Diario di bordo #4: le letture di maggio e giugno 2017

Diario di bordo #4: le letture di maggio e giugno 2017

Avendo saltato per necessità di studio l’episodio del mese precedente, ho deciso di accorpare in questo articolo le letture di maggio e giugno. C’è molta carne sul fuoco per cui non mi dilungo:

Dyd #10 – Attraverso lo specchio di Tiziano Sclavi e Giampiero Casertano
Giunto al decimo numero della serie regolare, Tiziano Sclavi presentò un Dylan Dog ormai maturo e ben rodato, libero da alcune zavorre che appesantivano i primissimi numeri.
In questo numero compare per la prima volta la Morte, coprotagonista ricorrente in molti albi a venire, e il peculiare uso di ballate a mo’ di filastrocca che è marchio di fabbrica dell’autore.
L’albo è pieno zeppo di citazioni mai sterili e rielaborazioni raffinate che restituiscono al lettore un coacervo inebriante di fascinazioni da Lewis Carroll Magritte, per passare al circo di vite umane dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters.
Sclavi, con varie sequenza da rimanere a bocca aperta, dimostra anche la sua grandissima padronanza nella gestione del mezzo fumetto e dei suoi tempi, (in particolare nella scansione a metronomo della perfetta corrispondenza fra testo della ballata e contenuto delle vignette) e si trova totalmente a suo agio con le canoniche 98 pagine (qualcuna in meno) della serie.
Fantastica l’edizione in ristampa cartonata e dal rapporto qualità-prezzo irrinunciabile.

Dylan Dog #41 – Golconda! di Tiziano Sclavi e Luigi Piccatto
Il capolavoro surreale di Tiziano Sclavi, rileggere oggi quei continui richiami, nel pericoloso equilibrio fra lo svacco e la capacità di riuscire a mantenera solidità narrativa, mi ha fatto apprezzare ancora di più questo esercizio di stile, mai sterile. Porterò per sempre nella memoria quell’insensata e comica comparsa/omaggio a Blake e Mortimer di Edgar P. Jacobs.

Animal Man voll. 2-3 di Grant Morrison e AA.VV.
Conclusa finalmente la lettura della serie. Un secondo volume transitorio, piacevole e molto semplice, ma che tutto sommato serve solo a decomprimere la narrazione. Terzo volume in cui si inizia davvero a volare ed entra in gioco la macchina metanarrativa di Grant Morrison, con un dialogo diretto, schietto e memorabile, fra protagonista e autore. Probabilmente la serie più accessibile del Pelatone, che non calca qui la mano con i suoi tipici mindfuck e presenta una storia che regala una lettura leggera e intelligente. Mi ha intrattenuto come non ricordavo da tempo.

Tox di Collettivo Chierichetti Editore
Parodia da galera della testa di serie Bonelli. Irriverente comicità da sbellicarsi, davvero ottimamente riuscita; volgarità estrema e disturbante, che farebbe rivoltare nel letto anche il più libertino di questo mondo, il tutto condito però da dialoghi intelligenti e taglienti, citazioni filosofiche, filmiche e chi più ne ha più ne metta, mai utilizzate a sproposito e sempre azzeccate nei tempi comici.
Filosofi, stupri, violenza, Steven Seagal, continui ammiccamenti, non so che altro aggiungere. Fra gli episodi migliori: La suora col cazzo e Lo stupratore reazionario. SOLO per stomaci forti.

Dylan Dog color fest #21 – Lo scuotibare di Giovanni Masi, Giorgio Pontrelli e Sergio Algozzino
Storia delicata, gradevole, che scorre meravigliosamente bene, plot molto semplice ma efficacissimo, sperimentalismo nel tratto e colorazione sublime, oltre ad un uso sopraffino (finalmente!) del personaggio di Groucho, con dei picchi di comicità fra i più riusciti in assoluto sul personaggio.
Senza ombra di dubbio una delle migliori prove degli ultimi anni. Memorabile.

Un piccolo omicidio di Alan Moore e Oscar Zarate
Una storia di redenzione e purificazione dai piccoli omicidi che quotidianamente compiamo e che ogni giorno ci condannano poco a poco di più, un tassello per volta.
L’opera è ricca di simbolismi, che Alan Moore inserisce in sordina, senza che il lettore se ne accorga, per poi rivelargli l’intero disegno nelle battute finali. Piccoli dettagli, vezzi narrativi che rendono quest’opera di unica raffinatezza, come ad esempio l’introduzione di ogni capitolo con un viaggio su dei mezzi di trasporto via via meno complessi (aereo, treno, bicicletta ecc…),man mano che si scava nel subconscio del protagonista, oltre a un elegante procedere della storia verso il futuro ripercorrendo man mano a ritroso il passato. Un meraviglioso gioco di scatole cinesi da rimirare e risolvere, arricchito dai potenti dipinti mozzafiato di Oscar Zarate.

š! #28 di AA.VV.
Parentesi transitoria per l’antologico lettone, difficile effettivamente uscirne vincitori se confrontato al folle numero dedicato al dadaismo (guardate qui per maggiori informazioni). Il tema scelto è molto attuale: quello dello scandalo e dello sfruttamento di notizie sensazionalistiche e inutilmente gonfiate. Grafica di copertina molto efficace di Samplerman, fra le storie più interessanti quella di Conxita Herrero e Wakana Yamasaki (che ricorda lo Squeak the Mouse di Massimo Mattioli). Non mi dilungo visto che a breve uscirà una mia recensione al riguardo

Mini kuš #51 – Mirror stage di Jaacco Pallasvuo
Come sopra, per cui sarò breve. Divertissement fuori di testa che riflette sulla noia del tempo libero contrapposta ai momenti pieni della vita quotidiana, fra collage, meme, disegni svogliatissimi, colorazione kitsch, frame tratti da film, il tutto frullato e tradotto in tavole a fumetti. Uno dei mini kuš più riusciti sinora.

Sergio – Il fumetto #1-8 di Sert
Mi riservo una rilettura per parlare di questa prima opera a medio chilometraggio di Sert. Il suo stile è inconfondibile e la storia è stata un continuo crescendo, dopo le prime timidezze degli episodi iniziali. La serie inizia a decollare dal quarto e quinto episodio, per catapultare il lettore in una corsa frenetica che ha il suo culmine in un finale di rara fattura. Potete leggerla tutta qui, ci risentiamo presto.

L’uomo senza talento di Tsuge Yoshiharu
Tsuge Yoshiharu, maestro indiscusso del gekiga e vessillo della rivista Garo, mette su carta tutte le insofferenze di un autore annoiato e mortificato dalla sua stessa arte, che non riesce a trovare un’occupazione stabile ed è dunque considerato un inutile.
In un’opera struggente, dalle parentesi oniriche e quasi parabolistiche, Tsuge non chiude il cerchio e abbandona il lettore in questo gorgo abissale di fallimenti, lasciandolo con una cicatrice sulla pelle e l’amaro in bocca.

Visione vol.2 di Tom King e Gabriel Hernandez Walta
Ho già avuto modo di dire che questa serie è una fra le letture Marvel migliori degli ultimi anni. La prosa orientata al postmoderno di Tom King è raffinatissima, il suo è molto più di un revisionismo supereroistico, e dietro questa serie c’è molto più di quanto sembra. Proverò a buttar giù qualcosa più in là, se mi riesce.

Colville di Steven Gilbert
Crudissimo e doloroso. Una delle letture più dure che abbia mai fatto, mi ha messo davvero a dura prova. Steven Gilbert gestisce in maniera magistrale la storia con sapienza registica, ritornando sopra ad un medesimo episodio e raccontandolo da più punti di vista attraverso una stratificazione utile a ricostruire, infine, l’intero evento narrato. A mani basse la mia lettura dell’anno fino a questo momento (assieme ad Alack Sinner che trovate più sotto). Felice che Coconino abbia deciso di tradurre questa perla perduta impregnata di liquame nero.

La rabbia di AA.VV.
Un’antologia non molto riuscita e che non mantiene le premesse. Doveva incanalare la rabbia quotidiana e mostrarla nella sua essenza, una rabbia contemporanea e attuale molto differente dall’indignazione armata o urlata a cui la società ci ha probabilmente costretto a rinunciare per sempre, eppure il tutto si riduce spesso ad una sorta di elenco compilatorio. Assolutamente poco pertinente la storia di Zerocalcare: sebbene il suo stile sia sempre prettamente improntato alla comicità, non regge le premesse di fotografia sociale lucida esposte fra gli intenti del curatore, mostrando, con poca fantasia, i soliti battibecchi da web su cui l’autore romano è già più volte tornato in innumerevoli storie brevi e non solo. Degne di nota le storie di Ratigher, Vincenzo Filosa e Giusy Noce e di Hurricane, probabilmente la più riuscita e adatta al contesto, che ha davvero la capacità di smuovere qualcosa nelle viscere.

Dylan Dog # 369 – Graphic horror novel di Ratigher, Paolo Bacilieri e Montanari & Grassani
Non mi spenderò molto, l’ho trovato noioso e dimenticabile, la componente metanarrativa è elementare e stantìa, e il continuo gioco di rimandi è diventato un leitmotiv fastidioso sulla testata di Dylan Dog, troppo abusato. L’albo ha tuttavia dei momenti che funzionano alla perfezione, come la scena misuratissima e orrorifica nella toilette della comparsa del mostro di lovecraftiana memoria.

Alack Sinner voll. 3-4 di Carlos Sampayo e Jose Muñoz
Ho finalmente avuto modo di concludere questa serie, che rimarrà di certo fra le mie letture preferite. Il terzo volume è un albo di passaggio, in cui la figura di Sinner viene messa in crisi e distorta, il segno di Muñoz inizia una lenta mutazione e le storie divengono totalmente oniriche e a tratti sconclusionate. Gli autori argentini mettono però in scena una delle più riuscite e grottesche parentesi di satira politica mai realizzate a fumetti, con una rappresentazione feroce – in un oscuro teatro delle marionette – dello scacchiere USA-Nicaragua. Il quarto volume segna invece la piena maturità degli autori, con storie più corpose e virate totalmente all’hard boiled, godibilissime e pregne di quel disincanto che dà titolo alla raccolta. Opera forzatamente imperdibile.

Maria pianse ai piedi di Gesù di Chester Brown
La nuova fatica di Chester Brown mi ha purtroppo in parte deluso. L’opera ha un impianto prettamente teologico, di studio ed esegesi di episodi biblici volti a dimostrare, sino al più piccolo cavillo, come la prostituzione fosse parte integrante del testo sacro. L’autore ha effettuato uno studio certosino e lodevole sulla materia, assolutamente impeccabile, ma che a mio avviso è privo di un’anima. Un manuale di teologia  a fumetti.

L’età della convivenza vol. 1 di Kamimura Kazuo
Primo dei tre volumi dell’opera del maestro Kamimura Kazuo, che tanto ho apprezzato per il meraviglioso Itezuru e per Lady Snowblood. L’opera è suddivisa in brevi episodi che descrivono la quotidiana convivenza, fra alti e bassi, gioie e miserie, di una giovane coppia, concentrandosi sull’elemento poetico, sia visivo-gestuale che affidato alla parola scritta, ricordando nell’impronta il cinema neorealista.
Alcuni episodi toccano vette dalla ricercata perfezione: la ristrettezza ermetica delle storie fa sì che alcune siano levigate e lievi come un haiku. Del resto però una struttura così frammentaria ed episodica costituisce la croce e delizia di quest’opera, che sul lungo periodo potrebbe rischiare di appesantirsi.

Mercurio Loi #1 – Roma dei pazzi di Alessandro Bilotta e Matteo Mosca
Sarò breve anche qui: primo numero solido e convincente ma mi aspettavo qualcosa in più. Il personaggio di Mercurio è finora eccessivamente macchiettistico e caricato, troppo spesso una sorta di Sheldon Cooper denoantri che ostenta nozionismo. La prosa di Bilotta è però molto ricca e soddisfacente – finalmente un livello di scrittura molto alto e a cadenza fissa su una testata Bonelli, che ricorda il miglior Castelli – e la trama promette sviluppi interessanti. Un inizio che non fa il botto e con qualche sbavatura.

Providence vol. 1 di Alan Moore e Jacen Borrows
Mi riservo di parlare più a lungo anche di questo titolo, essendo rimasto piacevolmente sorpreso. Moore si rende per ora più fruibile, con una storia più lineare e meno complessa, ricca di riferimenti esoterici mai noiosi o fuori luogo. Raffinatissimo come al solito, arricchisce la narrazione con un utilizzo dell’elemento diaristico che ricorda i romanzi gotici epistolari in stile Dracula di Stoker, con delle pagine fitte ad intermezzo che non appesantiscono mai la lettura, impreziosendola a dismisura. Il lettore sperimenta l’esperienza di brevi capitoli pieni di fatti, spesso non completamente esauriti e narrati, che vengono poi completati e chiariti col diario del protagonista, a riprodurre l’idea della necessità di tornare a riflette su quanto accaduto con distacco per poterlo cogliere sino in fondo. Il tutto è condito da continui spunti per storie che diventano veri e propri racconti nel racconto e che regalano al lettore una dose extra per saziare la sua fame di storie. Probabilmente siamo di fronte all’ennesimo capolavoro del Bardo di Northampton.

Dio di me stesso di Alessandro Galatola
Breve raccolta di racconti oscuri di Alessandro Galatola, con una commistione di elementi freak, di assurdo e ispirazioni al fumetto underground canadese. Ne parlerò un po’ meglio a breve per cui non mi dilungherò, basti sapere che il segno di Galatola è senza ombra di dubbio uno dei più interessanti e peculiari del panorama underground nostrano.

Concludiamo con alcuni numeri di Kingdom (di cui avevo già parlato), le primissime storie dell’Astro Boy di Tezuka ed End serenade di Sert: ancora troppo poco per poter dir qualcosa.

Stay tuned, al mese prossimo e buone letture!