Pulp Magazines ci ricorda che le indicazioni date al copertinista dei romanzi di Doc Savage dicevano “un uomo di bronzo – conosciuto come Doc, che somiglia molto a Clark Gable. Ha un fisico così ben fatto che non fornisce un’impressione di grandezza, ma di potenza”: nella seconda avventura del 1933 (The Land of Terror) il disegno all’interno del volumetto rappresenta Doc Savage esattamente come un Clark Gable senza baffi. Nel 1983 Jerry Siegel scrive così in un messaggio indirizzato al suo “figlioccio” Superman per festeggiarne i 45 anni: “Fummo ispirati dal lavoro di Harold Foster (disegnatore delle strisce di Tarzan) e dal Flash Gordon e da Secret Agent X-9 di Alex Raymond. Volevo diventare un secondo Edgar Rice Burroughs. […] Joe e io andavamo a vedere i film, spesso facendo i soldi con le bottiglie di vetro di latte per permetterci il biglietto. Seduti fianco a fianco in scomode poltroncine, mangiavamo pop-corn e assorbivamo “B movies” a volontà al pari di film di primo piano. Io, in particolare, ero impressionato dai film della Warner Brothers e dai loro messaggi contro l’ingiustizia sociale. Sugli schermi, Astaire e Rogers9 ballavano… Paul Muni10 soffriva, Laurel and Hardy11 erano incredibilmente divertenti”.

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Captain Easy (Roy Crane).
Fonte: comiczine-fa.com/

Da un punto di vista grafico, inteso come realizzazione fumettistica, impostazione della vignetta e realizzazione dei volti e dei personaggi, il più grande debito di Joseph Shuster è quello verso il fumettista statunitense Crane. Royston Campbell Crane (1901-1970) è uno degli autori del primo dopoguerra più amati e conosciuti negli Usa: il suo tratto pulitissimo ed essenziale ha illustrato per anni le storie del famosissimo Captain Easy, soldato di ventura, ex pugile, ex aviatore e, oseremmo dire, uomo di mondo a trecentosessanta gradi. In moltissime delle strisce del realistico Crane è facile trovare i riferimenti grafici apprezzati da Shuster riproposti anche nei primi lavori professionistici realizzati su Detective Comics. Lo Slam Bradley, opera dello stesso Shuster su testi di Siegel e pubblicato sulla testata della National (poi DC), altro non era che un epigono del Captain Easy di Crane, che non esitava a farsi largo fra problemi e malviventi a suon di pugni e uomini fatti volare in aria. Nelle stesse opere di Crane, inoltre, c’è quasi sempre, oltre al tema puramente avventuroso, una qualche sottotrama che lega il protagonista a qualche giovane donna, impostando spesso le vicende su due piani, uno che potremmo dire “da soap” e un altro puramente d’azione (cosa che accadrà anche in Superman). Il decano dei disegnatori di supereroi Murphy Anderson, famoso per il suo lavoro su Batman, ha dichiarato: “Ho sempre sospettato che Superman fosse stato costruito usando il corpo del Tarzan di Harold Foster e la testa di Captain Easy. Era ovvio che a Joe Shuster piacesse molto Roy Crane. Lo puoi notare dall’approccio al disegno, il modo in cui articola le figure, l’azione…”.12

Ancora dalla “lettera” di Siegel a Superman del 1983: “Da bambino, ero affascinato dalle strisce di Little Nemo in Slumberland, realizzate da Winsor McCay. La sua meravigliosa immaginazione e i suoi disegni mi entusiasmavano, mi colpivano. Anche Joe Shuster amava i lavori di McCay; come me, era un appassionato di SF”. Dall’ottobre del 1905 al 1911 e successivamente dal 1924 al 1927 Zenas Winsor McKay (1867-1934, divenuto poi all’anagrafe Winsor McCay) realizzò una delle più innovative opere a fumetti mai viste. All’epoca (1905!) sembrava che i fumetti potessero essere solo e semplicemente fumetti comici, ma McCay diede vita al primissimo fumetto “fantasy” del mondo. Il protagonista Little Nemo è infatti un bambino che di notte vive avventure fantastiche; il pennello dell’artista consegna ai quotidiani dell’epoca, e a noi a distanza di cento anni, opere dettagliate dal gusto liberty e semplicemente splendide da un punta di visto scenografico e realizzativo. Abbiamo chiaramente a che fare con un grandissimo illustratore e disegnatore prestato al fumetto. I viaggi immaginari di Nemo in mondi alternativi, a contatto con personaggi incredibili e totalmente di fantasia, sono i primi spunti visivi con i quali Siegel e Shuster sono venuti a contatto: un imprinting, questo, davvero eccezionale, vista la qualità delle opere di McCay.

E ancora dalla stessa lettera di Siegel: “Entrambi (Siegel e Shuster, N.d.R.) ammiravamo tantissimo i lavori del pioniere della SF Frank R. Paul”. Date un’occhiata, se potete, all’immensa galleria di copertine realizzata da quest’ultimo (1884-1963) per i romanzi SF dell’epoca e alle tante illustrazioni realizzate nella sua carriera: vi troverete catapultati in un mondo fantastico di piovre giganti, missili alla deriva nello spazio, uomini che volano con razzi sulle spalle, astronavi, mondi alternativi con extraterrestri dalle forme più incredibili, catastrofi naturali di proporzioni gigantesche… E se nell’immaginario collettivo odierno queste cose sanno di “già visto”, provate a pensare che prima di Paul nessuno le aveva mai realizzate e vi renderete conto dell’impatto che potevano avere su giovani adolescenti quali Siegel e Shuster.

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The Phantom (Lee Falk e Ray Moore).

Ultimo personaggio di successo, che per qualche verso anticipava le tematiche apparse poi in Superman e sfruttava il successo crescente del medium fumetto, è The Phantom, conosciuto in Italia come Uomo Mascherato. Phantom è l’erede di una stirpe di “Phantom” che, di generazione in generazione, vestono la maschera e il costume (e, nell’ultimo secolo, anche le pistole calibro 45) “da” Phantom. La prima striscia viene pubblicata nel febbraio del 1936 attraverso il King Features syndicate ed è realizzata dal creatore del personaggio, Lee Falk (1911 – 1999), che ne cura le storie ed i testi, e da Ray Moore (1905 – 1984) che lo disegna per un lungo periodo. In comune con il personaggio di Superman, The Phantom non ha certamente la doppia identità; infatti quest’ultimo nei fumetti è sempre mascherato e, praticamente, non ha vita al di fuori di quella, avventurosa e impegnativa, di giustiziere mascherato. Similare però all’Uomo di Acciaio sarà la morale che spinge (entrambi) a battersi contro i malvagi, affiancandosi alle forze dell’ordine, per sconfiggere violenze e, soprattutto, ingiustizie. Idolatrato da una tribù africana come leggenda vivente immortale e temuto dai più proprio per quest’aura di invincibilità, sarà accompagnato spesso dal fedele lupo Devil (Superman, invece, sarà accompagnato poi dal suo cane Krypto), sposerà la sua amata fidanzata Diana (Clark Kent impalmerà Lois Lane), sarà spesso sul punto di morire o essere creduto morto (anche qui, come Superman) per poi ripresentarsi vivo e vegeto a riconsegnarci un mondo dove il bene trionfa sui soprusi e sulle angherie. Spesso, farà tutto questo con un’aria di sfida e superiorità decisamente uguale a quella che Superman assumerà nei confronti dei malfattori nelle prime storie a firma Shuster e Siegel.


  1. Anche se, permetteteci l’inciso semiserio, nei suoi intenti (salvare i nobili privilegiati francesi dalla giustizia sommaria dei rivoluzionari) somiglia molto al nostrano antieroe comico Superciuk, creato da Magnus e Bunker, supercriminale che rubava ai poveri per dare ai ricchi. 

  2. All’anagrafe inglese Lord Greystoke, visto che Tarzan è il nome che gli è stato attribuito durante sua permanenza nella jungla. 

  3. In spagnolo, “zorro” significa volpe. 

  4. Il primo libro della serie è A Princess of Mars del 1912. 

  5. Oltre a Flash Gordon va ricordato il personaggio di Rip Kirby e Secret Agent X-9. 

  6. Rese possibili dalla presenza della bella Dale Arden, che si ritrova con Flash Gordon sul pianeta Mongo. 

  7. “L’uomo di bronzo”, come veniva soprannominato il personaggio principale Clark “Doc” Savage Jr. a causa della sua pelle abbronzata e per i capelli ramati.  

  8. Due esempi: Doc Savage fonda un “College” nel quale agisce chirurgicamente sugli sbandati cancellando in loro l’indole “malvagia” e restituendoli alla società “guariti”; lo stesso Savage, si scopre, ha avuto un’infanzia durante la quale è stato cresciuto ed educato per diventare un superuomo, praticamente vivendo in laboratorio come una cavia ed eventualmente subendo interventi (chirurgici e no) che gli creano non pochi problemi relazionali da adulto. 

  9. Fred Astaire, noto ballerino e attore del periodo e Ginger Rogers, sua compagna di ballo e recitazione in tantissimi film. 

  10. Attore di origini austro-ungariche specializzato in ruoli drammatici. 

  11. Stan Laurel e Oliver Hardy, conosciuti in Italia come Stanlio e Ollio. 

  12. The Overstreet Comic Book Price Guide 27a edizione (1992). 

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